MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI
DECRETO MINISTERIALE 9 gennaio 1996
"Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture
in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche.
MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI
DECRETO MINISTERIALE 9 gennaio 1996
Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle
strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le
strutture metalliche.
IL MINISTRO DEL LAVORI PUBBLICI
Vista la legge 5 novembre 1971, n. 1086, pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale n. 321 del 21 dicembre 1971, recante norme per la
disciplina delle opere in conglomerato cementizio armato, normale e
precompresso ed a struttura metallica;
Visto il decreto ministeriale 14 febbraio 1992, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 1992;
Considerato che, ai sensi dell'art. 21 della citata legge 5
novembre 1971, n. 1086, occorre apportare modifiche alle norme
tecniche alle quali devono uniformarsi le costruzioni di cui alla
legge medesima;
Visto il testo delle norme tecniche predisposto a cura del
servizio tecnico centrale del Consiglio superiore dei lavori
pubblici;
Sentito il Consiglio nazionale delle ricerche;
Sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che si e'
favorevolmente espresso con il voto n. 329 reso dall'assemblea
generale nelle adunanze del 10 e 24 giugno 1994;
Espletata la procedura di cui alla legge 21 giugno 1986, n. 317,
emanata in ottemperanza della direttiva CEE n. 83/189;
Decreta:
Art. 1.
Sono approvate le allegate norme tecniche per il calcolo,
l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato,
normale e precompresso e per le strutture metalliche di cui alla
legge 5 novembre 1971, n. 1086, che si riportano in allegato al
presente decreto e di cui formano parte integrante.
Sono altresi' applicabili le norme tecniche di cui al precedente
decreto 14 febbraio 1992 per la parte concernente le norme di calcolo
e le verifiche col metodo delle tensioni ammissibili e le relative
regole di progettazione e di esecuzione.
E' consentita l'applicazione delle norme europee sperimentali
Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture di calcestruzzo, parte 1
- 1, regole generali e regole per gli edifici - ed Eurocodice 3 -
Progettazione delle strutture di acciaio, parte 1 - 1, regole
generali e regole per gli edifici - nelle rispettive versioni in
lingua italiana, pubblicate a cura dell'UNI (UNI ENV 1992 - 1 - 1,
ratifica in data gennaio 1993 e UNI ENV 1993 - 1 - 1, ratificata in
data giugno 1994), come modificate ed integrate dalle prescrizioni di
cui alla parte I, sezione III, ed alla parte II, sezione III, delle
norme tecniche di cui al comma 1.
Art. 2.
L'adozione da parte del progettista, e sotto sua responsabilita',
di uno dei sistemi normativi indicati rispettivamente nei commi 1, 2
e 3 dell'art. 1, ne comporta l'applicazione unitaria ed integrale
all'intero organismo strutturale.
L'inosservanza delle norme di cui all'art. 1 e' sanzionata ai
sensi della legge 5 novembre 1971, n. 1086.
Art. 3.
Le norme tecniche di cui all'art. 1 devono essere osservate per
tutte le opere, se e per quanto, per la specifica categoria di opere,
non viga diversa regolamentazione.
Art. 4.
Le presenti norme entreranno in vigore quattro mesi dopo la
pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
Art. 5.
Salvo quanto disposto nell'art. 1, comma 2, in via transitoria
continuano ad applicarsi le norme di cui al precedente decreto 14
febbraio 1992 per le opere in corso e per le quali sia stata gia'
presentata la denuncia prevista dall'art. 4 della legge 5 novembre
1971, n. 1086, nonche' per le opere di cui all'ultimo comma dello
stesso art. 4, per le quali sia stato pubblicato il bando di gara per
l'appalto, ovvero sia intervenuta la stipulazione del contratto di
appalto a trattativa privata.
Roma, 9 gennaio 1996
Il Ministro: BARATTA
Parte Generale
Si riportano qui di seguito le considerazioni generali e comuni
alle Parte I, cemento armato normale e precompresso e Parte II,
acciaio.
1. Modalita' operative
Nell'ambito delle presenti norme tecniche, possono essere seguite,
in alternativa, due diverse modalita' operative di verifica come
costruzioni, riportate rispettivamente nelle Sezioni II e III delle
Parti I (CA/CAP) e II (Acciaio).
La Sezione II fornisce le indicazioni da seguire per la verifica
delle strutture in cemento armato normale e precompresso e in
acciaio.
La Sezione III fornisce le indicazioni per l'uso degli Eurocodici
UNI ENV 1992-1-1: Progettazione di strutture in c.a. datato gennaio
1993 (EC2) ed UNI ENV 1993-1-1: Progettazione di strutture in acciaio
datato giugno 1994 (EC3) fornendo altresi' specifiche prescrizioni
integrative, sostitutive e soppressive delle indicazioni contenute
negli Eurocodici stessi. La Sezione III costituisce il (DAN)
Documento di applicazione nazionale, cosi' richiamato nei documenti
del CEN (Comitato europeo di normalizzazione).
Al successivo punto 7 si riportano le prescrizioni circa le azioni
di calcolo, che debbono essere seguite per l'impiego delle Sezioni II
e III delle Parti I e II.
2. Sezione I
Nella Sezione I sono riportate le prescrizioni comuni alle Sezioni
II e III. Tali prescrizioni comuni sostituiscono le corrispondenti
indicazioni riportate nel decreto ministeriale 14 febbraio 1992.
In particolare valgono le seguenti indicazioni comuni:
a) per le azioni si fara' riferimento a quanto indicato nelle
norme "Criteri generali per la verifica della sicurezza delle
costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" emanate ai sensi dell'art.
1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64;
b) per i materiali ed i prodotti si dovranno seguire le
indicazioni contenute nel Cap. 2 della Sezione I;
c) per il collaudo statico valgono le prescrizioni riportate nel
Cap. 3 della Sezione I.
3. Norme di riferimento
Le norme europee di riferimento citate nelle norme UNI ENV
1992-1-1 ed UNI ENV 1993-1-1 non sono al momento per la maggior parte
disponibili, o lo sono solo, in alcuni casi, in forma di norme
sperimentali.
Fermo restando l'obbligo di seguire le prescrizioni delle norme
sui materiali esplicitamente richiamate al punto 3 delle presenti
norme (Cap. 2 della Sezione I), per altre norme citate nelle norme
UNI ENV 1992-1-1 e UNI ENV 1993-1-1 possono adottarsi le norme citate
nel presente decreto, o, in mancanza, le norme nazionali pertinenti.
4. Norme tecniche: metodo delle tensioni ammissibili
Il metodo delle tensioni ammissibili puo' essere applicato cosi'
come previsto dall'art. 2 del presente decreto, riferendosi alle
norme tecniche di cui al decreto 14 febbraio 1992, che si debbono in
tal caso applicare integralmente, salvo per i materiali e prodotti,
le azioni e il collaudo statico per i quali valgono le indicazioni
riportate nella Sezione I del presente decreto, nonche' gli Allegati
per i quali valgono quelli uniti alle presenti norme tecniche.
In particolare si dovra' fare riferimento, per quanto concerne le
azioni, alle specifiche prescrizioni contenute nelle norme tecniche
"Criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni e
dei carichi e sovraccarichi" in vigore al momento dell'uso.
5. Norme tecniche: altri metodi di verifica
Nella progettazione si possono adottare metodi di verifica e
regole di dimensionamento diversi da quelli contenuti nelle presenti
norme tecniche purche' fondati su ipotesi teoriche e risultati
sperimentali scientificamente comprovati e purche' sia comprovata una
sicurezza non inferiore a quella qui prescritta.
6. Indicazione della norma tecnica seguita
Negli elaborati di progetto previsti all'art. 4 punto b della
legge 1086/1971, deve essere indicata chiaramente la norma tecnica
alla quale si e' fatto riferimento.
7. Azioni di calcolo
Le verifiche debbono essere condotte nei riguardi degli stati
limite di esercizio e degli stati limite ultimi.
Le azioni sulla costruzione devono essere cumulate in modo da
determinare condizioni di carico tali da risultare piu' sfavorevoli
ai fini delle singole verifiche, tenendo conto della probabilita'
ridotta di intervento simultaneo di tutte le azioni con i rispettivi
valori piu' sfavorevoli, come consentito dalle norme vigenti.
Per gli stati limite ultimi si adotteranno le combinazioni del
tipo:
VEDI FORMULA A PAG. 8
essendo:
Gk il valore caratteristico delle azioni permanenti;
Pk il valore caratteristico delle forza di precompressione;
Qlk il valore caratteristico dell'azione di base di ogni
combinazione;
Qik i valori caratteristici delle azioni variabili tra loro
indipendenti;
(gamma)g = 1,4 (1,0 se il suo contributo aumenta la sicurezza);
(gamma)p = 0,9 (1,2 se il suo contributo diminuisce la sicurezza);
(gamma)q = 1,5 (0 se il suo contributo aumenta la sicurezza);
(psi)oi = coefficiente di combinazione allo stato limite ultimo da
determinarsi sulla base di considerazioni statistiche.
Qualora le deformazioni impresse esercitino una azione
significativa sullo stato limite ultimo considerato se ne deve tener
conto applicando loro un coefficiente di 1,2.
Il contributo delle deformazioni impresse, non imposte
appositamente, deve essere trascurato se a favore della sicurezza.
Per gli stati limite di esercizio si devono prendere in esame le
combinazioni rare, frequenti e quasi permanenti con
(gamma)g=(gamma)p=(gamma)q=1, e applicando ai valori caratteristici
delle azioni variabili adeguati coefficienti (psi)0, (psi)1, (psi)2.
In forma convenzionale le combinazioni possono essere espresse nel
modo seguente:
combinazioni rare:
VEDI FORMULA A PAG. 8
combinazioni frequenti:
VEDI FORMULA A PAG. 8
combinazioni quasi permanenti:
VEDI FORMULA A PAG. 8
(psi)1i coefficiente atto a definire i valori delle azioni
assimilabili ai frattili di ordine 0,95 delle distribuzioni
dei valori istantanei;
(psi)21 coefficiente atto a definire i valori quasi permanenti delle
azioni variabili assimilabili ai valori medi delle
distribuzioni dei valori istantanei.
In mancanza di informazioni adeguate si potranno attribuire ai
coefficienti (psi)0, (psi)1, (psi)2 i valori seguenti:
PROSPETTO 1
___________________________________________________________________
| | | | |
| Azione | (psi)0| (psi)1 | (psi)2|
|_________________________________________|_______|_________|_______|
| | | | |
| Carichi variabili nei fabbricati per: | | | |
| | | | |
| abitazioni | 0,7 | 0,5 | 0,2 |
| | | | |
| uffici, negozi, scuole, ecc. | 0,7 | 0,6 | 0,3 |
| | | | |
| autorimesse | 0,7 | 0,7 | 0,6 |
| | | | |
| Vento, neve | 0,7 | 0,2 | 0 |
|_________________________________________|_______|_________|_______|
Parte I
CEMENTO ARMATO NORMALE E PRECOMPRESSO
SIMBOLOGIA
A - Simboli
A area
E modulo di elasticita' longitudinale
F azioni in generale (carichi e deformazioni
imposte)
G azioni permanenti; modulo di elasticita'
tangenziale
I momento di inerzia
L limite di fatica
M momento flettente
N forza normale; numero di piegamenti nella prova
di piegamento (per armature di precompressione)
P forza di precompressione
Q azioni variabili
S effetto delle azioni (sollecitazione agente)
T momento torcente
V forza di taglio
b larghezza
c spessore (di ricoprimento)
d diametro (granulometria); altezza utile
e eccentricita'
f resistenza di un materiale
g carico permanente ripartito; accelerazione di
gravita'
h altezza totale di una sezione
i raggio di inerzia
j numero di giorni
l lunghezza di un elemento; allungamento a rottura
per acciaio da c.a.p.
m momento flettente per unita' di lunghezza
n forza normale per unita' di lunghezza;
coefficiente di omogeneizzazione delle armature;
numero
q carico variabile ripartito
r raggio; rilassamento
s scarto quadratico medio
t tempo; momento torcente per unita' di lunghezza
u perimetro
v forza di taglio per unita' di lunghezza o
larghezza
w apertura delle fessure
x altezza dell'asse neutro
y altezza del diagramma rettangolare delle tensioni
normali
z braccio delle forze interne
(gamma) coefficiente di sicurezza (gamma)m per i
materiali, (gamma)f per le azioni); peso
specifico
(delta) coefficiente di variazione
(epsilon) deformazione
(theta) deformazione
(mi) coefficiente di attrito
(lamda) snellezza
(ro) rapporto geometrico di armatura
(sigma) tensione normale
(taf) tensione tangenziale
(fi) coefficiente di deformazione viscosa
(omega) coefficiente di amplificazione dei carichi nel
carico di punta; rapporto meccanico di armatura
* (diametro) diametro di una barra o di un cavo
(sigma maiuscolo) sommatoria
B - Indici
b aderenza
c calcestruzzo
d valore di calcolo
e limite di elasticita' di un materiale; effettivo;
efficace
f forze ed altre azioni; flessione
g carico permanente
i iniziale
h orizzontale
k valore caratteristico
l longitudinale
m valore medio; materiale; momento flettente
n sforzo normale
p precompressione
q carico variabile
s acciaio; ritiro
r rilassamento; fessurazione
t trazione; torsione
u ultimo (stato limite)
w anima
y snervamento
C - Simboli speciali
(infinito) come indice di un simbolo = valore asintotico
D - Simboli frequenti
Calcestruzzo
fc resistenza cilindrica a compressione
Rc resistenza cubica
Rcm resistenza media cubica
fcm resistenza media cilindrica
Rck resistenza caratteristica cubica
fck resistenza caratteristica cilindrica
fck
fcd resistenza di calcolo cilindrica = ---------
(gamma)c
fct resistenza a trazione
fctk resistenza caratteristica a trazione
fctk
fctd resistenza di calcolo a trazione = ----------
(gamma)c
Acciaio per cemento armato
fy tensione di snervamento
ft tensione di rottura
fyk tensione caratteristica di snervamento
ftk tensione caratteristica di rottura
f(0,2) tensione allo 0,2% di deformazione residua
f(0,2)k tensione caratteristica allo 0,2% di deformazione
residua
Acciaio per precompressione
fpy tensione di snervamento (barre)
fp(1) tensione all'1% di deformazione sotto carico
fp(0,2) tensione allo 0,2% di deformazione residua
fpt tensione di rottura
fpyk tensione caratteristica di snervamento (barre)
fp(1)k tensione caratteristica all'1% di deformazione
sotto carico
fp(0,2)k tensione caratteristica allo 0,2% di deformazione
residua
fptk tensione caratteristica di rottura
Sezione I
Prescrizioni generali e comuni
1. OGGETTO.
Formano oggetto delle presenti norme tutte le opere di
conglomerato cementizio armato normale e di conglomerato cementizio
armato precompresso, eccettuate quelle per le quali vige una
regolamentazione apposita a carattere particolare.
I dati sulle azioni da considerare nei calcoli sono quelli
contenuti nelle norme "Criteri generali per la verifica della
sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" emanate ai
sensi dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
Nell'ambito di uno stesso organismo strutturale non e' consentito
adottare regole progettuali ed esecutive provenienti in parte dalla
Sez. II e in parte dalla Sez. III ovvero in parte derivanti dall'uso
del metodo delle tensioni ammissibili.
Le presenti norme non sono applicabili ai calcestruzzi
confezionati con aggregati leggeri. Tali calcestruzzi possono essere
impiegati purche', con adeguata documentazione teorica e
sperimentale, venga garantita una sicurezza non inferiore a quella
prevista dalle presenti norme.
2. MATERIALI E PRODOTTI.
I materiali ed i prodotti debbono rispondere ai requisiti indicati
nell'Allegato 1.
Potranno inoltre essere impiegati materiali e prodotti conformi ad
una norma armonizzata o ad un benestare tecnico europeo cosi' come
definiti nella Direttiva 89/106/CEE, ovvero conformi a specifiche
nazionali dei Paesi della Comunita' europea, qualora dette specifiche
garantiscano un livello di sicurezza equivalente e tale da soddisfare
i requisiti essenziali della Direttiva 89/106/CEE. Tale equivalenza
sara' accertata dal Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.1. Calcestruzzo.
Per quanto applicabile e non in contrasto con le presenti norme si
potra' fare utile riferimento alla UNI 9858 (maggio 1991).
2.1.1. RESISTENZA A COMPRESSIONE SEMPLICE.
Le presenti norme sono basate sulla resistenza a compressione
misurata su cubi di spigolo 15, 16 o 20 cm. La resistenza a
compressione del calcestruzzo verra' valutata secondo le indicazioni
dell'Allegato 2.
2.1.2. RESISTENZA A TRAZIONE SEMPLICE.
Il valore medio della resistenza a trazione semplice (assiale) in
mancanza di diretta sperimentazione puo' essere assunto pari a:
VEDI FORMULA A PAG. 14
I valori caratteristici corrispondenti ai frattili 5% e 95%
possono assumersi rispettivamente pari a 0,7 fctm ed 1,3 fctm.
Il valore medio della resistenza a trazione per flessione si as-
sume, in mancanza di sperimentazione diretta, pari a:
VEDI FORMULA A PAG. 14
2.1.3. MODULO ELASTICO.
Per modulo elastico istantaneo, tangente all'origine, in mancanza
di diretta sperimentazione da eseguirsi secondo la norma UNI 6556
(marzo 1976), si assume in sede di progetto il valore:
VEDI FORMULA A PAG. 15
Tale formula non e' applicabile ai calcestruzzi maturati a vapore.
Essa non e' da considerarsi vincolante nell'interpretazione dei
controlli sperimentali delle strutture.
2.1.4. COEFFICIENTE DI POISSON.
Per il coefficiente di Poisson puo' addottarsi, a seconda dello
stato di sollecitazione, un valore compreso tra 0 e 0,2.
2.1.5. COEFFICIENTE DI DILATAZIONE TERMICA.
In mancanza di una determinazione sperimentale diretta il
coefficiente di dilatazione termica del conglomerato puo' assumersi
pari a 10 X 10 alla -6 (gradi centigradi) -1.
2.1.6. RITIRO.
In mancanza di sperimentazione diretta e quando non si ricorra ad
additivi speciali, si ammetteranno per il ritiro finale (epsilon)cs
(t(infinito), to) i seguenti valori:
a) Atmosfera con umidita' relativa di circa 75%
__________________________________________________________________
| | | |
| to | (alfa) =< 20 cm | (alfa) => 60 cm |
|__________________________|___________________|____________________|
| | | |
| 1 (da a) 7 giorni | 0,26 X 10 -3 | 0,21 X 10 -3 |
| | | |
| 8 ( da a) 60 giorni | 0,23 X 10 -3 | 0,21 X 10 -3 |
| | | |
| > 60 giorni | 0,16 X 10 -3 | 0,20 X 10 -3 |
|__________________________|___________________|____________________|
b) Atmosfera con umidita' relativa di circa 55%
__________________________________________________________________
| | | |
| to | (alfa) =< 20 cm | (alfa) => 60 cm |
|__________________________|___________________|____________________|
| | | |
| 1 (da a) 7 giorni | 0,43 X 10 -3 | 0,31 X 10 -3 |
| | | |
| 8 (da a) 60 giorni | 0,32 X 10 -3 | 0,30 X 10 -3 |
| | | |
| > 60 giorni | 0,19 X 10 -3 | 0,28 X 10 -3 |
|__________________________|___________________|____________________|
in cui:
to = eta' conglomerato a partire dalla quale si considera
l'effetto del ritiro;
2 Ac
(alfa) = dimensione fittizia = --------;
u
Ac = area della sezione del conglomerato;
u = perimetro della sezione di conglomerato a contatto con
l'atmosfera.
Per valori intermedi si interpolera' linearmente.
Per valutare la caduta di tensione nelle armature da c.a.p.
conseguente al ritiro del calcestruzzo si terra' conto delle
prescrizioni contenute al punto 4.3.4.8. a).
2.1.7. VISCOSITA'.
In mancanza di sperimentazione diretta, per il coefficiente finale
di viscosita' (fi)(t infinito, to), di un conglomerato sottoposto ad
una tensione al piu' uguale a 0,3 Rckj al tempo to=j di messa in
carico, si ammetteranno i seguenti valori:
a) Atmosfera con umidita' relativa di circa 75%
__________________________________________________________________
| | | |
| to | (alfa) =< 20 cm | (alfa) => 60 cm |
|__________________________|___________________|____________________|
| | | |
| 3 (da a) 7 giorni | 2,7 | 2,1 |
| | | |
| 8 (da a) 60 giorni | 2,2 | 1,9 |
| | | |
| > 60 giorni | 1,4 | 1,7 |
|__________________________|___________________|____________________|
b) Atmosfera con umidita' relativa di circa 55%
__________________________________________________________________
| | | |
| to | (alfa) =< 20 cm | (alfa) => 60 cm |
|__________________________|___________________|____________________|
| | | |
| 3 (da a) 7 giorni | 3,8 | 2,9 |
| | | |
| 8 (da a) 60 giorni | 3,0 | 2,5 |
| | | |
| > 60 giorni | 1,7 | 2,0 |
|__________________________|___________________|____________________|
Il significato dei simboli e' riportato al precedente punto 2.1.6.
Per i valori intermedi si interpolera' linearmente.
Per valutare la caduta di tensione delle armature da c.a.p.
conseguente alla viscosita' del calcestruzzo, si terra' conto delle
prescrizioni contenute al punto 4.3.4.8. b).
2.1.8. DURABILITA'.
Al fine di garantire la durabilita' del conglomerato
particolarmente in ambiente aggressivo, cosi' come in presenza di
cicli di gelo e disgelo, e' necessario studiarne adeguatamente la
composizione.
Si potra' anche fare riferimento alla norma UNI 9858 (Maggio 1991)
citata al punto 2.1.
2.2. Acciaio da cemento armato normale.
L'uso di acciai forniti in rotoli e' ammesso per diametri
(inferiore o pari) 14 mm.
Per diametri superiori ne e' ammesso l'uso previa autorizzazione
del Servizio tecnico centrale, sentito il Consiglio superiore dei
lavori pubblici.
2.2.1. ACCERTAMENTO DELLE PROPRIETA' MECCANICHE.
Per l'accertamento delle proprieta' meccaniche vale quanto
indicato nelle EN 10002/1a (marzo 1990), UNI 564 (febbraio 1960) e
UNI 6407 (marzo 1969), salvo indicazioni contrarie o complementari.
Per acciai deformati a freddo, ivi compresi i rotoli, le
proprieta' meccaniche si intendono determinate su provette mantenute
per 30 minuti a 250 gradi centigradi e successivamente raffreddate in
aria.
In ogni caso, qualora lo snervamento non sia chiaramente
individuabile, si sostituisce fy con f(0,2).
2.2.2. ACCIAI IN BARRE TONDE LISCE.
Le barre di acciaio tonde lisce devono possedere le proprieta' in-
dicate nel successivo prospetto 1-I.
PROSPETTO 1-I
___________________________________________________________________
| | | |
| Tipo di acciaio | Fe B 22 k| Fe B 32 k|
|_____________________________________________|__________|__________|
| | | |
| Tensione caratteristica di snervamento | | |
| .......................... fyk N/mm2 | >= 215 | >= 315 |
| | | |
| Tensione caratteristica di rottura | | |
| .......................... ftk N/mm2 | >= 335 | >= 490 |
| | | |
| Allungamento ............................. | | |
| .......................... A5 % | >= 24 | >= 23 |
| | | |
| Piegamento a 180 gradi su mandrino avente | 2 * | 3 * |
| diametro ................. D | | |
|_____________________________________________|__________|__________|
Si devono usare barre di diametro compreso tra 5 e 30 mm.
2.2.3. ACCIAI IN BARRE AD ADERENZA MIGLIORATA.
Le barre di acciaio ad aderenza migliorata si differenziano dalle
barre lisce per la particolarita' di forma atta ad aumentare
l'aderenza al conglomerato cementizio e sono caratterizzate dal
diametro * della barra tonda equipesante, calcolato nell'ipotesi che
la densita' dell'acciaio sia pari a 7,85 kg/dm3.
Le barre ad aderenza migliorata devono avere diametro:
5 (inferiore o pari) * (inferiore o pari) 30 mm per acciaio Fe B
38 k;
5 (inferiore o pari) * (inferiore o pari) 26 mm per acciaio Fe B
44 k, salvo quanto specificato al punto 2.2.7.
2.2.3.1. Caratteristiche meccaniche e tecnologiche.
Gli acciai in barre ad aderenza migliorata devono possedere le
caratteristiche indicate nel prospetto 2-I, valutando le tensioni di
snervamento e di rottura come grandezze caratteristiche secondo
quanto indicato al punto 2.2.8.
La prova di piegamento e raddrizzamento si esegue alla temperatura
di 20 (piu' o meno) 5 gradi centigradi piegando la provetta a 90
gradi centigradi, mantenendola poi per 30 minuti in acqua bollente e
procedendo, dopo raffreddamento in aria, al parziale raddrizzamento
per almeno 20 gradi. Dopo la prova il campione non deve presentare
cricche.
PROSPETTO 2-I
___________________________________________________________________
| | | |
| Tipo di acciaio | Fe B 38 k| Fe B 44 k|
|_____________________________________________|__________|__________|
| | | |
| Tensione caratteristica di snervamento ... | | |
| .......................... fyk N/mm2 | >= 375 | >= 430 |
| | | |
| Tensione caratteristica di rottura ...... | | |
| .......................... ftk N/mm2 | >= 450 | >= 540 |
| | | |
| Allungamento A5 .......................... | | |
| .......................... % | >= 14 | >= 12 |
| | | |
| Piegamento a 180 (gradi)| | |
| fino a 12 mm - su mandrino | | |
| avente diametro | | |
| D | 3 * | 4 * |
| | | |
| oltre 12 mm | | | |
| fino a 18 mm | | 6 * | 8 * |
| Per barre | Piegamento e | | |
| ad aderenza oltre 18 mm | raddrizzamento | | |
| migliorata fino a 25 mm | su mandrino | 8 * | 10 * |
| aventi | avente diametro | | |
| oltre 25 mm | D | | |
| fino a 30 mm | | 10 * | 12 * |
|_____________________________________________|__________|__________|
(*) Il diametro * e' quello della barra tonda liscia equipesante.
Poiche' gli acciai, pur rispettando le limitazioni delle
caratteristiche indicate nel prospetto 2-II, possono presentare
valori sensibilmente diversi, per costruzioni in zona sismica, e,
comunque, quando si opera la ridistribuzione delle sollecitazioni di
cui al punto 4.1. il progettista deve dichiarare nella relazione sui
materiali i limiti dei rapporti fy/fyk e (ft/fy) medio posti a base
del calcolo e che dovranno essere soddisfatti dall'acciaio impiegato.
I limiti precedentemente definiti saranno controllati nello
stabilimento di produzione e si riferiranno agli stessi campioni di
cui alle prove di qualificazione (Allegato n 4, punto 1.1).
In tali limiti fy rappresenta il singolo valore di snervamento,
fyk il valore nominale di riferimento ed ft il singolo valore della
tensione di rottura.
2.2.3.2. Prova di aderenza.
Le barre ed i fili trafilati ad aderenza migliorata devono super-
are con esito positivo le prove di aderenza secondo il metodo "Beam-
test" conformemente a quanto previsto nell'allegato 6; nell'allegato
stesso sono pure indicate le modalita' di controllo del profilo da
eseguirsi in cantiere o in stabilimento.
2.2.4. FILI DI ACCIAIO TRAFILATO O LAMINATO A FREDDO DI DIAMETRO
COMPRESO FRA 5 E 12 MM.
L'acciaio per fili deve rispondere alle proprieta' indicate nel
prospetto 3-I.
PROSPETTO 3-I
___________________________________________________________________
| | |
| Tensione fyk, ovvero f(0,2)k ....... N/mm2 | >= 390 |
| | |
| Tensione caratteristica ftk ........ N/mm2 | >= 440 |
| | |
| Allungamento A10 ....................... % | >= 8 |
| | |
| Piegamento a freddo a 180 gradi su | |
| mandrino avente diametro D | 2 * |
|_____________________________________________|_____________________|
Per la prova di aderenza vale quanto precisato al precedente punto
2.2.3.2.
2.2.5. RETI E TRALICCI DI ACCIAIO ELETTROSALDATI.
Le reti ed i tralicci devono avere fili elementari di diametro *
compreso tra 5 e 12 mm e devono rispondere alle caratteristiche
riportate nel prospetto 4-I.
PROSPETTO 4-I
___________________________________________________________________
| | |
| Tensione fyk, ovvero f(0,2)k ....... N/mm2 | >= 390 |
| | |
| Tensione caratteristica ftk ........ N/mm2 | >= 440 |
| | |
| Rapporto dei diametri dei fili dell'ordito | |
| * min | |
| ______ | >= 0,60 |
| * max | |
| | |
| Allungamento A10 ....................... % | >= 8 |
| | |
| Rapporto ftk/fyk ......................... | >= 1,10 |
|_____________________________________________|_____________________|
La tensione di rottura, quella di snervamento e l'allungamento
devono essere determinati con prova di trazione su campione che
comprenda almeno uno dei nodi saldati.
Il trattamento termico di cui al punto 2.2.1. non si applica per
la determinazione delle proprieta' meccaniche di reti e tralicci di
acciaio elettrosaldato.
Dovra' inoltre essere controllata la resistenza al distacco
offerta dalla saldatura del nodo, determinata forzando con idoneo
dispositivo il filo trasversale nella direzione di quelli maggiore
posto in trazione; tale resistenza dovra' risultare maggiore di:
0,3 X 400 X Ao (N)
Nella quale Ao e' l'area della sezione del filo di diametro
maggiore misurata in millimetri quadrati.
La distanza assiale tra i fili elementari non deve superare 35 cm.
2.2.6. SALDATURE.
Gli acciai saldabili saranno oggetto di apposita marchiatura
depositata secondo quanto indicato nel punto 2.2.9., che li
differenzia dagli acciai non saldabili.
Sono proibite le giunzioni mediante saldatura in opera o fuori op-
era, nonche' il fissaggio delle gabbie di armatura tramite punti di
saldatura per tutti i tipi di acciaio per i quali il produttore non
abbia garantito la saldabilita' all'atto del deposito di cui al punto
2.2.9.
Per tali acciai l'analisi chimica effettuata su colata e
l'eventuale analisi chimica di controllo effettuata sul prodotto
finito dovranno inoltre soddisfare le limitazioni sotto riportate:
___________________________________________________________________
| |
| Massimo contenuto di elementi chimici in % |
|___________________________________________________________________|
| | | | |
| | |Analisi su prodotto|Analisi di colata|
| | |___________________|_________________|
| | | | |
| carbonio | C | 0,24 | 0,22 |
| | | | |
| fosforo | P | 0,055 | 0,050 |
| | | | |
| zolfo | S | 0,055 | 0,050 |
| | | | |
| azoto | N | 0,013 | 0,012 |
|_______________________|_____|___________________|_________________|
| | | | |
| Carbonio equivalente | Ceq | 0,52 | 0,50 |
|_______________________|_____|___________________|_________________|
Il calcolo del carbonio equivalente Ceq sara' effettuato con la
seguente formula:
Mn Cr + Mo + V Ni + Cu
Ceq = C + ----- + ------------ + --------
6 5 15
in cui i simboli chimici denotano il contenuto degli elementi stessi
espresso in percentuale.
2.2.7. DEROGA ALLE LIMITAZIONI DIMENSIONALI.
Le limitazioni riguardanti i massimi diametri ammessi di cui al
punto 2.2.3. non si applicano alle armature ad aderenza migliorata
destinate a strutture in conglomerato cementizio armato di
particolari caratteristiche e dimostrate esigenze costruttive.
L'impiego di tali armature di maggior diametro deve essere
autorizzato dal Servizio tecnico centrale del Ministero dei lavori
pubblici, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.2.8. CONTROLLI SULLE ARMATURE.
2.2.8.1. Modalita' di prelievo e metodi di prova.
Il prelievo dei campioni e le prove saranno effettuati secondo la
norma UNI 6407-69, salvo quanto stabilito ai punti 2.2.8.2., 2.2.8.3.
per quanto riguarda la determinazione dei valori caratteristici fyk o
f(0,2)k e ftk.
2.2.8.2. Controlli in stabilimento.
I produttori di barre lisce e ad aderenza migliorata, di fili
trafilati, di reti e di tralicci elettrosaldati debbono sottoporre la
loro produzione, presso i propri stabilimenti, a prove di carattere
statistico seguendo le prescrizioni sotto riportate.
In tale caso i valori caratteristici fyk o f(0,2)k e ftk e, per
barre e fili ad aderenza migliorata l'indice di aderenza, vengono
determinati secondo le modalita' indicate negli allegati 4, 5 e 6.
Ai produttori di acciaio di cui al primo comma e' fatto obbligo di
tenere depositato presso il Ministero dei lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale, il catalogo aggiornato della loro produzione
contenente tutti i dati tecnici previsti dalle presenti norme, ivi
compresa l'eventuale saldabilita' di cui al punto 2.2.6.
Per la qualificazione della produzione i produttori devono
sottoporsi agli adempimenti qui di seguito specificati e produrre la
documentazione relativa al Ministero dei lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale che notifica al produttore l'avvenuto deposito ed
accerta la validita' e la rispondenza della documentazione stessa
anche attraverso sopralluoghi, rilasciando apposito attestato:
1) Dimostrazione dell'idoneita' del processo produttivo:
- il tipo di prodotti (tipo, dimensioni, composizione chimica);
- le condizioni generali della fabbricazione e
dell'approvvigionamento dell'acciaio e del prodotto intermedio
(billette, vergella);
- la descrizione degli impianti di produzione;
- l'organizzazione del controllo interno di qualita' con
l'indicazione dei responsabili aziendali;
- il Laboratorio Ufficiale responsabile delle prove di controllo.
2) Controllo continuo interno di qualita' della produzione
condotto su basi statistiche.
3) Verifica periodica della qualita' da parte dei Laboratori
Ufficiali.
Ogni 6 mesi i produttori di cui al primo comma sono tenuti inoltre
ad inviare al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, i seguenti documenti:
a) una dichiarazione attestante la permanenza delle condizioni
iniziali di idoneita' del processo produttivo e dell'organizzazione
del controllo interno di qualita' o le eventuali modifiche;
b) i risultati dei controlli interni eseguiti negli ultimi 6 mesi,
per ciascun tipo di prodotto, da cui risulti il quantitativo di
produzione, il numero delle prove e l'elaborazione statistica delle
tensioni di snervamento e di rottura;
c) i risultati dei controlli eseguiti dal Laboratorio Ufficiale
(certificati e loro elaborazione) nello stesso periodo di cui al
punto b), per le prove meccaniche e chimiche;
d) il controllo della rispondenza degli indici di aderenza di cui
ai punti b) e c) alle prescrizioni delle presenti norme;
e) la documentazione di conformita' statistica, secondo una
metodologia che deve essere dichiarata, delle tensioni di snervamento
e di rottura di cui ai punti b) e c) tra loro e con le prescrizioni
contenute nelle presenti norme tecniche.
Il mancato rispetto delle condizioni sopra indicate, accertato
anche attraverso sopralluoghi, puo' comportare la decadenza della
qualificazione.
Tutte le forniture di acciaio debbono essere accompagnate da un
certificato di Laboratorio Ufficiale riferentesi al tipo di armatura
di cui trattasi e marchiate secondo quanto prescritto in 2.2.9. La
data del certificato deve essere non anteriore di 3 mesi a quella di
spedizione. Tale periodo puo' essere prolungato fino a 6 mesi qualora
il produttore abbia comunicato ufficialmente al Laboratorio Ufficiale
incaricato del controllo di avere sospeso la produzione, nel qual
caso il certificato dovra' essere accompagnato da copia di detta
comunicazione. Qualora la sospensione della produzione si protragga
per oltre 5 mesi, la procedura di qualificazione dovra' essere
ripresa ab initio.
2.2.8.3. Prodotti provenienti dall'estero.
Gli adempimenti di cui al punto 2.2.8.2. si applicano anche ai
prodotti provenienti dall'estero.
Per i prodotti provenienti da Paesi della Comunita' economica
europea nei quali sia in vigore una certificazione di idoneita'
tecnica riconosciuta dalle rispettive Autorita' competenti, il
produttore potra', in alternativa a quanto previsto al primo comma,
inoltrare al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale
domanda intesa ad ottenere il trattamento all'equivalenza della
procedura adottata nel Paese di origine depositando contestualmente
la relativa documentazione per i prodotti da fornire con il
corrispondente marchio.
L'equivalenza della procedura di cui al precedente comma e'
sancita con decreto del Ministero dei lavori pubblici, sentito il
Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.2.8.4. Controlli in cantiere o nel luogo di lavorazione delle
barre.
I controlli sono obbligatori e devono riferirsi agli stessi gruppi
di diametri contemplati nelle prove a carattere statistico di cui al
punto 2.2.8.2. e allegati 4 e 5 in ragione di 3 spezzoni, marchiati,
di uno stesso diametro, scelto entro ciascun gruppo di diametri per
ciascuna partita prescelta, sempreche' il marchio e la documentazione
di accompagnamento dimostrino la provenienza del materiale da uno
stesso stabilimento. In caso contrario i controlli devono essere
estesi agli altri diametri della partita. Le prove si effettuano
presso un Laboratorio Ufficiale e riguardano la resistenza e la
duttilita'. I valori caratteristici delle grandezza fy o f(0,2) e ft
si valutano detraendo dalla media dei corrispondenti valori, riferiti
ad uno stesso diametro, rispettivamente 10 N/mm2 per fy o f(0,2) e 20
N/mm2 per ft.
Qualora il risultato non sia conforme a quello dichiarato dal
produttore, il direttore dei lavori disporra' la ripetizione della
prova su sei ulteriori campioni dello stesso diametro; in tal caso
dalle medie dei nove valori si detraggono rispettivamente 20 N/mm2
per fy o f(0,2) e 30 N/mm2. Ove anche da tale accertamento i limiti
dichiarati non risultino rispettati, il controllo deve estendersi,
previo avviso al produttore, a 25 campioni, applicando ai dati
ottenuti la formula generale valida per controlli in stabilimento
(Cfr. Allegati 4 e 5).
L'ulteriore risultato negativo comporta l'inidoneita' della
partita e la trasmissione dei risultati al produttore, che sara'
tenuto a farli inserire tra i risultati dei controlli statistici
della sua produzione. Analoghe norme si applicano ai controlli di
duttilita', aderenza e distacco al nodo saldato: un singolo risultato
negativo sul primo prelievo comporta l'esame di sei nuovi spezzoni
dello stesso diametro, un ulteriore singolo risultato negativo
comporta l'inidoneita' della partita.
Inoltre il direttore dei lavori dovra' comunicare il risultato
anomalo sia al Laboratorio Ufficiale incaricato del controllo in
stabilimento che al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale.
