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Relazione al Bilancio di previsione 2006

Gli organi di Governo del Comune, nell’esercizio del mandato popolare, hanno il compito di gestire le funzioni assegnate all’Ente locale.

Oggi, a seguito del forte decentramento, risultano assegnati ai Comuni compiti sempre più ampi in attuazione di quel principio di sussidiarietà secondo cui le funzioni devono essere esercitate dall’Ente che è il più vicino ai bisogni del cittadino il quale, con l’espressione del suo consenso elettorale, approva anche il programma di Governo quinquennale.

In linea generale, amministrare una comunità significa proporre obiettivi e programmi, gestire le risorse a disposizione ed organizzarsi liberamente al fine di ottenere risultati positivi e rispondenti ai bisogni della città: un esercizio tanto difficile ma altrettanto affascinante, almeno prima dell’applicazione di norme di finanza pubblica come quelle degli ultimi anni. Oggi amministrare non significa più nemmeno “gestire l’ordinario”: essere amministratori assomiglia molto a svolgere l’ingrato compito di un commissario straordinario che gestisce un’impresa in crisi, con obiettivi perseguibili ridotti al minimo storico.

La finanziaria 2006, in fase di approvazione, mortifica ulteriormente, se ancora ce ne fosse stato il bisogno, lo spirito di gestione degli amministratori locali.

Nella fase di elaborazione del bilancio di previsione 2006 sono state perseguite comunque logiche improntate alla profonda riorganizzazione dei modelli di gestione e dei servizi erogati e della organizzazione interna il tutto in linea con i vincoli previsti dalla Finanziaria in fase di approvazione. Un esempio per tutti è il limite imposto sulla spesa per il personale dal 2006, infatti, esiste una nuova certificazione - prevista dall’articolo 30 (concorso delle regioni e degli enti locali al contenimento degli oneri di personale) - che prevede che entro 60 giorni dalla chiusura dell’esercizio finanziario l’Ente debba inviare al MEF un’attestazione, sottoscritta anche dall’organo di revisione, del rispetto della riduzione della spesa per il personale di almeno l’1% dell’ammontare relativo all’anno 2004.

Le norme sul Patto di stabilità, come ulteriormente modificate quest’anno, rendono la costruzione del bilancio di previsione che si sta affrontando in questi giorni un’operazione oramai impossibile. In un bilancio come quello del comune di Jesi, la cui spesa corrente totale del 2005 è pari a circa 39,5 mln di euro, applicare un taglio del 6,7% al totale del 2004 significa applicare una decurtazione di almeno 2,6 mln di euro; tutto ciò considerando il fatto che il livello quantitativo e qualitativo dei servizi offerti ai cittadini è rimasto, e deve rimanere, invariato negli anni.

Nella dinamica del patto di stabilità, senza entrare oltre nei numeri di bilancio, se si considera che talune spese sono incomprimibili (utenze, personale e mutui), la percentuale dei tagli da applicare al dato storico raggiunge il 47%.

Rispettare inoltre l’articolo 30, che prevede la riduzione del 1% della spesa per il personale, significa ridurla di circa 150 mila euro, intervenendo - sembra - anche sulle voci per personale a tempo determinato, co.co.co, L.S.U. e lavoro interinale: tale vincolo impedisce necessariamente il rinnovo di tutte le assunzioni a tempo determinato in scadenza, facendo così perdere al Comune le risorse più “fresche” e più giovani.

Assurdi sono infine i vincoli specifici previsti dall’art. 3, che prevedono la costruzione del Bilancio di Previsione 2006 con un tetto del 50% alle spese per consulenze sostenute nel 2004, come pure per le spese per convegni, mostre, pubbliche relazioni, manifestazioni estive, culturali etc.

L’art. 13, ai commi 7 e 8, prevede poi la riduzione del 10% dei compensi agli Eletti, agli amministratori di società controllate, ai Revisori dei Conti, al nucleo di valutazione.

Tutto ciò rischia di far scadere la qualità delle prestazioni e la possibilità per gli amministratori di dotarsi di soggetti altamente qualificati: i vincoli relativi al patto impediranno così all’Ente di svolgere quell’importante ruolo di promotore dello sviluppo del territorio.

Rispettare questi vincoli impone di ripensare ai modelli di intervento sulla città uno dei progetti da realizzare nel 2006 è sicuramente il potenziamento del percorso iniziato nel 2005 sulla riorganizzazione e riduzione dello stock di debito consolidato nel tempo. Già nei primi mesi del 2005  sono state realizzate operazioni di rinegoziazione le quali hanno consentito un risparmio in parte corrente per il bilancio 2005 di circa 1 milione e 300 mila euro fra interessi e rate di ammortamento, il debito rinegoziato è stato opportunamente coperto da rischi di variabilità dei tassi con una complicata operazione di finanza derivata (swap – collar) che in pratica non consente in futuro ai tassi variabili di salire oltre una certa soglia (5%) ottenendo oggi il beneficio del variabile.

Il debito attuale più oneroso potrebbe anche essere rimborsato in anticipo con liquidità venutesi a creare per alienazioni patrimoniali o per oneri di urbanizzazione o a seguito di operazioni urbanistiche sulle nostre proprietà, ad realizzarsi anche per il tramite di una società patrimoniale appositamente creata la quale si affiancherà alle due società Jesiservizi s.r.l. e Arcafelice s.r.l. le quali hanno già iniziato ad operare. Tramite esse abbiano riorganizzato, secondo quanto previsto dalla normativa, i primi servizi produttivi gestiti fino a poco tempo fa in economia. Per ciò che riguarda  le farmacie si avvierà lo spostamento della Comunale di Corso Matteotti in zona più popolata.

Il Sindaco, che è l’organo di vertice dell’amministrazione comunale e che dovrebbe godere della più ampia autonomia nell’esercizio della sua funzione, come ancora gli riconosce la Costituzione all’art. 5, oggi di fatto si trova a svolgere il ruolo di un commissario straordinario di Enti “in profonda crisi”, ma attraverso le operazioni di riorganizzazione sopra enunciate le difficoltà saranno sicuramente superate.

Romagnoli Simona
Assessore al Bilancio e Finanze

 

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