I certificati relativi alle prove meccaniche degli acciai devono
riportare l'indicazione del marchio identificativo di cui al
successivo punto 2.2.9., rilevato a cura del Laboratorio incaricato
dei controlli, sui campioni da sottoporre a prove. Ove i campioni
fossero sprovvisti di tale marchio, oppure il marchio non dovesse
rientrare fra quelli depositati presso il Ministero dei lavori
pubblici, Servizio tecnico centrale, dovra' essere riportata
specifica annotazione sul certificato di prova.
2.2.8.5. Tolleranze.
Nei calcoli statici si adottano di norma le sezioni nominali. Le
sezioni effettive non devono risultare inferiori al 98% di quelle
nominali.
Qualora le sezioni effettive risultassero inferiori a tale limite,
nei calcoli statici si adotteranno le sezioni effettive. Per barre ad
aderenza migliorata non e' comunque ammesso superare le tolleranze
indicate nel prospetto 5-I.
PROSPETTO 5-I
___________________________________________________________________
| Diametro | | | | | | | | | | | |
| nominale, | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 12 | 14 | 16 | 18 | 20 |
| mm | | | | | | | | | | | |
|____________| | | | | | | | | | | |
| Tolleranza | | | | | | | | | | | |
| in % sulla | + | + | + | + | + | + | + | + | + | + | + |
| sezione | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - |
| ammessa per| 10 | 10 | 9 | 8 | 8 | 8 | 8 | 6 | 6 | 6 | 6 |
| l'impiego | | | | | | | | | | | |
|____________|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|
| Diametro | | | | | | | | | | | |
| nominale, | 22 | 24 | 25 | 26 | 28 | 30 | | | | | |
| mm | | | | | | | | | | | |
|____________| | | | | | | | | | | |
| Tolleranza | | | | | | | | | | | |
| in % sulla | + | + | + | + | + | + | | | | | |
| sezione | - | - | - | - | - | - | | | | | |
| ammessa per| 5 | 5 | 5 | 5 | 5 | 5 | | | | | |
| l'impiego | | | | | | | | | | | |
|____________|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|
Nell'elaborazione dei risultati sperimentali ottenuti in
laboratorio si opera comunque sulle sezioni effettive delle barre
lisce e sulle sezioni delle barre equipesanti per barre e fili
trafilati ad aderenza migliorata.
Per i fili di acciaio trafilati e per i fili delle reti e dei
tralicci la tolleranza sulle sezioni ammesse per l'impiego e' di
(piu' o meno) 4% per tutti i diametri.
2.2.9. MARCHIATURA PER IDENTIFICAZIONE.
Tutti i produttori di barre lisce o ad aderenza migliorata, di
fili, di reti e di tralicci devono procedere ad una marchiatura del
prodotto fornito, dalla quale risulti, in modo inequivocabile, il
riferimento all'Azienda produttrice, allo Stabilimento, al tipo di
acciaio ed alla sua eventuale saldabilita'.
A tali produttori e' fatto obbligo di depositare il "marchio"
(nervatura e marchiatura) presso il Ministero dei lavori pubblici,
Servizio tecnico centrale.
2.3. Acciaio da cemento armato precompresso.
2.3.1. GENERALITA'.
Le prescrizioni seguenti si riferiscono agli acciai per armature
da precompressione forniti sotto forma di:
Filo: prodotto trafilato di sezione piena che possa fornirsi in
rotoli;
Barra: prodotto laminato di sezione piena che possa fornirsi
soltanto in forma di elementi rettilinei;
Treccia: gruppi di 2 e 3 fili avvolti ad elica intorno al loro
comune asse longitudinale; passo e senso di avvolgimento dell'elica
sono eguali per tutti i fili della treccia;
Trefolo: gruppi di fili avvolti ad elica in uno o piu' strati
intorno ad un filo rettilineo disposto secondo l'asse longitudinale
dell'insieme e completamente ricoperto dagli strati. Il passo ed il
senso di avvolgimento dell'elica sono eguali per tutti i fili di uno
stesso strato.
I fili possono essere lisci, ondulati, con impronte, tondi o di
altre forme; vengono individuati mediante il diametro nominale o il
diametro nominale equivalente riferito alla sezione circolare
equipesante. Non e' consentito l'uso di fili lisci nelle strutture
precompresse ad armature pre-tese.
Le barre possono essere lisce, a filettatura continua o parziale,
con risalti; vengono individuate mediante il diametro nominale.
2.3.2. COMPOSIZIONE CHIMICA.
Il produttore deve controllare la composizione chimica e la
struttura metallografica al fine di garantire le proprieta'
meccaniche prescritte.
2.3.3. GRANDEZZE GEOMETRICHE E MECCANICHE. CONTROLLI
Le grandezze qui di seguito elencate: *, A, fptk, fpyk, fp(0.2)k,
fp(1)k, l, Ep, N, alfa(180 gradi ed eventualmente L e r debbono fare
oggetto di garanzia da parte del produttore ed i corrispondenti
valori garantiti figurare nel catalogo del produttore stesso.
Il controllo sara' eseguito secondo le modalita' e le prescrizioni
indicate nei punti successivi e nell'Allegato 3.
Pertanto i valori delle grandezze:
- *, A, Ep saranno confrontati con quelli che derivano
dall'applicazione, di valori nominali, delle tolleranze prescritte
rispettivamente ai punti 3.1 e 3.6 dell'Allegato 3;
- fptk, fpyk, fp(0,2)k, fp(1)k, ottenuti applicando ai valori
singoli di fpt, jpy, jp(0,2), jp(1) le formule di cui ai punti 1 e 2,
dell'Allegato 3, saranno confrontati con i corrispondenti valori
garantiti che figurano nel catalogo del produttore;
- l, N, alfa(180(gradi) saranno confrontati con quelli prescritti
rispettivamente ai punti 3.3, 3.8 e 3.9 dell'Allegato 3;
- L e r saranno confrontati con i valori che, eventualmente,
figurano nel catalogo del produttore.
Si prendera' inoltre in considerazione la forma del diagramma
sforzi deformazioni.
Le presenti norme prevedono due forme di controllo:
- controlli obbligatori nello stabilimento di produzione;
- controlli facoltativi in cantiere o nel luogo di formatura dei
cavi.
I controlli eseguiti in stabilimento si riferiscono a lotti di
fabbricazione. I controlli eseguiti in cantiere si riferiscono a
lotti di spedizione.
Lotti di spedizione: lotti al massimo di 30 t, spediti in un'unica
volta, costituiti da prodotti aventi grandezze nominali omogenee
(dimensionali, meccaniche, di formazione).
Lotti di fabbricazione: si riferiscono a produzione continua,
ordinata cronologicamente mediante apposizione di contrassegni al
prodotto finito (numero di rotolo finito, della bobina di trefolo e
del fascio di barre). Un lotto di fabbricazione deve avere grandezze
nominali omogenee (dimensionali, meccaniche, di formazione) ed essere
compreso tra 30 e 100 tonnellate.
Il produttore dovra' accompagnare tutte le spedizioni con un
proprio certificato di controllo riferentesi ad un numero di prove
almeno pari a quello indicato nella colonna 4 della tabella 1
dell'Allegato 3.
Ai produttori di acciaio per c.a.p. e' fatto obbligo di tenere
depositato presso il Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, il catalogo aggiornato della produzione, contenente tutti i
dati tecnici secondo le prescrizioni delle presenti norme.
Per la qualificazione della produzione i produttori devono
sottoporsi agli adempimenti qui di seguito specificati e produrre la
documentazione relativa al Ministero dei lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale, che notifica al produttore l'avvenuto deposito ed
accerta la validita' e la rispondenza della documentazione stessa
anche attraverso sopralluoghi, rilasciando apposito attestato:
1) Dimostrazione dell'idoneita' del processo produttivo:
- il tipo di prodotti (tipo, dimensioni, composizione chimica);
- le condizioni generali della fabbricazione e
dell'approvvigionamento dell'acciaio e del prodotto intermedio
(billette, vergella);
- la descrizione degli impianti di produzione;
- l'organizzazione del controllo interno di qualita' con
l'indicazione dei responsabili aziendali;
- il Laboratorio Ufficiale responsabile delle prove di controllo;
2) Controllo continuo interno di qualita' della produzione
condotto su basi statistiche;
3) Verifica periodica della qualita' da parte del Laboratori
Ufficiali.
Ogni 6 mesi i produttori sono tenuti inoltre ad inviare al
Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale, i seguenti
documenti:
a) una dichiarazione attestante la permanenza delle condizioni
iniziali di idoneita' del processo produttivo e dell'organizzazione
del controllo interno di qualita' o le eventuali modifiche;
b) i risultati dei controlli interni eseguiti negli ultimi 6 mesi,
per ciascun tipo di prodotto, da cui risulti il quantitativo di
produzione, il numero delle prove e l'elaborazione statistica delle
tensioni limite e di rottura;
c) i risultati dei controlli eseguiti dal Laboratorio Ufficiale
(certificati e loro elaborazione) nello stesso periodo di cui al
punto b), per le prove meccaniche e chimiche;
d) la documentazione di conformita' statistica, secondo una
metodologia che deve essere dichiarata, delle tensioni limite e di
rottura di cui ai punti b) e c) tra loro e con le prescrizioni
contenute nelle presenti norme tecniche;
e) il controllo della rispondenza delle verifiche di rilassamento
e di fatica, qualora per tali grandezza sia stata richiesta la
qualificazione, di cui ai punti b) e c) alle prescrizioni delle
presenti norme.
Il mancato rispetto delle condizioni sopra indicate, accertato
anche attraverso sopralluoghi, puo' comportare la decadenza della
qualificazione.
2.3.3.1. Controlli in stabilimento.
I produttori di acciaio per armature da precompressione debbono
sottoporre la loro produzione, presso i propri stabilimenti, a prove
a carattere statistico, seguendo le prescrizioni di cui al punto
2.3.3.
I produttori dovranno contrassegnare cronologicamente la loro
produzione numerando i lotti di fabbricazione. Per ciascun lotto
saranno tenuti ad eseguire presso lo stabilimento di produzione
controlli continuativi geometrici e meccanici dei quali riporteranno
i risultati in appositi registri.
Tutte le forniture di acciaio debbono essere accompagnate da un
certificato di un Laboratorio Ufficiale riferentesi al tipo di
armatura di cui trattasi e munite di un sigillo sulle legature con il
marchio del produttore, secondo quanto indicato al punto 2.3.5. La
data del certificato deve essere non anteriore di 3 mesi alla data di
spedizione. Limitatamente alla resistenza a fatica e al rilassamento
il certificato e' utilizzabile se ha data non anteriore di un anno
alla data di spedizione.
Tale periodo puo' essere prolungato fino a 6 mesi qualora il
produttore abbia comunicato ufficialmente al laboratorio incaricato
del controllo di avere sospeso la produzione; nel qual caso il
certificato dovra' essere accompagnato da copia di detta
comunicazione.
Qualora la sospensione della produzione si prolunghi per oltre 5
mesi, la procedura di qualificazione dovra' essere ripresa ab initio.
Il certificato puo' essere utilizzato senza limitazione di tempo
per i lotti cui si riferiscono le prove citate nel certificato
stesso.
2.3.3.2. Controlli in cantiere o nel luogo di formazione dei cavi.
Il direttore dei lavori in cantiere o il tecnico responsabile
dell'officina di formazione dei cavi, che assume a tale riguardo le
responsabilita' attribuite dalla legge al direttore dei lavori, deve
controllare che si possano individuare in modo incontrovertibile
l'origine e le caratteristiche del materiale. E' inoltre
responsabilita' del tecnico responsabile dell'officina di formazione
dei cavi di documentare al direttore dei lavori la provenienza e le
caratteristiche ed il marchio del materiale stesso.
Qualora il direttore dei lavori o il tecnico responsabile
dell'officina di formazione dei cavi ritenesse di ricontrollare
forniture di acciai che rispondano ai requisiti di cui sopra, valgono
le seguenti norme.
Effettuato un prelievo, in cantiere o nel luogo di formazione dei
cavi, di dieci saggi provenienti da una stessa fornitura ed
appartenenti ad una stessa categoria si determinano, mediante prove
effettuate presso un Laboratorio Ufficiale, i corrispondenti valori
medi gmm di fpt, fpy, fp(0,2), fp(1), ed i relativi scarti quadratici
medi sn e si controllano inoltre le grandezze *, A, N, l, Ep,
alfa(180 gradi
I risultati delle prove vengono considerati compatibili con quelli
ottenuti in stabilimento se le grandezze **, A, l, Ep, N, alfa(180
gradi rispettano le prescrizioni di cui all'Allegato 3, punto 3. e
se:
- per le tensioni di rottura fpt:
gmn (superiore o pari) 1,03 fptk
sn (inferiore o pari) 0,05 fptk
- per le grandezze fpy, fp(0,2), fp(1):
fp(0,2)k
gmn (superiore o pari) 1,04 fp(1)k
fpyk
fp(0,2)k
sn (inferiore o pari) 0,07 fp(1)k
fpyk
nelle quali i valori caratteristici sono quelli garantiti chi
figurano nel catalogo del produttore.
Se tali diseguaglianze non sono verificate, o se non sono
rispettate le prescrizioni di cui all'Allegato 3 si ripeteranno,
previo avviso al produttore, le prove su altri 10 saggi.
L'ulteriore risultato negativo comporta l'inidoneita' della
partita e la trasmissione dei risultati al produttore, che sara'
tenuto a farli inserire tra i risultati dei controlli statistici
della sua produzione.
Inoltre il direttore dei lavori dovra' comunicare il risultato
anomalo sia al Laboratorio Ufficiale incaricato del controllo in
stabilimento che al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale.
I certificati relativi alle prove (meccaniche) degli acciai devono
riportare l'indicazione del marchio identificativo di cui al
successivo punto 2.3.5., relativo a cura del Laboratorio incaricato
dei controlli, sui campioni da sottoporre a prove. Ove i campioni
fossero sprovvisti di tale marchio, oppure il marchio non dovesse
rientrare fra quelli depositati presso il Ministero dei lavori
pubblici, Servizio tecnico centrale, dovra' essere riportata
specifica annotazione sul certificato di prova.
2.3.3.3 Prodotti provenienti dall'estero.
Gli adempimenti di cui ai punti 2.3.3.1. e 2.3.3.2. si applicano
anche ai prodotti provenienti dall'estero.
Per i prodotti provenienti da Paesi della Comunita' economica
europea nei quali sia in vigore una certificazione di idoneita'
tecnica riconosciuta dalle rispettive Autorita' competenti, il
produttore potra', in alternativa a quanto previsto al primo comma,
inoltrare al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, domanda intesa ad ottenere il riconoscimento
dell'equivalenza della procedura adottata nel Paese di origine,
depositando contestualmente la relativa documentazione per i prodotti
da fornire con il corrispondente marchio.
L'equivalenza della procedura di cui al precedente comma e'
sancita con decreto del Ministero dei lavori pubblici, sentito il
Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.3.4. REQUISITI
Gli acciai possono essere forniti in rotoli (fili, trecce,
trefoli), in bobine (trefoli), in fasci (barre).
I fili debbono essere forniti in rotoli di diametro tale che,
all'atto dello svolgimento, allungati al suolo su un tratto di 10 m
non presentino curvatura con freccia superiore a 400 mm; il
produttore deve indicare il diametro minimo di avvolgimento.
Ciascun rotolo di filo liscio, ondulato o con impronte dovra'
essere esente da saldature.
Sono ammesse le saldature di fili destinati alla fabbricazione di
trecce e di trefoli se effettuate prima della trafilatura; per
trefoli sono ammesse saldature anche durante l'operazione di
cordatura purche' tali saldature siano opportunamente distanziate e
sfalsate.
2.3.4.1. Condizioni degli acciai all'atto della posa in opera.
All'atto della posa in opera gli acciai devono presentarsi privi
di ossidazione, corrosione, difetti superficiali visibili, pieghe.
E' tollerata un'ossidazione che scompaia totalmente mediante
sfregamento con un panno asciutto.
Non e' ammessa in cantiere alcuna operazione di raddrizzamento.
2.3.4.2. Prelievo dei saggi.
I saggi destinati ai controlli non debbono essere avvolti con
diametro inferiore a quello della bobina o rotolo di provenienza.
I saggi debbono essere prelevati con le lunghezze richieste dal
Laboratorio Ufficiale di destinazione ed in numero sufficiente per
eseguire eventuali prove di controllo successive.
I saggi debbono essere adeguatamente protetti nel trasporto.
2.3.5. MARCHIATURA PER IDENTIFICAZIONE.
Tutti i produttori di acciaio per armatura di precompressione
debbono munire le loro forniture di un sigillo nelle legature
contenente il marchio del produttore da cui risulti, in modo
inequivocabile, il riferimento all'Azienda produttrice, allo
Stabilimento, alle caratteristiche dell'acciaio.
A tali produttori e' fatto obbligo di depositare il "marchio"
presso il Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale.
2.3.6. CADUTE DI TENSIONE PER RILASSAMENTO.
In assenza di dati sperimentali afferenti al lotto considerato, la
caduta di tensione per rilassamento a tempo infinito (delta sigma
gamma infinito) ad un temperatura di 20 gradi centigradi e per una
tensione iniziale (sigma)spi = 0,75 fptk puo' assumersi pari ai
seguenti valori:
___________________________________________________________________
| | |
| tipo di armatura | delta sigma gamma infinito |
|_________________________________|_________________________________|
| | |
| Filo trafilato | 0,15 sigma spi |
| | |
| Treccia | 0,20 sigma spi |
| | |
| Trefolo | 0,18 sigma spi |
| | |
| Barra laminata | 0,12 sigma spi |
|_________________________________|_________________________________|
Si ammette che, al variare della tensione iniziale, la caduta per
rilassamento vari con legge parabolica e che il relativo diagramma,
tracciato in funzione di (sigma)spi, abbia ordinata nulla e tangente
orizzontale per (sigma)spi = 0,5 fptk.
La caduta a tempo infinito puo' altresi' valutarsi partendo dalla
media delle cadute misurate su almeno due campioni sottoposti a prove
di rilassamento a 120 ore, applicando l'espressione:
delta signa gamma infinito = 3 delta sigma gamma 120 + 0,03 ((sigma)
spi - 0,5 fptk)
(valida per sigma spi (maggiore o pari) 0,5 fptk)
Si operera' di regola con:
(sigma)spi = 0,75 fptk
e, in mancanza di piu' precisi dati sperimentali, si ammettera' che
la caduta vari in funzione di (sigma)spi con la suddetta legge
parabolica. Partendo dai risultati di prova a 120 ore non possono
comunque assumersi cadute inferiori alla meta' di quelle indicate nel
precedente capoverso.
Per le barre si rispettera' comunque il limite (sigma)spi
(inferiore o pari) 0,85 fpyk.
Qualora di disponga di prove a lunga durata, la caduta per
rilassamento a tempo infinito
delta sigma gamma infinito = delta sigma gamma t + C (delta sigma
gamma t - delta sigma gamma 1000)
dove delta sigma gamma 1000 e delta sigma gamma t sono
rispettivamente le cadute per rilassamento di catalogo per 1000 ore e
per tempo t (superiore o pari) 2000 ore; C e' un coefficiente dato
dalla seguente tabella:
___________________________________________________________________
| | |
| t in ore | C |
|_________________________________|_________________________________|
| | |
| 2.000 | 9 |
| | |
| 5.000 | 3 |
| | |
| 10.000 | 1,5 |
|_________________________________|_________________________________|
Per tenere conto dell'influenza del valore della tensione iniziale
si potra' sia operare per (sigma)spi = 0,75 fptk ed adottare la legge
di variazione parabolica sopra indicata, sia operare sulle tre
tensioni 0,55 fptk, 0,65 fptk, 0,75 fptk e dedurne una legge di
variazione sperimentale.
Il rilassamento di armature che subiscono un ciclo termico dopo la
messa in tensione e' opportuno venga valutato sperimentalmente.
3. COLLAUDO STATICO.
3.1. Prescrizioni generali.
Il collaudo di cui all'art. 7 della legge 5 novembre 1971, n.
1086, oltre al controllo del corretto adempimento delle prescrizioni
formali di cui agli artt. 4, 6 e 9 della legge medesima, nonche'
dell'art. 5 ove il collaudo sia stato affidato in corso d'opera,
dovra' comprendere i seguenti adempimenti tecnici:
a) ispezione generale dell'opera nel suo complesso con particolare
riguardo a quelle strutture o parti di strutture piu' significative
da confrontare con i disegni esecutivi depositati in cantiere;
b) esame dei certificati delle prove sui materiali, articolato:
- nell'accertamento del numero dei prelievi effettuati e della sua
conformita' al presente decreto a quanto fissato dagli allegati dello
stesso;
- nel controllo che i risultati elaborati delle prove siano
compatibili con i criteri di accettazione fissati nei sopracitati
allegati;
c) esame dei certificati di cui ai punti 2.2.8.2. e 2.3.3.1.;
d) controllo dei verbali delle eventuali prove di carico fatte
eseguire dal direttore dei lavori;
e) esame dell'impostazione generale della progettazione
strutturale, degli schemi di calcolo e delle azioni considerate.
Inoltre, nell'ambito della propria discrezionalita', il
collaudatore potra' richiedere:
A) di effettuare quegli accertamenti utili per formarsi il
convincimento della sicurezza dell'opera, quali:
- prove di carico da eseguirsi secondo le modalita' previste nel
successivo punto 3.2.;
- saggi diretti sui conglomerati con prelievi di campioni e
controllo delle armature;
- controlli non distruttivi sulle strutture;
B) documentazioni integrative di progetto.
3.2. Prove di carico.
Le prove di carico, ove ritenute necessarie dal collaudatore,
rispetteranno le modalita' sottoindicate, e non potranno avere luogo
prima che sia stata raggiunta la resistenza che caratterizza la
classe di conglomerato prevista e, in mancanza di precisi
accertamenti al riguardo, non prima di 28 giorni dalla ultimazione
del getto.
Il programma delle prove deve essere sottoposto al direttore dei
lavori ed al progettista e reso noto al costruttore.
Le prove di carico si devono svolgere con le modalita' indicate
dal collaudatore che se ne assume la piena responsabilita', mentre,
per quanto riguarda la loro materiale attuazione e in particolare per
le eventuali puntellazioni precauzionali, e' responsabile il
direttore dei lavori.
I carichi di prova devono essere, di regola, tali da indurre le
sollecitazioni massime di esercizio per combinazioni rare. In
relazione al tipo della struttura ed alla natura dei carichi le prove
devono essere convenientemente protratte nel tempo.
L'esito della prova potra' essere valutato sulla base dei seguenti
elementi:
- le deformazioni si accrescano all'incirca proporzionalmente ai
carichi;
- nel corso della prova non si siano prodotte lesioni,
deformazioni o dissesti che compromettano la sicurezza o la
conservazione dell'opera;
- la deformazione residua dopo la prima applicazione del carico
massimo non superi una quota parte di quella totale commisurata ai
prevedibili assestamenti iniziali di tipo anelastico della struttura
oggetto della prova. Nel caso invece che tale limite venga superato,
prove di carico successive accertino che la struttura tenda ad un
comportamento elastico;
- la deformazione elastica risulti non maggiore di quella
calcolata.
Nel calcolo si terra' conto di quanto indicato al punto 2.1.3. e
della eventuale presenza di microfessurazioni del calcestruzzo.
Quando le opere siano ultimate prima della nomina del
collaudatore, le prove di carico possono essere eseguite dal
direttore dei lavori, che ne redige verbale sottoscrivendolo assieme
al costruttore. E' facolta' del collaudatore controllare, far
ripetere ed integrare le prove precedentemente eseguite.
Sezione II
Calcolo ed esecuzione
4. NORME DI CALCOLO.
4.0. Generalita'.
Le verifiche devono essere condotte sia nei riguardi degli stati
limite di esercizio sia nei riguardi degli stati limite ultimi.
Per tener conto delle incertezze sui dati disponibili il metodo
semi-probabilistico comporta l'assunzione di valori caratteristici
sia per le resistenze dei materiali che per l'entita' delle azioni.
Essi sono: per le resistenze dei materiali i frattili di ordine 0,05
delle rispettive distribuzioni statistiche e si indicano con fk; per
le azioni permanenti e la forza di pre-tensione i frattili di ordine
0,95 ovvero quelli di ordine 0,05 a seconda che i valori rilevanti ai
fini della sicurezza siano quelli piu' elevati ovvero quelli piu'
bassi; per le azioni variabili nel tempo i valori caratteristici sono
associati ad idonei periodi di ritorno delle stesse in relazione al
periodo di vita fissato per la struttura.
I valori caratteristici vengono poi trasformati in valori di
calcolo mediante l'applicazione di opportuni coefficienti.
Si verifica quindi che gli effetti delle azioni di calcolo non
superino quelli compatibili con lo stato limite considerato.
Le verifiche di cui ai successivi punti si applicano al c.a.
ordinario, al cemento armato precompresso ed a quello parzialmente
precompresso.
4.0.1. AZIONI DI CALCOLO.
Si adotteranno le azioni di progetto, e relative combinazioni, in-
dicate al punto 7 della Parte Generale.
4.0.2. RESISTENZE DI CALCOLO.
Le resistenze di calcolo fd si valutano mediante l'espressione
fk
fd = -------
(gamma)m
assumendo per il coefficiente (gamma)m i valori indicati nel
prospetto 6-I.
In particolare la resistenza di calcolo del calcestruzzo fcd
risulta pari a:
fck Rck . 0,83
fcd=--------- = ------------
(gamma)c (gamma)c
PROSPETTO 6-I
___________________________________________________________________
| | | |
| Stati limite | Acciaio (gamma)s | Calcestruzzo (gamma)c |
|___________________|____________________|__________________________|
| | | |
| ultimi | 1,15 | 1,5 per c.a.p. |
| | | |
| | | 1,6 per c.a. e c.a. con |
| | | precompressione |
| | | parziale |
| | | |
| di esercizio | 1,0 | 1,0 |
|___________________|____________________|__________________________|
Per spessori minori di 5 cm il coefficiente (gamma)c va maggiorato
del 25%.
4.1. Calcolo delle sollecitazioni.
4.1.1. STRUTTURE COSTITUITE DA ELEMENTI MONODIMENSIONALI.
La determinazione delle sollecitazioni nelle strutture
iperstatiche puo' effettuarsi a mezzo di:
- calcolo non lineare;
- calcolo elastico-lineare senza ridistribuzioni;
- calcolo elastico-lineare con ridistribuzioni.
4.1.1.1. Calcolo non lineare.
Il calcolo allo stato limite ultimo deve essere effettuato per la
combinazione di azioni piu' sfavorevole. Per tale situazione si
immagina tuttavia convenzionalmente di raggiungere lo stato limite
mediante un unico accrescimento proporzionale delle azioni applicate.
Le condizioni di compatibilita' si esprimono di regola attribuendo
a ciascuna sezione una legge momenti/curvature, ed integrando le cur-
vature lungo l'asse degli elementi.
Le leggi momenti/curvature devono rappresentare in modo adeguato
il comportamento a breve durata di elementi strutturali supposti
costituiti da materiali aventi le resistenze fk introdotte nel
progetto.
Nei casi usuali si potra' anche procedere concentrando le
rotazioni anelastiche nelle sezioni critiche.
Nel caso di elementi soggetti prevalentemente a flessione, si
possono anche adottare schematizzazioni trilineari della legge
momenti/rotazioni (M/alfa) di ciascuna sezione critica,
rappresentando i tre lati le seguenti tre fasi:
- fase elastica lineare;
- fase fessurata;
- fase plastica.
VEDI FIGURA A PAG. 30
La rotazione plastica (theta)pl da supporre localizzata nella
sezione critica, puo' dedursi dal precedente diagramma empirico
(valido per sezioni rettangolari od a T), in funzione della posizione
x/d dell'asse neutro a rottura.
4.1.1.2. Calcolo elastico lineare senza ridistribuzioni.
Il calcolo elastico lineare puo' essere utilizzato sia per gli
stati limite di esercizio, sia per lo stato limite ultimo; in
quest'ultimo caso occorre evitare situazioni di fragilita' locale
nella struttura. Ad esempio in elementi come quelli definiti nel
terzo comma del punto 4.1.1.3. il rapporto x/d non deve, di regola,
essere maggiore, nella sezione critica, di:
x
--- = 0,45 per calcestruzzo di resistenza fck (inferiore o pari)
d 35,
x
--- = 0,35 per calcestruzzo di resistenza fck (superiore) 35,
d
a meno di realizzare particolari disposizioni di armatura (ad esempio
confinamento).
4.1.1.3. Calcolo elastico lineare con ridistribuzioni.
Per la progettazione delle strutture a telaio di caratteristiche
correnti si possono giustificatamente assumere in talune sezioni dei
momenti (delta)Me ridotti, rispetto ai momenti Me, derivanti dal
calcolo elastico lineare, a condizione che nelle altre parti della
struttura siano considerate le corrispondenti variazioni necessarie
per garantire l'equilibrio.
Deve essere presa in conto l'eventuale influenza delle
ridistribuzioni dei momenti su tutti gli aspetti del calcolo. Tali
aspetti includono la flessione, il taglio, l'ancoraggio, le
interruzioni delle armature e la fessurazione.
Nelle travi continue in cui il rapporto tra due luci adiacenti e'
inferiore a due, nelle travi di telai a nodi fissi e negli elementi
soggetti prevalentemente a flessione una verifica esplicita della
capacita' di rotazione delle zone critiche puo' essere omessa purche'
vengano soddisfatte le condizioni sotto riportate:
- in presenza di calcestruzzo di resistenza non superiore a fck =
35 N/mm2
x
delta (superiore o pari) 0,44 + 1,25 ---
d
- in presenza di calcestruzzo di resistenza superiore a fck = 35
N/mm2
x
delta (superiore o pari) 0,56 + 1,25 ---
d
Nei telai cui sono affidate rilevanti forze orizzontali non e'
consentita alcuna ridistribuzione senza controllo con calcolo non
lineare.
4.1.2. LASTRE PIANE.
La determinazione delle sollecitazioni nelle lastre piane soggette
prevalentemente a forze perpendicolari al piano medio puo'
effettuarsi a mezzo di:
- calcolo non lineare;
- calcolo elastico-lineare senza ridistribuzioni;
- calcolo elastico-lineare con ridistribuzioni;
- calcolo elasto-plastico o rigido-plastico.
4.1.2.1. Calcolo non lineare.
Il procedimento di calcolo deve esprimere le condizioni di
compatibilita' della deformazione introducendo idealizzazioni delle
leggi momenti/curvature o momenti/rotazioni che tengano adeguato
conto della fessurazione.
Il calcolo puo' essere utilizzato sia per lo stato limite ultimo
che per lo stato limite di esercizio.
4.1.2.2. Calcolo elastico lineare senza ridistribuzioni.
Il calcolo puo' essere utilizzato sia per lo stato limite ultimo
che per lo stato limite di esercizio.
4.1.2.3. Calcolo elastico lineare con ridistribuzioni.
Il calcolo puo' essere utilizzato sia per lo stato limite ultimo,
sia per lo stato limite di esercizio.
Nelle lastre continue si possono effettuare ridistribuzioni di
momenti, rispetto al calcolo elastico lineare, fra le sezioni di
appoggio e quelle di campata, nei limiti consentiti in 4.1.1.3., per
gli elementi monodimensionali.
Agli effetti del controllo della duttilita', nel calcolo di x/d si
deve prescindere dalla presenza di una eventuale armatura compressa.
4.1.2.4. Calcolo elastico-plastico o rigido-plastico.
La teoria della plasticita' puo' essere applicata per la verifica
allo stato limite ultimo, sia per mezzo dei metodi statici che dei
metodi cinematici.
Sempre per lo stato limite ultimo deve verificarsi la condizione
di duttilita':
x
--- (inferiore o pari) 0,25
d
prescindendo nel calcolo di x dalla presenza di una eventuale
armatura compressa.
Per lo stato limite di esercizio si devono verificare le
condizioni di cui al punto 4.3.1. per la fessurazione, e al punto
4.3.3. per le deformazioni; tali verifiche non potranno in nessun
caso essere omesse.
4.2. Verifiche allo stato limite ultimo.
4.2.1. VERIFICHE ALLO STATO LIMITE ULTIMO PER SOLLECITAZIONI CHE
PROVOCANO TENSIONI NORMALI (SFORZO NORMALE, FLESSIONE SEMPLICE E
COMPOSTA).
4.2.1.1. Ipotesi di base.
Le norme seguenti si applicano agli elementi con armature
aderenti, monodimensionali a prevalente sviluppo lineare e, per
quanto possibile, agli elementi bidimensionali.
Valgono le seguenti ipotesi:
- conservazione delle sezioni piane;
- deformazione massima del calcestruzzo compresso pari a -0,0035
nel caso di flessione semplice e composta con asse neutro reale, e
variabile dal valore predetto a -0,002 quando l'asse neutro, esterno
alla sezione, tende all'infinito;
- deformazione massima dell'armatura tesa (contata a partire dalla
decompressione del calcestruzzo se si tratta di armature di
precompressione) + 0,01.
4.2.1.2. Sicurezza.
Nei casi di compressione o di pressoflessione, che non siano
determinati da precompressione, vanno rispettate le seguenti
prescrizioni;
a) lo sforzo normale deve risultare minore di quello calcolato per
compressioni centrate con una maggiorazione del 25% del coefficiente
(gamma)c;
b) in ogni caso, per tenere conto delle incertezze sul punto di
applicazione dei carichi si deve ipotizzare una eccentricita',
prevista nella direzione piu' sfavorevole, da sommare a quella
eventuale dei carichi e di entita' pari al maggiore dei due valori
h/30 e 20 mm, essendo h la dimensione nella direzione considerata per
la eccentricita';
c) per elementi snelli, come definiti in 4.2.4., si devono
effettuare le conseguenti verifiche.
4.2.1.3. Diagrammi di calcolo tensioni-deformazioni del calcestruzzo.
Di norma si adotta il diagramma parabola rettangolo, rappresentato
in figura 2-I, definito da un arco di parabola di secondo grado
passante per l'origine, avente asse parallelo a quello delle
tensioni, e da un segmento di retta parallelo all'asse delle
deformazioni tangente alla parabola nel punto di sommita'. Il vertice
della parabola ha ascissa -0,002, l'estremita' del segmento ha
ascissa -0,0035. L'ordinata massima del diagramma e' pari a 0,85 fcd.
VEDI FIGURA A PAG. 33
Per la verifica locale delle sezioni, in alternativa al diagramma
parabola rettangolo, la distribuzione delle compressioni puo' essere
assunta uniforme con valori:
- 0,85 fcd se la zona compressa presenta larghezza costante o
crescente verso la fibra piu' compressa;
- 0,85 fcd se la zona compressa presenta larghezza decrescente
verso la medesima fibra; sulle seguenti altezze, a partire dal lembo
compresso:
- se x (inferiore o pari) h: altezza 0,8 x;
x - 0,8 h
- se x (maggiore) h: altezza ( ----------) . h.
x - 0,75 h
Si potranno adottare altri diagrammi sforzi-deformazioni, a
condizione che i risultati che con questi si ottengono siano in
accordo con quelli derivanti dall'impiego del diagramma parabola
rettangolo, o siano chiaramente giustificabili.
4.2.1.4. Diagrammi di calcolo tensioni-deformazioni dell'acciaio.
Il diagramma di calcolo di un acciaio ordinario o di un acciaio
per precompressione si deduce dal diagramma caratteristico
effettuando un'affinita' parallelamente alla tangente all'origine nel
rapporto 1/(gamma)s.
4.2.1.5. Cerchiature.
Nelle strutture semplicemente compresse, armate con ferri
longitudinali disposti lungo una circonferenza e racchiusi da una
spirale di passo non maggiore di 1/5 del diametro del nucleo
cerchiato, la resistenza allo stato limite ultimo si calcola sommando
i contributi della sezione di calcestruzzo del nucleo, dell'acciaio
longitudinale e di una sezione di armatura fittizia longitudinale di
peso uguale a quello della spirale, maggiorando il coefficiente
(gamma)c del 25% come prescritto al punto 4.2.1.2.
La resistenza globale cosi' valutata non deve superare il doppio
di quella del nucleo.
La sezione di armatura longitudinale non deve risultare inferiore
alla meta' di quella dell'armatura fittizia corrispondente alla
spirale.
4.2.1.6. Armature di precompressione non aderenti.
Se le armature di precompressione non sono aderenti al
calcestruzzo si deve tener conto della riduzione di resistenza dovuta
allo scorrimento relativo acciaio-conglomerato.
4.2.2. VERIFICHE ALLO STATO LIMITE ULTIMO PER SOLLECITAZIONI
TAGLIANTI.
4.2.2.1. Premessa.
Per le verifiche allo stato limite ultimo per le sollecitazioni
taglianti gli elementi monodimensionali dotati di armature
longitudinali determinate in base al punto 4.2.1. devono rispettare
le prescrizioni di cui ai punti successivi.
4.2.2.2. Elementi senza armature trasversali resistenti a taglio.
E' consentito l'impiego di elementi sprovvisti di armature
trasversali resistenti a taglio per solette, piastre e membrature a
comportamento analogo, a condizione che detti elementi abbiano
sufficiente capacita' di ripartire i carichi trasversalmente.
4.2.2.2.1. Verifica del conglomerato. Il taglio di calcolo non
deve superare il valore che, con riferimento alla resistenza a
trazione di calcolo fctd, determina la formazione delle fessure ob-
lique, tenendo conto, oltre che degli effetti dei carichi, di
eventuali stati coattivi che favoriscano la formazione delle stesse
fessure.
4.2.2.2.2. Verifica dell'armatura longitudinale. La verifica
comporta la traslazione del diagramma del momento flettente lungo
l'asse longitudinale nel verso che da' luogo ad un aumento del valore
assoluto del momento flettente.
Le verifiche possono effettuarsi rispettando la condizione:
Vsdu (inferiore o pari) 0,25 fctd per r (1 + 50 (ro)l) per bw per d
per (delta)
con il seguente significato dei simboli:
Vsdu = taglio sollecitante di calcolo allo stato limite ultimo;
fctd = resistenza a trazione di calcolo;
r = (1,6 - d) con d espressa in metri e comunque d (inferiore o
pari) 0,60 m;
Asl
(ro)l = -------------- e comunque (ro)l (inferiore o pari) 0,02;
beta omega per d
bw = larghezza della membratura resistente a taglio;
d = altezza utile della sezione;
delta = 1 in assenza di sforzo normale;
delta = 0 in presenza di un apprezzabile sforzo normale di trazione;
Mo
delta = 1 + ------ in presenza di sforzo di compressione
Msdu
(o di precompressione); Mo e' il momento di decompressione
riferito alla fibra estrema della sezione sui cui agisce
Msdu; Msdu e' il momento agente massimo di calcolo nella
regione in cui si effettua la verifica a taglio, da assumersi
almeno pari a Mo;
Asl = area dell'armatura longitudinale di trazione ancorata al di
la' dell'intersezione dell'asse dell'armatura con una
eventuale fessura a 45 gradi che si inneschi nella sezione
considerata (vedi figura 3-I).
4.2.2.3. Elementi con armature trasversali resistenti al taglio.
La resistenza allo sforzo di taglio dell'elemento fessurato si
calcola schematizzando la trave come un traliccio ideale di cui
quello di Ritter-Morsch rappresenta un modello semplificato. Gli
elementi del traliccio resistenti a taglio sono le armature
trasversali d'anima, funzionanti come aste di parete, e il
conglomerato sia del corrente compresso che delle bielle d'anima.
Il traliccio e' completato dall'armatura longitudinale.
VEDI FIGURA A PAG. 35
4.2.2.3.1. Verifica del conglomerato. La verifica consiste nel
confrontare il taglio di calcolo con una espressione cautelativa
della resistenza a compressione delle bielle inclinate.
Nel caso in cui l'anima contenga barre pre-tese o cavi iniettati
di diametro * (maggiore) bw/8, si dovra' assumere nel calcolo la
larghezza nominale dell'anima:
b wn = bw - 1/2 (sigma maiuscolo) *
dove (sigma maiuscolo) * e' calcolato al livello piu' sfavorevole.
Per la verifica del conglomerato compresso in direzione obliqua si
potra' imporre:
Vsdu (inferiore o pari) 0,30 fcd per bw per d
essendo fcd la resistenza di calcolo a compressione.
L'espressione del taglio resistente riportata corrisponde al caso
in cui l'armatura trasversale e' costituita da staffe ortogonali alla
linea media (alfa = 90 gradi).
Se le staffe sono inclinate (45 gradi) inferiore o pari alfa
inferiore 90 gradi il valore di calcolo del taglio resistente puo'
essere assunto pari a:
0,30 fcd per bw per d (1 + cot alfa)
con limite superiore 0,45 fcd per bw per d.
Nel caso di barre rialzate la maggiorazione sopra indicata non e'
lecita.
4.2.2.3.2. Verifica dell'armatura trasversale d'anima. Il taglio
di calcolo deve risultare inferiore od al limite uguale alla somma
della resistenza della armatura d'anima e del contributo degli altri
elementi del traliccio ideale. Comunque la resistenza di calcolo
dell'armatura d'anima deve risultare non inferiore alla meta' del
taglio di calcolo.
L'armatura trasversale deve essere tale da verificare:
Vsdu inferiore o pari Vcd + Vwd
in cui:
Vcd = 0,60 fctd per bw per d per delta
0,90 d
Vwd = Asw per fywd per ------- (sin alfa + cos alfa)
s
In tali espressioni alfa e' l'indicazione dell'armatura
trasversale rispetto all'asse della trave, Asw l'area dell'armatura
trasversale posta all'interasse s, delta e' un coefficiente che tiene
conto della presenza di sforzo normale e che assume i valori:
delta = 1 se, in presenza di sforzo normale di trazione, l'asse
neutro taglia la sezione;
delta = 0 se, in presenza di sforzo normale di trazione, l'asse
neutro risulta esterno alla sezione;
Mo
delta = (1 + ------) in presenza di sforzo di compressione, essendo
Msdu Mo e Msdu definiti precedentemente.
Per le barre rialzate resistenti a taglio e' consigliabile
limitare la tensione di calcolo a 0,8 fywd.
Particolare attenzione deve essere ricolta al dimensionamento di
elementi sottoposti ad azioni di fatica per i quali puo' verificarsi
la necessita' che la resistenza di taglio di calcolo debba essere
interamente affidata all'armatura d'anima.
4.2.2.3.3. Verifica dell'armatura longitudinale. La verifica
comporta la traslazione del diagramma del momento flettente lungo
l'asse longitudinale nel verso che da' luogo ad un aumento del valore
assoluto del momento flettente.
In altri termini, l'armatura longitudinale deve essere
dimensionata per resistere al momento sollecitante Msdu (V) pari a:
Msdu (V) = Msdu + Vsdu per alfa1
con alfa1 = 0,9 d (1 - cot alfa)
e comunque: alfa1 (maggiore o pari) 0,2 d
La lunghezza di ancoraggio delle barre deve essere computata a
partire dal diagramma del momento Msdu traslato della quantita'
alfa1.
Le verifiche di cui al precedente capoverso ed ai punti 4.2.2.3.1.
e 4.2.2.3.2. sono relative ad una inclinazione delle bielle d'anima
pari a 45 gradi.
4.2.2.4. Casi particolari.
4.2.2.4.1. Componenti trasversali. Nel caso di elementi ad altezza
variabile o con cavi inclinati, il taglio di calcolo viene assunto
pari a:
Vrd = Vd + Vmd + Vpd
dove:
Vd = taglio dei carichi esterni di calcolo;
Vmd = componenti di taglio dovute all'inclinazione dei lembi della
membratura;
Vpd = componente di taglio dovuta allo sforzo di precompressione di
calcolo.
Le componenti Vmd e Vpd dovranno essere sempre prese in conto se
il loro effetto si somma a quello dei carichi. Vmd non deve essere
presa in conto se favorevole.
4.2.2.4.2. Carichi in prossimita' degli appoggi. Il taglio
all'appoggio determinato da carichi applicati alla distanza (alfa)v
(inferiore o pari) 2d dall'appoggio stesso si potra' ridurre nel
rapporto (alfa)v/2d, con l'osservanza delle seguenti prescrizioni:
- nel caso di appoggio di estremita', l'armatura di trazione
necessaria nella sezione ove e' applicato il carico piu' vicino
all'appoggio sia prolungata e ancorata al di la' dell'asse teorico di
appoggio;
- nel caso di appoggio intermedio l'armatura di trazione
all'appoggio sia prolungata sin dove necessario e comunque fino alla
sezione ove e' applicato il carico piu' lontano compreso nella zona
con (alfa)v (inferiore o pari) 2d.
Anche in questo caso con elementi ad altezza variabile l'eventuale
componente Vmd favorevole dovuta ai carichi compresi nel tratto
(alfa)v va assunta pari a zero.
4.2.2.4.3. Carichi appesi o indiretti. Se per particolari
modalita' di applicazione dei carichi gli sforzi degli elementi tesi
del traliccio risultano incrementati, le armature dovranno essere
all'uopo adeguate.
4.2.2.5. Verifica al punzonamento di lastre soggette a carichi
concentrati.
In corrispondenza dei pilastri e di carichi concentrati si
verifichera' la lastra al punzonamento allo stato limite ultimo.
In mancanza di una apposita armatura, la forza resistente al
punzonamento e' assunta pari a:
F = 0,5 per u per h per fctd
dove:
h e' lo spessore della lastra;
u e' il perimetro del contorno ottenuto dal contorno effettivo
mediante una ripartizione a 45 gradi fino al piano medio della
lastra;
fctd e' il valore di calcolo della resistenza a trazione.
Nel caso in cui si disponga una apposita armatura, l'intero sforzo
allo stato limite ultimo dovra' essere affidato all'armatura
considerata lavorante alla sua resistenza di calcolo.
4.2.3. VERIFICHE ALLO STATO LIMITE ULTIMO PER SOLLECITAZIONI
TORCENTI.
4.2.3.1. Premessa.
Le norme che seguono si applicano agli elementi prismatici
sottoposti a torsione semplice o composta ad armature aderenti che
abbiano sezione piena o cava in cui si possa ipotizzare un flusso
anulare di tensioni tangenziali.
Per tali elementi si assume, come schema resistente, un traliccio
tubolare isostatico in cui gli sforzi di trazione sono affidati alle
armature longitudinali e trasversali ivi contenute e gli sforzi di
compressione sono affidati alle bielle di conglomerato.
La sezione anulare fittizia resistente e' definita dai seguenti
parametri:
- spessore hs = de/6 essendo de il diametro del cerchio massimo
inscritto nel poligono pe avente per vertici i baricentri delle arma-
ture longitudinali;
- Be = area racchiusa dal poligono pe;
- ue = lunghezza del perimetro pe.
VEDI FIGURA A PAG. 37
Nel caso di sezione reale anulare, si adottera' lo spessore
effettivo se questo risulta minore di hs.
Nel caso di elementi che non corrispondono alle ipotesi formulate,
quali gli elementi a pareri sottili a sezione aperta, dovranno
utilizzarsi metodi di calcolo fondati su ipotesi teoriche e risultati
sperimentali chiaramente comprovati.
La sollecitazione di torsione puo' essere trascurata, nel calcolo
dello stato limite ultimo, quando rappresenta una sollecitazione
secondaria e non essenziale all'equilibrio della struttura.
4.2.3.2. Verifica della resistenza.
Il momento torcente di calcolo Td deve risultare inferiore o al
limite uguale ai valori del momento torcente resistente
corrispondenti rispettivamente al cedimento della sezione anulare di
calcestruzzo e al cedimento delle armature costituenti il traliccio.
Per la verifica delle bielle compresse si puo' adottare la
relazione:
1
Tsdu (inferiore o pari) --- fcd per Be per hs
2
essendo Tsdu il momento torcente sollecitante ultimo.
Per la verifica delle armature si possono imporre le seguenti
condizioni:
Staffe:
Asw
Tsdu (inferiore o pari) ----- 2 per Be per fywd
S
con:
Asw = area della sezione di un braccio di una staffa;
s = distanza fra due staffe successive;
fywd = tensione di calcolo delle staffe.
Armature longitudinali:
A1
Tsdu (inferiore o pari) ---- per 2 per Be per fyld
ue
con:
A1 = somma delle aree delle barre longitudinali;
fyld = tensione di calcolo delle armature longitudinali.
L'eventuale armatura di precompressione Ap1 sara' presa in conto
con una sezione equivalente:
fplk
As1 = ----- per Ap1
fylk
Sollecitazioni composte
a) Torsione, flessione e sforzo normale.
Le armature longitudinali di torsione calcolate come sopra
indicato si sommano a quelle di flessione.
Nelle zone compresse possono essere diminuite proporzionalmente
alla risultante di compressione.
b) Torsione e taglio.
Per la verifica delle bielle compresse sara' opportuno che
risulti:
Tsdu Vsdu
----- + ----- (inferiore o pari) 1
TRdu VRsu
nella quale relazione:
1
TRdu = --- fcd per Be per hs
2
VRdu = 0,30 fcd per Bw per d
Il calcolo delle staffe puo' effettuarsi separatamente per la
torsione e per il taglio avendo posto Vcd = 0; quindi si sommano le
aree delle sezioni.
Le armature longitudinali si possono calcolare come indicato per
la sollecitazione di torsione semplice.
4.2.4. ELEMENTI SNELLI.
4.2.4.1. Generalita'.
Le norme che seguono riguardano gli effetti del secondo ordine
nelle strutture costituite da elementi monodimensionali, dovuti a
curvature della linea d'asse per pressoflessione. Sono pertanto
esclusi gli effetti delle deformazioni dovute a taglio e torsione ed
i fenomeni d'instabilita' locali di pareti sottili e delle armature.
Nelle verifiche si devono considerare tutte le direzioni secondo
le quali gli effetti del secondo ordine assumono influenza
significativa.
4.2.4.2. Limiti di snellezza.
Vengono considerati "snelli" i pilastri a sezione costante per i
quali la snellezza massima valga:
VEDI FORMULA A PAG. 39
con:
lamda = coefficiente di snellezza nella direzione considerata;
lo = lunghezza libera di inflessione rispettiva;
i = raggio di inerzia rispettivo della sezione di conglomerato;
ro = rapporto geometrico dell'armatura longitudinale complessiva;
Ac = sezione di conglomerato (in mm2);
Nd = sforzo normale di calcolo valutato con le azioni di calcolo
di cui al punto 7 della premessa (in N).
Snellezze superiori a 3 lamda * sono da considerare con
particolari cautele di progettazione e di calcolo.
4.2.4.3. Azioni.
Dovranno essere prese in conto le azioni esterne di calcolo piu'
sfavorevoli quali definite al punto 7 della premessa.
Le combinazioni di carico saranno distinte in azioni di breve e di
lunga durata.
4.2.4.4. Incertezze geometriche.
Per strutture compresse si ipotizza una inclinazione non
intenzionale pari a:
1
tg alfa = ------ (strutture ad un piano, ovvero caricate solo in
150 sommita');
1
tg alfa = ----- (altre strutture).
200
Per colonne singole, in alternativa a quanto sopra, si ipotizza
una eccentricita' non intenzionale della forza assiale, pari a:
lo
en = ---- (lo espresso in cm)
300
e comunque non inferiore a 2 cm.
Tali imperfezioni includono le eccentricita' aggiuntive prescritte
per la verifica delle sezioni a pressoflessione.
4.2.4.5. Deformazioni viscose.
Per la valutazione degli effetti del secondo ordine dovuti alla
deformazione viscosa prodotta dalle azioni permanenti e quasi
permanenti si attribuiscono a tali azioni i loro valori
caratteristici maggiorati con coefficiente (gamma)n = 1,15.
4.2.4.6. Verifica delle strutture complesse (telai a nodi spostabili,
strutture con sforzo normale o sezione variabile, ecc.)
La verifica consiste, a seconda dei casi, nel controllare che non
si raggiunga una divergenza d'equilibrio d'insieme o locale, e che le
sollecitazioni prodotte dalle azioni esterne di calcolo siano
inferiori alle resistenze ultime delle sezioni.
La verifica del comportamento globale deve essere seguita da
quelle delle singole colonne tenendo conto delle sollecitazioni
supplementari indotte dagli effetti della deformazione della
struttura.
Per i telai a maglia rettangolare e' ammesso il metodo iterativo P
- delta maiuscolo che sostituisce ai momenti del secondo ordine
quelli prodotti da forze orizzontali equivalenti di piano.
4.2.4.7. Telai a nodi fissi.
Per i telai che si possono ritenere a nodi fissi e' sufficiente la
verifica all'instabilita' locale delle singole colonne, assumendo la
lunghezza libera pari all'interpiano.
In assenza di una valutazione diretta piu' precisa si puo'
ammettere che gli spostamenti orizzontali dei nodi siano trascurabili
qualora sia verificata la condizione:
VEDI FORMULA A PAG. 40
essendo:
H = altezza totale del telaio:
Ec j = somma delle rigidezze dei nuclei di controventamento (circa
costante sull'altezza);
N = somma dei carichi verticali di esercizio per combinazioni
rare;
n = numero dei piani.
4.2.4.8. Colonne singole.
Nel calcolo allo stato limite ultimo di colonne isostatiche a
sezione e sforzo normali costanti possono adottarsi le ulteriori
semplificazioni di cui ai punti 4.2.4.8.1., 4.2.4.8.2. e 4.2.4.8.3.;
esse possono estendersi anche a colonne per le quali si possa
ammettere che la posizione dei punti di flesso non vari col carico.
Nei pilastri con nodi fissi e distribuzione lineare di momenti
flettenti del primo ordine, si puo' verificare la sezione critica con
un momento del primo ordine di calcolo corrispondente a:
Mld = Nd per c'
con c' = 0,6 c2 + 0,4 c1 (maggiore o pari) / 0,4 c2 /) essendo c1 e
c2 eccentricita' del primo ordine all'estremita' dell'asta
ed / c2 / (maggiore o pari) / c1 /
al quale va sommato il momento del secondo ordine pari a M2=Nd per
delta essendo delta definito in 4.2.4.8.1.
Se risulta c1 (maggiore) c' + delta, dovra' essere anche
verificata la sezione soggetta alla eccentricita' c1 senza effetti
del secondo ordine.
4.2.4.8.1. Espressione approssimata della freccia. Quando la
sezione critica del modo di deformazione del second'ordine e' anche
la piu' sollecitata a flessione nel primo ordine, si puo' impiegare
l'espressione seguente per la freccia massima:
1 lo 2
delta = (---) . -----
r 10
1
con (---) curvatura effettiva della sezione critica.
r
4.2.4.8.2. Procedimento della colonna modello. E' ammesso di
valutare gli effetti del secondo ordine quali si verificano in una
colonna definita "colonna modello": una colonna soggetta a sforzo
normale costante, in condizioni per cui sia esatta l'espressione di
(delta) data al punto 4.2.4.8.1.
Detto MRd il momento resistente di calcolo della sezione critica
si individua M1Rd, momento resistente del primo ordine disponibile
per l'assorbimento della sollecitazione di calcolo, la' dove la
differenza fra l'ordinata della curva MRd - 1/r, tracciata per lo
sforzo normale agente di calcolo Nd e quella della retta
rappresentativa dell'effetto del secondo ordine
1 lo2
Nd . --- . ----- raggiunge il suo massimo valore.
r 10
4.2.4.8.3. Metodo diretto dello stato di equilibrio. Si controlla
che esista uno stato di deformazione della sezione critica tale che,
detti Mi e Ni le risultanti di momento flettente e di sforzo normale
dello stato di tensione corrispondente ed ei l'eccentricita' pari a
Mi
--, risulti:
Ni
ei (maggiore o pari) ed
Ni (maggiore o pari) Nd
Md
con ed = -----
Nd
VEDI FIGURA A PAG. 42
4.3. Verifiche allo stato limite di esercizio.
4.3.1. STATO LIMITE DI FESSURAZIONE.
4.3.1.1. Finalita'.
Per assicurare la funzionalita' e la durata delle strutture e'
necessario:
- prefissare uno stato limite di fessurazione adeguato alle
condizioni ambientali e di sollecitazione nonche' alla sensibilita'
delle armature alla corrosione;
- realizzare un sufficiente ricoprimento delle armature con
calcestruzzo di buone qualita' e compattezza;
- tener conto delle esigenze estetiche.
4.3.1.2. Definizione degli stati limite di fessurazione.
In ordine di severita' decrescente si distinguono i seguenti stati
limite:
- stato limite di decompressione nel quale, per la combinazione di
azioni prescelta, la tensione normale nella fibra considerata e' pari
a zero;
- stato limite di formazione delle fessure, nel quale, per la
combinazione di azioni prescelta, la tensione normale di trazione
nella fibra considerata e' uguale al frattile inferiore della
resistenza a trazione oppure:
fctk = 0,7 fctm
fcfk = 0,7 fcfm
- stato limite di apertura delle fessure nel quale, per la
combinazione di azioni prescelta, il valore caratteristico di
apertura della fessura calcolato al livello considerato e' pari a un
valore nominale prefissato.
I valori nominali ai quali si riferiscono le successive
prescrizioni sono:
w1 = 0,1 mm
w2 = 0,2 mm
w3 = 0,4 mm
4.3.1.3. Combinazioni di azioni.
Si prendono in considerazione le seguenti combinazioni (Cfr
4.0.1.):
- azioni quasi permanenti;
- azioni frequenti;
- azioni rare.
4.3.1.4. Condizioni ambientali.
Si individuano i seguenti ambienti in cui puo' trovarsi la
struttura:
- poco aggressivo, caratterizzato da umidita' relativa non elevata
o da umidita' relativa elevata per brevi periodi;
- moderatamente aggressivo, caratterizzato da elevata umidita'
relativa in assenza di vapori corrosivi;
- molto aggressivo, caratterizzato da presenza di liquidi o di
aeriformi particolarmente corrosivi.
4.3.1.5. Sensibilita' delle armature alla corrosione.
Le armature si distinguono in due gruppi:
- armature sensibili;
- armature poco sensibili.
Appartengono al primo gruppo gli acciai temprati, non rinvenuti,
di qualunque diametro e gli acciai incruditi a freddo soggetti a
tensioni permanenti superiori a 390 N/mm2.
Appartengono al secondo gruppo le altre armature e quelle
adeguatamente protette.
Nel caso della precompressione parziale, i due gruppi di armature
sono, in generale, entrambi presenti (sezione ad armatura mista).
4.3.1.6. Scelta degli stati limite di fessurazione.
Nel prospetto 7-I sono indicati i criteri di scelta dello stato
limite con riferimento alle esigenze sopra riportate.
Nel caso della precompressione parziale e' richiesta la verifica
allo stato limite di decompressione per la combinazione di azioni
quasi permanente e la verifica allo stato limite di apertura delle
fessure per le combinazioni di azioni frequente e rara.
L'impiego della precompressione parziale, a causa della
fessurazione della sezione in condizioni di servizio, e' soggetto a
particolari limitazioni, nel seguito specificate.
PROSPETTO 7-I
___________________________________________________________________
| | | | Armatura |
| Gruppi |Condizioni|Combinazione|_________________________________|
| di |ambiente |di azioni |Sensibile | Poco sensibile|
| esigenze| | |_________________|_______________|
| | | |Stato | wk | Stato | wk |
| | | |limite | | limite | |
|_________|__________|____________|__________|______|________|______|
| | | frequente | ap. | =
Sono ammesse tensioni di trazione (sigma)c=0,10 fckj fermo
restando l'obbligo specificato al punto 4.3.4.5. di disporre armature
metalliche come ivi indicato, ma proporzionate al tasso convenzionale
massimo di 215 N/mm2. Nelle travi ad armature pretese sono ammesse
tensioni di trazione iniziali pari a 0,05 fckj senza aggiunta di
armatura sussidiaria purche' l'armatura pre-tesa sia ben diffusa
nella zona soggetta a trazione. Per spessori minori di 5 cm le
tensioni normali iniziali sono ridotte del 30%. Qualora si ammettano
tensioni iniziali elevate si dovra' considerare il rischio che le
contro-frecce assumano nel tempo valori eccessivi.
Le fasi intermedie e transitorie della costruzione e' consentito
superare nel conglomerato il limite a trazione innanzi stabilito
purche' le fasi successive provochino l'annullamento dello stato di
trazione.
In tali condizioni dovra' considerarsi la parzializzazione della
sezione durante la predetta fase transitoria e le armature, disposte
come precisato al punto 4.3.4.5., dovranno verificarsi in conformita'
alle norme e prescrizioni valide per le sezioni pressoinflesse di
conglomerato cementizio armato normale. La resistenza a trazione del
conglomerato nelle zone virtualmente fessurate non potra' tenersi in
conto nelle verifiche a taglio e nella eventuale verifica a
fessurazione.
Nella zona di ancoraggio delle armature si possono tollerare
compressioni locali prodotte dagli apparecchi di ancoraggio pari a:
fckj
------
1,1
Quando la testata della trave sia prefabbricata in conglomerato,
fckj rappresenta la resistenza caratteristica a compressione del
conglomerato della testata medesima. In tal caso si controllera'
inoltre che la pressione di contatto sotto la testata prefabbricata,
valutata nell'ipotesi di distribuzione uniforme con diffusione a 45
(gradi) attraverso la testata, rispetti la limitazione precedente.
Qualora gli apparecchi di ancoraggio non siano applicati sulla
superficie del conglomerato, ma incassati nel corpo della trave,
nella valutazione della pressione trasmessa si puo' tener conto anche
della diffusione della forza per attrito laterale lungo le superfici
dell'apparecchio: tale contributo, tanto maggiore quanto maggiore e'
l'aderenza assicurata dalla scabrosita' delle superfici laterali
dell'apparecchio, non dovra', sotto le migliori condizioni, superare
il limite massimo del 50% dello sforzo totale.
Qualora le zone di influenza di apparecchi vicini si
sovrappongano, le pressioni vanno sommate.
Verifiche locali dovranno eseguirsi per gli ancoraggi fissi
annegati.
4.3.4.7. Travi a conci.
Nelle travi a conci con giunti lisci riempiti con malta cementizia
il rapporto fra lo sforzo di taglio e lo sforzo normale non deve
superare in esercizio per le combinazioni rare, in corrispondenza
dei giunti, il valore 0,35. Qualora tale rapporto risulti maggiore di
0,35 le superfici dei conci congiunti debbono essere munite di
apposite dentellature o rese solidali con l'impiego di adesivi
adeguatamente sperimentati e controllati.
4.3.4.8. Deformazioni lente.
a) Ritiro.
Per il calcolo delle cadute di tensione, salvo piu' precise
valutazioni (vedi punto 2.1.6.) si possono adottare i seguenti
valori:
- 0,0003 se la struttura viene precompressa prima di 14 giorni di
stagionatura;
- 0,00025 se la struttura viene precompressa dopo 14 giorni di
stagionatura.
Per strutture particolarmente sottili ed ambiente particolarmente
secco dovranno adottarsi valori superiori.
b) Viscosita'.
La deformazione lenta sotto carico, depurata del ritiro, puo',
salvo piu' precise valutazioni (vedi punto 2.1.7.), essere assunta
pari ad almeno 2 volte la deformazione elastica in esercizio per le
combinazioni quasi permanenti, sembra che la struttura venga
sollecitata non prima di 14 giorni di stagionatura.
Se la struttura viene invece sollecitata entro un tempo minore, la
deformazione lenta sotto carico si assumera' non inferiore a 2,3
volte la deformazione elastica in esercizio per le combinazioni quasi
permanenti.
Se la maturazione del conglomerato avviene con procedimenti
particolari, e' ammessa l'adozione di un minor valore della
deformazione lenta purche' sperimentalmente giustificato.
Il calcolo della caduta di tensione per viscosita' dovra' essere
effettuato, con riferimento alla tensione che, nella sezione
considerata, agisce sulla fibra di conglomerato posta al livello
della armatura.
Nelle travi ad armatura pre-tesa, nella esecuzione delle quali
intercorre sempre un intervallo di tempo tra la tesatura e
l'applicazione dello sforzo di compressione al conglomerato, il
calcolo della deformazione elastica del calcestruzzo, necessario per
la successiva valutazione di quella differita nel tempo, dovra'
basarsi sul valore assunto dalla tensione nell'acciaio al momento
della applicazione dello stato di coazione al conglomerato, desunto
dalla curva sperimentale di rilassamento determinata in condizioni
simili a quelli presenti in fase esecutiva, ponendo particolare
attenzione all'influenza sul rilassamento dell'acciaio dell'eventuale
riscaldamento utilizzato per accelerare l'indurimento del
conglomerato.
4.3.4.9. Tensioni limite per gli acciai da precompresso.
Le tensioni devono essere limitate ai seguenti valori riferiti a
quelli caratteristici garantiti dal produttore:
- strutture ad armatura post-tesa:
(sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(0,2)k
fili o trecce
(sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
(sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(1)k
trefoli
(sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
(sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fpyk
barre
(sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
Nelle barre sono ammesse sovratensioni ai lembi del 10%, indotte
dalla curvatura. Volendo conseguire raggi minori di quelli consentiti
dai limiti suddetti si dovranno preformare le barre mediante
piegatura a freddo.
- strutture ad armatura pre-tesa:
(sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(0,2)k
fili o trecce
(sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
(sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(1)k
trefoli
(sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
Il limite indicato per (sigma)sp e' il massimo di cui e'
consentita la presa in conto per valutare gli effetti favorevoli
della precompressione in esercizio; (sigma)spi indica la tensione
nell'acciaio all'atto della precompressione.
A causa dell'attrito, le tensioni possono tuttavia superare
localmente tale limite; di cio' si dovra' tenere conto la' dove gli
effetti della precompressione possano indurre condizioni di lavoro
piu' severo. Comunque non puo' superarsi il valore limite della
tensione iniziale (sigma)spi.
4.3.4.10. Tensioni nell'acciaio pre-teso dovute ai sovraccarichi.
Negli acciai di pre-tensione possono ammettersi, per effetto dei
sovraccarichi, incrementi dei limiti massimi di tensione di cui al
punto 4.3.4.9. non superiori a 0,06 fptk.
Nel caso della precompressione parziale gli incrementi di tensione
determinati in corrispondenza dello strato di armatura presollecitata
piu' lontano dall'asse neutro devono rispettare le limitazioni che
derivano dalla verifica dell'ampiezza delle fessure e dalla verifica
a fatica.
Sotto l'effetto di quei sovraccarichi che possono dar luogo ad
effetti di fatica per il grande numero di ripetizioni probabili, deve
sempre sussistere un rapporto di sicurezza 2, fra l'intervallo di
tensione cui all'acciaio e' capace di resistere a fatica e
l'intervallo fra la massima e la minima tensione cui e' soggetto
l'acciaio nella struttura (ivi compresi gli eventuali effetti di
curvatura). Il confronto va riferito ai risultati di prove effettuate
assumendo come tensione media la semisomma di questi ultimi valori.
Nel caso della precompressione parziale la verifica a fatica e'
obbligatoria.
4.4. Verifiche mediante prove su strutture campione e su
modelli.
4.4.1. PROVE SU STRUTTURE O ELEMENTI CAMPIONE.
Nel caso che la verifica sia riferita ad esperienze dirette su
struttura campione da effettuare sotto il controllo di un Laboratorio
Ufficiale, su adeguato numero di elementi, tale da consentire una
convincente elaborazione statistica dei risultati, e nei quali siano
fedelmente riprodotte le condizioni di carico e di vincolo, il minimo
valore del coefficiente di sicurezza rispetto alla resistenza
sperimentale a rottura non deve essere inferiore a 2 per carichi di
breve durata mentre il valore medio del coefficiente di sicurezza non
deve essere inferiore a 2,3 sempre per carichi di breve durata. Detti
coefficienti devono essere opportunamente incrementati nel caso di
azioni ripetute o protratte nel tempo, a meno che l'effettiva storia
di carico non venga riprodotta nelle prove. Ove siano da temere
fenomeni di instabilita' globale e locale ovvero rotture senza
preavviso, i coefficienti di sicurezza devono essere opportunamente
maggiorati.
Le esperienze devono accertare che, sotto le combinazioni delle
azioni di esercizio, siano rispettate le esigenze di cui al punto 3,
e che le deformazioni siano conformi a quanto indicato in 4.3.3.;
corrispondentemente l'apertura massima delle lesioni non dovra'
superare l'80% delle ampiezze limite ammesse in 4.3.1.
Per la produzione di serie in stabilimento i controlli debbono
avere carattere periodico.
4.4.2. PROVE SU MODELLI.
Per strutture di particolare complessita' le ipotesi a base del
calcolo potranno essere guidate dai risultati di prove su modelli.
5. REGOLE PRATICHE DI PROGETTAZIONE
5.1. Peso proprio del conglomerato.
Il peso proprio del conglomerato armato, quando il valor effettivo
non risulti da determinazione diretta, deve essere assunto pari a 25
kN/m3.
5.2. Valori massimi e minimi di Rck.
5.2.1. STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO NORMALE.
Per le strutture armate non e' ammesso l'impiego di conglomerati
con:
Rck (inferiore) 15 N/mm2
Nei calcoli statici non potra' essere presa in conto una
resistenza caratteristica superiore a 55 N/mm2. Per Rck (superiore o
pari) 40 N/mm2 si richiedono controlli statistici sia preliminari che
in corso d'impiego, e calcolazioni accurate delle strutture.
5.2.2. STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO.
Non possono essere utilizzati conglomerati con:
Rck (inferiore) 30 N/mm2
Nei calcoli statici non puo' essere considerata una Rck
(superiore) 55 N/mm2. Per Rck (superiore o pari) 40 N/mm2 si
richiedono controlli statistici sia preliminari che in corso di
impiego e calcolazioni accurate delle strutture.
5.3. Regole specifiche per strutture in cemento armato normale.
5.3.1. ARMATURA LONGITUDINALE.
Nelle strutture inflesse in elevazione la percentuale di armatura
longitudinale, nella zona tesa, riferita all'area totale della
sezione di conglomerato, non deve scendere sotto lo 0,15 per barre ad
aderenza migliorata e sotto lo 0,25 per bare lisce. Tale armatura
deve essere convenientemente diffusa.
In presenza di torsione si dovra' disporre almeno una barra
longitudinale per spigolo e comunque l'interasse fra le barre
medesime non dovra' superare 35 cm.
Alle estremita' delle travi deve essere disposta una armatura
inferiore, convenientemente ancorata, in grado di assorbire, allo
stato limite ultimo, uno sforzo di trazione uguale al taglio.
5.3.2. STAFFE.
Nelle travi si devono prevedere staffe aventi sezione complessiva
non inferiore a Ast=0,10 (1+0,15 d/b) b cm2/m essendo d l'altezza
utile della sezione e b lo spessore minimo dell'anima in cm, con un
minimo di tre staffe al metro e comunque passo non superiore a 0,8,
volte l'altezza utile della sezione.
In prossimita' di carichi concentrati o delle zone d'appoggio, per
una lunghezza pari all'altezza utile della sezione da ciascuna parte
del carico concentrato, il passo delle staffe non dovra' superare il
valore 12 ** l, essendo ** l il diametro minimo dell'armatura
longitudinale.
In presenza di torsione dovranno disporsi nelle travi staffe
aventi sezione complessiva, per metro lineare, non inferiore a 0,15 b
cm2 per staffe ad aderenza migliorata e 0,25 b cm2 per staffe lisce,
essendo b lo spessore minimo dell'anima misurata in centimetri.
Inoltre il passo delle staffe non dovra' superare 1/8 della lunghezza
delle linea media della sezione anulare resistente e comunque 20 cm.
Le staffe devono essere collegate da apposite armature
longitudinali.
5.3.3. ANCORAGGIO DELLE BARRE.
Le barre tese devono essere prolungate oltre la sezione nella
quale esse sono soggette alla massima tensione in misura sufficiente
a garantirne l'ancoraggio nell'ipotesi di ripartizione uniforme delle
tensioni tangenziali di aderenza. Con le stesse modalita' si dovra'
inoltre verificare che l'ancoraggio sia garantito al di la' della
sezione a partire dalla quale esse non vengono piu' prese in conto,
con riferimento alla tensione effettiva ivi agente.
I valori della tensione tangenziale ultima di aderenza fbd
applicabili a bare ancorate in zona di conglomerato compatto
utilmente compressa ai fini dell'ancoraggio (barre ancorate nella
meta' inferiore della trave o a non meno di 30 cm dalla superficie
superiore del getto o da una ripresa ed allontanate dal lembo teso,
oppure barre inclinate non meno di 45 gradi sulle traiettorie di
compressione), sono dati dalle seguenti espressioni:
- per barre lisce:
0,32
fbd= --------- (radice quadrata)Rck (N/mm2)
(gamma)c
- per barre ad aderenza migliorata:
fctk
fbd= 2,25 ---------
(gamma)c
Nel caso di barre ancorate in condizioni diverse da quelle
sopraindicate, si dovranno considerare congrue riduzioni (fino al 50%
dei valori indicati).
Le barre tonde lisce devono essere ancorate con uncini salvo che
per le barre sicuramente compresse. Gli uncini devono essere
semicircolari con diametro interno non inferiore a 5 diametri e
prolungati oltre il semicerchio di non meno di 3 diametri.
Agli effetti dell'aderenza gli uncini cosi' eseguiti possono
essere assunti come equivalenti a 20 diametri.
Nelle barre ad aderenza migliorata e' ammessa la omissione degli
uncini, ma l'ancoraggio deve essere in ogni caso pari a 20 diametri
con un minimo di 15 cm. Comunque, se presenti, gli uncini dovranno
avere raggio interno pari ad almeno a 6 diametri e, ai fini
dell'aderenza, essi possono essere computati nella effettiva misura
del loro sviluppo in asse alla barra.
Particolari cautele devono essere adottate ove si possono
prevedere fenomeni di fatica e di sollecitazioni ripetute.
5.3.4. PILASTRI.
Nei pilastri soggetti a compressione centrata od eccentrica deve
essere disposta un'armatura longitudinale di sezione non minore dello
0,15 Nsd/fyd, dove Nsd e' la forza normale di calcolo in esercizio
per combinazione di carico rara ed fyd e' la resistenza di calcolo, e
compresa fra lo 0,3% e il 6% della sezione effettiva. Quest'ultima
limitazione sale al 10% della sezione effettiva nei tratti di
giunzione per ricoprimento. In ogni caso il numero minimo di barre
longitudinali e' quattro per i pilastri a sezione rettangolare o
quadrata e sei per quelli a sezione circolare.
Il diametro delle barre longitudinali non deve essere minore di 12
mm.
Deve essere sempre prevista una staffatura posta ad interasse non
maggiore di 15 volte il diametro minimo delle barre impiegate per
l'armatura longitudinale, con un massimo di 25 cm.
Le staffe devono essere chiuse e conformate in modo da contrastare
efficacemente, lavorando a trazione, gli spostamenti delle barre
longitudinali verso l'esterno.
Il diametro delle staffe non deve essere minore di 6 mm e di 1/4
del diametro massimo delle barre longitudinali. Per pilastri
prefabbricati in stabilimento i diametri minimi delle barre
longitudinali e delle staffe sono rispettivamente ridotti a 10 ed a 5
mm.
per strutture in c.a. intesse come setti e pareti, di importanza
corrente, sottoposte prevalentemente a sforzo assiale, quando la
compressione media, in combinazione rara, risulti non superiore al
limite seguente:
(sigma)cd(media) (inferiore o pari) 0,27›1-0,03 (25-s)! fcd
essendo s lo spessore della parete espresso in cm, si potranno
adottare per le armature, da disporre presso entrambe le facce, le
seguenti limitazioni dimensionali in deroga alle precedenti:
a) diametro minimo delle barre longitudinali = 8 mm
interasse massimo (inferiore o pari) 30 cm;
b) diametro minimo delle barre trasversali = 5 mm
20 ** longitudinale
interasse massimo (inferiore o pari)
30 cm;
c) elementi di collegamento tra le due armature disposte su facce
parallele: 6 per m2 di parete.
5.3.5. ARMATURE DI RIPARTIZIONE DELLE SOLETTE.
Nelle solette non calcolate come piastre, oltre all'armatura
principale deve essere adottata un'armatura secondaria di
ripartizione disposta ortogonalmente.
In ogni caso l'armatura di ripartizione non deve essere inferiore
al 20% di quella principale necessaria.
5.4. Regole specifiche per strutture in cemento armato precompresso.
5.4.1. ARMATURA LONGITUDINALE ORDINARIA.
Nelle travi ad armatura post-tesa, anche in assenza di tensioni di
trazione in combinazioni rare, la percentuale di armatura sussidiaria
longitudinale non dovra' essere inferiore allo 0,1% dell'area
complessiva dell'anima e dell'eventuale ringrosso dal lato dei cavi.
In presenza di torsione vale la prescrizione di cui al penultimo
comma del punto 5.3.1.
Nel caso della precompressione parziale, le barre longitudinali di
armatura ordinaria, del tipo ad aderenza migliorata devono essere
disposte nella zona della sezione che risulta parzializzata in modo
da risultare piu' distanti dall'asse neutro e quindi piu' esterne,
rispetto alle armature ad alto limite elastico, utilizzate per
imprimere lo stato di coazione artificiale.
5.4.2. STAFFE.
Dovranno disporsi nelle travi staffe aventi sezione complessiva,
per metro lineare, non inferiore a 0,15 b cm2 per staffe ad aderenza
migliorata e 0,25 b cm2 per staffe lisce, essendo b lo spessore
minimo dell'anima misurata in centimetri, con un minimo di tre staffe
al metro e comunque passo non superiore a 0,8 volte l'altezza utile
della sezione. In prossimita' di carichi concentrati o delle zone
d'appoggio vale la prescrizione di cui al secondo comma del punto
5.3.2.
In presenza di torsione vale la prescrizione di cui al terzo comma
del punto 5.3.2.
Le staffe debbono essere collegate da armature longitudinali.
5.5. Nervature con soletta collaborante.
Nel calcolo di nervature solidali con solette, salvo piu' accurata
determinazione, si puo' ammettere, nell'ipotesi di conservazione
delle sezioni piane, come collaborante con la nervatura, da ciascun
lato, una striscia di soletta di larghezza pari alla maggiore fra le
dimensioni seguenti:
- un decimo della luce della nervatura;
- cinque volte lo spessore della soletta piu' una volta la
lunghezza dell'eventuale raccordo della soletta.
In nessun caso la larghezza di soletta collaborante da ciascun
lato puo' superare la distanza fra la sezione in esame e quella in
cui ha termine la soletta, ne' la meta' della luce fra le nervature.
Per luci di qualche importanza o comunque superiori a 5 m, o in
presenza di rilevanti carichi concentrati, sono da prevedere adeguati
dispositivi di ripartizione.
6. NORME DI ESECUZIONE.
6.1. Cemento armato normale.
6.1.1. IMPASTI.
Gli impianti devono essere preparati e trasportati in modo da
escludere pericoli di segregazione dei componenti o di prematuro
inizio della presa al momento del getto. Il getto deve essere
convenientemente compattato; la superficie dei getti deve essere
mantenuta umida per almeno tre giorni.
Non si deve mettere in opera il conglomerato a temperature minori
di 0 gradi centigradi, salvo il ricorso ad opportune cautele.
6.1.2. GIUNZIONI.
Le giunzioni delle barre in zona tesa, quando non siano evitabili,
si devono realizzare possibilmente nelle regioni di minor
sollecitazione, in ogni caso devono essere opportunamente sfalsate.
Le giunzioni di cui sopra possono effettuarsi mediante:
- saldature eseguite in conformita' alle norme in vigore sulle
saldature. Devono essere accertate la saldabilita' degli acciai da
impiegare come indicato al punto 2.2.6. nonche' la compatibilita' fra
metallo e metallo di apporto nelle posizioni o condizioni operative
previste nel progetto esecutivo;
- manicotto filettato;
- sovrapposizione calcolata in modo da assicurare l'ancoraggio di
ciascuna barra. In ogni caso la lunghezza di sovrapposizione in retto
deve essere non minore di 20 volte il diametro e la prosecuzione di
ciascuna barra deve essere deviata verso la zona compressa. La
distanza mutua (interferro) nella sovrapposizione non deve superare 6
volte il diametro.
E' consentito l'impiego di manicotti di tipo speciale, purche' il
tipo stesso sia stato preventivamente approvato dal Consiglio
superiore dei lavori pubblici.
6.1.3. BARRE PIEGATE.
Le barre piegate devono presentare, nelle piegature, un raccordo
circolare di raggio non minore di 6 volte il diametro. Gli ancoraggi
devono rispondere a quanto prescritto al punto 5.3.3.
Per barre di acciaio incrudito a freddo le piegature non possono
essere effettuate a caldo.
6.1.4. COPRIFERRO ED INTERFERRO.
La superficie dell'armatura resistente, comprese le staffe, deve
distare dalle facce esterne del conglomerato di almeno 0,8 cm nel
caso di solette, setti e pareti, e di almeno 2 cm nel caso di travi e
pilastri. Tali misure devono essere aumentate, e rispettivamente
portate a 2 cm per le solette e a 4 cm per le travi ed i pilastri, in
presenza di salsedine marina, di emanazioni nocive, od in ambiente
comunque aggressivo. Copriferri maggiori possono essere utilizzati in
casi specifici (ad es. opere idrauliche).
Le superfici delle barre devono essere mutuamente distanziate in
ogni direzione di almeno una volta di diametro delle barre medesime
e, in ogni caso, non meno di 2 cm. Si potra' derogare a quanto sopra
raggruppando le barre a coppie ed aumentando la mutua distanza minima
tra le coppie ad almeno 4 cm.
Per le barre di sezione non circolare si deve considerare il
diametro del cerchio circoscritto.
6.1.5. DISARMO.
Il disarmo deve avvenire per gradi ed in modo da evitare azioni
dinamiche adottando opportuni provvedimenti.
Il disarmo non deve avvenire prima che la resistenza del
conglomerato abbia raggiunto il valore necessario in relazione
all'impiego della struttura all'atto del disarmo, tenendo anche conto
delle altre esigenze progettuali e costruttive; la decisione e'
lasciata al giudizio del direttore dei lavori.
6.2. Cemento armato precompresso.
6.2.1. COMPATTAZIONE DEI GETTI.
Il getto deve essere costipato per mezzo di pervibratori ad ago od
a lamina, ovvero con vibratori esterni, facendo particolare
attenzione a non deteriorare le guaine dei cavi.
6.2.2. SPESSORE DI RICOPRIMENTO DELLE ARMATURE DI PRECOMPRESSIONE.
Le superfici esterne dei cavi post-tesi devono distare dalla
superficie del conglomerato non meno di 25 mm nei casi normali, e non
meno di 35 mm in caso di strutture site all'esterno o in ambiente
aggressivo. Il ricoprimento delle armature pre-tese non deve essere
inferiore a 15 mm o al diametro massimo dell'inerte impiegato, e non
meno di 25 mm in caso di strutture site all'esterno o in ambiente
aggressivo.
6.2.3. TESTATE DI ANCORAGGIO DELL'ARMATURA DI PRECOMPRESSIONE.
Dietro gli apparecchi di ancoraggio deve disporsi una armatura
tridirezionale atta ad assorbire, con larga margine, gli sforzi di
trazione e di taglio derivanti dalla diffusione delle forze concen-
trate, ivi comprese le eventuali reazioni vincolari.
6.2.4. POSA DELLE BARRE, DEI CAVI E LORO MESSA IN OPERA.
Nel corso dell'operazione di posa si deve evitare, con particolare
cura, di danneggiare l'acciaio con intaglio, pieghe, ecc.
Si deve altresi' prendere ogni precauzione per evitare che i fili
subiscano danni di corrosione sia nei depositi di approvvigionamento
sia in opera, fino alla ultimazione della struttura. All'atto della
messa in tiro si debbono misurare contemporaneamente lo sforzo
applicato e l'allungamento conseguito; i due dati debbono essere
confrontati tenendo presente la forma del diagramma sforzi
allungamenti a scopo di controllo delle perdite per attrito.
Il posizionamento delle barre e dei cavi dovra' essere
accuratamente controllato prima del getto.
6.2.4.1. Operazioni di tiro.
Qualora all'atto del tiro si riscontrino perdite per attrito
superiori a quelle previste in progetto, un'aliquota di queste, fino
ad un massimo del 7% della tensione iniziale, potra' essere
compensata da una maggiore tensione di carattere temporaneo.
I risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, ossia le letture
ai manometri e gli allungamenti misurati, verranno registrati in
apposite tabelle sulle quali saranno preventivamente indicate le
tensioni iniziali delle armature e gli allungamenti teorici.
Il dispositivo di misura dello sforzo deve essere possibilmente
indipendente dalle apparecchiature per indurre la pre-tensione.
I manometri debbono essere frequentemente tarati.
Si deve inoltre effettuare preventivamente una misura degli
attriti che si sviluppano all'interno del martinetto.
All'atto del tiro si confronteranno gli allungamenti rilevati con
quelli previsti dal calcolo.
Un'insufficienza di allungamento, rilevando un attrito superiore a
quello supposto, richiede la messa in atto di appositi accorgimenti
innalzando la tensione iniziale fino al massimo consentito e,
all'occorrenza, l'attuazione di procedimenti particolari, quale
lubrificazione che pero' non deve alterare la successiva aderenza tra
armatura e malta delle iniezioni.
Un'eccedenza di allungamento, quando non sia dovuta al cedimento
dell'ancoraggio opposto o all'assestamento iniziale del cavo, cio'
che si deve accertare con particolare attenzione, indica un attrito
inferiore a quello previsto; in tal caso si deve ridurre la tensione
per evitare che la tensione finale lungo il cavo sia superiore a
quella ammessa.
6.2.4.2. Protezione dei cavi ed iniezioni.
Le guaine dei cavi devono essere assolutamente stagne e le
giunzioni devono essere efficacemente protette.
Alla buona esecuzione delle iniezioni e' affidata la conservazione
nel tempo delle strutture in c.a.p. a cavi e, pertanto, di seguito
vengono fornite apposite indicazioni.
L'iniezione dei cavi scorrevoli ha due scopi principali:
a) prevenire la corrosione dell'acciaio di precompressione;
b) fornire un'efficace aderenza fra l'acciaio ed il conglomerato.
6.2.4.2.1. Caratteristiche della malta. La malta deve essere
fluida e stabile con minimo ritiro ed adeguata resistenza e non deve
contenere agenti aggressivi. Deve essere composta da cemento, acqua
ed eventuali additivi. Elementi inerti (ad esempio farina di sabbia)
possono impiegarsi solo per guaine di dimensioni superiori a 12 cm
nel rapporto in peso inerti/cemento (inferiore) 25%.
Gli additivi non debbono contenere ioni aggressivi (cloruri,
solfati, nitrati, ecc.) e comunque non produrre un aumento di ritiro.
Possono impiegarsi resine sintetiche o bitume o altro materiale
solo dopo averne dimostrato la validita' mediante idonea
documentazione sperimentale.
La malta deve essere sufficientemente fluida perche' la si possa
correttamente iniettare nei canali. Si consiglia di controllare la
fluidita' della malta accertando che il tempo misurato al cono di
Marsh sia compreso fra 13 e 25 secondi.
La resistenza a trazione per flessione a 8 giorni deve essere
maggiore od eguale a 4 N/mm2.
Il tempo d'inizio della presa a 30 gradi centigradi deve essere
superiore a tre ore.
Il rapporto acqua/cemento, da determinare sperimentalmente per
ogni tipo di cemento, deve essere il minore possibile compatibilmente
con la fluidita' richiesta e comunque non deve superare 0,40 e 0,38
se con additivi, e inoltre deve essere tale che la quantita' d'acqua
di essudamento alla superficie della pasta, in condizioni di riposo
sia inferiore al 2%.
Il ritiro a 28 giorni non deve superare 2,8 mm/m.
6.2.4.2.2. Operazioni di iniezione.
a) Dopo l'impasto la malta deve essere mantenuta in movimento
continuo. E' essenziale che l'impasto sia esente da grumi;
b) immediatamente prima dell'iniezione di malta, i cavi vanno
puliti;
c) l'iniezione deve avvenire con continuita' e senza interruzioni.
La pompa deve avere capacita' sufficiente perche' in cavi di diametro
inferiore a 10 cm la velocita' della malta sia compresa fra 6 e 12 m
al minuto, senza che la pressione superi le 1000 kPa (10 atm);
d) la pompa deve avere un'efficace dispositivo per evitare le
sovrappressioni;
e) non e' ammessa l'iniezione con aria compressa;
f) quando possibile l'iniezione si deve effettuare dal piu' basso
ancoraggio o dal piu' basso foro del condotto;
g) per condotti di grande diametro puo' essere necessario ripetere
l'iniezione dopo circa due ore;
h) la malta che esce dagli sfiati deve essere analoga a quella
alla bocca di immissione e non contenere bolle d'aria; una volta
chiusi gli sfiati si manterra' una pressione di 500 kPa (5 atm) fin
tanto che la pressione permane senza pompare per almeno 1 minuto;
i) la connessione fra l'ugello del tubo di iniezione ed il
condotto deve essere realizzata con dispositivo meccanico e tale che
non possa aversi entrata d'aria;
l) appena terminata l'iniezione, bisogna avere cura di evitare
perdite di malta dal cavo. I tubi di iniezione devono essere di
conseguenza colmati di malta, se necessario.
6.2.4.2.3. Condotti.
a) I punti di fissaggio dei condotti debbono essere frequenti ed
evitare un andamento serpeggiante;
b) ad evitare sacche d'aria devono essere disposti sfiati nei
punti piu' alti del cavo;
c) i condotti debbono avere forma regolare, preferibilmente
circolare. La loro sezione deve risultare maggiore di:
VEDI FORMULA A PAG. 60 (per cavi a fili, trecce o trefoli)
Ao = 1,5 a (per sistemi a barra isolata)
dove ai e' l'area del singolo filo, treccia o trefolo, n il numero di
fili, trecce o trefoli costituenti il cavo ed a l'area della barra
isolata. In ogni caso l'area libera del condotto dovra' risultare non
minore di 4 cm2.
d) di devono evitare per quanto possibile brusche deviazioni o
cambiamenti di sezione.
6.2.4.2.4. Iniezioni.
a) Fino al momento dell'iniezione dei cavi occorre proteggere
l'armatura dall'ossidazione. Le iniezioni dovranno essere eseguite
entro 15 giorni a partire dalla messa in tensione, salvo casi
eccezionali di ritaratura nei quali debbono essere adottati
accorgimenti speciali al fine di evitare che possano iniziare
fenomeni di corrosione;
b) in tempo di gelo, e' bene rinviare le iniezioni, a meno che non
siano prese precauzioni speciali;
c) se si e' sicuri che la temperatura della struttura non
scendera' al di sotto di 5 gradi centigradi nelle 48 ore seguenti
alla iniezione, si puo' continuare l'iniezione stessa con una malta
antigelo di cui sia accertata la non aggressivita', contenente il 6
(da a) 10% di aria occlusa;
d) se puo' aversi gelo nelle 48 ore seguenti all'iniezione,
bisogna riscaldare la struttura e mantenerla calda almeno per 48 ore,
in modo che la temperatura della malta iniettata non scenda al di
sotto di 5 gradi centigradi;
e) dopo il periodo di gelo bisogna assicurarsi che i condotti
siano completamente liberi da ghiaccio o brina. E' vietato il
lavaggio a vapore.
7. NORME COMPLEMENTARI RELATIVE AI SOLAI.
7.0. Generalita' e classificazione solai.
a) Generalita'.
Nel presente capitolo sono trattati i solai realizzati
esclusivamente in c.a. o c.a.p. o misti in c.a. e c.a.p. e blocchi in
laterizio od in altri materiali. Vengono considerati sia i solai
eseguiti in opera che quelli formati dall'associazione di elementi
prefabbricati.
Per tutti i solai valgono le prescrizioni gia' date nei capitoli
precedenti per le opere in c.a. e c.a.p. con particolare riguardo
alle prescrizioni relative agli elementi inflessi.
In particolare si dovra' disporre agli appoggi dei solai
un'armatura inferiore incorporata o aggiuntiva, convenientemente
ancorata, in grado di assorbire uno sforzo di trazione pari al
taglio.
Ad esse devono aggiungersi od integrarsi le norme complementari
indicate nel seguito.
b) Classificazione.
I) Solai in getto pieno: in c.a. od in c.a.p.
II) Solai misti in c.a., c.a.p., e blocchi interposti di
alleggerimento collaboranti e non, in laterizio (vedi 7.1.) od altro
materiale (vedi 7.2.).
III) Solai realizzati dall'associazione di elementi in c.a. e
c.a.p. prefabbricati con unioni e/o getti di completamento.
Per i solai del tipo I) valgono integralmente le prescrizioni dei
precedenti capitoli e non occorrono norme aggiuntive.
I solai del tipo II) sono soggetti anche alle norme complementari
riportate nei successivi paragrafi 7.1 e 7.2.
I solai del tipo III) sono soggetti anche alle norme complementari
riportate in 7.1. e 7.2., in quanto applicabili, ed a quelle
riportate in 7.3.
7.1. Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p.
e blocchi forati in laterizio.
7.1.1. CLASSIFICAZIONE.
I solai misti in cemento armato normale e precompresso e blocchi
forati in laterizio si distinguono nelle seguenti categorie:
a) solai con blocchi aventi funzione principale di alleggerimento;
b) solai con blocchi aventi funzione statica in collaborazione con
il conglomerato.
7.1.2. PRESCRIZIONI GENERALI.
I blocchi di cui al punto 7.1.1.b) devono essere conformati in
modo che nel solaio in opera sia assicurata con continuita' la
trasmissione degli sforzi dall'uno all'altro elemento.
Nel caso si richieda al laterizio il concorso alla resistenza agli
sforzi tangenziali, si devono usare elementi monoblocco disposti in
modo che nelle file adiacenti, comprendenti una nervatura di
conglomerato, i giunti risultino sfalsati tra loro. In ogni caso, ove
sia prevista una soletta di conglomerato staticamente integrativa di
altra in laterizio, quest'ultima deve avere forma e finitura tali da
assicurare la solidarieta' ai fini della trasmissione degli sforzi
tangenziali.
Per entrambe le categorie il profilo dei blocchi delimitanti la
nervatura di conglomerato da gettarsi in opera non deve presentare
risvolti che ostacolino il deflusso di calcestruzzo e restringano la
sezione delle nervature stesse sotto i limiti stabiliti in 7.1.4.5.
7.1.3. REQUISITI DI ACCETTAZIONE PROVE E CONTROLLI.
7.1.3.1. Spessore delle pareti e dei setti.
Lo spessore delle pareti orizzontali compresse non deve essere
minore di 8 mm, quello delle pareti perimetrali non minore di 8 mm,
quello dei setti non minore di 7 mm.
Tutte le intersezioni dovranno essere raccordate con raggio di
curvatura, al netto delle tolleranze, maggiore di 3 mm.
Si devono adottare forme semplici, caratterizzate da setti
rettilinei ed allineati, particolarmente in direzione orizzontale,
con setti con rapporto spessore/lunghezza il piu' possibile uniforme.
Il rapporto fra l'area complessiva dei fori e l'area lorda
delimitata dal perimetro della sezione del blocco non deve risultare
superiore a 0,6 + 0,625 h, ove h e' l'altezza del blocco in metri,
con un massimo del 75%.
7.1.3.2. Caratteristiche fisico-meccaniche.
La resistenza caratteristica a compressione, determinata secondo
le prescrizioni dell'Allegato 7, riferita alla sezione netta delle
pareti e delle costolature deve risultare non minore di:
- 30 N/mm2 nella direzione dei fori;
- 15 N/mm2 nella direzione trasversale ai fori, nel piano del
solaio,
per i blocchi di cui al 7.1.1.b);
e di:
- 15 N/mm2 nella direzione dei fori;
- 5 N/mm2 nella direzione trasversale ai fori, nel piano del
solaio,
per i blocchi di cui al 7.1.1.a).
La resistenza caratteristica a trazione per flessione determinata
secondo l'Allegato 7, deve essere non minore di:
- 10 N/mm2 per i blocchi di tipo b),
e di:
- 7 N/mm2 per i blocchi tipo a).
In assenza di cassero continuo inferiore durante la fase di
armatura e getto tutti i blocchi devono resistere ad un carico
concentrato, applicato nel centro della faccia superiore (su un'area
di 5 X 5 cm2) non inferiore a 1,5 kN. La prova va effettuata secondo
le modalita' indicate nell'Allegato 7.
Il modulo elastico del laterizio non deve essere superiore a: 25
kN/mm2.
Il coefficiente di dilatazione termica lineare del laterizio deve
essere:
-6 -1
alfa (maggiore o pari) 6 per 10 gradi centigradi
Il valore di dilatazione per umidita' misurato secondo quanto
stabilito nell'Allegato 7 deve essere minore di 4 per 10 -4
7.1.3.3. Integrita' dei blocchi.
Speciale cura deve essere rivolta al controllo dell'integrita' dei
blocchi con particolare riferimento alla eventuale presenza di
fessurazioni.
7.1.3.4. Controlli di qualita' dei blocchi in laterizio.
La produzione degli elementi laterizi deve essere controllata
mediante prove su blocchi di produzione corrente certificate da
Laboratori Ufficiali, con frequenza almeno annuale.
7.1.4. PROGETTAZIONE.
7.1.4.1. Verifiche.
Le tensioni limite in esercizio per combinazioni rare nel
conglomerato e nelle armature metalliche sono quelle prescritte al
precedente punto 4.3.2.
Per il laterizio, nei solai di cui al punto 7.1.1.b), la
compressione in esercizio per combinazioni rare non deve superare 6,5
N/mm2 per gli sforzi agenti nella direzione dei fori, e 4 N/mm2 per
sforzi in direzione normale ad essi, sempre che, in questo secondo
caso, il tipo costruttivo lo giustifichi.
Sono anche ammesse verifiche agli stati limite fondati su prove di
strutture o di elementi campioni di serie secondo quanto indicato al
punto 4.4.1.
7.1.4.2. Spessore minimo dei solai
Lo spessore dei solai a portata unidirezionale che non siano di
semplice copertura non deve essere minore di 1/25 della luce di
calcolo ed in nessun caso minore di 12 cm.
Per i solai costituiti da travetti precompressi e blocchi
interposti il predetto limite puo' scendere ad 1/30.
Le deformazioni devono risultare compatibili con le condizioni di
esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed impiantistici ad
esso collegati.
7.1.4.3. Modulo elastico di calcolo.
Nel calcolo delle reazioni iperstatiche il modulo di elasticita'
del laterizio, in mancanza di determinazioni dirette, puo' assumersi
pari a 20 kN/mm2.
7.1.4.4. Spessore minimo della soletta.
Nei solai di cui al punto 7.1.1.a) lo spessore minimo del
calcestruzzo della soletta di conglomerato non deve essere minore di
4 cm.
Nei solai di cui al punto 7.1.1.b), puo' essere omessa la soletta
di calcestruzzo e la zona rinforzata di laterizio, per altro sempre
rasata con calcestruzzo, puo' essere considerata collaborante e deve
soddisfare i seguenti requisiti:
- possedere spessore non minore di 1/5 dell'altezza, per solai con
altezza fino a 25 cm, non minore di 5 cm per solai con altezza
maggiore;
- avere area effettiva dei setti e delle pareti, misurata in
qualunque sezione normale alla direzione dello sforzo di
compressione, non minore del 50% della superficie lorda.
7.1.4.5. Larghezza ed interasse delle nervature.
La larghezza minima delle nervature in calcestruzzo per solai con
nervature gettate o completate in opera non deve essere minore di 1/8
dell'interasse e comunque non inferiore a 8 cm.
Nel caso di produzione di serie in stabilimento di pannelli di
solaio completi controllati come previsto al punto 7.1.4.1. il limite
minimo predetto potra' scendere a 5 cm.
L'interasse delle nervature non deve in ogni caso essere maggiore
di 15 volte lo spessore medio della soletta. Il blocco interposto
deve avere dimensione massima inferiore a 52 cm.
Per i solai di categoria b) possono considerarsi appartenenti alle
nervature ai fini del calcolo le pareti di laterizio cassero, sempre
che sia assicurata l'aderenza fra i due materiali. La larghezza
collaborante va determinata in conformita' al punto 5.5; per
produzioni di serie in stabilimento di pannelli solaio completi, la
larghezza collaborante potra' essere determinata con la
sperimentazione di cui al punto 4.4.
7.1.4.6. Armatura trasversale.
Per i solai con nervatura gettata o completata in opera e di luce
superiore a 4,50 m o quando sia sensibile il comportamento a piastra
o quando agiscano carichi concentrati che incidano in misura
considerevole sulle sollecitazioni di calcolo, si deve prevedere
all'estradosso una soletta gettata in opera di spessore non inferiore
a 4 cm munita di adeguata armatura delle solette o nelle eventuali
nervature pari almeno a 3 * 6 al metro o al 20% di quella
longitudinale nell'intradosso del solaio.
Particolare attenzione deve essere dedicata alla sicurezza al
distacco di parti laterizie, specialmente in dipendenza di sforzi
trasversali anche di carattere secondario.
In assenza di soletta in calcestruzzo (solaio rasato) e'
necessaria l'adozione di almeno una nervatura trasversale per luci
superiori a 4,5 m. Nel caso di produzione di serie in stabilimento di
pannelli solaio completi, la capacita' di ripartizione trasversale
potra' essere garantita anche a mezzo di altri dispositivi la cui
efficacia e' da dimostrarsi con idonee prove sperimentali.
7.1.4.7. Armatura longitudinale.
L'armatura longitudinale deve essere superiore a:
As min (maggiore o pari) 0,07 h cm2 al metro
ove h e' l'altezza del solaio espressa in cm.
7.1.4.8. Armatura per il taglio.
Nelle condizioni previste in 4.2.2.2. puo' non disporsi armatura
per il taglio.
Quando invece occorre far ricorso ad una armatura per il taglio,
non e' ammesso tener conto della collaborazione delle pareti laterali
di laterizio ai fini della valutazione della sollecitazione
tangenziale (tau)c1.
7.1.5. ESECUZIONE.
7.1.5.1. Protezione delle armature.
Nei solai, la cui armatura e' collocata entro scanalature,
qualunque superficie metallica deve risultare contornata in ogni
direzione da uno spessore minimo di 5 mm di malta cementizia.
Per armatura collocata entro nervatura, le dimensioni di questa
devono essere tali da consentire il rispetto dei seguenti limiti:
- distanza netta tra armatura e blocco (superiore o pari) 8 mm;
- distanza netta tra armatura ed armatura (superiore o pari) 10
mm.
7.1.5.2. Bagnatura degli elementi.
Prima di procedere ai getti i laterizi devono essere
convenientemente bagnati.
7.1.5.3. Caratteristiche degli impasti per elementi prefabbricati.
Devono impiegarsi malte cementizie con dosature di legante non
minori a 450 kg/m3 di cemento e conglomerati con Rck (superiore o
pari) 25 N/mm2.
7.1.5.4. Blocchi.
Gli elementi con rilevanti difetti di origine o danneggiati
durante la movimentazione dovranno essere eliminati.
7.1.5.5. Allineamenti e forzature.
Si dovra' curare il corretto allineamento dei blocchi evitando la
forzatura dei blocchi interposti tra i travetti prefabbricati.
7.1.5.6. Conglomerati per i getti in opera.
Si dovra' studiare la composizione del getto in modo da evitare
rischi di segregazione o la formazione di nidi di ghiaia e per
ridurre l'entita' delle deformazioni differite.
Il diametro massimo degli inerti impiegati non dovra' superare 1/5
dello spessore minimo delle nervature ne' la distanza netta minima
tra le armature.
Il getto deve essere costipato in modo da garantire l'avvolgimento
delle armature e l'aderenza sia con i blocchi sia con eventuali altri
elementi prefabbricati.
7.1.5.7. Modalita' di getto.
Per rendere efficace quanto indicato ai punti precedenti occorre
con opportuni provvedimenti eliminare il rischio di arresto del getto
al livello delle armature.
7.1.5.8. Solidarizzazione tra intonaci e superfici di intradosso.
Qualora si impieghino materiali d'intonaco cementizi aventi
resistenza caratteristica a trazione superiore ad 1 N/mm2 dovranno
adottarsi spessori inferiori ad 1 cm o predisporre armature di
sostegno e diffusione opportunamente ancorate nelle nervature.
7.1.6. DISPOSIZIONI AGGIUNTIVE PER I TRAVETTI DI SOLAIO
PRECOMPRESSI PREFABBRICATI PER LA REALIZZAZIONE DI SOLAI CON BLOCCHI
IN LATERIZIO.
7.1.6.1. Elementi con armatura pre-tesa.
Per elementi con armatura pre-tesa e' ammessa la deroga
all'obbligo di disporre la staffatura minima prevista al punto 5.4.2.
7.1.6.2. Criteri di calcolo.
Per la sezione in campata, oltre alle verifiche agli stati limite
fondate sul calcolo sono anche ammesse verifiche fondate su prove di
elementi prefabbricati di serie secondo quanto indicato al punto 4.4.
Per le strutture parzialmente gettate in opera puo' omettersi la
staffatura di collegamento quando la tensione tangenziale media in
esercizio per combinazioni rare tra l'elemento prefabbricato e il
conglomerato gettato in opera risulti inferiore a 0,3 N/mm2 per le
superfici di contatto lisce e 0,45 N/mm2 per superfici scabre.
In corrispondenza al lembo superiore dei travetti sono consentite
in esercizio trazioni pari a fctm definite al punto 2.1.2.
7.1.6.3. Getti in opera.
I travetti privi di armature a taglio devono essere integrati
sugli appoggi da getti in opera armati secondo quanto previsto al
punto 7.0. a), ultimo capoverso, salvo che per gli elementi di solai
di copertura poggianti su travi e dotati di adeguata lunghezza di
appoggio.
Tali collegamenti, se destinati ad assicurare continuita'
strutturale agli appoggi, dovranno essere verificati secondo le
disposizioni relative al conglomerato cementizio armato normale,
verificando altresi' le condizioni di aderenza fra getti in opera e
travetti, secondo i criteri indicati in 7.1.6.2.
7.2. Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p.
e blocchi diversi dal laterizio.
7.2.1. CLASSIFICAZIONE E PRESCRIZIONI GENERALI.
I blocchi con funzione principale di alleggerimento, possono
essere realizzati anche con materiali diversi dal laterizio
(calcestruzzo leggero di argilla espansa, calcestruzzo normale
sagomato, materie plastiche, elementi organici mineralizzati ecc.).
Il materiale dei blocchi deve essere stabile dimensionalmente.
Ai fini statici si distinguono due categorie di blocchi per
solaio:
a) blocchi collaboranti;
b) blocchi non collaboranti.
Salvo contraria indicazione nel seguito valgono le prescrizioni
generali e le prescrizioni di progettazione e di esecuzione riportate
in 7.1.
7.2.2. BLOCCHI COLLABORANTI.
Devono avere modulo elastico superiore a 8 kN/mm2 ed inferiore a
25 kN/mm2.
Devono essere totalmente compatibili con il conglomerato con cui
collaborano sulla base di dati e caratteristiche dichiarate dal
produttore e verificate dalla Direzione dei lavori. Devono soddisfare
a tutte le caratteristiche fissate nel paragrafo 7.1. per i blocchi
in laterizio di cui al punto 7.1.1.b).
7.2.3. BLOCCHI NON COLLABORANTI.
Devono avere modulo elastico inferiore ad 8 kN/mm2 e svolgere
funzioni di solo alleggerimento.
Solai con blocchi non collaboranti richiedono necessariamente una
soletta di ripartizione, dello spessore minimo di 4 cm, armata
opportunamente e dimensionata per la flessione trasversale. Il
profilo e le dimensioni dei blocchi devono essere tali da soddisfare
le prescrizioni dimensionali imposte nel paragrafo 7.1. per i blocchi
in laterizio non collaboranti.
7.2.4. RESISTENZA AL PUNZONAMENTO.
In assenza di cassero continuo inferiore durante la fase di
armatura e getto i blocchi di qualunque tipo devono resistere ad un
carico concentrato, applicato al centro della faccia superiore (su
un'area di 5 X 5 cm2), non inferiore a 1,5 kN.
La prova va effettuata secondo le modalita' indicate nell'Allegato
7.
7.2.5. VERIFICHE DI RISPONDENZA.
Le caratteristiche dei blocchi devono essere controllate mediante
prove certificate da Laboratori Ufficiali secondo le norme
dell'Allegato 7, con frequenza almeno annuale.
7.2.6. SPESSORI MINIMI.
Per tutti i solai, cosi' come per i componenti collaboranti, lo
spessore delle singole parti di calcestruzzo contenenti armature di
acciaio non potra' essere inferiore a 4 cm.
7.3. Norme complementari relative ai solai realizzati con
l'associazione di elementi in c.a. e c.a.p. prefabbricati con unioni
e/o getti di completamento.
Oltre a quanto indicato nei precedenti capitoli (vedi paragrafi
precedenti 7.0., 7.1. e 7.2. in quanto applicabili ed in particolare
7.1.6. per elementi precompressi) devono essere tenute presenti le
seguenti norme complementari.
7.3.1. SOLIDARIZZAZIONE TRA GLI ELEMENTI DI SOLAIO.
Ove si debba garantire il comportamento del solaio a piastra o a
diaframma, e' prescritto un collegamento trasversale discreto o
continuo tra strisce di solaio accostate.
7.3.2. ALTEZZA MINIMA DEL SOLAIO.
L'altezza minima del solaio va determinata con riferimento alle
dimensioni finali di esercizio e non riguarda le dimensioni degli
elementi componenti nelle fasi di costruzione.
L'altezza minima non puo' essere inferiore ad 8 cm.
Nel caso di solaio vincolato in semplice appoggio monodirezionale,
il rapporto tra luce di calcolo del solaio e spessore del solaio
stesso non deve essere superiore a 25.
Per solai costituiti da pannelli piani, pieni od alleggeriti,
prefabbricati precompressi (tipo III), senza soletta integrativa, in
deroga alla precedente limitazione, il rapporto sopra indicato puo'
essere portato a 35.
Per i solai continui, in relazione al grado d'incastro o di
continuita' realizzato agli estremi, tali rapporti possono essere
incrementati fino ad un massimo del 20%.
E' ammessa deroga alle prescrizioni di cui sopra qualora i calcoli
condotti con riferimento al reale comportamento della struttura
(messa in conto dei comportamenti non lineari, fessurazione,
affidabili modelli di previsione viscosa, ecc.) anche eventualmente
integrati da idonee sperimentazioni su prototipi, documentino che
l'entita' delle frecce istantanee e a lungo termine non superino i
limiti seguenti:
a) freccia istantanea dovuta alle azioni permanenti Gk e a tutte
quelle variabili Qik
1
fist (inferiore o pari) ------
1000
b) freccia a tempo infinito dovuto alle azioni permanenti Gk e ad
1/3 di tutte quelle variabili Qik
1
f(infinito) (inferiore o pari) -----
500
Le deformazioni devono risultare in ogni caso compatibili con le
condizioni di esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed
impiantistici ad esso collegati.
7.3.3. SOLAI ALVEOLARI.
Per i solai alveolari, per elementi privi d'armatura passiva
d'appoggio, il getto integrativo deve estendersi all'interno degli
alveoli interessati dall'armatura aggiuntiva per un tratto almeno
pari alla lunghezza di trasferimento della precompressione. Vale
anche quanto indicato al 7.1.6.
7.3.4. SOLAI CON GETTO DI COMPLETAMENTO.
La soletta gettata in opera deve avere uno spessore non inferiore
a 4 cm ed essere dotata di una armatura di ripartizione a maglia
incrociata.
Sezione III
EUROCODICE 2 - UNI ENV 1992-1-1: criteri e prescrizioni
8. PRESCRIZIONI SPECIFICHE SU SINGOLI PUNTI DELLA NORMA UNI ENV
1992-1-1.
L'uso della norma UNI ENV 1992-1-1 Eurocodice 2 Progettazione
delle strutture di calcestruzzo Parte 1-1: Regole generali e regole
per gli edifici, e' ammesso purche' vengano seguite le prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive riportate in questa Sezione,
oltre a quanto riportato nella Sezione I e nella Parte Generale. Le
appendici della norma UNI ENV 1992-1-1 non hanno valore prescrittivo.
Per facilita' di riferimento e' stata adottata qui di seguito la
stessa numerazione dei paragrafi dell'UNI ENV 1992-1-1. Sono
riportati quei punti nei quali sono state introdotte prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive.
Per le norme complementari relative ai solai vale quanto riportato
nella Sezione II.
2.3.3.1. Fattori di sicurezza parziali per le azioni su strutture di
edifici.
Al paragrafo (8) la formula (2.8(b)) e' sostituita dalla seguente:
VEDI FORMULA A PAG. 68
2.3.3.2. Fattori di sicurezza parziali per i materiali.
Il prospetto 2.3 e' sostituito dal seguente:
Prospetto 2.3.
Fattori di sicurezza parziali per le proprieta' dei materiali
___________________________________________________________________
| | | |
| Combinazione | Calcestruzzo | Acciaio per c.a. o |
| | | per precompressione |
| | (gamma)c | (gamma)s |
|___________________|____________________|__________________________|
| | | |
| Fondamentale | 1,5 per c.a.p. | 1,15 |
| | | |
| | 1,6 per c.a. e c.a.| |
| | con precompressione| |
| | parziale | |
| | | |
| Eccezionale | 1,3 | 1,0 |
| (eccetto sisma) | | |
|___________________|____________________|__________________________|
2.5.1.3. Imperfezioni.
Al paragrafo (4) il primo valore incasellato 1/400 e' sostituito
con il valore: 1/200
2.5.2.1. Modelli strutturali per l'analisi globale.
Il paragrafo (5) si riferisce ai solai a blocchi per i quali
ammette una soletta di soli 40 mm come il punto 7 Parte I ed
all'Allegato 7 del presente decreto ai quali si rimanda.
2.5.3.7.2. Mensole.
Al paragrafo (4) il valore incasellato 0,2 Fv e' sostituito con
0,1 Fv.
3.1. Calcestruzzo.
L'intero punto e' sostituito dal punto 2.1. Parte I con i relativi
Allegati 1 e 2 del presente decreto.
3.2. Acciai per armature.
L'intero punto 3.2. e' sostituito dal punto 2.2. Parte I con i
relativi Allegati 4, 5, e 6 del presente decreto. A tale punto ed a
tali allegati si fara' riferimento per qualsiasi richiamo dell'UNI
ENV 1992-1-1 a proprieta' degli acciai da armatura.
Si precisa che gli acciai Feb22K - 32k - 38 - 44k sono
classificabili come acciai convenzionalmente definiti dall'UNI ENV
1992-1-1 di "alta duttilita'" (H), mentre i fili trafilati, le reti
ed i tralicci sono classificabili come acciai di "duttilita' normale"
(N).
3.3. Acciai per precompressione.
L'intero punto e' sostituito dal punto 2.3. Parte I con il
relativo Allegato 3 del presente decreto.
3.4. Dispositivi di precompressione.
Il contenuto di questo punto e' indicativo. Operativamente si
rinvia alla Sezione II, punto 4.3.4.1.
4.1.3.3. Copriferro.
Al paragrafo (9) il primo valore incasellato 75 mm e' sostituito
con il valore: 60 mm.
Il Prospetto 4.2. e' sostituito dal seguente:
Prospetto 4.2.
Ricoprimenti minimi delle armature richiesti per
calcestruzzi di massa volumica normale (1)
___________________________________________________________________
| |Classe di esposizione definita nel Prospetto |
| |4.1. |
| |_____________________________________________|
| | 1 | 2a | 2b | 3 | 4a| 4b| 5a| 5b (3)| 5c (4)|
|_____________________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
| | | | | | | | | | | |
| copriferro| barre di| | | | | | | | | |
| minimo | armatura|15 | 20 | 25 | 35| 35| 35| 25| 30 | 40 |
| |_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
| (mm) | acciaio | | | | | | | | | |
| (2) | da prec.|20 | 30 | 35 | 40| 40| 40| 35| 35 | 45 |
|___________|_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
Si rammenta di tener presenti le note (1), (2), (3), (4) riportate
nel Prospetto 4.2. e richiamate nel Prospetto sopra riportato.
Si ricorda inoltre che il punto 4.1.3.3.P (4) prescrive che "il
copriferro deve essere aumentato, per tener conto della tolleranza,
di una quantita' (delta maiuscolo) h che dipende dal tipo e dalla
dimensione dell'elemento strutturale, dal tipo di costruzione, dal
livello di preparazione professionale in cantiere e di controllo di
qualita', e dalla disposizione delle armature. Il risultato ottenuto
rappresenta il copriferro nominale richiesto che deve essere
specificato sui disegni".
4.2.3.5.6. Zone di ancoraggio di elementi pre-tesi.
Il Prospetto 4.7. e' sostituito dal seguente:
Prospetto 4.7.
Fattore (beta)b da considerare per la lunghezza di trasmissione di
trefoli e fili
(lisci (*) o improntati) in relazione alla resistenza del
calcestruzzo
al momento del trasferimento
___________________________________________________________________
| | | | | | | |
| Resistenza reale del calcestruzzo | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50 |
| al trasferimento (N/mm2) | | | | | | |
|___________________________________|____|____|____|____|____|______|
| | Trefoli e fili lisci (*) | | | | | | |
| | o improntati | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50 |
|(beta)b|___________________________|____|____|____|____|____|______|
| | | | | | | | |
| | Fili nervati | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50 |
|_______|___________________________|____|____|____|____|____|______|
(*) I fili lisci nelle strutture precompresse ad armature pretese
sono esclusi.
4.3.2.3. Elementi che non richiedono armature a taglio (Vsd
(inferiore o pari) VRd1).
Il prospetto 4.8. e' completato con i valori di (tau)Rd
corrispondenti a (gamma)c = 1,6 con l'aggiunta di una seconda riga di
valori:
Prospetto 4.8.
Valori di (taf)Rd (N/mm2) con (gamma)c = 1,5 e 1,6 e per diverse
resistenze del calcestruzzo
___________________________________________________________________
| | | | | | | | | | |
| fck | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
| | | | | | | | | | |
| (gamma)c = 1,50 |0,18|0,22|0,26|0,30|0,34|0,37|0,41|0,44|0,48 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
| | | | | | | | | | |
| (gamma)c = 1,60 |0,17|0,21|0,24|0,28|0,32|0,35|0,38|0,41|0,45 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
4.3.2.4.4. Metodo dell'inclinazione variabile del traliccio.
Al paragrafo (1) la prima limitazione per (theta) e' sostituita
dalla seguente:
1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0
e la seconda, alla seguente:
1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0
4.3.3.1. Torsione pura
Al paragrafo (6) la limitazione (4.42) per (theta) e' sostituita
dalla seguente:
1,0 8inferiore o pari) cat (theta) (inferiore o pari) 2,0
4.3.4.2.1. Area caricata
Al paragrafo (1), capoverso a), terzo rigo, il valore incasellato
11d e' sostituito con il valore: 10 d.
4.3.5. STATI LIMITE ULTIMI INDOTTI DA DEFORMAZIONE DELLA STRUTTURA
(INSTABILITA').
Si segnala che l'estensione della trattazione dei problemi del
secondo ordine a un gran numero di casi particolari comporta alcune
incompletezze nella definizione dei limiti di validita' di taluni
metodi semplificati. Mentre quindi il testo e' da considerarsi valido
per quanto attiene ai principi generali e alle applicazioni correnti,
si raccomanda cautela particolare nell'applicazione dei punti:
4.3.5.3.3.(3) - 4.3.5.5.3.(2) (formula (4.62)) - 4.3.5.5.3.(4). (6) -
4.3.5.6.4., nonche' nell'uso della formula (4.69) con snellezze
minori di 35.
4.4.1.1. Considerazioni di base.
L'intero punto e' sostituito dal seguente testo:
P(1) Tensioni di compressione elevate nel calcestruzzo in presenza
di carichi di esercizio possono favorire la formazione di fessure
longitudinali e determinare o microfessurazioni nel calcestruzzo o
livelli di viscosita' maggiori di quelli previsti. Elevate tensioni
nell'acciaio possono condurre a fessure ampie e permanentemente
aperte. Tali fenomeni possono ridurre la durabilita' delle opere.
I valori delle tensioni del calcestruzzo e dell'acciaio, da
confrontare con i corrispondenti valori limite, debbono tener conto,
se del caso, degli stati coattivi.
(2) Limiti imposti alle tensioni normali di compressione nelle
strutture in c.a.
a) Per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1. devono essere rispettati i
seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
- combinazione di carico rara 0,50 fck;
- combinazione di carico quasi permanente 0,40 fck.
Particolare attenzione nella limitazione delle tensioni in
esercizio va rivolta quando si riconosca l'esistenza di una
particolare incertezza del modello strutturale adottato, e/o quando
sussista una significativa alternanza delle sollecitazioni in
esercizio nella stessa sezione, anche se le strutture sono riferite
alle classi 1 o 2 del Prospetto 4.1.
Del pari particolare attenzione si deve porre nella limitazione
delle tensioni in esercizio per sollecitazione a pressoflessione con
prevalenza di sforzo normale per la conseguente limitata duttilita'.
b) Per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 1 e 2 del Prospetto 4.1. devono essere rispettati i
seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
tensioni di compressione
- combinazione di carico rara 0,60 fck;
- combinazione di carico quasi permanente 0,45 fck.
(3) Limiti imposti alle tensioni normali di compressione nelle
strutture in c.a.p.
Per le strutture in c.a.p. debbono essere rispettati i seguenti
limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
- all'atto della precompressione 0,60 fckj, dove fckj e' il valore
caratteristico della resistenza a compressione cilindrica del
calcestruzzo all'atto della precompressione;
- in servizio:
a) per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1.:
- per combinazione di carico rara: 0,50 fck;
- per combinazione di carico quasi permanente: 0,40 fck;
b) per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 1 e 2 del Prospetto 4.1.:
- per combinazione di carico rara: 0,60 fck;
- per combinazione di carico quasi permanente: 0,45 fck.
Valgono inoltre gli stessi avvertimenti contenuti nel precedente
punto (2).
(4) Limiti per le tensioni di trazione nell'acciaio:
a) per le armature ordinarie la massima tensione di trazione sotto
la combinazione di carichi rara non deve superare 0,70 fyk;
b) per le armature di precompressione, (tenendo conto, ove
occorra, degli stati coattivi), non si devono superare i seguenti
limiti:
- all'atto della precompressione valgono i limiti di cui al punto
4.3.4.9. della Parte I del presente decreto;
- a perdite avvenute, per combinazioni rare, 0,60 fpk (tenendo
conto anche dell'incremento di tensione dovuto ai carichi).
4.4.1.2. Metodi per la verifica delle tensioni.
L'intero punto e' sostituito dal seguente testo:
P(1) Nella verifica delle tensioni e' necessario considerare, se
del caso, oltre agli effetti dei carichi anche quelli delle
variazioni termiche, della viscosita', del ritiro, e delle
deformazioni imposte aventi altre origini.
(2) Le tensioni debbono essere verificate adottando le proprieta'
geometriche della sezione corrispondente alla condizione non
fessurata oppure a quella completamente fessurata, a seconda dei
casi.
(3) In generale deve, di regola, essere assunto lo stato fessurato
se la massima tensione di trazione nel calcestruzzo calcolata in
sezione non fessurata sotto la combinazione di carico rara supera
fctm (vedere Prospetto 3.1.).
(4) Quando si adotta una sezione non fessurata, si considera
attiva l'intera sezione di calcestruzzo, e si considerano in campo
elastico sia a trazione che a compressione il calcestruzzo e
l'acciaio.
(5) Quando si adotta la sezione fessurata, il calcestruzzo puo'
essere considerato elastico in compressione, ma incapace di sostenere
alcuna trazione (nel calcolo delle tensioni secondo le presenti
regole non va di norma tenuto conto - nelle verifiche locali -
dell'effetto irrigidente del calcestruzzo teso dopo fessurazione).
(6) In via semplificativa si puo' assumere il comportamento
elastico-lineare e per le armature il coefficiente di
omogeneizzazione con il valore convenzionale n = 15.
4.4.2.2. Aree minime di armatura.
Al paragrafo (3), nella definizione di (sigma)s di cui alla for-
mula (4.78), il valore incasellato 100% e' sostituito con il valore
90%.
5.2.2.2. Tensione ultima di aderenza.
Il Prospetto 5.3. e' sostituito dal seguente:
Prospetto 5.3.
Valori di calcolo di fbd (N/mm2) per condizioni di buona aderenza
(questi valori tengono conto di un fattore (gamma)c pari a 1,6)
___________________________________________________________________
| | | | | | | | | | |
| fck | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
| | | | | | | | | | |
| Barre lisce |0,8 |0,9 |1,0 |1,1 |1,2 |1,3 |1,4 |1,5 |1,6 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
| | | | | | | | | | |
| Barre ad. migl. con | | | | | | | | | |
| * =< 32 mm reti |1,5 |1,8 |2,1 |2,5 |2,8 |3,1 |3,5 |3,8 |4,0 |
| elettrosaldate di | | | | | | | | | |
| fili nervati | | | | | | | | | |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
5.4.2.1.1. Massima e minima percentuale di armatura.
Al paragrafo (2) il valore incasellato 0,04 Ac e' sostituito con
il valore: 0,03 Ac.
5.4.3.2.1. Generalita'.
Al paragrafo (4) il primo valore incasellato 1,5 h (inferiore o
pari) 350 mm e' sostituito con il valore: 2,0 h (inferiore o pari)
350 mm ed il secondo valore incasellato 2,5 h (inferiore o pari) 400
mm e' sostituito con il valore: 3,0 h (inferiore o pari) 400 mm.
6.2.2. TOLLERANZE RIGUARDANTI LA SICUREZZA STRUTTURALE.
La formula (6.2) e' sostituita dalla seguente:
per l = 600 mm; (delta maiuscolo)l = (piu' o meno) 15 mm
7.6.6. CONTROLLI DI CONFORMITA'.
Per quanto concerne i requisiti dei materiali costituenti il
calcestruzzo e i controlli sul conglomerato valgono gli Allegati 1 e
2 del presente decreto.
Parte II
ACCIAIO
SIMBOLOGIA
A - Simboli
A area
E modulo di elasticita' longitudinale
F azioni in generale
G azioni permanenti; modulo di elasticita'
tangenziale
I momento di inerzia
M momento flettente
N forza normale
Q azioni variabili
S effetto delle azioni (sollecitazione agente)
T momento torcente; temperatura
V forza di taglio
W modulo di resistenza
a distanza, dimensione geometrica, larghezza della
sezione di gola dei cordoni di saldatura
d diametro
e eccentricita'
f resistenza di un materiale
h altezza
i raggio di inerzia
l lunghezza di un elemento
p passo; interasse dei chiodi e dei bulloni
r raggio
s scarto quadratico medio
t spessore
v spostamento verticale
(alfa) coefficiente di dilatazione lineare termica
(beta) coefficiente caratteristico di vincolo
(gamma) coefficiente di sicurezza nel metodo degli stati
limite ultimi ((gamma)m per i materiali,
(gamma)f per le azioni)); peso specifico
(delta) coefficiente di variazione
(epsilon) dilatazione
(mi) coefficiente di attrito
(ni) coefficiente di Poisson
(lamda) snellezza
(sigma) tensione normale
(tau) tensione tangenziale
(omega) coefficiente di amplificazione dei carichi nel
carico di punta
(sigma maiuscolo) sommatoria
B - Indici
b bullone; chiodo
c compressione
d valore di calcolo
f attrito
g carico permanente
k valore caratteristico
l longitudinale; lineare
m valore medio; materiale; momento flettente
n sforzo normale
p puntuale
q carico variabile
t trazione; torsione; rottura
u ultimo (stato limite)
w anima
(epsilon) deformazione
y snervamento
C - Indici speciali
id ideale
red ridotto
res resistente
rif rifollamento
_| ortogonale
|| parallelo
D - Simboli ricorrenti
(sigma)1,
(sigma)2,
(sigma)3 componenti di tensione nel riferimento principale
(sigma)x,
(sigma)y,
(sigma)z, (tau)xy,
(tau)xz componenti di tensione nel riferimento generico
(sigma)b, (tau)b tensione normale e tangeziale nei chiodi e nei
bulloni
(sigma)id tensione ideale
(sigma)c tensione massima sopportabile da aste compresse
in campo elastico-plastico
(sigma)rif tensione di rifollamento
(sigma)_|, componenti di tensione nel riferimento
(sigma)||, convenzionale riferito al giunto saldato
(taf) _|, (tau)||
(epsilon)t allungamento percentuale a rottura
fd resistenza di calcolo
fy tensione di snervamento
ft tensione di rottura
Ares area resistente
Ff forza trasmissibile per attrito
Ff,rid forza trasmissibile per attrito ridotta
Nb forza normale di trazione nel gambo delle viti
Sezione I
Prescrizioni generali e comuni
1. OGGETTO.
Formano oggetto delle presenti norme le costruzioni di acciaio
relative ad opere di ingegneria civile, eccettuate quelle per le
quali vige una regolamentazione apposita a carattere particolare.
I dati sulle azioni da considerare nei calcoli sono quelli di cui
alle norme tecniche "Criteri generali per la verifica di sicurezza
delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" emanate in
applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
Nell'ambito di una stessa struttura non e' consentito adottare
regole progettuali ed esecutive provenienti parte dalla sez. II e
parte dalla sez. III ovvero in parte derivanti dall'uso del metodo
delle tensioni ammissibili.
Nella progettazione si possono adottare metodi di verifica e
regole di dimensionamento diversi da quelli contenuti nelle presenti
norme tecniche (Sez. II o Sez. III) purche' fondati su ipotesi
teoriche e risultati sperimentali scientificamente comprovati e
purche' venga conseguita una sicurezza non inferiore a quella qui
prescritta.
Nella progettazione si possono adottare i metodi di calcolo
indicati nella CNR 10011-86 "Costruzioni di acciaio - Istruzioni per
il calcolo, l'esecuzione, il collaudo e la manutenzione" (Bollettino
Ufficiale CNR - XXVI - n. 164 - 1992).
2. MATERIALI E PRODOTTI.
2.0. Generalita'.
Le presenti norme prevedono l'impiego degli acciai denominati Fe
360, Fe 430, Fe 510 dei quali, ai punti successivi, vengono precisate
le caratteristiche.
E' consentito l'impiego di tipi di acciaio diversi da quelli
previsti purche' venga garantita alla costruzione, con adeguata
documentazione teorica e sperimentale, una sicurezza non minore di
quella prevista dalle presenti norme.
Per l'accertamento delle caratteristiche meccaniche indicate nel
seguito, il prelievo dei saggi, la posizione nel pezzo da cui essi
devono essere prelevati, la preparazione delle provette e le
modalita' di prova saranno rispondenti alle prescrizioni delle norme
UNI EU 18 (dicembre 1980), UNI 552 (ottobre 1986), UNI EN 10002/1a
(gennaio 1992), UNI EN 10025 (febbraio 1992).
Le presenti norme non riguardano gli elementi di lamiera grecata
ed i profilati formati a freddo, ivi compresi i profilati cavi
saldati non sottoposti a successive deformazioni o trattamenti
termici; valgono, tuttavia, per essi, i criteri e le modalita' di
controllo riportati nell'Allegato 8, relativamente alle lamiere o
nastri d'origine. Per essi si possono adottare i metodi di calcolo
indicati nella norma CNR-10022-84 "Profilati d'acciaio formati a
freddo - Istruzioni per l'impiego nelle costruzioni" (Bollettino
Ufficiale C.N.R. - XXII - n. 126 - 1988) oppure altri metodi fondati
su ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.
Potranno inoltre essere impiegati materiali e prodotti conformi ad
una norma armonizzata o ad un benestare tecnico europeo cosi' come
definiti nella Direttiva 89/106/CEE, ovvero conformi a specifiche
nazionali dei Paesi della Comunita' europea, qualora dette specifiche
garantiscano un livello di sicurezza equivalente e tale da soddisfare
i requisiti essenziali della Direttiva 89/106/CEE. Tale equivalenza
sara' accertata dal Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.1. Acciaio laminato.
Gli acciai di uso generale laminati a caldo, in profilati, barre,
larghi piatti, lamiere e profilati cavi (anche tubi saldati
provenienti da nastro laminato a caldo), dovranno appartenere a uno
dei seguenti tipi:
Fe 360
Fe 430
Fe 510
aventi le caratteristiche meccaniche indicate al punto 2.1.1.
Gli acciai destinati alle strutture saldate dovranno anche
corrispondere alle prescrizioni del punto 2.3.
2.1.1. CARATTERISTICHE MECCANICHE.
I valori di ft e fy indicati nei prospetti 1-II e 2-II sono da
intendersi come valori caratteristici, con frattile di ordine 0,05
(vedasi Allegato 8).
2.1.1.1. Profilati, barre, larghi piatti, lamiere.
PROSPETTO 1-II
___________________________________________________________________
| | | | | | |
|Simbolo | Simbolo| Caratteristica o |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510|
|adottato| UNI | parametro | (1) | (1) | (1) |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
| | | | | | |
| ft | Rm |tensione (carico unitario)| (2) | (3) | (4) |
| | |di rottura a trazione | | | |
| | |(N/mm2) | >= 340| >= 410| >=490|
| | | | =< 470| =< 560| =<630|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
| | | | | | |
| fy | Re |tensione (carico unitario)| (5) | (6) | (7) |
| | |di snervamento (N/mm2) | >= 235| >= 275| >=355|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
| | | | | | | |
| | | | B +20 C| >= 27| >= 27| >= 27|
| | | |__________|_______|_______|______|
| | | | | | | |
| KV | KV | Resilienza KV | C 0 C| >= 27| >= 27| >= 27|
| | | (J) |__________|_______|_______|______|
| | | (8) | | | | |
| | | | D -20 C| >= 27| >= 27| >= 27|
| | | |__________|_______|_______|______|
| | | | | | | |
| | | | DD -20 C| -- | -- | >= 40|
|________|________|_______________|__________|_______|_______|______|
| | | | | | |
| | | Allungamento % a rottura | | | |
| | | (VEDI FORMULA) | | | |
|epsilon | A | - per lamiere | >= 24 | >= 20 | >= 20|
|t | min. | | (9) | (9) | (9) |
| | | | | | |
| | | | | | |
| | | - per barre, laminati | >= 26 | >= 22 | >= 22|
| | | mercantili, profilati, | (10) | (10) | (10) |
| | | larghi piatti | | | |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
(1) Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe 360,
Fe 430 ed Fe 510 nei gradi B, C, D e DD della UNI EN 10025 (febbraio
1992), anche altri tipi di acciai purche' rispondenti alle
caratteristiche indicate in questo prospetto.
(2) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
(3) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
(4) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
(5) Per spessori fino a 16 mm;
per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la
riduzione di 10 N/mm2;
per spessori maggiori di 40 mm fino a 100 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2.
(6) Per spessori fino a 16 mm;
per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la
riduzione di 10 N/mm2;
per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2;
per spessori maggiori di 63 mm fino a 80 mm e' ammessa la
riduzione di 30 N/mm2;
per spessori maggiori di 80 mm fino a 100 mm e' ammessa la
riduzione di 40 N/mm2.
(7) Per spessori fino a 16 mm;
per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la
riduzione di 10 N/mm2;
per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2;
per spessori maggiori di 63 mm fino a 80 mm e' ammessa la
riduzione di 30 N/mm2;
per spessori maggiori di 80 mm fino a 100 mm e' ammessa la
riduzione di 40 N/mm2.
(8) Per spessori maggiori di 10 mm fino a 100 mm.
(9) Da provette trasversali per lamiere, nastri e larghi piatti
con larghezza (superiore o pari) 600 mm;
per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm;
per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la
riduzione di 1 punto;
per spessori maggiori di 63 mm fino a 100 mm e' ammessa la
riduzione di 2 punti.
(10) Da provette longitudinali per barre, laminati mercantili,
profilati e larghi piatti con larghezza (inferiore) 600 mm;
per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm;
per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la
riduzione di 1 punto;
per spessori maggiori di 63 mm fino a 100 mm e' ammessa la
riduzione di 2 punti.
2.1.1.2. Profilati cavi.
PROSPETTO 2-II
___________________________________________________________________
| | | | | | |
|Simbolo | Simbolo| Caratteristica o |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510|
|adottato| UNI | parametro | (1) | (1) | (1) |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
| | | | | | |
| ft | Rm |Tensione (carico unitario)| | | |
| | |di rottura a trazione | | | |
| | | (N/mm2) | >= 360| >= 430| >=510|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
| | | | | | |
| fy | Re |Tensione (carico unitario)| (2) | (2) | (2) |
| | |di snervamento | | | |
| | | (N/mm2) | >= 235| >= 275| >=355|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
| | | | | | | | |
| | | | B | +20 C| >= 27| >= 27| >= 27|
| | | |___|______|_______|_______|______|
| | | | | | | | |
| KV | KV | Resilienza KV | C | 0 C| >= 27| >= 27| >= 27|
| | | (J) |___|______|_______|_______|______|
| | | | | | | | |
| | | | D | -20 C| >= 27| >= 27| >= 27|
|________|________|_______________|___|______|_______|_______|______|
| | | | | | |
| | | Allungamento percentuale | | | |
|epsilon | A | a rottura | >= 24 | >= 21 | >= 20|
|t | min. | (VEDI FORMULA) % | | | |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
(1) Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe 360,
Fe 430 ed Fe 510 nei gradi B, C e D della UNI 7806 (dicembre 1979) e
UNI 7810 (dicembre 1979), anche altri tipi di acciai purche'
rispondenti alle caratteristiche indicate in questo prospetto.
(2) Per spessori fino a 16 mm;
Per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la
riduzione di 10 N/mm2.
(3) Per spessori fino a 16 mm;
per spessori oltre 16 mm fino a 35 mm e' ammessa la riduzione di
10 N/mm2;
per spessori maggiori di 35 mm e fino a 40 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2.
2.1.2. CONTROLLI SUI PRODOTTI LAMINATI.
I controlli sui laminati verranno eseguiti secondo le prescrizioni
di cui all'Allegato 8.
2.2. Acciaio per getti.
Per l'esecuzione di parti in getti delle opere di cui alle
presenti istruzioni si devono impiegare getti di acciaio Fe G 400, Fe
G 450, Fe G 520 UNI 3158 (dicembre 1977) o equivalenti.
Quando tali acciai debbano essere saldati, devono sottostare alle
stesse limitazioni di composizione chimica previste per gli acciai
laminati di resistenza similare (vedi punto 2.3.1.).
2.3. Acciaio per strutture saldate.
2.3.1. COMPOSIZIONE CHIMICA E GRADO DI DISOSSIDAZIONE DEGLI ACCIAI.
Acciaio tipo Fe 360 ed Fe 430.
Gli acciai da saldare con elettrodi rivestiti, oltre a soddisfare
le condizioni indicate al punto 2.1., devono avere composizione
chimica contenuta entro i limiti raccomandati dalla UNI 5132 (ottobre
1974) per le varie classi di qualita' degli elettrodi impiegati.
Nel caso di saldature di testa o d'angolo sul taglio di un
laminato, gli acciai, oltre che a soddisfare i limiti di analisi
sopraindicati, devono essere di tipo semicalmato o calmato, salvo che
vengano impiegati elettrodi rivestiti corrispondenti alla classe di
qualita' 4 della UNI 5132 (ottobre 1974).
Gli acciai destinati ad essere saldati con procedimenti che
comportano una forte penetrazione della zona fusa nel metallo base
devono essere di tipo semicalmato o calmato e debbono avere
composizione chimica, riferita al prodotto finito (e non alla
colata), rispondente alle seguenti limitazioni:
grado B: C =< 0,24% P =< 0,055% S =< 0,055%
grado C: C =< 0,22% P =< 0,050% S =< 0,050%
grado D: C =< 0,22% P =< 0,045% S =< 0,045%
Acciai tipo Fe 510.
Gli acciai dovranno essere di tipo calmato o semicalmato; e'
vietato l'impiego di acciaio effervescente. L'analisi effettuata sul
prodotto finito deve risultare:
grado B: C =< 0,26% Mn=< 1,6% Si =< 0,60% P =< 0,050% S =< 0,050%
grado C: C =< 0,24% Mn=< 1,6% Si =< 0,60% P =< 0,050% S =< 0,050%
grado D: C =< 0,22% Mn=< 1,6% Si =< 0,60% P =< 0,045% S =< 0,045%
Qualora il tenore di C risulti inferiore o uguale, per i tre gradi
B, C, D, rispettivamente a 0,24%, 0,22% e 0,20% potranno accettarsi
tenori di Mn superiori a 1,6% ma comunque non superi a 1,7%.
2.3.2. FRAGILITA' ALLE BASSE TEMPERATURE.
La temperatura minima alla quale l'acciaio di una struttura
saldata puo' essere utilizzato senza pericolo di rottura fragile, in
assenza di dati piu' precisi, deve essere stimata sulla base della
temperatura T alla quale per detto acciaio puo' essere garantita una
resilienza KV, secondo EN 10045/1a (gennaio 1992), di 27 J.
La temperatura T deve risultare minore o uguale a quella minima di
servizio per elementi importanti di strutture saldate soggetti a
trazione con tensione prossima a quella limite aventi spessori
maggiori di 25 mm e forme tali da produrre sensibili concentrazioni
locali di sforzi, saldature di testa o d'angolo non soggette a
controllo, od accentuate deformazioni plastiche di formatura. A
parita' di altre condizioni, via via che diminuisce lo spessore, la
temperatura T potra' innalzarsi a giudizio del progettista fino ad
una temperatura di circa 30 gradi centigradi maggiore di quella
minima di servizio per spessori dell'ordine di 10 millimetri.
Un aumento puo' aver luogo anche per spessori fino a 25 mm via via
che l'importanza dell'elemento strutturale decresce o che le altre
condizioni si attenuano.
Il progettista, stimata la temperatura T alla quale la resistenza
di 27 J deve essere assicurata, scegliera' nella unificazione e nei
cataloghi dei produttori l'acciaio soddisfacente questa condizione.
2.4. Saldature.
2.4.1. PROCEDIMENTI DI SALDATURA.
Possono essere impiegati i seguenti procedimenti:
- saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti;
- saldatura automatica ad arco sommerso;
- saldatura automatica o semiautomatica sotto gas protettore (CO2
o sue miscele);
- altro procedimento di saldatura la cui attitudine a garantire
una saldatura pienamente efficiente deve essere previamente
verificata mediante le prove indicate al successivo punto 2.4.2.
Per la saldatura manuale ad arco devono essere impiegati elettrodi
omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974) adatti al materiale base:
- per gli acciai Fe 360 ed Fe 430 devono essere impiegati
elettrodi del tipo E 44 di classi di qualita' 2, 3 o 4; per spessori
maggiori di 30 mm o temperatura di esercizio minore di 0 gradi
centigradi saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B;
- per l'acciaio Fe 510 devono essere impiegati elettrodi del tipo
E 52 di classi di qualita' 3 B o 4 B; per spessori maggiori di 20 mm
o temperature di esercizio minore di 0 gradi centigradi saranno
ammessi solo elettrodi di classe 4 B.
Per gli altri procedimenti di saldatura si dovranno impiegare i
fili, i flussi (o i gas) e la tecnica esecutiva usati per le prove
preliminari (di qualifica) di cui al punto seguente.
2.4.2. PROVE PRELIMINARI DI QUALIFICA DEI PROCEDIMENTI DI
SALDATURA.
L'impiego di elettrodi omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974)
esime da ogni prova di qualifica del procedimento.
Per l'impiego degli altri procedimenti di saldatura occorre
eseguire prove preliminari di qualifica intese ad accertare:
- l'attitudine ad eseguire i principali tipi di giunto previsti
nella struttura ottenendo giunti corretti sia per aspetto esterno che
per assenza di sensibili difetti interni, da accertare con prove non
distruttive o con prove di rottura sul giunto;
- la resistenza a trazione su giunti testa a testa, mediante
provette trasversali al giunto, resistenza che deve risultare non
inferiore a quella del materiale base;
- la capacita' di deformazione del giunto, mediante provette di
piegamento che dovranno potersi piegare a 180 gradi su mandrino con
diametro pari a 3 volte lo spessore per l'acciaio Fe 360 ed Fe 430 e
a 4 volte lo spessore per l'acciaio Fe 510;
- la resilienza su provette intagliate a V secondo EN 10045/1a
(gennaio 1992) ricavate trasversalmente al giunto saldato, resilienza
che verra' verificata a +20 gradi centigradi se la struttura deve
essere impiegata a temperatura maggiore o uguale a 0 gradi
centigradi, o a 0 gradi centigradi nel caso di temperature minori;
nel caso di saldatura ad elettrogas o elettroscoria tale verifica
verra' eseguita anche nella zona del materiale base adiacente alla
zona fusa dove maggiore e' l'alternazione metallurgica per l'alto
apporto termico.
I provini per le prove di trazione, di piegamento, di resilienza
ed eventualmente per altre prove meccaniche, se ritenute necessarie,
verranno ricavati da saggi testa a testa saldati; saranno scelti allo
scopo gli spessori piu' significativi della struttura.
2.4.3. CLASSI DELLE SALDATURE.
Per giunti testa a testa, od a croce od a T, a completa
penetrazione, si distinguono due classi di giunti.
Prima classe. Comprende i giunti effettuati con elettrodi di
qualita' 3 o 4 secondo UNI 5132 (ottobre 1974) o con gli altri
procedimenti qualificati di saldatura indicati al punto 2.4.1. e
realizzati con accurata eliminazione di ogni difetto al vertice prima
di effettuare la ripresa o la seconda saldatura.
Tali giunti debbono inoltre soddisfare ovunque l'esame
radiografico con i risultati richiesti per il raggruppamento B della
UNI 7278 (luglio 1974).
L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e
non presentare bruschi disavviamenti col metallo base specie nei casi
di sollecitazione a fatica.
Seconda classe. Comprende i giunti effettuati con elettrodi di
qualita' 2, 3 o 4 secondo UNI 5132 (ottobre 1974) o con gli altri
procedimenti qualificati di saldatura indicati al punto 2.4.1. e
realizzati egualmente con eliminazione dei difetti al vertice prima
di effettuare la ripresa o la seconda saldatura.
Tali giunti devono inoltre soddisfare l'esame radiografico con i
risultati richiesti per il raggruppamento F della UNI 7278 (luglio
1974).
L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e
non presentare bruschi disavviamenti col materiale base.
Per entrambe le classi l'estensione dei controlli radiografici o
eventualmente ultrasonori deve essere stabilita dal direttore dei
lavori, sentito eventualmente il progettista, in relazione alla
importanza delle giunzioni e alle precauzioni prese dalla ditta
esecutrice, alla posizione di esecuzione delle saldature e secondo
che siano state eseguite in officina o al montaggio.
Per i giunti a croce o a T, a completa penetrazione nel caso di
spessori t (superiore) 30 mm, l'esame radiografico o con ultrasuoni
atto ad accertare gli eventuali difetti interni verra' integrato con
opportuno esame magnetoscopico sui lembi esterni delle saldature al
fine di rilevare la presenza o meno di cricche da strappo.
Nel caso di giunto a croce sollecitato normalmente alla lamiera
compresa fra le due saldature, dovra' essere previamente accertato,
mediante ultrasuoni, che detta lamiera nella zona interessata dal
giunto sia esente da sfogliature o segregazioni accentuate.
I giunti con cordoni d'angolo, effettuati con elettrodi aventi
caratteristiche di qualita' 2, 3 o 4 UNI 5132 (ottobre 1974) o con
gli altri procedimenti indicati al punto 2.4.1., devono essere
considerati come appartenenti ad una unica classe caratterizzata da
una ragionevole assenza di difetti interni e da assenza di
incrinature interne o di cricche da strappo sui lembi dei cordoni. Il
loro controllo verra' di regola effettuato mediante sistemi
magnetici; la sua estensione verra' stabilita dal direttore dei
lavori, sentito eventualmente il progettista e in base ai fattori
esecutivi gia' precisati per gli altri giunti.
2.5. Bulloni.
I bulloni normali (conformi per le caratteristiche dimensioni alle
UNI 5727 (novembre 1988), UNI 5592 (dicembre 1968) e UNI 5591 (maggio
1965)) e quelli ad alta resistenza (conformi alle caratteristiche di
cui al prospetto 4-II) devono appartenere alle sottoindicate classi
delle UNI 3740, associate nel modo indicato nel prospetto 3-II.
PROSPETTO 3-II
___________________________________________________________________
| | | |
| | normali | ad alta resistenza |
|___________________|____________________|__________________________|
| | | |
| Vite | 4.6 5.6 6.8 | 8.8 10.9 |
| | | |
| Dado | 4 5 6 | 8 10 |
|___________________|____________________|__________________________|
2.6. Bulloni per giunzioni ad attrito.
I bulloni per giunzioni ad attrito devono essere conformi alle
prescrizioni del prospetto 4-II. Viti e dadi devono essere associati
come indicato nel prospetto 3-II.
PROSPETTO 4-II
___________________________________________________________________
| | | |
| Elemento | Materiale | Riferimento |
|___________________|____________________|__________________________|
| | | |
| Viti | 8.8 - 10.9 secondo | |
| | UNI EN 20898/1 | |
| | (dic. '91) | UNI 5712 (giu. '75) |
| | | |
| Dadi | 8 - 10 secondo UNI | |
| | 3740/4a (ott. '85) | UNI 5713 (giu. '75) |
| | | |
| Rosette | Acciaio C 50 UNI | |
| | 7845 (nov. '78) | |
| | temprato e | |
| | rinvenuto HRC | |
| | 32 (da a) 40 | UNI 5714 (giu. '75) |
| | | |
| Piastrine | Acciaio C 50 UNI | |
| | 7845 (nov. '78) | |
| | temprato e | |
| | rinvenuto HRC | UNI 5715 (giu. '75) |
| | 32 (da a) 40 | UNI 5716 (giu. '75) |
|___________________|____________________|__________________________|
2.7. Chiodi.
Per i chiodi da ribadire a caldo si devono impiegare gli acciai
previsti dalla UNI 7356 (dicembre 1974).
3. COLLAUDO STATICO.
3.1. Prescrizioni generali.
Valgono, per quanto applicabili, le prescrizioni di cui al punto
3.1., Parte I, Sez. I.
3.2. Prove di carico.
Le prove di carico, ove ritenute necessarie dal collaudatore,
rispetteranno le modalita' sottoindicate.
Il programma delle prove deve essere sottoposto al direttore dei
lavori ed al progettista e reso noto al costruttore.
Le prove di carico si devono svolgere con le modalita' indicate
dal collaudatore che se ne assume la piena responsabilita', mentre,
per quanto riguarda la loro materiale attuazione e in particolare per
le eventuali puntellazioni precauzionali, e' responsabile il
direttore dei lavori.
I carichi di prova devono essere, di regola, tali da indurre le
sollecitazioni massime di esercizio per combinazioni rare. In
relazione al tipo della struttura ed alla natura dei carichi le prove
devono essere convenientemente protratte nel tempo.
L'esito della prova potra' essere valutato sulla base dei seguenti
elementi:
- le deformazioni si accrescano all'incirca proporzionalmente ai
carichi;
- nel corso della prova non si siano prodotte lesioni,
deformazioni o dissesti che compromettano la sicurezza o la
conservazione dell'opera;
- la deformazione residua dopo la prima applicazione del carico
massimo non superi una quota parte di quella totale commisurata ai
prevedibili assestamenti iniziali di tipo anelastico della struttura
oggetto della prova. Nel caso invece che tale limite venga superato,
prove di carico successive accertino che la struttura tenda ad un
comportamento elastico;
- la deformazione elastica risulti non maggiore di quella
calcolata.
Quando le opere siano ultimate prima della nomina del
collaudatore, le prove di carico possono essere eseguite dal
direttore dei lavori, che ne redige verbale sottoscrivendolo assieme
al costruttore. E' facolta' del collaudatore controllare, far
ripetere ed integrare le prove precedentemente eseguite.
Sezione II
Calcolo ed esecuzione
4. NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI RESISTENZA.
4.0. Generalita'.
Le strutture di acciaio realizzate con i materiali previsti al
precedente punto 3, devono essere progettate per i carichi definiti
dalle norme in vigore, secondo i metodi della scienza delle
costruzioni e seguendo il metodo degli stati limite specificato nelle
norme tecniche "Criteri generali per la verifica della sicurezza
delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi", emanate in
applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
Il metodo degli stati limite viene applicato - considerando le
azioni di calcolo e le resistenze di calcolo previste ai punti 4.0.1.
e 4.0.2. - con riferimento o "allo stato limite elastico della
sezione" (punto 4.0.3.1.), oppure, in alternativa, allo "stato limite
di collasso plastico della struttura" (punto 4.0.3.2.); sono inoltre
obbligatorie le verifiche agli stati limite di esercizio (punto
4.0.4.).
4.0.1. AZIONI DI CALCOLO.
Si adotteranno le azioni di calcolo e relative combinazioni, indi-
cate al punto 7 delle premesse.
4.0.2. RESISTENZE DI CALCOLO.
La resistenza di calcolo fd e' definita mediante l'espressione:
fy
fd = -------
(gamma)m
dove:
fy e' il valore dello snervamento quale risultante dai prospetti
1-II e 2-II e tenendo conto dello spessore del laminato;
(gamma)m e' specificato ai successivi punti 4.0.3.1. e 4.0.3.2.
4.0.3. STATI LIMITE ULTIMI.
4.0.3.1. Stato limite elastico della sezione.
Si assume che gli effetti delle azioni di calcolo definite in
4.0.1., prescindendo dai fenomeni di instabilita' (ma comprese le
maggiorazioni per effetti dinamici), non comportino in alcun punto di
ogni sezione il superamento della deformazione unitaria
corrispondente al limite elastico del materiale. Si assumera'
(gamma)m = 1,0.
In tal caso e' ammesso il calcolo elastico degli effetti delle
azioni di calcolo. Qualora si tenga conto di effetti dovuti a stati
di presollecitazione e' obbligatoria anche la verifica di cui al
punto 4.0.3.2. con coefficiente (gamma)q = 0,90 per effetti
favorevoli e (gamma)q = 1,2 per quelli sfavorevoli.
Salvo piu' accurate valutazioni la verifica delle unioni potra'
essere condotta convenzionalmente nel modo seguente: per la
resistenza di calcolo delle unioni bullonate si potranno adottare i
valori indicati nel prospetto 7-II; per altre unioni potranno
applicarsi le formule ed i procedimenti indicati in 4.3., 4.4., 4.5.,
4.6. e 4.7.
Si dovra' anche verificare che siano soddisfatte le verifiche nei
confronti dei fenomeni di instabilita' della struttura, degli
elementi strutturali che la compongono e di parti di essi. La
resistenza caratteristica di membrature soggette a fenomeni di
instabilita' potra' essere determinata con i metodi indicati al punto
5.
4.0.3.2. Stato limite di collasso plastico della struttura.
Si assume come stato limite ultimo il collasso per trasformazione
della struttura o di una sua parte in un meccanismo ammettendo la
completa plastificazione delle sezioni coinvolte nella formazione del
meccanismo. Si assumera' nei calcoli (gamma)m = 1,12 e si
verifichera' che in corrispondenza delle azioni di calcolo definite
in 4.0.1. non si raggiunga lo stato limite in esame.
Si dovra' garantire che il meccanismo risultante dai calcoli possa
venir raggiunto sia verificando che nelle zone plasticizzate le
giunzioni abbiano una duttilita' sufficiente, sia premunendosi contro
i fenomeni di instabilita' della struttura, degli elementi
strutturali che la compongono e di parti di essi.
Il procedimento qui indicato non e' consentito qualora i fenomeni
di fatica divengano determinanti ai fini del calcolo della struttura.
4.0.4. STATI LIMITE DI ESERCIZIO.
Per gli stati limite di esercizio si prenderanno in esame le
combinazioni rare, frequenti e quasi permanenti con (gamma)g =
(gamma)q = 1,0, e applicando ai valori caratteristici delle azioni
variabili adeguati coefficienti riduttivi (psi)0, (psi)1, (psi)2
indicati al punto 7 della Parte Generale.
4.1. Materiale base.
4.1.1. STATI MONOASSIALI.
4.1.1.1. Resistenza di calcolo fd a trazione o compressione per
acciaio laminato.
Per le verifiche agli stati limite ultimi di cui al punto 4.0.3.
si assumono, per gli acciai aventi le caratteristiche meccaniche in-
dicate al punto 2.1.1., i valori della resistenza di calcolo fd
riportati nel prospetto 5-II.
PROSPETTO 5-II
___________________________________________________________________
| | | |
| Materiale | fd (N/mm2) | fd (N/mm2) |
| | t =< 40 | t > 40 |
|___________________|____________________|__________________________|
| | | |
| Fe 360 | 235 | 210 |
| | | |
| Fe 430 | 275 | 250 |
| | | |
| Fe 510 | 355 | 315 |
|___________________|____________________|__________________________|
| |
| t = spessore (in mm) |
|___________________________________________________________________|
4.1.1.2. Resistenza di calcolo fd a trazione e compressione per pezzi
di acciaio fuso UNI 3158 (dicembre 1977).
PROSPETTO 6-II
___________________________________________________________________
| | |
| Materiale | fd (N/mm2) |
| | t =< 40 |
|________________________________|__________________________________|
| | |
| Fe 400 | 180 |
| | |
| Fe 450 | 225 |
| | |
| Fe 520 | 255 |
|________________________________|__________________________________|
| |
| t = spessore (mm) |
|___________________________________________________________________|
4.1.2. STATI PLURIASSIALI.
Per gli stati piani, i soli per i quali si possono dare valide
indicazioni, si deve verificare che risulti (sigma)id (inferiore o
pari) fd essendo nel riferimento generico:
VEDI FORMULA A PAG. 85
e nel riferimento principale:
VEDI FORMULA A PAG. 85
in particolare per (sigma)1 = 0 (per esempio nella sollecitazione di
flessione accompagnata da taglio):
VEDI FORMULA A PAG. 85
e nel caso di tensione tangenziale pura:
VEDI FORMULA A PAG. 85
4.1.3. COSTANTI ELASTICHE.
Per tutti gli acciai considerati si assumono i seguenti valori
delle costanti elastiche:
- modulo di elasticita' normale E = 206000 N/mm2
- modulo di elasticita' tangenziale G = 78400 N/mm2.
4.2. Unioni con bulloni.
Le resistenze di calcolo dei bulloni sono riportate nel prospetto
7-II. (sigma)b e (tau)b rappresentano i valori medi delle tensioni
nella sezione.
La tensione di trazione per i bulloni deve essere valutata
mettendo in conto anche gli effetti leva e le eventuali flessioni
parassite. Ove non si proceda alle valutazioni dell'effetto leva e di
eventuali flessioni parassite, le tensioni di trazione (sigma)b
devono essere incrementate del 25%.
PROSPETTO 7-II
___________________________________________________________________
| |
| Stato di tensione |
|___________________________________________________________________|
| | | | | | |
| Classe | ft | fy | fk,N | fd,N | fd,V |
| vite | (N/mm2) | (N/mm2) | (N/mm2) | (N/mm2) | (N/mm2) |
|________|___________|___________|__________|___________|___________|
| | | | | | |
| 4.6 | 400 | 240 | 240 | 240 | 170 |
| | | | | | |
| 5.6 | 500 | 300 | 300 | 300 | 212 |
| | | | | | |
| 6.8 | 600 | 480 | 360 | 360 | 255 |
| | | | | | |
| 8.8 | 800 | 640 | 560 | 560 | 396 |
| | | | | | |
| 10.9 | 1000 | 900 | 700 | 700 | 495 |
|________|___________|___________|__________|___________|___________|
| |
| fk,N = e' assunto pari al minore dei due valori fk,N=0.7 ft |
| (fk,N=0.6 ft per viti di classe 6.8) fk,N=fy essendo ft ed |
| fy le tensioni di rottura e di snervamento secondo UNI 3740|
| |
| fd,N = fk,N = resistenza di calcolo a trazione |
| |
| fd,V = fk,N(radice quadrata)2 = resistenza di calcolo a taglio |
|___________________________________________________________________|
Ai fini del calcolo della (sigma)b la sezione resistente e' quella
della vite; ai fini del calcolo della (tau)b la sezione resistente e'
quella della vite o quella totale del gambo a seconda che il piano di
taglio interessi o non interessi la parte filettata.
Nel caso di presenza contemporanea di sforzi normali e di taglio
deve risultare:
VEDI FORMULA A PAG. 86
La pressione sul contorno del foro (sigma)rif, alla proiezione
diametrale della superficie cilindrica del chiodo e del bullone, deve
risultare:
(sigma)rif (inferiore o pari) (alfa)fd
essendo:
(alfa) = a/d e comunque da assumersi non superiore a 2,5;
fd la resistenza di calcolo del materiale costituente gli
elementi del giunto (vedi 4.1.1.1.);
a e d definiti limitati al punto 7.2.4.
I bulloni di ogni classe devono essere convenientemente serrati.
4.3. Unioni a taglio con chiodi.
Per i chiodi di cui al punto 2.7., si possono assumere per le
resistenze di calcolo i valori riportati nel prospetto 8-II.
PROSPETTO 8-II
___________________________________________________________________
| | |
| fd,V (N/mm2) | fd,N (N/mm2) |
|________________________________|__________________________________|
| | |
| 180 | 75 |
|________________________________|__________________________________|
Di regola i chiodi non devono essere sollecitati a sforzi di
trazione.
Nel caso di combinazione di taglio e trazione, si dovra'
verificare che risulti:
VEDI FORMULA A PAG. 86
Per la pressione di rifollamento vale quanto indicato per i
bulloni.
4.4. Unioni ad attrito con bulloni.
La forza Ff trasmissibile per attrito da ciascun bullone per ogni
piano di contatto tra gli elementi da collegare, e' espressa dalla
relazione:
1
Ff = ------ (mi)Nb
(ni)f
in cui e' da porre:
(ni)f coefficiente di sicurezza contro lo slittamento, da assumersi
pari a:
1,25 per le verifiche in corrispondenza degli stati limite di
esercizio (sempre obbligatorie):
1,00 per le verifiche in corrispondenza degli stati limite
ultimi (quando questo tipo di verifica e' esplicitamente
richiesto nelle prescrizioni di progetto);
(mi) coefficiente di attrito da assumersi pari a:
0,45 per superfici trattate come indicato al punto 7.10.2.;
0,30 per superfici non particolarmente trattate, e comunque
nelle giunzioni effettuate in opera;
Nb forza di trazione nel gambo della vite.
La pressione convenzionale sulle pareti dei fori non deve superare
il valore di 2,5 fd.
In un giunto per attrito i bulloni ad alta resistenza possono
trasmettere anche una forza assiale di trazione N. In questo caso,
sempreche' non concorrano flessioni parassite apprezzabili nel
bullone, il valore della forza ancora trasmissibile dal bullone per
attrito si riduce a:
VEDI FORMULA A PAG. 87
La forza N nel bullone non puo' in nessun caso superare il valore
0,8 Nb.
I bulloni di ciascuna classe debbono in ogni caso essere serrati
con coppia tale da provocare una forza di trazione Nb nel gambo della
vite pari a:
Nb = 0,8 fy Ares
essendo Ares l'area della sezione resistente della vite e fy la
tensione di snervamento, su vite (prospetto 7-II), valutate secondo
UNI EN 20898/1 (dicembre 1991).
4.5. Unioni saldate.
4.5.1. GIUNTI TESTA A TESTA OD A T A COMPLETA PENETRAZIONE.
Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni
normali all'asse della saldatura o da azioni di taglio, deve essere
considerata come sezione resistente la sezione longitudinale della
saldatura stessa; agli effetti del calcolo essa avra' lunghezza pari
a quella intera della saldatura e larghezza pari al minore dei due
spessori collegati, misurato in vicinanza della saldatura per i
giunti di testa e allo spessore dell'elemento completamente penetrato
nel caso di giunti a T (vedere figura 1-II).
Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni
parallele all'asse della saldatura, deve essere considerata come
sezione resistente quella del pezzo saldato ricavata normalmente
all'asse predetto (cioe' quella del materiale base piu' il materiale
d'apporto).
Per trazioni o compressioni normali all'asse del cordone la
tensione nella saldatura non deve superare 0,85 fd per giunti testa a
testa di II classe ed fd per gli altri giunti.
VEDI FIGURA A PAG. 87
Per sollecitazioni composte deve risultare:
VEDI FORMULA A PAG. 88
dove:
(sigma) _| e' la tensione di trazione o compressione normale alla
sezione longitudinale della saldatura;
(sigma) || e' la tensione di trazione o compressione parallela
all'asse della saldatura;
(tau) e' la tensione tangenziale nella sezione longitudinale
della saldatura;
4.5.2. GIUNTI A CORDONI D'ANGOLO.
Si assume come sezione resistente la sezione di gola del cordone,
cui si attribuisce larghezza pari all'altezza "a" del triangolo
isoscele iscritto nella sezione trasversale del cordone e l'intera
lunghezza "l" del cordone stesso, a meno che questo non abbia
estremita' difettose (fig. 2-II).
Della tensione totale agente sulla sezione di gola, ribaltata su
uno dei piani d'attacco, si considerano le componenti: normale
(sigma)_| (trasversale) o tangenziale (taf) || (trasversale) e (tau)
|| (parallela).
Per la verifica, i valori assoluti delle predette componenti
dovranno soddisfare le limitazioni:
VEDI FORMULA A PAG. 88
VEDI FORMULA A PAG. 88
con ovvie semplificazioni quando due soltanto o una sola delle
componenti siano diverse da zero.
Si ritengono non influenti sul dimensionamento eventuali tensioni
normali (sigma) || sulla sezione trasversale del cordone (fig. 2-II).
VEDI FIGURA A PAG. 88
4.6. Unioni per contatto.
E' ammesso l'impiego di unioni per contatto nel caso di membrature
semplicemente compresse, purche', con adeguata lavorazione meccanica,
venga assicurato il combaciamento delle superfici del giunto.
La tensione di compressione deve risultare minore o uguale a fd.
In corrispondenza dei giunti ai piani intermedi o delle piastre di
base, le colonne degli edifici possono essere collegate per contatto.
In ogni caso debbono essere sempre previsti collegamenti chiodati,
bullonati o saldati in grado di assicurare una corretta posizione
mutua tra le parti da collegare. Le unioni per contatto non debbono
distare dagli orizzontamenti di piano piu' di 1/5 dell'interpiano.
Per le altre membrature compresse, i collegamenti debbono non solo
assicurare una corretta posizione delle parti da collegare, ma essere
anche dimensionati in modo da poter sopportare il 50% delle azioni di
calcolo.
In ogni caso i collegamenti di cui sopra devono essere
proporzionati in modo da sopportare ogni eventuale azione di trazione
che si determini sovrapponendo agli effetti delle azioni laterali
sulla struttura il 75% degli sforzi di compressione dovuti ai soli
carichi permanenti.
4.7. Apparecchi di appoggio fissi o scorrevoli.
Tutti gli elementi degli apparecchi di appoggio, in particolare le
piastre, devono essere proporzionati per gli sforzi, normali, di
flessione e taglio, cui sono sottoposti.
Se l'apparecchio di appoggio deve consentire le dilatazioni
termiche, nel relativo calcolo si assumera' il coefficiente di
dilatazione lineare (alfa) = 12 per 10 -6 gradi centigradi -1.
Le parti degli apparecchi di appoggio che trasmettono pressioni
localizzate per contatto saranno eseguite con acciaio fuso tipo Fe G
520 UNI 3158 (dicembre 1977) o fucinato, oppure mediante saldatura di
elementi laminati di acciaio.
Le pressioni di contatto, calcolate a mezzo delle formule di
Hertz, devono risultare:
- per contatto lineare: (sigma)l (inferiore o pari) 4 fd
- per contatto puntuale: (sigma)p (inferiore o pari) 5,5 fd
Nel caso in cui la localizzazione della reazione d'appoggio venga
ottenuta mediante piastre piane la pressione media di contatto
superficiale deve risultare:
(sigma)s (inferiore o pari) 1,35 fd
4.8. Indebolimento delle sezioni.
4.8.1. UNIONI A TAGLIO CON CHIODI O CON BULLONI.
Per le verifiche di resistenza il calcolo delle tensioni di
trazione si effettua con riferimento all'area netta, detratta cioe'
l'area dei fori. L'area netta e' quella minima corrispondente o alla
sezione retta o al profilo spezzato.
La verifica a flessione delle travi sara' effettuata in generale
tenendo conto del momento d'inerzia della sezione con la detrazione
degli eventuali fori. Il calcolo di norma sara' eseguito deducendo
dal momento d'inerzia della sezione lorda il momento d'inerzia delle
aree dei fori rispetto all'asse baricentrico della stessa sezione
lorda.
Per le verifiche di stabilita' di cui al successivo punto 5 e per
la determinazione di qualunque parametro dipendente dalla
deformabilita', si devono considerare, invece, le sezioni lorde,
senza alcuna detrazione dei fori per i collegamenti.
4.8.2. UNIONI AD ATTRITO.
La detrazione dei fori dalla sezione deve essere effettuata solo
se il giunto e' sollecitato a trazione.
La verifica della sezione indebolita si effettua per un carico
pari al 60% di quello trasmesso per attrito dai bulloni che hanno
l'asse nella sezione stessa, oltre al carico totale trasmesso dai
bulloni che precedono.
4.8.3. VERIFICA DEI PROFILATI PARTICOLARI.
I profilati ad L o a T collegati su un'ala o a U collegati
sull'anima, potranno essere verificati tenendo conto dell'effetto di
ridistribuzione plastica delle tensioni dovute alla eventuale
eccentricita' del collegamento. Cio' puo' essere fatto assumendo come
sezione resistente a trazione una adeguata aliquota della sezione
trasversale netta.
4.9. Norme particolari per elementi inflessi.
Le frecce degli elementi delle strutture edilizie devono essere
contenute quanto e' necessario perche' non derivino danni alle opere
complementari in genere ed in particolare alle murature di
tamponamento e ai relativi intonaci.
Ai fini del calcolo si assumono le condizioni rare per gli stati
limite di servizio; in tali combinazioni i valori delle azioni della
neve e delle pressioni del vento possono essere ridotti al 70%.
Indicativamente la freccia y, in rapporto alla luce l, deve
rispettare almeno i limiti seguenti:
- per le travi di solai, per il solo sovraccarico, y/l (inferiore
o pari) 1/400;
- per le travi caricate direttamente da muri o da pilastri o
anche, in assenza di provvedimenti cautelativi particolari, da
tramezzi, per il carico permanente ed il sovraccarico, y/l (inferiore
o pari) 1/500;
- per gli arcarecci o gli elementi inflessi dell'orditura minuta
delle coperture, per il carico permanente ed il sovraccarico, y/l
(inferiore o pari) 1/200.
Per gli sbalzi i limiti precedenti possono essere riferiti a una
lunghezza l pari a due volte la lunghezza dello sbalzo stesso.
Ove l'entita' delle deformazioni lo richieda, dovranno essere
previste controfrecce adeguate.
Le frecce teoriche orizzontali degli edifici multipiani alti,
dovute all'azione statica del vento, non devono essere maggiori di
1/500 dell'altezza totale dell'edificio.
Le travi a sostegno di murature di tamponamento in strutture
intelaiate possono calcolarsi ammettendo che il muro, comportandosi
ad arco, si scarichi in parte direttamente sugli appoggi.
Le travi suddette sono cosi' soggette a flessione, per effetto del
carico della parte di muro sottostante all'intradosso dell'arco, ed a
trazione, per effetto della spinta dell'arco stesso.
In via di approssimazione si puo' ritenere che l'arco abbia
freccia pari a 1/2 della luce.
4.10. Fenomeni di fatica.
Si deve tener conto dei fenomeni di fatica per le strutture o gli
elementi che si prevedono soggetti nel corso della loro vita ad un
numero di cicli di sollecitazione maggiore di 10 4.
In tale caso la verifica di resistenza deve essere effettuata
negli stati limite di esercizio, adottando (delta maiuscolo)(sigma)
ammissibile adeguato; a tale riguardo si possono adottare le
prescrizioni indicate dalle CNR 10011/86 "Costruzioni di acciaio.
Istruzioni per il calcolo, l'esecuzione, il collaudo e la
manutenzione", oppure altri criteri fondati su risultati sperimentali
di sicura validita'.
5. NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI STABILITA'.
5.0. Generalita'.
Oltre alle verifiche di resistenza previste dal precedente punto
4, che in nessun caso potranno essere omesse, devono essere eseguite
le verifiche necessarie ad accertare la sicurezza della costruzione,
o delle singole membrature, nei confronti di possibili fenomeni di
instabilita'.
Le verifiche verranno condotte tenendo conto degli eventuali
effetti dinamici, ma senza considerare le riduzioni delle tensioni
ammissibili ai fenomeni di fatica.
La determinazione delle tensioni in corrispondenza delle quali
possono insorgere eventuali fenomeni di instabilita', sara' condotta
o adottando i metodi di calcolo indicati dalle norme CNR 10011/86,
oppure altri metodi fondati su ipotesi teoriche e risultati
sperimentali chiaramente comprovati.
5.1. Aste compresse.
Si definisce lunghezza d'inflessione la lunghezza l0 = (beta)l da
sostituire nel calcolo alla lunghezza l dell'asta quale risulta nello
schema strutturale. Il coefficiente (beta) deve essere valutato
tenendo conto delle effettive condizioni di vincolo dell'asta nel pi-
ano di flessione considerato.
5.1.1. COEFFICIENTE DI VINCOLO.
Nelle condizioni di vincolo elementari, per la flessione nel piano
considerato, si assumono i valori seguenti:
(beta) = 1,0 se i vincoli dell'asta possono assimilarsi a cerniere;
(beta) = 0,7 se i vincoli possono assimilarsi ad incastri;
(beta) = 0,8 se un vincolo e' assimilabile all'incastro ed uno alla
cerniera;
(beta) = 2,0 se l'asta e' vincolata ad un solo estremo con incastro
perfetto; in tal caso l e' la distanza tra la sezione
incastrata e quella di applicazione del carico.
5.1.2. ASTE DI STRUTTURE RETICOLARI.
Per le aste facenti parti di strutture reticolari si adottano i
seguenti criteri:
- aste di corrente di travi reticolari piane. Per valutare la
lunghezza d'inflessione nel piano della travatura si pone (beta)=1,
per la lunghezza d'inflessione nel piano normale a quello della
travatura, si assume ancora (beta)=1 se esistono alle estremita' del-
l'asta ritegni trasversali adeguatamente rigidi; per ritegni
elasticamente cedevoli, si dovra' effettuare una verifica apposita;
- aste di parete. Per la lunghezza d'inflessione nel piano della
parete, si assumera':
lred
(beta) = -------
l
comunque non minore di 0,8, essendo lred la distanza tra i baricentri
delle bullonature, delle chiodature o delle saldature di attacco alle
estremita'.
Se, all'incrocio tra un'asta compressa e una tesa, l'attacco tra
le due aste ha una resistenza non minore di 1/5 di quella
dell'attacco di estremita' dell'asta compressa, il punto di incrocio
potra' considerarsi impedito di spostarsi nel piano della parete; in
ogni caso pero' la lunghezza da considerare non dovra' essere minore
di l0 = 0,5 l. Per l'inflessione nel piano normale a quello della
parere i coefficienti (beta) vanno determinati mediante metodi di
calcolo che tengono conto delle azioni presenti nella coppia di aste.
In favore di sicurezza si possono assumere quelli indicati al punto
5.1.1.
5.1.3. COLONNE.
Per le colonne dei fabbricati, provviste di ritegni trasversali
rigidi in corrispondenza dei piani, tali cioe' da impedire gli
spostamenti orizzontali dei nodi, si assume (beta) = 1.
Per il tronco piu' basso la lunghezza l deve essere valutata a
partire dalla piastra di appoggio.
L'eventuale presenza di pannelli a tutt'altezza sufficientemente
rigidi e robusti potra' essere considerata nella determinazione della
lunghezza d'inflessione delle colonne di fabbricati civili ed
industriali, qualora si provveda a rendere solidali tra loro i
pannelli e le colonne.
5.1.4. SNELLEZZA.
Si definisce snellezza di un'asta prismatica in un suo piano
principale di inerzia, il rapporto (lamda) = l0/i
dove:
lo e' la lunghezza di inflessione nel piano principale considerato,
dipendente, come specificato nel punto 5.1., dalle modalita' di
vincolo alle estremita' dell'asta;
i e' il raggio d'inerzia della sezione trasversale, giacente nello
stesso piano principale in cui si valuta l0.
La snellezza non deve superare il valore 200 per le membrature
principali e 250 per quelle secondarie; in presenza di azioni
dinamiche rilevanti i suddetti valori vengono limitati
rispettivamente a 150 e a 200.
5.1.5. VERIFICA.
La verifica di sicurezza di un'asta si effettuera' nell'ipotesi
che la sezione trasversale sia uniformemente compressa.
Dovra' essere:
(sigma) (inferiore o pari) (sigma)c
dove:
Nc
(sigma)c = ---- e' la tensione critica corrispondente alla forza Nc,
A che provoca il collasso elastoplastico per
inflessione dell'asta nel piano che si considera;
N
(sigma) = ---- e' la tensione assiale di compressione media nella
A sezione della membratura corrispondente al carico
assiale N di calcolo.
5.1.6. COEFFICIENTE DI MAGGIORAZIONE DELLA FORZA ASSIALE.
In conformita' a quanto disposto al punto 5.1.5., la verifica di
sicurezza di un'asta compressa potra' effettuarsi nella ipotesi che
la sezione trasversale sia compressa da una forza N maggiorata del
coefficiente (omega) = fy/(sigma)c.
Dovra' cioe' essere:
(omega)N
--------- (inferiore o pari) fd
A
I coefficienti (omega), dipendenti dal tipo di sezione oltreche'
dal tipo di acciaio dell'asta, si desumono da appositi diagrammi o-
tabellazioni; si possono adottare a tale riguardo le indicazioni
della norma CNR 10011/86, oppure altre prescrizioni, fondate su
ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.
5.1.7. RAPPORTI DI LARGHEZZA-SPESSORE DEGLI ELEMENTI IN PARETE
SOTTILE DELLE ASTE COMPRESSE.
Per evitare fenomeni locali d'imbozzamento, dovranno essere
opportunamente limitati i rapporti larghezza-spessore degli elementi
in parete sottile di aste compresse, in funzione della forma chiusa o
aperta della sezione trasversale, della presenza o meno di
irrigidimenti lungo i bordi delle pareti e del tipo di acciaio
impiegato.
Per le sezioni aperte dotate di pareti sottili con bordi
egualmente o diversamente irrigiditi, dovra' essere inoltre
controllata l'efficacia degli irrigidimenti in relazione ai rapporti
larghezza-spessore adottati.
5.2. Travi inflesse a parete piena.
5.2.1. STABILITA' ALL'IMBOZZAMENTO DELLE PARTI COMPRESSE DI TRAVI
INFLESSE.
Quando non si proceda ad un preciso calcolo specifico, le
dimensioni delle parti sottili uniformemente compresse devono
soddisfare le limitazioni valide per analoghe parti di aste
compresse, come indicato al punto 5.1.7.
5.2.2. STABILITA' LATERALE DELLE TRAVI INFLESSE (SICUREZZA ALLO
SVERGOLAMENTO).
Per la verifica di una trave inflessa deve risultare:
(sigma) (inferiore o pari) (sigma)c
essendo:
(sigma) la massima tensione al lembo compresso,
Mc
(sigma)c = ---- ,
W
con Mc momento massimo calcolato per la condizione critica di carico,
tenuto conto del comportamento elastoplastico della sezione e W
modulo di resistenza relativo al lembo compresso.
5.3. Aste pressoinflesse.
Nel caso di aste soggette ad azioni assiali di compressione N e a
momento flettente M, bisognera' tener conto della riduzione della
capacita' portante dell'asta a compressione a causa degli effetti
flettenti. Tale valutazione sara' fatta mediante formula di
interazione basate su metodi di calcolo o sperimentali comprovati.
Se il momento flettente varia lungo l'asta, la verifica potra'
effettuarsi introducendo nella formula il momento flettente, costante
lungo l'asta, equivalente ai fini della verifica di stabilita'.
5.4. Archi.
Le strutture ad arco devono essere progettate con appropriati
metodi analitici; la stabilita' globale deve essere garantita con un
rapporto tra i carichi corrispondenti alle predette instabilita' ed i
carichi corrispondenti alla condizione di calcolo per le verifiche
agli stati limite ultimi non minore di 1,6.
5.5. Telai.
Nelle strutture intelaiate la stabilita' delle singole membrature
deve essere verificata in conformita' a quanto indicato nei punti
5.1., 5.2. e 5.3., tenendo ben presenti le condizioni di vincolo e di
sollecitazione.
5.5.1. TELAI A NODI FISSI.
Nei telai in cui la stabilita' laterale e' assicurata dal
contrasto di controventamenti adeguati, la lunghezza di inflessione
dei piedritti, in mancanza di un'analisi rigorosa, sara' assunta pari
alla loro altezza.
5.5.2. TELAI A NODI SPOSTABILI.
a) Telai monopiano.
Se la stabilita' laterale e' affidata unicamente alla rigidezza
flessionale dei piedritti e dei traversi, rigidamente connessi fra
loro, la lunghezza di inflessione delle membrature va determinata
mediante apposito esame. La lunghezza di inflessione dei ritti sara'
assunta comunque non minore della loro altezza qualora siano
incastrati al piede, e al doppio della loro altezza se incernierati
alla base.
b) Telai multipiano.
La stabilita' globale deve essere garantita con un rapporto tra i
carichi corrispondenti alla predetta instabilita' ed i carichi
corrispondenti alla condizione di calcolo per le verifiche agli stati
limite ultimi non minore di 1,6.
La stabilita' globale puo' essere saggiata indirettamente
controllando che la struttura sia capace di sopportare l'azione delle
forze orizzontali pari a 1/80 dei carichi permanenti e sovraccarichi
supposte agenti contemporaneamente ai massimi carichi di progetto,
per le verifiche agli stati limite ultimi, vento escluso.
La freccia orizzontale corrispondente deve essere minore di 1/330
della altezza totale del telaio.
5.6. Stabilita' dell'anima di elementi strutturali a parete piena.
5.6.1. VERIFICA ALL'IMBOZZAMENTO.
I pannelli d'anima di elementi strutturali a parete piena devono
essere verificati all'imbozzamento e, localmente, in corrispondenza
di eventuali carichi concentrati applicati fra gli irrigidimenti.
In particolare, nelle verifiche all'imbozzamento, dovra' essere:
(sigma)id (inferiore o pari) (sigma)c
dove:
(sigma)c e' la tensione normale critica di confronto corrispondente
alla condizione di carico assegnata;
(sigma)id e' la tensione normale ideale equivalente valutata con
riferimento alla massima tensione normale di compressione e
ad una tensione tangenziale media.
Laddove esistano adeguate riserve di resistenza in fase post-
critica, si potra' tenerne conto aumentando giustificatamente il
valore della tensione normale di confronto (sigma)c.
5.6.2. CONTROLLO DEGLI IRRIGIDIMENTI.
La verifica di cui al punto 5.6.1. deve essere integrata da un
controllo degli irrigidimenti trasversali e longitudinali dell'anima
al fine di garantire l'efficienza statica dell'insieme.
Gli irrigidimenti verticali in corrispondenza degli appoggi e dei
carichi concentrati in genere devono essere verificati al carico di
punta per l'intera azione localizzata.
6. VERIFICHE MEDIANTE PROVE SU STRUTTURE CAMPIONE E SU MODELLI.
6.1. Prove su strutture o elementi campione.
Nel caso che la verifica sia riferita ad esperienze dirette su
struttura campione da effettuare sotto il controllo di un Laboratorio
Ufficiale, su un adeguato numero di elementi, tale da consentire una
convincente elaborazione statistica dei risultati, e nei quali siano
fedelmente riprodotte le condizioni di carico e di vincolo, il minimo
valore del coefficiente di sicurezza delle azioni di progetto agli
stati limite ultimi rispetto alla resistenza sperimentale a rottura
non deve essere inferiore a 1,33, mentre il valore medio del
coefficiente di sicurezza non deve essere inferiore a 1,53. Detti
coefficienti devono essere opportunamente incrementati nel caso di
azioni ripetute, a meno che l'effettiva storia di carico non venga
riprodotta nelle prove. Ove siano da temere fenomeni di instabilita'
globale e locale, ovvero rotture senza preavviso, i coefficienti di
sicurezza devono essere opportunamente maggiorati.
6.2. Prove su modelli.
Per strutture di particolare complessita', le ipotesi a base del
calcolo potranno essere guidate dai risultati di prove su modelli.
7. REGOLE PRATICHE DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE.
7.1. Composizione degli elementi strutturali.
7.1.1. SPESSORI LIMITE.
E' vietato l'uso di profilati con spessore t < 4 mm. Una deroga a
tale norma, fino ad uno spessore t = 3 mm, e' consentita per opere
sicuramente protette contro la corrosione, quali per esempio tubi
chiusi alle estremita' e profilati zincati, ad opere non esposte agli
agenti atmosferici.
Le limitazioni di cui sopra non riguardano ovviamente elementi di
lamiera grecata e profili sagomati a freddo in genere per i quali
occorre fare riferimento ad altre prescrizioni costruttive e di
calcolo.
7.1.2. IMPIEGO DEI FERRI PIATTI.
L'impiego di piatti o larghi piatti, in luogo di lamiere, per
anime e relativi coprigiunti delle travi a parete piena, e in genere
per gli elementi in lastra soggetti a stati di tensione biassiali
appartenenti a membrature aventi funzione statica non secondaria, e'
ammesso solo se i requisiti di accettazione prescritti per il
materiale (in particolare quelli relativi alle prove di piegamento a
freddo e resilienza) siano verificati anche nella direzione normale a
quella di laminazione.
7.1.3. VARIAZIONI DI SEZIONE.
Le eventuali variazioni di sezione di una stessa membratura devono
essere il piu' possibile graduali, soprattutto in presenza di
fenomeni di fatica. Di regola sono da evitarsi le pieghe brusche. In
ogni caso si dovra' tener conto degli effetti dell'eccentricita'.
Nelle lamiere o piatti appartenenti a membrature principali e
nelle piastre di attacco le concentrazioni di sforzo in
corrispondenza di angoli vivi rientranti debbono essere evitate
mediante raccordi i cui raggi saranno indicati nei disegni di
progetto.
7.1.4. GIUNTI DI TIPO MISTO.
In uno stesso giunto e' vietato l'impiego di differenti metodi di
collegamento di forza (ad esempio saldatura e bullonatura o
chiodatura), a meno che uno solo di essi sia in grado di sopportare
l'intero sforzo.
7.2. Unioni chiodate.
7.2.1. CHIODI E FORI NORMALI.
I chiodi da impiegarsi si suddividono nelle categorie appresso
elencate, ciascuna con l'indicazione della UNI cui devono
corrispondere:
- chiodi a testa tonda stretta, secondo UNI 136 (marzo 1931);
- chiodi a testa svasata piana, secondo UNI 139 (marzo 1931);
- chiodi a testa svasata con calotta, secondo UNI 140 (marzo
1931).
I fori devono corrispondere alla UNI 141 (marzo 1931).
7.2.2. DIAMETRI NORMALI.
Di regola si devono impiegare chiodi dei seguenti diametri
nominali:
d = 10, 13, 16, 19, 22, 25 mm;
e, ordinatamente, fori dei diametri:
d1 = 10,5, 14, 17, 20, 23, 26 mm.
Nei disegni si devono contraddistinguere con opportune convenzioni
i chiodi dei vari diametri. Nei calcoli si assume il diametro d1,
tanto per verifica di resistenza della chiodatura, quanto per
valutare l'indebolimento degli elementi chiodati.
7.2.3. SCELTA DEI CHIODI IN RELAZIONE AGLI SPESSORI DA UNIRE.
In relazione allo spessore complessivo t da chiodare si impiegano:
- chiodi a testa tonda ed a testa svasata piana, per
t/d (inferiore o pari) 4,5;
- chiodi a testa svasata con calotta, per
4,5 (inferiore) t/d (inferiore o pari) 6,5.
7.2.4. INTERASSE DEI CHIODI E DISTANZA DAI MARGINI.
Il rapporto al diametro d dei chiodi, ovvero al piu' piccolo t1
tra gli spessori collegati dai chiodi, devono essere soddisfatte le
limitazioni seguenti:
- per le file prossime ai bordi:
10 (maggiore o pari) p/d (maggiore o pari) 3
3 (maggiore o pari) a/d (maggiore o pari) 1,5
3 (maggiore o pari) a1/d (maggiore o pari) 1,5
15 per gli elementi compressi
p/t1 (inferiore o pari)
25 per gli elementi tesi
a/t1
(inferiore o pari) 6 ((inferiore o pari) 9
se il margine e' irrigidito)
a1/t1
dove:
p e' la distanza tra centro e centro di chiodi contigui;
a e' la distanza dal centro di un chiodo al margine degli elementi
da collegare ad esso piu' vicino nella direzione dello sforzo;
a1 e' la distanza come la precedente a, ma ortogonale alla direzione
dello sforzo;
t1 e' il minore degli spessori degli elementi collegati.
Quando si tratti di opere non esposte alle intemperie, le ultime
due limitazioni possono essere sostituite dalle seguenti:
a/t1
(inferiore o pari) 12
a1/t1
Deroghe eventuali alle prescrizioni di cui al presente punto
7.2.4. debbono essere comprovate da adeguate giustificazioni teoriche
e sperimentali.
7.3. Unioni con bulloni normali.
7.3.1. BULLONI.
La lunghezza del tratto non filettato del gambo del bullone deve
essere in generale maggiore di quella della parti da serrare e si
deve sempre far uso di rosette. E' tollerato tuttavia che non piu' di
mezza spira del filetto rimanga compresa nel foro. Qualora resti
compreso nel foro un tratto filettato se ne dovra' tenere adeguato
conto nelle verifiche di resistenza.
In presenza di vibrazioni o inversioni di sforzo, si devono
impiegare controdadi oppure rosette elastiche, tali da impedire
l'allentamento del dado. Per bulloni con viti 8.8 e 10.9 e'
sufficiente l'adeguato serraggio.
7.3.2. DIAMETRI NORMALI.
Di regola si devono impiegare bulloni dei seguenti diametri:
d=12, 14, 16, 18, 20, 22, 24, 27 mm.
I fori devono avere diametro uguale a quello del bullone
maggiorato di 1 mm fino al diametro 20 mm e di 1,5 mm oltre il
diametro 20 mm, quando e' ammissibile un assestamento sotto carico
del giunto.
Quando tale assestamento non e' ammesso, il giuoco complessivo tra
diametro del bullone e diametro del foro non dovra' superare 0,3 mm,
ivi comprese le tolleranze.
Nei disegni si devono contraddistinguere con opportune convenzioni
i bulloni dei vari diametri e devono essere precisati i giuochi foro-
bullone.
7.3.3. INTERASSE DEI BULLONI E DISTANZA DAI MARGINI.
Vale quanto specificato al punto 7.2.4.
7.4. Unioni ad attrito.
7.4.1. BULLONI.
Nelle unioni ad attrito si impiegano bulloni ad alta resistenza di
cui al punto 2.6. Il gambo puo' essere filettato per tutta la
lunghezza.
Le rosette, disposte una sotto il dado e una sotto la testa,
devono avere uno smusso a 45 gradi in un orlo interno ed identico
smusso sul corrispondente orlo esterno. Nel montaggio lo smusso deve
essere rivolto verso la testa della vite o verso il dado. I bulloni,
i dadi e le rosette devono portare, in rilievo impresso, il marchio
di fabbrica e la classificazione secondo la citata UNI 3740.
7.4.2. DIAMETRI NORMALI.
Di regola si devono impiegare bulloni dei seguenti diametri:
d=12, 14, 16, 18, 20, 22, 24, 27 mm.
e fori di diametro pari a quello del bullone maggiorato di 1,5 mm
fino al diametro 24 mm e di 2 mm per il diametro 27 mm. Nei disegni
devono essere distinti con opportune convenzioni i bulloni dei vari
diametri.
7.4.3. INTERASSE DEI BULLONI E DISTANZA DAI MARGINI.
Vale quanto specificato al punto 7.2.4.
7.5. Unioni saldate.
A tutti gli elementi strutturali saldati devono essere applicate
le prescrizioni di cui al punto 7.1.3.
Per gli attacchi d'estremita' di aste sollecitate da forza
normale, realizzati soltanto con cordoni d'angolo paralleli all'asse
di sollecitazione, la lunghezza minima dei cordoni stessi deve essere
pari a 15 volte lo spessore.
L'impiego di saldature entro fori o intagli deve essere
considerato eccezionale: qualora detti fori o intagli debbano essere
usati, il loro contorno non dovra' presentare punti angolosi, ne'
raggi di curvatura minori di meta' della dimensione minima
dell'intaglio.
I giunti testa a testa di maggior importanza appartenenti a
membrature tese esposte a temperature minori di 0 gradi centigradi
devono essere previsti con saldatura di I classe (punto 2.4.3.).
La saldatura a tratti non e' ammessa che per cordoni d'angolo.
Nei giunti a croce o a T a completa penetrazione dovra' essere
previsto un graduale allargamento della saldatura (vedere figura
3-II), la cui larghezza dovra' essere almeno pari a 1,3 volte lo
spessore t in corrispondenza della lamiera su cui viene a intestarsi.
VEDI FIGURA A PAG. 98
7.6. Travi a parete piena e reticolari.
7.6.1. TRAVI CHIODATE.
Nel proporzionamento delle chiodature che uniscono all'anima i
cantonali del corrente caricato, si deve tener conto del contributo
di sollecitazione di eventuali carichi direttamente applicati al
corrente stesso. Se tali carichi sono concentrati ed il corrente e'
sprovvisto di piattabande, si provvedera' a diffonderli con piastra
di ripartizione.
Le interruzioni degli elementi costituenti le travi devono essere
convenientemente distanziate e singolarmente provviste di
coprigiunto. La coincidenza trasversale di piu' interruzioni non e'
ammessa neanche per coprigiunto adeguato alla sezione interrotta,
eccettuato il caso di giunti di montaggio. I coprigiunti destinati a
ricostituire l'intera sezione dell'anima devono estendersi all'intera
altezza di essa.
Nelle travi con pacchetti di piattabande distribuite con il
criterio di ottenere l'uniforme resistenza a flessione, ciascuna
piattabanda deve essere attaccata al pacchetto esternamente alla zona
dove ne e' necessario il contributo; il prolungamento di ogni
piattabanda oltre la sezione in cui il momento flettente massimo
eguaglia quello resistente, deve essere sufficiente per consentire la
disposizione di almeno due file di chiodi, la prima delle quali puo'
essere disposta in corrispondenza della sezione suddetta.
7.6.2. TRAVI SALDATE.
Quando le piattabande sono piu' di una per ciascun corrente si
potranno unire tra loro con cordoni d'angolo laterali lungo i bordi,
purche' abbiano larghezza non maggiore di 30 volte lo spessore.
L'interruzione di ciascuna piattabanda deve avvenire esternamente
alla zona dove ne e' necessario il contributo, prolungandosi per un
tratto pari almeno alla meta' della propria larghezza. In
corrispondenza della sezione terminale di ogni singolo tronco di
piattabanda si deve eseguire un cordone d'angolo di chiusura che
abbia altezza di gola pari almeno alla meta' dello spessore della
piattabanda stessa e sezione dissimmetrica col lato piu' lungo nella
direzione della piattabanda. Inoltre, in presenza di fenomeni di
fatica, la piattabanda deve essere raccordata al cordone con
opportuna rastremazione.
7.6.3. NERVATURE DELL'ANIMA.
Le nervature di irrigidimento dell'anima in corrispondenza degli
appoggi della trave o delle sezioni in cui sono applicati carichi
concentrati devono essere, di regola, disposte simmetricamente
rispetto all'anima e verificate a carico di punta per l'intera azione
localizzata.
Potra' a tali effetti considerarsi collaborante con
l'irrigidimento una porzione d'anima di larghezza non superiore a 12
volte lo spessore dell'anima, da entrambe le parti adiacenti alle
nervature stesse.
Per la lunghezza d'inflessione dovra' assumersi un valore
commisurato alle effettive condizioni di vincolo dell'irrigidimento
ed in ogni caso non inferiore ai 3/4 dell'altezza dell'anima.
I rapporti larghezza-spessore delle nervature di irrigidimento
dell'anima devono soddisfare le limitazioni previste al punto 5.1.7.
Le nervature di irrigidimento di travi composte saldate devono
essere collegate all'anima mediante cordoni di saldatura sottili e,
di regola, continui.
Nel caso si adottino cordoni discontinui, la lunghezza dei tratti
non saldati dovra' essere inferiore a 12 volte lo spessore
dell'anima, e, in ogni caso, a 25 cm; inoltre nelle travi soggette a
fatica si verifichera' che la tensione longitudinale nell'anima non
superi quella ammissibile a fatica per le disposizioni
corrispondenti.
7.6.4. TRAVI RETICOLARI.
Gli assi baricentrici delle aste devono di regola coincidere con
gli assi dello schema reticolare; tale avvertenza e' particolarmente
importante per le strutture sollecitate a fatica. La coincidenza
predetta per le aste di strutture chiodate o bullonate costituite da
cantonali puo' essere osservata per gli assi di chiodatura e
bullonatura anziche' per gli assi baricentrici.
Il baricentro della sezione resistente del collegamento ai nodi
deve cadere, di regola, sull'asse geometrico dell'asta. Ove tale
condizione non sia conseguibile, dovra' essere considerato, nel
calcolo del collegamento, il momento dovuto all'eccentricita' tra
baricentro del collegamento e asse baricentrico dell'asta.
Nei correnti a sezione variabile gli elementi, che via via si
richiedono in aumento della sezione resistente, devono avere
lunghezza tale da essere pienamente efficienti la' ove ne e'
necessario il contributo.
7.7. Piastre od apparecchi di appoggio.
7.7.1. BASI DI COLONNE.
Le piastre di appoggio e le relative eventuali costolature devono
essere proporzionate in modo da assicurare una ripartizione
approssimativamente lineare della pressione sul cuscinetto
sottostante.
I bulloni di ancoraggio devono essere collocati a conveniente
distanza dalle superfici che limitano lateralmente la fondazione. La
lunghezza degli ancoraggi e' quella prescritta al punto 5.3.3. della
Parte 1a, quando non si faccia ricorso a traverse d'ancoraggio o
dispositivi analoghi.
7.2.2. APPOGGI METALLICI (FISSI E SCORREVOLI).
Di regola, per gli appoggi scorrevoli, non sono da impiegare piu'
di due rulli o segmenti di rullo; se i rulli sono due occorrera'
sovrapporre ad essi un bilanciere che assicuri l'equipartizione del
carico. Il movimento di traslazione dei rulli deve essere guidato in
modo opportuno, dispositivi di arresto devono essere previsti dove il
caso lo richieda. Le parti degli apparecchi che trasmettono pressioni
per contatto possono essere di acciaio fuso, oppure ottenute per
saldatura di laminati di acciaio. Le superfici di contatto devono
essere lavorate con macchina utensile.
7.7.3. APPOGGI DI GOMMA.
Per questo tipo di appoggi valgono le istruzioni di cui alla norma
CNR 10018/87 (Bollettino Ufficiale C.N.R. - XXVI - n. 161 - 1992).
7.8. Marchiatura dei materiali.
I materiali debbono essere identificabili mediante apposito
contrassegno o marchiatura, specie per quanto riguarda il tipo di
acciaio impiegato.
7.9. Lavorazioni.
Nelle lavorazioni debbono essere osservate tutte le prescrizioni
indicate nel progetto.
7.10. Modalita' esecutive per le unioni.
7.10.1. UNIONI CHIODATE.
Le teste ottenute con la ribaditura devono risultare ben centrate
sul fusto, ben nutrite alle loro basi, prive di scepolature e ben
combacianti con la superficie dei pezzi. Dovranno poi essere liberate
dalle bavature mediante scalpello curvo, senza intaccare i ferri
chiodati.
Le teste di materiale diverso dall'acciaio Fe 360 ed Fe 430 UNI
7356 (dicembre 1974) porteranno in rilievo in sommita', sopra una
zona piana, un marchio caratterizzante la qualita' del materiale.
Il controstampo dovra' essere piazzato in modo da lasciare
sussistere detto marchio dopo la ribaditura.
7.10.2. UNIONI AD ATTRITO.
Le superfici di contatto al montaggio si devono presentare pulite,
prive cioe' di olio, vernice, scaglie di laminazione, macchie di
grasso.
La pulitura deve, di norma, essere eseguita con sabbiatura al
metallo bianco; e' ammessa la semplice pulizia meccanica delle
superfici a contatto per giunzioni montate in opera, purche' vengano
completamente eliminati tutti i prodotti della corrosione e tutte le
impurita' della superficie metallica. Le giunzioni calcolate con (mi)
= 0,45 debbono comunque essere sabbiate al metallo bianco.
I bulloni, i dadi e le rosette dovranno corrispondere a quanto
prescritto al punto 7.4.1.
Nei giunti flangiati dovranno essere particolarmente curati la
planarita' ed il parallelismo delle superfici di contatto.
Per il serraggio dei bulloni si devono usare chiavi dinamometriche
a mano, con o senza meccanismo limitatore della coppia applicata, o
chiavi pneumatiche con limitatore della coppia applicata; tutte
peraltro devono essere tali da garantire una precisione non minore
di (piu' o meno) 5%.
Il valore della coppia di serraggio, da applicare sul dado o sulle
testa del bullone deve essere quella indicata nel punto 4.4.
Per verificare l'efficienza dei giunti serrati, il controllo della
coppia torcente applicata puo' essere effettuato in uno dei seguenti
modi:
a) si misura con chiave dinamometrica la coppia richiesta per far
ruotare ulteriormente di 10 gradi il dado;
b) dopo aver marcato dado e bullone per identificare la loro
posizione relativa, il dado deve essere prima allentato con una
rotazione almeno pari a 60 gradi e poi riserrato, controllando se
l'applicazione della coppia prescritta riporta il dado nella
posizione originale.
Se in un giunto anche un solo bullone non risponde alle
prescrizioni circa il serraggio, tutti i bulloni del giunto devono
essere controllati.
7.10.3. UNIONI SALDATE.
Sia in officina sia in cantiere, le saldature da effettuare con
elettrodi rivestiti devono essere eseguite da saldatori che abbiano
superato, per la relativa qualifica, le prove richieste dalla UNI
4634 (dicembre 1960).
Per le costruzioni tubolari si fara' riferimento alla UNI 4633
(dicembre 1960) per i giunti di testa.
Le saldature da effettuare con altri procedimenti devono essere
eseguite da operai sufficientemente addestrati all'uso delle
apparecchiature relative ed al rispetto delle condizioni operative
stabilite in sede di qualifica del procedimento.
I lembi, al momento della saldatura, devono essere regolari, lisci
ed esenti da incrostazioni, ruggine, scaglie, grassi, vernici,
irregolarita' locali ed umidita'.
Il disallineamento dei lembi deve essere non maggiore di 1/8 dello
spessore con un massimo di 1,5 mm; nel caso di saldatura manuale
ripresa al vertice, si potra' tollerare un disallineamento di entita'
doppia.
Nei giunti di testa ed in quelli a T a completa penetrazione
effettuati con saldatura manuale, il vertice della saldatura deve
essere sempre asportato, per la profondita' richiesta per raggiungere
il metallo perfettamente sano, a mezzo di scalpellatura,
smerigliatura, od altro adeguato sistema, prima di effettuare la
seconda saldatura (nel caso di saldature effettuate dai due lati) o
la ripresa.
Qualora cio' non sia assolutamente possibile, si deve fare ricorso
alla preparazione a V con piatto di sostegno che e', peraltro,
sconsigliata nel caso di strutture sollecitate a fatica od alla
saldatura effettuata da saldatori speciali secondo la citata UNI 4634
o, nel caso di strutture tubolari, di classe TT secondo la citata UNI
4633.
7.10.4. UNIONI PER CONTATTO.
Le superfici di contatto devono essere convenientemente piane ed
ortogonali all'asse delle membrature collegate.
Le membrature senza flange di estremita' devono avere le superfici
di contatto segate o, se occorre, lavorate con la piallatrice, la
fresatrice o la molatrice.
Per le membrature munite di flange di estremita' si dovranno
distinguere i seguenti casi:
a) per flange di spessore inferiore o uguale a 50 mm e'
sufficiente la spianatura alla pressa o con sistema equivalente;
b) per flange di spessore compreso tra i 50 ed i 100 mm, quando
non sia possibile una accurata spianatura alla pressa, e' necessario
procedere alla piallatura o alla fresatura delle superfici di
appoggio;
c) per flange di spessore maggiore di 100 mm le superfici di
contatto devono sempre essere lavorate alla pialla o alla fresa.
Nel caso particolare delle piastre di base delle colonne si
distingueranno i due casi seguenti:
a) per basi senza livellamento con malta occorre, sia per la
piastra della colonna che per l'eventuale contropiastra di
fondazione, un accurato spianamento alla pressa e preferibilmente la
piallatura o la fresatura.
b) per basi livellate con malta non occorre lavorazione
particolare delle piastre di base.
7.10.5. PRESCRIZIONI PARTICOLARI.
Quando le superfici comprendenti lo spessore da bullonare per una
giunzione di forza non abbiano giacitura ortogonale agli assi dei
fori, i bulloni devono essere piazzati con interposte rosette
cuneiformi, tali da garantire un assetto corretto della testa e del
dado e da consentire un serraggio normale.
7.11. Verniciatura e zincatura.
Gli elementi delle strutture in acciaio, a meno che siano di
comprovata resistenza alla corrosione, dovranno essere idoneamente
protetti tenendo conto del tipo di acciaio, della sua posizione nella
struttura e dell'ambiente nel quale e' collocato.
Devono essere particolarmente protetti gli elementi dei giunti ad
attrito, in modo da impedire qualsiasi infiltrazione all'interno del
giunto.
Il progettista prescrivera' il tipo e le modalita' di applicazione
della protezione, che potra' essere di pitturazione o (parola
indecifrabile).
Gli elementi destinati ad essere incorporati in getti si
conglomerato cementizio non dovranno essere pitturati: potranno
essere invece zincati a caldo.
7.12. Appoggio delle piastre di base.
E' necessario curare che la piastra di base degli apparecchi di
appoggio delle colonne appoggi per tutta la sua superficie sulla
sottostruttura attraverso un letto di malta.
Sezione III
Eurocodice 3: ENV-1993-1-1: criteri e prescrizioni
8. PRESCRIZIONI SPECIFICHE SU SINGOLI PUNTI DELLA NORMA UNI ENV
1993-1-1.
L'uso della Norma UNI ENV 1993-1-1: Eurocodice 3 Progettazione
delle strutture di acciaio Parte 1-1 Regole generali e regole per gli
edifici, e' ammesso purche' vengano seguite le prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive riportate in questa Sezione.
Per facilita' di riferimento e' stata adottata qui di seguito la
stessa numerazione della norma ENV 1993-1-1. Sono riportati quei
punti nei quali sono state introdotte prescrizioni sostitutive,
integrative o soppressive.
Le appendici della norma UNI EN 1993-1-1 non hanno valore
prescrittivo.
I valori dei coefficienti incasellati da adottare per le
applicazioni di UNI ENV 1993-1-1 sono indicati nel Prospetto 8.I.
Prospetto 8-I
_____________________________________________________________________
| | VALORI |
| |INCASELLATI|
|_______________________________________________________|___________|
|2.3.3.1| Fattore | | | 0,70 |
| | riduttivo | | | |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|5.1.1 |Coeff. parziale| YM0 |Sezioni di classe 1-2-3| 1,05 |
| |di sicurezza |_______|_______________________|___________|
| |per il | YM1 |Sezioni di classe 4 | 1,05 |
| |materiale |_______|_______________________|___________|
| | | YM1 |Fenomeni di | 1,05 |
| | | |instabilita' | |
| | |_______|_______________________|___________|
| | | YM2 |Resistenza sezioni | 1,20 |
| | | |nette | |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|6.1.1 |Coeff. parziale| YMb |Bulloni | 1,35 |
| |di sicurezza |_______|_______________________|___________|
| |per i | YMr |Chiodi | 1,35 |
| |collegamenti |_______|_______________________|___________|
| | | YMp |Perni | 1,35 |
| | |_______|_______________________|___________|
| | | YMw |Saldature d'angolo | 1,35 |
| | | |_______________________|___________|
| | | |Saldature Ia classe | 1,05 |
| | | |_______________________|___________|
| | | |Saldature IIa classe | 1,20 |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|6.5.8.1|Coeff. parziale|YMs.ult|Stato limite ultimo | 1,25 |
| |di sicurezza |_______|_______________________|___________|
| |per scorrimento|YMs.ser|Stato limite di | 1,25 |
| |unioni ad | |servizio | |
| |attrito |_______|_______________________|___________|
| | |YMs.ult|Stato limite ultimo con| 1,50 |
| | | |fori maggiorati o | |
| | | |asolati | |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|9.3.2 |Coeff. parziale| YMf |Carico a fatica | 1,00 |
| |di sicurezza | | | |
| |per i carichi | | | |
| |di fatica | | | |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|9.3.4 |Coeff. parziale| YMf |Resistenza a fatica | 1,00 |
| |di sicurezza | | | |
| |per la | | | |
| |resistenza a | | | |
| |fatica | | | |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|C2.5 |Coeff. parziale| YC1 |Non saldate | 1,00 |
| |per fragilita' |_______|_______________________|___________|
| | | YC2 |Come saldate | 1,50 |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|K1 |Coeff. parziale| YMf | | 1,10 |
| |di sicurezza | | | |
| |per resistenza | | | |
| |dei | | | |
| |collegamenti | | | |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
Y= gamma
Per le applicazioni della norma UNI ENV 993-1-1 (indicata nel
seguito con la sigla EC 3) i valori delle azioni da considerare nel
calcolo e le loro combinazioni devono essere conformi alle
prescrizioni dei punti 2. e 7. della Parte Generale del presente
decreto.
Nel seguito si forniscono le integrazioni e le sostituzioni ai
punti di EC 3, che vengono riportate con la medesima numerazione
adottata in EC 3.
2. PRINCIPI DI PROGETTAZIONE.
2.4. Durabilita'.
Dopo il comma (2) di EC 3 si inserisce il seguente comma (3).
(3) Devono essere prese accurate precauzioni per evitare gli
effetti della corrosione. In assenza di specifiche misure si
applicano le cautele di cui al punto 7.1.1. (Spessori limite) della
Parte Seconda del presente decreto ministeriale.
Si richiama l'attenzione degli utilizzatori di EC 3 sugli spessori
minimi (4 mm) per le strutture saldate (punto 6.6.1. comma (2)
capoverso 3 di EC 3).
3. MATERIALI.
3.2. Acciaio strutturale.
3.2.1. SCOPO.
3.2.2. PROPRIETA' DEI MATERIALI PER ACCIAI LAMINATI A CALDO.
Al punto 3.2.1. comma (1) ed al punto 3.2.2.1. di EC 3 si
sostituisce tutto quanto contenuto nei paragrafi:
- 2.0. Generalita';
- 2.1. Acciaio laminato;
- 2.2. Acciaio per getti;
- 2.3. Acciaio per strutture saldate,
della Parte Seconda del presente decreto.
3.2.2.3. Tenacita'.
La tabella 3.2. di EC 3 si riferisce agli spessori massimi
impiegabili quando il controllo della tenacita' e' effettuato
mediante le prove di resilienza Charpy V specificate nelle note a
margine della tabella stessa. Si possono impiegare spessori maggiori
soltanto ricorrendo alle verifiche di tenacita' prescritte al punto
3.2.2.3.
La tabella 3.2. di EC 3 e' ricavata per particolari strutturali
mediamente impegnati ed importanti (condizioni S1, S2, R1 e C2); per
altri casi si deve fare riferimento all'Annesso C. Ad esempio per
particolari strutturali impegnati severamente (per stati di sforzo
pluriassiali o deformazioni plastiche importanti) si deve fare
riferimento alle condizioni di servizio S3.
Comunque, in relazione al disposto del punto 2.3.2. della Parte
Seconda del presente decreto, l'impiego degli acciai di grado B in
condizioni di servizio S2 (tabella 3.2. di EC 3) e' escluso per tem-
perature di servizio inferiori a - 10 gradi centigradi.
In relazione al disposto del punto 2.3.2. della Parte Seconda del
presente decreto per tutti i gradi di acciaio, nelle condizioni di
servizio S2, con temperatura di servizio inferiore di oltre 30 gradi
C rispetto a quella per cui e' garantita la resilienza di 27J (- 10
gradi C per grado B, - 30 gradi C per grado C e - 50 gradi C per
grado D), non e' consentito l'impiego di spessori superiori a 10 mm.
4. STATI LIMITE DI SERVIZIO.
4.2. Controllo degli spostamenti.
4.2.1. REQUISITI.
Dopo il comma (5) di EC 3 si inserisce il seguente comma (6).
(6) Qualora non vengano assunte particolari precauzioni
progettuali e costruttive, la snellezza non deve superare i valori di
cui al punto 5.1.4. della Parte Seconda del presente decreto.
5. STATO LIMITE ULTIMO.
5.2. Calcolo delle forze interne e dei momenti.
5.2.4. CONSIDERAZIONE DELLE IMPERFEZIONI.
5.2.4.2. Metodo di applicazione.
Si sostituisce il comma (4) del punto 5.2.4.2. di EC 3 con il
testo seguente.
(4) Gli effetti delle imperfezioni delle membrature (vedere punto
5.2.4.5.) possono essere trascurati durante lo svolgimento della
analisi globale qualora si utilizzino le imperfezioni geometriche
equivalenti del telaio definite al successivo punto 5.2.4.3.; nei
casi in cui si adottano nell'analisi le imperfezioni geometriche
massime ammesse per il telaio (di cui al punto 7.7. di EC 3) devono
essere messe in conto anche le imperfezioni equivalenti delle
membrature (definite nella fig. 5.5.1. di EC 3).
5.2.6. STABILITA' DEI TELAI.
5.2.6.2. Analisi elastica dei telai a nodi spostabili.
Si sostituisce il comma (4) del punto 5.2.6.2. di EC 3 con il
testo seguente.
(4) Nei casi in cui il rapporto Vsd/Vcr risulta maggiore di 0.25
gli effetti del secondo ordine dovranno essere inclusi direttamente
nell'analisi globale e non e' consentito l'uso dei metodi indiretti
di cui al precedente comma (1).
Si sostituisce il comma (8) dello stesso punto 5.2.6.2. di EC 3
con il testo seguente.
(8) Qualora per il calcolo delle colonne si usi l'analisi elastica
del primo ordine con lunghezze di libera inflessione nel piano
calcolate tenendo conto degli spostamenti laterali, i momenti
prodotti dagli spostamenti laterali nelle travi, nelle colonne e nei
collegamenti trave-colonna devono essere amplificati almeno di 1,2
salvo che sia dimostrata l'idoneita' di un valore inferiore
attraverso una adeguata analisi.
6. COLLEGAMENTI SOGGETTI A CARICHI STATICI.
6.6. Collegamenti saldati.
6.6.1. GENERALITA'.
Al punto 6.6.1. comma (1) di EC 3 si deve intendere aggiunto tutto
quanto contenuto nel paragrafo 2.4. (Saldature) della Parte Seconda
del presente decreto.
Ulteriori indicazioni per quanto riguarda la scelta dei materiali
di apporto e le precauzioni per evitare l'insorgere di cricche a
freddo in zona termicamente alterata o in saldatura si possono
reperire ai punti 2.5.1. e 9.9.4. della CNR 10011/86 (Bollettino
Ufficiale C.N.R. - XXVI - n. 164 - 1992).
Ulteriori indicazioni per quanto riguarda le prove di qualifica
dei procedimenti di saldatura si possono reperire al punto 2.5.2.
della CNR 10011/86.
Ulteriori indicazioni per la definizione delle classi delle
saldature, per quanto riguarda l'estensione dei controlli non
distruttivi ed i criteri di accettabilita' dei difetti si possono
reperire al punto 2.5.3. della CNR 10011/86.
Si modifica nel modo seguente il punto 6.6.1. di EC 3 comma (2),
titolo secondo, procedimento 136:
136 - saldatura ad arco con filo animato (con gas di protezione
inerte o attivo).
6.6.2. GEOMETRIA E DIMENSIONI.
6.6.2.2. Saldature a cordoni d'angolo.
Il comma (4) del punto 6.6.2.2. di EC 3 deve intendersi
prescritto per saldature fortemente tese e/o soggette a sensibili
fenomeni di fatica o a corrosione atmosferica o di altro tipo (non
"regola applicativa" dunque, ma "principio").
6.6.2.5. Saldature entro fori od intagli.
Questo tipo di saldatura non e' ammesso per giunti fortemente
sollecitati a trazione e/o soggetti a fenomeni di fatica.
6.6.2.6. Saldature entro scanalature.
Questo tipo di saldatura non e' ammesso per giunti fortemente
sollecitati a trazione e/o soggetti a fenomeni di fatica.
6.6.5. RESISTENZA DI PROGETTO DI SALDATURE A CORDONI D'ANGOLO.
6.6.5.1. Lunghezza efficace.
Il comma (1) del punto 6.6.5.1. di EC 3 deve essere integrato nel
modo seguente.
La lunghezza efficace sara' assunta pari a quella reale del
cordone, purche' questo non abbia estremita' palesemente mancanti o
difettose.
Il comma (5) del punto 6.6.5.1. di EC 3 si applica ai giunti
lunghi a sovrapposizione.
6.6.5.2. Altezza di gola.
Si sostituisce il comma (4) del punto 6.6.5.2. di EC 3 con il
testo seguente.
(4) La altezza effettiva di gola e' quella teorica incrementata
del 50% della penetrazione minima rilevata su non meno di tre
macrografie, ricavate da saggi di certificazione del procedimento o
da specifici giunti di prova (almeno un giunto avente lunghezza
maggiore 500 mm; tre macrografie ricavate una in mezzeria, due a 50
mm dalle estremita').
6.6.6. RESISTENZA DI PROGETTO DI SALDATURE DI TESTA.
6.6.6.1. Saldature di testa a piena penetrazione.
Si introducono i seguenti commi (2) e (3) del punto 6.6.6.1. di EC
3.
(2) Si deve adottare (gamma)mw = 1,05 per i giunti di I classe e
(gamma)mw = 1,20 per i giunti di II classe.
(3) Tra le eventuali azioni correttive, che devono essere
concordate con il progettista e con il direttore dei lavori, a
seguito di mancanza di penetrazione rilevata con i controlli, e
ammesso anche il declassamento a parziale penetrazione di giunti
indicati dal progettista a piena penetrazione.
In ogni caso i controlli devono escludere la presenza di difetti,
eccedenti i limiti di difettosita' relativi alla II classe, diversi
dalla mancanza di penetrazione.
La valutazione dell'altezza di gola dei cordoni conseguente al
declassamento puo' effettuarsi sulla base sia di controlli non
distruttivi (ultrasuoni), sia di controlli semidistruttivi
(macrografie di estremita' o sondaggi di mola), sia della
preparazione dei lembi.
6.6.6.2. Saldature di testa a parziale penetrazione.
La fig. 6.6.8. di EC 3 (relativa alle altezze di gola da
considerare) e' soppressa.
Si sostituisce il comma (4) del punto 6.6.6.2. di EC 3 con il
testo seguente.
(4) Adottando le preparazioni dei lembi per parziale penetrazione
indicate nella UNI 11001 (gennaio 1962) l'altezza di gola puo' essere
considerata pari alla profondita' della preparazione. In caso di
preparazioni diverse, e comunque quando si voglia tener conto della
penetrazione, verra' adottato il criterio di cui al comma (4) del
punto 6.6.5.2.
6.6.6.3. Giunti di testa a T.
Al comma (1) del punto 6.6.6.3. di EC 3 si aggiungono le seguenti
prescrizioni.
L'entita' della mancanza di penetrazione viene cosi' stabilita:
- pari alla spalla usando le preparazioni per parziale
penetrazione di cui alla UNI 11001 (punto 9.2.5.);
- pari alla spalla diminuita del 50% della penetrazione, quando si
ritenga tener conto di quest'ultima e comunque nel caso di uso di
preparazioni diverse da quelle della UNI 11001 (i criteri per la
valutazione della penetrazione sono quelli di cui al comma (4) del
punto 6.6.5.2. di EC 3 modificato in questo decreto).
I giunti saranno sottoposti a controllo ultrasonoro con i criteri
per i giunti di II classe; e' ammessa una mancanza di penetrazione
continua dell'ordine di 3 mm; non sono ammesse mancanze di fusione al
vertice.
Per le verifiche di resistenza si adotta ymw = 1,20 come per i
giunti testa - testa a piena penetrazione di II classe.
Si sostituisce il comma (2) del punto 6.6.6.3. di EC 3 con il
testo seguente.
(2) La resistenza di un giunto di testa a T che non soddisfa i
requisiti di cui al precedente comma (1) dovra' essere determinata
come per una saldatura a cordoni d'angolo.
L'altezza di gola dei cordoni verra' considerata pari a:
- quella teorica, usando le preparazioni per parziale penetrazione
di cui alla UNI 11001 (punto 9.2.5.);
- quella rilevata nelle sezioni macrografiche, con i criteri di
cui al comma 4 del punto 6.6.5.2. (nel caso di preparazioni diverse
da quelle previste dalla UNI 11001 e comunque quando si voglia tener
conto della penetrazione).
Anche i giunti a T a parziale penetrazione con preparazione da un
solo lato si verificano come i cordoni d'angolo, indipendentemente
dalla entita' della mancanza di penetrazione.
La figura 6.6.9. di EC 3 viene modificata come in allegato.
(alfa)nom.1 + (alfa)nom.2 <= t
Cnom <= t/5 oppure Cnom <= 3 mm
Giunto a T di testa a parziale penetrazione calcolabile come un
giunto testa-testa a piena penetrazione (la mancanza di penetrazione
nominale Cnom e' indicata a titolo di esempio, dovendosi applicare
per la sua determinazione quanto specificato al comma (1) del punto
6.6.6.3.).
VEDI FIG. 6.6.9. A PAG. 108
Si sostituisce il comma (3) del punto 6.6.6.3. di EC 3 con il
testo seguente.
(3) I giunti a T a piena penetrazione si verificano con criteri
identici a quelli indicati per i giunti testa - testa a piena
penetrazione (punto 6.6.6.1.).
7. FABBRICAZIONE E MONTAGGIO.
E' da intendersi che il disposto del Cap. 3 "Collaudo Statico"
della Parte Seconda del presente decreto non e' sostitutiva del punto
7.8. Controlli e Prove.
7.5. Collegamenti bullonati.
7.5.1. FORI.
Al comma (1) del punto 7.5.1. di EC 3 si deve aggiungere la
seguente prescrizione.
E' sempre escluso l'impiego della fiamma nella lavorazione dei
fori.
7.5.6. SERRAGGIO DEI BULLONI.
Si introduce il seguente comma (4) del punto 7.5.6. di EC 3.
(4) Per il controllo del serraggio dei bulloni precaricati si
applica al punto 7.10.2. Parte Seconda del presente decreto.
7.5.7. SUPERFICI DI CONTATTO RESISTENTI ALLO SCORRIMENTO.
Si applicano, ad integrazione del comma (1), le indicazioni del
punto 7.10.2. Parte Seconda del presente decreto circa le modalita'
di preparazione delle superfici di contatto.
7.6. Collegamenti saldati.
Questo paragrafo deve essere integrato con le indicazioni di cui
ai punti 7.5. e 7.10.3. Parte Seconda del presente decreto.
Ulteriori precisazioni sono riportate al punto 9.2. della CNR
10011/86 (che riguarda le regole pratiche di progettazione ed
esecuzione delle unioni saldate) ed al punto 9.3.2. della CNR
10011/86.
Parte III
MANUFATTI PREFABBRICATI PRODOTTI IN SERIE
(in conglomerato normale e precompresso, misti in laterizio
e cemento armato e metallici)
La documentazione da depositarsi ai sensi dei punti a), b), c), d)
dell'art. 9 della legge 5 novembre 1971, n. 1086 dovra' dimostrare la
completa corrispondenza dei manufatti prefabbricati alle prescrizioni
di cui alle presenti norme.
La relazione dovra' essere firmata da un tecnico a cio' abilitato,
il quale assume con cio' le responsabilita' stabilite dalla legge per
il progettista.
I manufatti prefabbricati dovranno essere costruiti sotto la
direzione di un tecnico a cio' abilitato, che per essi assume le
responsabilita' stabilite dalla legge per il direttore dei lavori. A
cura di detto tecnico dovranno essere eseguiti i prelievi di
materiali, le prove ed i controlli di produzione sui manufatti finiti
con le modalita' e la periodicita' previste dalle presenti Norme. I
certificati delle prove saranno conservati dal produttore.
Ai sensi dell'art. 9 della legge 5 novembre 1971, n. 1086, ogni
fornitura di manufatti prefabbricati dovra' essere accompagnata da
apposite istruzioni nelle quali vengono esposte le modalita' di
trasporto e montaggio, nonche' le caratteristiche ed i limiti di
impiego dei manufatti stessi.
Ogni fornitura di manufatti prefabbricati dovra' inoltre essere
accompagnata, anche da un certificato di origine firmato dal
produttore, il quale con cio' assume per i manufatti stessi le
responsabilita' che la legge attribuisce al costruttore, e dal
tecnico responsabile della produzione previsto al terzo comma. Il
certificato dovra' garantire la rispondenza del manufatto alle
caratteristiche di cui alla documentazione depositata al Ministero
dei LL.PP., e portare l'indicazione del tecnico che ne risulta, come
sopra detto, progettista.
In presenza delle condizioni sopra elencate, i manufatti
prefabbricati potranno essere accettati senza ulteriori esami o
controlli.
Copia del certificato d'origine dovra' essere allegato alla
relazione del direttore dei lavori di cui all'art. 6 della legge 5
novembre 1971, n. 1086.
Il deposito ha validita' triennale.
Parte IV
COSTRUZIONI COMPOSTE DA ELEMENTI IN METALLI
DIVERSI DALL'ACCIAIO
Le costruzioni composte da elementi strutturali in metalli diversi
dall'acciaio - le quali hanno limitata applicazione nelle opere cui
fa riferimento la legge 5 novembre 1971, n. 1086 - dovranno essere
progettate, eseguite e montate seguendo tutte le indicazioni di
ordine generale indicate nelle norme per le costruzioni in acciaio.
Deve essere peraltro provato dal progettista, caso per caso, che
le strutture posseggano un grado di sicurezza adeguato
all'affidabilita' dei materiali e delle tecnologie e comunque non
inferiore a quello richiesto dalle Norme per le costruzioni in
acciaio.
Parte V
NORME PER TRAVI COMPOSTE "ACCIAIO - CALCESTRUZZO"
1. OGGETTO.
Sono oggetto delle presenti norme le strutture costituite da una o
piu' travi di acciaio a parete piena e da una soletta di estradosso
di calcestruzzo armato normale o precompresso. La soletta di
calcestruzzo e la membratura di acciaio sono rese collaboranti
mediante connettori che assicurano il funzionamento dell'insieme come
unico elemento resistente.
2. MATERIALI: QUALITA' E PROVE.
2.1. Materiali delle solette di c.a. normale o precompresso.
Per i materiali delle solette in c.a. normale o precompresso
valgono le prescrizioni del punto 2 della Parte Prima delle presenti
norme tecniche.
2.2. Acciai degli elementi strutturali in carpenteria.
Per gli acciai degli elementi strutturali in carpenteria valgono
le prescrizioni del punto 2 della Parte Seconda delle presenti norme
tecniche.
2.3. Acciai dei connettori.
Per gli acciai impiegati per i connettori devono essere rispettate
le norme di cui al punto 2.3. della Parte Seconda quando i processi
di saldatura adottati corrispondono a quelli previsti nel citato
punto 2.3.
Quando invece vengono impiegati per i collegamenti dei connettori
procedimenti automatici di saldatura senza metallo di apporto, per
l'acciaio dei connettori devono essere rispettate ulteriori
limitazioni nella composizione chimica al fine di garantire al
collegamento adeguate proprieta' di resistenza, resilienza e
duttilita'.
A tale riguardo si possono adottare criteri fondati su risultati
sperimentali di sicura validita'.
3. NORME DI VERIFICA DELLA SICUREZZA.
3.0.1. AZIONI E RESISTENZE DI CALCOLO.
Per le azioni di calcolo vale quanto prescritto al punto 7 della
Parte generale delle presenti norme.
Per le resistenze di calcolo si rinvia ai punti 4.0.2. della Parte
Prima e 4.0.2. della Parte Seconda delle stesse norme.
3.0.2. CALCOLO DELLE SOLLECITAZIONI.
I diagrammi di inviluppo dei momenti flettenti, delle azioni
taglianti e di quelle normali, derivanti dalla totalita' delle
combinazioni di carico possono essere determinati mediante analisi
elastica e facendo riferimento in generale alla rigidezza globale
della sezione composta, calcolata nell'ipotesi che il calcestruzzo
sia esente da fessure sia longitudinalmente che trasversalmente e
trascurando di norma il contributo dell'armatura.
Nel calcolo si terra' conto in particolare di:
- effetti primari e secondari dovuti alla viscosita' ed al ritiro
del calcestruzzo;
- effetti primari e secondari dovuti alla precompressione ed alle
distorsioni imposte in fase di costruzione;
- sequenze delle modalita' di costruzione e dell'applicazione dei
carichi.
Sono ammesse limitate ridistribuzioni dei momenti qualora siano
soddisfatte le seguenti condizioni:
- i carichi siano di natura prevalentemente statica;
- le sezioni siano di tipo compatto;
- le sezioni abbiano comportamento di tipo duttile.
Per strutture di tipo corrente il coefficiente di riduzione puo'
essere assunto pari a 0,75; per strutture piu' impegnative il valore
assunto per detto coefficiente, comunque non minore di 0,75, deve
essere adeguatamente giustificato.
3.0.3. VERIFICHE.
Per le verifiche agli stati limite ultimi e di esercizio si
possono adottare criteri fondati su studi o normative di sicura
validita'.
4. METODI DI CALCOLO, REGOLE DI PROGETTAZIONE E MODALITA' ESECUTIVE.
CONNETTORI.
In proposito si possono adottare criteri fondati su studi o
normative di sicura validita'.
Allegato 1
REQUISITI DEI MATERIALI
1. Leganti.
Nelle opere oggetto delle presenti norme devono impiegarsi
esclusivamente i leganti idraulici definiti come cementi dalle
disposizioni vigenti in materia (legge 26-5-1965, n. 595), con
esclusione del cemento alluminoso. L'impiego dei cementi di tipo C e'
limitato ai calcestruzzi per sbarramenti di ritenuta.
2. Inerti.
Gli inerti, naturali o di frantumazione, devono essere costituiti
da elementi non gelivi e non friabili, privi di sostanze organiche,
limose ed argillose, di gesso, ecc., in proporzioni nocive
all'indurimento del conglomerato od alla conservazione delle arma-
ture.
La ghiaia o il pietrisco devono avere dimensioni massime
commisurate alle caratteristiche geometriche della carpenteria del
getto ed all'ingombro delle armature.
3. Acqua.
L'acqua per gli impasti deve essere limpida, priva di sali
(particolarmente solfati e cloruri) in percentuali dannose e non
essere aggressiva.
4. Armatura.
Non si devono porre in opera armature eccessivamente ossidate,
corrose, recanti difetti superficiali, che ne menomino la resistenza
o ricoperte da sostanze che possano ridurne sensibilmente l'aderenza
al conglomerato.
5. Impasti.
La distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e
la consistenza dell'impasto, devono essere adeguati alla particolare
destinazione del getto, ed al procedimento di posa in opera del
conglomerato.
Il quantitativo d'acqua deve essere il minimo necessario a
consentire una buona lavorabilita' del conglomerato tenendo conto
anche dell'acqua contenuta negli inerti.
Partendo dagli elementi gia' fissati il rapporto acqua-cemento, e
quindi il dosaggio del cemento, dovra' essere scelto in relazione
alla resistenza richiesta per il conglomerato.
L'impiego degli additivi dovra' essere subordinato
all'accertamento dell'assenza di ogni pericolo di aggressivita'.
L'impasto deve essere fatto con mezzi idonei ed il dosaggio dei
componenti eseguito con modalita' atte a garantire la costanza del
proporzionamento previsto in sede di progetto.
Allegato 2
CONTROLLI SUL CONGLOMERATO
1. Resistenza caratteristica.
Agli effetti delle presenti norme un conglomerato viene
individuato tramite la resistenza caratteristica a compressione.
La resistenza caratteristica e' definita come la resistenza a
compressione al di sotto della quale si puo' attendere di trovare il
5% della popolazione di tutte le misure di resistenza.
Nelle presenti norme, a meno di indicazione contraria, la
"resistenza caratteristica" designa quella dedotta dalle prove a
compressione a 28 giorni su cubi preparati e confezionati come al
punto 3.
La resistenza caratteristica richiesta dal conglomerato Rck dovra'
essere indicata dal progettista delle opere.
Il conglomerato per il getto delle strutture di un'opera o di
parte di essa si considera omogeneo se la miscela viene confezionata
con componenti aventi essenzialmente le stesse caratteristiche di
qualita' e se i rapporti quantitativi tra i componenti, le
attrezzature e le modalita' di confezione rimangono praticamente
invariati.
2. Controlli di qualita' del conglomerato.
Il controllo di qualita' del conglomerato ha lo scopo di accertare
che il conglomerato realizzato abbia la resistenza caratteristica non
inferiore a quella richiesta dal progetto.
Il controllo si articola nelle seguenti fasi:
a) Studio preliminare di qualificazione.
Serve per determinare, prima dell'inizio delle opere, la
resistenza del conglomerato.
Dovra' essere verificato che il conglomerato abbia resistenza
caratteristica non inferiore a quella richiesta dal progetto.
b) Controllo di accettazione.
Riguarda il controllo del conglomerato durante l'esecuzione delle
opere.
c) Prove complementari.
Sono prove da eseguire, ove necessario, a completamento delle
precedenti prove.
3. Prelievo dei campioni.
Un prelievo consiste nel prelevare dagli impasti, al momento della
posa in opera nei casseri, il calcestruzzo necessario per la
confezione di un gruppo di due provini.
La media delle resistenze a compressione dei due provini di un
prelievo rappresenta la "Resistenza di prelievo", che costituisce il
valore mediante il quale vengono eseguiti i controlli del
conglomerato.
E' obbligo del Direttore dei lavori prescrivere ulteriori prelievi
rispetto al numero minimo, di cui ai successivi paragrafi, tutte le
volte che variazioni di qualita' dei costituenti dell'impasto possano
far presumere una variazione di qualita' del calcestruzzo stesso.
Per la preparazione e la stagionatura dei provini di conglomerato
vale quanto indicato nella UNI 6127 (settembre 1980); in particolare
per la stagionatura vale quanto indicato nel punto 4.1.1. di detta
norma.
Per la forma e le dimensioni dei provini di calcestruzzo e le rel-
ative casseforme, vale quanto indicato nelle norme UNI 6130/1a
(settembre 1980) e UNI 6130/2a (settembre 1980) limitatamente ai
provini per le prove di resistenza a compressione.
Circa il procedimento da seguire per la determinazione della
resistenza a compressione dei provini di calcestruzzo vale quanto
indicato nella UNI 6132 (febbraio 1972).
4. Valutazione preliminare della resistenza.
Prima dell'inizio di una produzione di serie o della costruzione
di un'opera, il costruttore deve valutare la resistenza
caratteristica per ciascuna miscela omogenea di conglomerato.
Tale valutazione puo' essere effettuata sulla base delle
esperienze acquisite o di valutazioni statistiche, o dell'uno e
dell'altro criterio.
Il costruttore resta comunque responsabile della valutazione
effettuata, che sara' controllata come al paragrafo seguente.
5. Controllo di accettazione.
Il controllo di accettazione viene eseguito di regola secondo le
indicazioni di cui al punto 5.1.
Per costruzioni con piu' di 1500 m3 di getto di miscela omogenea
si possono adottare, in alternativa, le indicazioni di cui al punto
5.2.
5.1. CONTROLLO TIPO A.
Ogni controllo di accettazione e' rappresentato da tre prelievi,
ciascuno dei quali eseguito su un massimo di 100 m3 di getto di
miscela omogenea. Risulta quindi un controllo di accettazione ogni
300 m3 massimo di getto.
Per ogni giorno di getto va comunque effettuato almeno un
prelievo.
Siano R1, R2, R3 le tre resistenze di prelievo, con:
R1 <= R2 <= R3
Il controllo e' positivo ed il quantitativo di conglomerato
accettato se risultano verificate entrambe le diseguaglianze.
Rm >= Rck + 3,5 (N/mm2)
R1 >= Rck - 3,5 (N/mm2)
in cui:
R1 + R2 + R3
Rm = --------------
3
Nelle costruzioni con meno di 100 m3 di getto di miscela omogenea,
fermo restando l'obbligo di almeno 3 prelievi e del rispetto delle
limitazioni di cui sopra, e' consentito derogare dall'obbligo di
prelievo giornaliero.
5.2. CONTROLLO TIPO B.
Nelle costruzioni con piu' di 1500 m3 di miscela omogenea e'
ammesso il controllo di accettazione di tipo statistico.
Il controllo e' riferito ad una definita miscela omogenea e va
eseguito con frequenza non minore di un controllo ogni 1500 m3 di
conglomerato.
Per ogni giorno di getto di miscela omogenea va effettuato almeno
un prelievo, e complessivamente almeno 15 prelievi sui 1500 m3.
Il controllo e' positivo ed il quantitativo di conglomerato
accettato, se risultano verificate entrambe le diseguaglianze:
Rm >= Rck + 1,4 s
R1 >= Rck - 3,5 (N/mm2)
essendo Rm la resistenza media dei 15 o piu' prelievi, R1 il valore
minore dei 15 o piu' prelievi ed s lo scarto quadratico medio.
5.3. PRESCRIZIONI COMUNI PER ENTRAMBI I CRITERI DI CONTROLLO.
Il prelievo dei provini per il controllo di accettazione va
eseguito alla presenza del Direttore dei lavori o di un tecnico di
sua fiducia.
Il Direttore dei lavori dovra' inoltre curare, mediante sigle,
etichettature indelebili, ecc., che i provini inviati per le prove ai
Laboratori Ufficiali siano effettivamente quelli prelevati alla
presenza sua o del tecnico di sua fiducia.
La domanda di prove al Laboratorio Ufficiale dovra' essere
sottoscritta dal Direttore dei lavori e dovra' contenere precise
indicazioni sulla posizione delle strutture interessate da ciascun
prelievo.
Se una prescrizione del "controllo di accettazione" non risulta
rispettata, occorre procedere:
- ad un controllo teorico e/o sperimentale della sicurezza della
struttura interessata dal quantitativo di conglomerato non conforme,
sulla base della resistenza ridotta del conglomerato, ovvero ad una
verifica delle caratteristiche del conglomerato messo in opera
mediante le prove complementari ove esistessero, o con prelievo di
provini del calcestruzzo indurito messo in opera (es. carotaggi) o
con l'impiego di altri mezzi d'indagine. Ove cio' non fosse
possibile, ovvero i risultati di tale indagine non risultassero
tranquillizzanti si potra':
- dequalificare l'opera, eseguire lavori di consolidamento ovvero
demolire l'opera stessa.
I "controlli di accettazione" sono assolutamente obbligatori ed il
Collaudatore e' tenuto a controllarne la validita'; ove cio' non
fosse, il Collaudatore e' obbligato a far eseguire delle prove che
attestino le caratteristiche del conglomerato, seguendo la medesima
proceduta che si applica quando non risultino rispettati i limiti
fissati dai "controlli di accettazione".
La procedura prevista e' integralmente estesa alla produzione di
serie in stabilimento.
Essa dovra' essere documentata dal Responsabile della produzione
che assume la responsabilita' del rispetto delle norme.
6. Prove complementari.
Sono prove che si eseguono al fine di stimare la resistenza del
conglomerato ad una eta' corrispondente a particolari fasi di
costruzione (precompressione, messa in opera) o condizioni
particolari di utilizzo (temperature eccezionali, ecc.).
Il procedimento di controllo e' uguale a quello dei controlli di
accettazione.
Tali prove non potranno pero' essere sostitutive dei "controlli di
accettazione" che vanno riferiti a provini confezionati e maturati
secondo le prescrizioni del punto 3.
Potranno servire al Direttore dei lavori od al Collaudatore per
dare un giudizio del conglomerato ove questo non rispetti il
"controllo di accettazione".
Allegato 3.
CONTROLLI SU ACCIAI DA PRECOMPRESSO
1. Controlli in cantiere.
Il campione e' costituito da almeno 10 saggi prelevati da
altrettanti rotoli, bobine o fasci. Se il numero dei rotoli, bobine o
fasci costituenti il lotto e' inferiore a 10, da alcuni rotoli o
bobine verranno prelevati due saggi, uno da ciascuna estremita'. Per
le barre verranno prelevati due saggi da due barre diverse dello
stesso fascio.
Ogni saggio deve recare contrassegni atti ad individuare il lotto
ed il rotolo, bobina o fascio di provenienza.
I saggi vengono utilizzati per l'esecuzione delle prove nel numero
minimo indicato nella colonna 4 della tabella 1.
Indicando con n il numero dei saggi prelevati i corrispondenti
valori caratteristici di fpt, fy, fp(0,2), fp(1) sono dati dalla for-
mula:
gKn = gmn - k X Sn (A)
ove:
VEDI FORMULA A PAG. 116
e' la media degli n valori di gi trovati, e
VEDI FORMULA A PAG. 116
e' lo scarto quadratico medio, ed il coefficiente k assume, in
funzione di n, i valori riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
Qualora lo scarto quadratico medio calcolato a mezzo della formula
(C) risulti inferiore al 2% del corrispondente valore medio, lo
scarto da prendere in conto nella formula (A) dovra' essere uguale a
0,02 gmn.
2. Controlli in stabilimento.
La documentazione riguardante le prove di qualificazione deve
essere riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
2.1. PROVE DI QUALIFICAZIONE.
Presso lo stabilimento di produzione vengono prelevate senza
preavviso, da parte del Laboratorio Ufficiale, serie di 50 saggi, 5
per lotto, da 10 lotti di fabbricazione diversi. I 10 lotti di
fabbricazione presi in esame per le prove di qualificazione debbono
essere costituiti da prodotti della stessa forma ed avere la stessa
resistenza nominale, ma non necessariamente lo stesso diametro e la
stessa caratteristica di formazione. Gli acciai debbono essere
raggruppati in categorie nel catalogo del produttore ai fini della
relativa qualificazione.
I 5 saggi di ogni singolo lotto vengono prelevati da differenti
fasci, rotoli o bobine. Ogni saggio deve recare contrassegni atti ad
individuare il lotto ed il rotolo, la bobina o il fascio di
provenienza.
Sulla serie di 50 saggi vengono determinate le grandezze *, fpt,
l, fpy, fp(0,2), fp(1), Ep, N ovvero a (180 gradi) (cfr. tabella 1)
sotto il controllo di un Laboratorio Ufficiale. Le relative prove
possono venire eseguite presso il laboratorio dello stabilimento di
produzione, previo controllo della taratura delle macchine di prova;
ove cio' non fosse possibile, verranno eseguite presso un Laboratorio
Ufficiale.
Le grandezze L e r sono determinate su saggi provenienti da 5 e 4
lotti rispettivamente, in numero di 3 saggi per ogni lotto, come
indicato nella tabella 1.
Le prove di fatica non sono indispensabili per la qualificazione
dell'armatura. Tuttavia le caratteristiche di resistenza a fatica, se
previste, devono essere garantite dal Produttore e verificate dal
Laboratorio Ufficiale.
Le prove di fatica sono indispensabili nel caso della
precompressione parziale e nel c.a.p. quando l'acciaio e' destinato a
sopportare oscillazioni di tensione superiori a 60 N/mmq.
I valori caratteristici fptk, fpyk, fp(0,2) k, fp(1) k vengono
determinati come segue: indicando con n il numero dei saggi
prelevati, i corrispondenti valori caratteristici gkn sono dati da:
gkn = gmn - k x Sn (A)
ove:
VEDI FORMULA A PAG. 117
e' la media degli n valori di gi trovati, e
VEDI FORMULA A PAG. 117
e' lo scarto quadratico medio, ed il coefficiente k assume, in
funzione di n, i valori riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
2.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'.
Vengono effettuati controlli saltuari, a cura di un Laboratorio
Ufficiale, su un campione costituito da 5 saggi provenienti da un
lotto per ogni categoria di armatura. Il controllo verte su un minimo
di sei lotti ogni trimestre da sottoporre a prelievo in non meno di
tre sopralluoghi. Su tali saggi il Laboratorio Ufficiale determina le
grandezze *, fpt, l, fpy, fp(0,2), fp(1), Ep, N ovvero (alfa) (180
gradi).
Per la grandezza r i controlli si effettuano una volta al
trimestre e per la grandezza L i controlli si effettuano una volta al
semestre, per entrambe su 3 saggi provenienti dallo stesso lotto per
ogni categoria di armatura.
Per la determinazione dei valori caratteristici fptk, fpyk,
fp(0,2)k, fp(1)k i corrispondenti risultati vanno introdotti nelle
precedenti espressioni (A'), (B') e (C') le quali vanno sempre
riferite a 10 serie di 5 saggi corrispondenti alla stessa categoria
di armatura, da aggiornarsi ad ogni prelievo aggiungendo la nuova
serie ed eliminando la prima in ordine di tempo.
Se i valori caratteristici fptk, fpyk, fp(0,2)k, fp(1)K non
rispettano la garanzia di cui al catalogo del produttore, la
produzione viene declassata attribuendole i valori caratteristici
trovati.
Se gli scarti quadratici medi risultano superiori al 3% del valore
medio per fpt, e/o al 4% per fpy, fp(0,2), fp(1) il controllo si
intende sospeso e la procedura ripresa ad initio.
Se in un rotolo, bobina o fascio le grandezze * , A, Ep, l, N o
(alfa) (180 gradi) ed i rapporti fpy/fpt, fp(0,2)/fpt, fp(1)/fpt non
rispettano quanto indicato al successivo punto 3 e nel catalogo del
produttore, si ripetono le prove su un nuovo prelievo che sostituisce
il precedente a tutti gli effetti.
Anche ai fini del rilassamento i risultati delle prove debbono
essere conformi ai dati di catalogo del produttore. Se tale
condizione non e' soddisfatta si effettueranno tre nuove prove ed i
relativi risultati devono essere contenuti entro il limite suddetto.
Ove i valori riscontrati delle grandezze sopra indicate risultino
inferiori a quelli di catalogo, il Laboratorio Ufficiale incaricato
del controllo sospendera' le verifiche della qualita' dandone
comunicazione al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il produttore avra'
ovviato alle cause che avevano dato luogo al risultato
insoddisfacente.
2.3. CONTROLLI SU SINGOLI LOTTI DI FABBRICAZIONE.
Negli stabilimenti soggetti a controlli sistematici di cui al
presente punto 2, i produttori potranno richiedere di sottoporsi a
controlli, eseguiti a cura di un Laboratorio Ufficiale, su singoli
lotti di fabbricazione (massima massa del lotto = 100 t) di quei
prodotti che, per ragioni di produzione, non possono ancora
rispettare le condizioni minime quantitative per qualificarsi. Le
prove da effettuare sono quelle di cui al punto 1 del presente
Allegato 3.
3. Determinazione delle proprieta' e tolleranze.
3.1. DIAMETRO E SEZIONE.
L'area della sezione di fili con impronte, trecce e trefoli si
valuta come somma delle aree dei singoli fili oppure per pesata
nell'ipotesi che la densita' dell'acciaio sia pari a 7,85 kg/dm3.
La misura delle dimensioni trasversali nei fili con impronta non
deve essere effettuata in corrispondenza delle impronte stesse.
Sui valori nominali sono ammesse le seguenti tolleranze:
_____________________________________________________________________
| | Diametri apparenti | Sezioni |
|_____________________|______________________|______________________|
| fili | - 1% + 1% | - 2% + 2% |
| barre | - 1% + 2% | - 2% + 4% |
| trecce e trefoli | | - 2% + 3% |
|_____________________|______________________|______________________|
Nei calcoli statici si adotteranno, di norma le sezioni nominali
se le sezioni effettive non risultano inferiori al 98% di quelle
nominali.
Le tolleranze dimensionali vanno controllate confrontando il
valore nominale con la media delle misure effettuate su tutti i saggi
di ciascun prelievo. Qualora la tolleranza sulla sezione superi +-2%,
il certificato di verifica deve riportare il diametro effettivo al
quale si riferisce la elaborazione.
I valori delle grandezze * e A dovranno figurare nei certificati
di qualificazione e di verifica.
3.2. TENSIONE DI ROTTURA fp.
La determinazione si effettua per mezzo della prova a trazione su
barre secondo EN 10002/1a (marzo 1990), su fili secondo UNI 5292
(giugno 1979) e su trecce o trefoli secondo UNI 3171 (aprile 1985).
3.3. ALLUNGAMENTO A ROTTURA.
Per barre e fili la determinazione viene eseguita per accostamento
dopo rottura rispettivamente secondo EN 10002/1a (marzo 1990) e UNI
5292 (giugno 1979).
La base di misura, delimitata in modo da non indebolire la
provetta, sara':
50 mm per * < 5 mm
10 *
per * >= 5 mm
11,3 (radice quadrata) A
L'allungamento percentuale corrispondente dovra' risultare non
inferiore a (3 + 0,4 *) (con * in mm) per i fili con <5 mm, non
inferiore al 5% per i fili con * >= 5 mm, al 7% per le barre.
Per le trecce e i trefoli la determinazione si effettua
all'istante della rottura con una prova a trazione, condotta secondo
la UNI 3171 (aprile 1985), su base rispettivamente di 200 mm per le
trecce e di 600 mm per i trefoli. L'allungamento cosi' misurato deve
risultare non inferiore al 3,5%. La prova deve essere ripetuta se la
rottura si produce esternamente al tratto di misura qualora
l'allungamento risulti inferiore al limite sopraindicato.
3.4. LIMITI ALLO 0,2%
Il valore del limite convenzionale fp(0,2) si ricava dal
corrispondente diagramma sforzi-deformazioni, ottenuto con prove a
trazione eseguite secondo UNI 5292 (giugno 1979) per i fili e secondo
UNI 3171 (aprile 1985) per le trecce o con procedimenti equivalenti.
I singoli valori unitari devono essere riferiti alle
corrispondenti sezioni iniziali.
Il valore del limite 0,2% deve risultare compreso tra l'80% ed il
95% del corrispondente valore della tensione di rottura fpt.
3.5. TENSIONE DI SNERVAMENTO.
Il valore della tensione di snervamento fpy si ricava dal
corrispondente diagramma sforzi-deformazioni ottenuto con la prova a
trazione eseguita secondo EN 10002/1a (marzo 1990). Esso deve
risultare compreso tra il 75% ed il 95% del corrispondente valore
della tensione di rottura fpt. Qualora lo snervamento non sia
chiaramente individuabile si sostituisce fpy con fp(0,2).
3.6. MODULO DI ELASTICITA'.
Il modulo apparente di elasticita' e' inteso come rapporto fra la
tensione media e l'allungamento corrispondente, valutato per
l'intervallo di tensione (0,1 da a 0,4) fpt.
Solo tollerati scarti del +- 7% rispetto al valore garantito.
3.7. TENSIONE ALL'1%.
La tensione corrispondente all'1% di deformazione totale deve
risultare compresa tra l'80% ed il 95% del corrispondente valore
della tensione di rottura fpt.
3.8. PROVA DI PIEGAMENTO ALTERNATO.
La prova di piegamento alternato si esegue su fili aventi * <= 8
mm secondo la UNI 5294 (ottobre 1978) con rulli di diametro pari a 4
.
Il numero dei piegamenti alterni a rottura non deve risultare
inferiore a 4 per i fili lisci e a 3 per i fili ondulati o con
impronte.
3.9. PROVA DI PIEGAMENTO.
La prova di piegamento si esegue su fili aventi * >= 8 mm e su
barre secondo la UNI 564 (febbraio 1960).
L'angolo di piegamento deve essere di 180 gradi e il diametro del
mandrino deve essere pari a:
- 5 * per i fili;
- 6 * per le barre con * <= 26 mm;
- 8 * per le barre con * > 26 mm.
3.10. RESISTENZA A FATICA.
La prova viene condotta secondo la UNI 3964 (maggio 1985) con
sollecitazione assiale a ciclo pulsante, facendo oscillare la
tensione fra una tensione superiore (sigma) 1 e una tensione
inferiore (sigma) 2.
Il risultato della prova e' ritenuto soddisfacente se la provetta,
sopporta, senza rompersi, almeno due milioni di cicli. La frequenza
di prova deve rimanere compresa fra 200 e 2500 cicli/min.
Come alternativa a tale procedimento e' possibile determinare
sperimentalmente l'ampiezza limite di fatica L a 2 per 10 (elevato a
6) cicli, in funzione della tensione media (sigma) m.
3.11. RILASSAMENTO A TEMPERATURA ORDINARIA.
3.11.1. Condizioni di prova.
Si determina il diagramma della caduta di tensione a lunghezza
costante ed a temperatura T = 20 +- 1 grado centigrado a partire
dalla tensione iniziale e per la durata stabilita.
3.11.2. Caratteristiche della provetta.
La provetta deve essere sollecitata per un tratto non inferiore a
100 cm; in conseguenza la lunghezza del saggio deve essere almeno 125
cm per tener conto degli organi di afferraggio. Nella zona
sollecitata la provetta non deve subire alcuna lavorazione ne'
pulitura.
3.11.3. Carico iniziale.
La tensione iniziale deve essere applicata con velocita' pari a
200 +- 50 N/mm2 al minuto e mantenuta per 2 minuti +- 2 secondi prima
dell'inizio della misura.
Quando le necessita' operative lo richiedano, e' ammessa una pre-
tensione inferiore al 40% della tensione iniziale ed al 30% di quella
di rottura (determinata su una provetta contigua).
Il carico iniziale deve avere precisione +- 1% quando inferiore a
100 tonnellate; +- 2% quando superiore.
3.11.4. Precisione della misura.
La caduta di sforzo (rilassamento) va misurata con precisione +-
5%; pertanto il principio di funzionamento dell'apparato, la
sensibilita' dei singoli strumenti rilevatori, la posizione di
questi, ecc. debbono essere tali da garantire detta precisione.
TABELLA 1 (segue)
___________________________________________________________________
| | | | | |
| | | | Numero di | Controllo |
| | | | prove og- | in cantiere |
| | | | getto del | N.prove |
| | | Unita' | certificato | per lotto |
| Simbolo | Caratteristiche | di | del | di |
| | | misura | produttore | produz. |
|____________|_________________|________|_____________|_____________|
| | | | | |
| * | Diametro | mm | 10 | 10 |
| | | | | |
| A | Area della | mm2 | 10 | 10 |
| | sezione | | | |
| | | | | |
| 'fptk | Tensione | N/mm2 | 10 | 10 |
| | di rottura | | | |
| | | | | |
| 'fpyk | Carico di | N/mm2 | 10 | 10 |
| | snervamento | | | |
| | | | | |
| fp(0,1)k | Carico limite | N/mm2 | 2 | 2 |
| | allo 0,1% | | | |
| | | | | |
| fp(0,2)k | Carico limite | N/mm2 | 10 | 10 |
| | allo 0,2% | | | |
| | | | | |
| fp(1)k | Tensione 1% | N/mm2 | 10 | 10 |
| | sotto carco | | | |
| | | | | |
| l | Allungamento | % | 10 | 10 |
| | a rottura | | | |
| | | | | |
| Ep | Modulo | N/mm2 | 2 | 2 |
| | elastico appar. | | | |
| | | | | |
| N | Numero di | -- | 10 | 10 |
| | pieg. alterni | | | |
| | | | | |
| Alfa | Prova di | -- | 10 | 10 |
| (180gradi) | piegamento | | | |
| | | | | |
| L | Limite di | N/mm2 | 1(1) | (*) |
| | fatica | | | |
| | | | | |
| r | Rilassamento | % | 3(2) | (*) |
| | | | | |
| - | Diagramma sforzi| -- | 2 | 2 |
| | -deformazioni | | | |
|____________|_________________|________|_____________|_____________|
TABELLA 1 (seguito)
___________________________________________________________________
| | | Controllo di stabilimento |
| | |____________________________________|
| | | Qualifica | Verifica |
| | |______________|_____________________|
| | | | N. | | N. |
| | | | prove | | prove |
| | | N. | per | | per |
| | |lotti | lotto | | lotto |
| Simbolo | Caratteristiche | di | di | N. lotti di | di |
| | |prod. | prod. | produzione | prod. |
|____________|_________________|______|_______|_____________|_______|
| | | | | | |
| * | Diametro | 10 | 5 | 6 al trimes-| 5 |
| | | | |tre in almeno| |
| | | | | 3 visite | |
| | | | | | |
| A | Area della | 10 | 5 | '' | 5 |
| | sezione | | | | |
| | | | | | |
| 'fptk | Tensione | 10 | 5 | '' | 5 |
| | di rottura | | | | |
| | | | | | |
| 'fpyk | Carico di | 10 | 5 | '' | 5 |
| | snervamento | | | | |
| | | | | | |
| fp(0,1)k | Carico limite | 10 | 5 | '' | 5 |
| | allo 0,1% | | | | |
| | | | | | |
| fp(0,2)k | Carico limite | 10 | 5 | '' | 5 |
| | allo 0,2% | | | | |
| | | | | | |
| fp(1)k | Tensione 1% | 10 | 5 | '' | 5 |
| | sotto carco | | | | |
| | | | | | |
| l | Allungamento | 10 | 5 | '' | 5 |
| | a rottura | | | | |
| | | | | | |
| Ep | Modulo | 10 | 5 | '' | 5 |
| | elastico appar. | | | | |
| | | | | | |
| N | Numero di | 10 | 5 | '' | 5 |
| | pieg. alterni | | | | |
| | | | | | |
| Alfa | Prova di | 10 | 5 | '' | 5 |
| (180gradi) | piegamento | | | | |
| | | | | | |
| L | Limite di | 5 | 3(3) | 1 al semes-| 3(4) |
| | fatica | | | tre | |
| | | | | | |
| r | Rilassamento | 4 | 3(5) | 1 al semes-| 3(6) |
| | | | | tre | |
| | | | | | |
| - | Diagramma sforzi| 10 | 5 | 6 al semes-| 5 |
| | -deformazioni | | |tre in almeno| |
| | | | | 3 visite | |
|____________|_________________|______|_______|_____________|_______|
________________________
(*) Secondo prescrizione del Direttore dei lavori.
(1) Dato di catalogo riferito alle tensioni estreme 0,57 fptk
(fptk valore caratteristico della tensione di rottura) o,
preferibilmente, al limite di tensione media *,63 fptk.
(2) Dati di catalogo riferiti preferibilmente alle tensioni iniziali
0,55 fptk; 0,65 fptk; 0,75 fptk e ad una durata di prova non
inferiore a 1000 ore.
(3) Prove da eseguire tra le tensioni estreme 0,57 fptk e 0,69 fptk
o, preferibilmente, determinazione del limite di fatica con
tensione media 0,63 fptk.
(4) Prove da eseguire tra le tensioni estreme 0,57 fptk e 0,69 fptk.
(5) Prova da eseguire preferibilmente per le tensioni iniziali 0,55
fptk; 0,69 fptk; 0,75 fptk. Durata di prova >= 2000 ore per un
lotto, >= 120 ore per gli altri 3 lotti.
(6) Prova da eseguire preferibilmente per le tensioni iniziali 0,55
fptk; 0,65 fptk; 0,75 fptk, per una durata di prova >= 120 ore.
Allegato 4
CONTROLLI DI BARRE E DI FILI DI ACCIAIO TRAFILATO
Per i controlli in stabilimento si applicano le modalita' sotto
riportate.
1. Controlli sistematici.
1.1 PROVE DI QUALIFICAZIONE
La documentazione riguardante le prove di qualificazione deve
essere riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
Prelievo senza preavviso, presso lo stabilimento di produzione, da
parte del Laboratorio Ufficiale, di serie di 25 saggi, ricavati da
cinque diverse colate o lotti di fabbricazione, cinque per ogni
colata o lotto di fabbricazione. L'operazione viene ripetuta su tre
diametri diversi, scelti nei tre gruppi di diametri: da 5 a 10 mm; da
12 a 18 mm; oltre 18 mm; i fili di acciaio trafilato di diametro
compreso fra 5 e 12 mm costituiscono un unico gruppo.
Limitatamente alle barre ad aderenza migliorata e' lasciata
facolta' di considerare come gruppi a se' stanti le armature prodotte
in rotolo, con le stesse modalita' di suddivisione dei diametri. I
fili trafilati e le barre prodotte in rotolo sono da considerarsi
acciai deformati a freddo (cfr. Parte I, punto 2.2.1.) in quanto
impiegati previa raddrizzatura meccanica.
Sui campioni vengono determinati, a cura del Laboratorio
Ufficiale, i valori della tensioni di snervamento e rottura fy e ft,
l'allungamento A ed effettuate le prove di piegamento.
Indicando con:
VEDI FORMULA A PAG. 122
le medie dei valori delle tensioni di snervamento e rottura e con:
VEDI FORMULA A PAG. 122
gli scarti quadratici medi corrispondenti, si procede al calcolo
delle tensioni caratteristiche di snervamento e rottura definite
dalle espressioni:
fyk = fymn - K . Syn
ftk = ftmn - K . stn
dove n, numero dei saggi considerati, e' nel presente caso pari a 25.
Per gli stessi campioni verranno altresi' annotati i valori dei
rapporti fyi/fyk e calcolata la
media come indicato al punto 2.2.3.1. della Parte I
VEDI FORMULA A PAG. 122
Qualora il produttore lo richieda, e' data facolta' di non
avvalersi della suddivisione in gruppi di diametri. In tale caso le
prove di qualificazione verteranno su 75 saggi, prelevati da 15 di-
verse colate o lotti di fabbricazione, cinque per ogni colata o lotto
di fabbricazione, indipendentemente dal diametro, e nelle suddette
formule (A), (B), (C) si porra' n = 75.
In ogni caso il coefficiente k assume, in funzione di n, i valori
riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
Su almeno un saggio per colata o lotto di fabbricazione sara'
calcolato il valore dell'indice di aderenza di cui all'Allegato 6
limitatamente alle barre ed ai fili trafilati ad aderenza migliorata.
Qualora uno dei campioni sottoposti a prova di qualificazione non
soddisfi i requisiti di duttilita' di cui ai Prospetti 2-I e 3-I
della Parte I, rispettivamente per le barre e per i fili di acciaio
trafilato, il prelievo relativo al diametro di cui trattasi va
ripetuto, il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a tutti gli
effetti. Un ulteriore risultato negativo comporta la ripetizione
della prova di qualificazione.
1.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'
Effettuazione di controlli saltuari, a cura del Laboratorio
Ufficiale, ad intervalli non superiori ad un mese, prelevando tre
serie di 5 campioni, costituite ognuna da cinque barre o fili di uno
stesso diametro scelto entro ciascuno dei gruppi di diametri
suddetti, e provenienti da una stessa colata o fili. Su tali serie il
laboratorio effettua le prove di resistenza e di duttilita'. I
corrispondenti risultati delle prove di snervamento e rottura vengono
introdotti nelle quattro precedenti espressioni (A) e (B), le quali
vengono sempre riferite a cinque serie di cinque saggi, facenti parte
dello stesso gruppo di diametri, da aggiornarsi ad ogni prelievo,
aggiungendo la nuova serie ed eliminando la prima in ordine di tempo.
I nuovi valori delle medie e degli scarti quadratici cosi' ottenuti
vengono quindi introdotti nelle espressioni (C) per la determinazione
delle nuove tensioni, caratteristiche, sostitutive delle precedenti
(ponendo n = 25).
Per gli stessi campioni vengono altresi' annotati i valori dei
rapporti fyi/fyk e calcolata la
media come indicato al punto 2.2.3.1. della Parte I.
VEDI FORMULA A PAG. 123
Qualora il produttore non si avvalga della suddivisione in gruppi
di diametri, i controlli saltuari verteranno su 15 saggi, prelevati
da tre diverse colate, 5 per ogni colata o lotto di fabbricazione,
indipendentemente dal diametro. I corrispondenti risultati delle
prove di snervamento e rottura vengono introdotti nelle espressioni
(A) e (B), le quali vengono sempre riferite a quindici serie di
cinque saggi, da aggiornarsi ad ogni prelievo, aggiungendo le tre
nuove colate o lotti di fabbricazione ed eliminando le prime tre in
ordine del tempo. I nuovi valori delle medie e degli scarti
quadratici cosi' ottenuti vengono quindi introdotti nelle espressioni
(C) per la determinazione delle nuove tensioni caratteristiche
sostitutive delle precedenti (ponendo n = 75).
Ove i valori caratteristici riscontrati risultino inferiori ai
minimi di cui al prospetto 2-I Parte I, il Laboratorio Ufficiale
incaricato del controllo sospendera' le verifiche della qualita'
dandone comunicazione al Ministero dei lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il produttore
avra' avviato alle cause che avevano dato luogo al risultato
insoddisfacente.
Qualora uno dei campioni sottoposti a prova di verifica della
qualita' non soddisfi i requisiti di duttilita' di cui ai Prospetti
2-I e 3-I della Parte I, rispettivamente per le barre e per i fili di
acciaio trafilato, il prelievo relativo al diametro di cui trattasi
va ripetuto. Il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a tutti
gli effetti. Un ulteriore risultato negativo comporta la ripetizione
della qualificazione.
Le tolleranze dimensionali di cui al punto 2.2.8.5. della Parte I
vanno riferite alla media delle misure effettuate su tutti i saggi di
ciascuna colata o lotto di fabbricazione. Qualora la tolleranza sulla
sezione superi +- 2%, il certificato di verifica deve riportare i
diametri medi effettivi.
Su almeno un saggio per colata o lotto di fabbricazione sara'
calcolato il valore dell'indice di cui all'Allegato 6, limitatamente
alle barre ed ai fili trafilati ad aderenza migliorata.
1.3. CONTRASSEGNI DEGLI ACCIAI: PRELIEVI, MODALITA' DI PROVA.
Gli acciai devono essere marchiati come indicato in 2.2.9. Parte
I.
I prelevamenti in stabilimento di cui ai punti 1.1. e 1.2. saranno
effettuati, ove possibile, dalla linea di produzione.
Le relative prove sui saggi prelevati potranno essere effettuate
dai tecnici del Laboratorio Ufficiale anche presso lo stabilimento,
sempreche' le attrezzature disponibili siano ritenute idonee ad
esclusivo insindacabile giudizio del Laboratorio Ufficiale medesimo,
e possibilmente in presenza di un rappresentante del produttore.
2. Controlli su singole colate o lotti di fabbricazione.
I produttori potranno richiedere, di loro iniziativa, di
sottoporsi a controlli su singole colate o lotti di fabbricazione,
eseguiti a cura di un Laboratorio Ufficiale. Le colate o lotti di
fabbricazione sottoposti a controllo dovranno essere cronologicamente
ordinati nel quadro della produzione globale. I controlli
consisteranno nel prelievo, per ogni colata e lotto di fabbricazione
e per ciascun gruppo di diametri da essi ricavato, di un numero n di
saggi, non inferiore a dieci, sui quali si effettueranno le prove
previste dal terzo comma del punto 1.1. Le tensioni caratteristiche
di snervamento e rottura verranno calcolate a mezzo delle espressioni
(A), (B) e (C) nelle quali n e' il numero dei saggi prelevati dalla
colata.
Le colate o i lotti di fabbricazione ai quali, sulla base di tale
controllo specifico, si vogliano attribuire proprieta' meccaniche
superiori a quelle desunte dal controllo sistematico della
produzione, dovranno essere contraddistinte a mezzo di legatura
sigillata, munita di etichetta metallica sulla quale figurino il
numero della colata ed il valore della tensione garantita dal
produttore ed accertato dal Laboratorio Ufficiale.
Allegato 5
CONTROLLI DI RETI E TRALICCI ELETTROSALDATI
CON FILI LISCI O NERVATI DI ACCIAIO TRAFILATO
DI DIAMETRO COMPRESO FRA 5 E 12 MM
Per i controlli in stabilimento si applicano le modalita' sotto
riportate.
Controlli sistematici.
1.1. PROVE DI QUALIFICAZIONE.
La documentazione riguardante le prove di qualificazione deve
essere riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
Prelievo senza preavviso, presso lo stabilimento di produzione, da
parte di un Laboratorio Ufficiale, in almeno quattro sopralluoghi di
serie di 80 saggi, ricavati da 40 diversi pannelli, 2 per ogni
elemento.
Ogni saggio deve consentire due prove: quella di trazione su uno
spezzone di filo comprendente almeno un nodo saldato e quella di
resistenza al distacco della saldatura.
Su tali campioni vengono determinati, a cura del Laboratorio
Ufficiale, i valori delle tensioni di snervamento e rottura f(0,2) e
ft l'allungamento A10 ed effettuata la prova di resistenza al
distacco.
Indicando con:
VEDI FORMULA A PAG. 125
le medie dei valori delle tensioni di snervamento e rottura e con:
VEDI FORMULA A PAG. 125
gli scarti quadratici medi corrispondenti, si procede al calcolo
delle tensioni caratteristiche di snervamento e rottura definite
dalle espressioni:
f(0,2)k = f(0,2)mn - K . S(0,2)n
ftk = ftmn - K . Stn (C)
dove n, numero dei saggi considerati, e' nel presente caso pari a 80,
ed il coefficiente k assume, in funzione di n, i valori riportati nel
Prospetto I dell'Allegato 8.
Qualora uno dei campioni sottoposti a prove di qualificazione non
soddisfi i requisiti di cui al Prospetto 4-I della Parte I
relativamente ai valori di allungamento o resistenza al distacco, il
prelievo relativo all'elemento di cui trattasi va ripetuto su un
altro elemento della stessa partita. Il nuovo prelievo sostituisce
quello precedente a tutti gli effetti. Un ulteriore risultato
negativo comporta la ripetizione delle prove di qualificazione.
1.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'.
Effettuazioni di controlli saltuari, a cura del Laboratorio
Ufficiale, ad intervalli non superiori ad un mese, su serie di 20
saggi, ricavati da 10 diversi elementi, 2 per ogni elemento.
Sulla serie il laboratorio effettua la prova di trazione e di
distacco. I corrispondenti risultati vengono aggiunti a quelli dei
precedenti prelievi dopo aver eliminato la prima serie in ordine di
tempo.
Si determineranno cosi' le nuove tensioni caratteristiche
sostitutive delle precedenti sempre ponendo n=80.
Ove i valori caratteristici riscontrati risultino inferiori ai minimi
di cui al Prospetto 4-I Parte I, il Laboratorio Ufficiale incaricato
del controllo sospendera' le verifiche della qualita' dandone
comunicazione al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il produttore avra'
ovviato alle cause che avevano dato luogo al risultato
insoddisfacente.
Qualora uno dei campioni sottoposti a prove di verifica non
soddisfi i requisiti di cui al Prospetto 4-I della Parte I
relativamente ai valori di allungamento o resistenza al distacco, il
prelievo relativo all'elemento di cui trattasi va ripetuto su un
altro elemento della stessa partita. Il nuovo prelievo sostituisce
quello precedente a tutti gli effetti. In caso di ulteriore risultato
negativo, il Laboratorio Ufficiale incaricato del controllo
sospendera' le verifiche della qualita' dandone comunicazione al
Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale e ripetera'
la qualificazione dopo che il produttore avra' ovviato alle cause che
avevano dato luogo al risultato insoddisfacente.
1.3. CONTRASSEGNI DELLE RETI E TRALICCI CONTROLLATI IN STABILIMENTO:
PRELIEVI, MODALITA' DI PROVA.
Le reti ed i tralicci saranno realizzati mediante fili controllati
in stabilimento contraddistinti mediante marchio sul filo nervato,
come previsto al punto 2.2.9. della Parte 1a.
Qualora il filo venga prodotto nello stesso stabilimento, il
controllo della rete o del traliccio comprende il controllo del filo.
Il marchio di identificazione della rete e del traliccio prodotti
con fili provenienti da altro stabilimento e' costituito da sigilli o
etichettature indelebili.
I prelevamenti in stabilimento, di cui ai punti 1.1. e 2., saranno
effettuati, ove possibile, dalla linea di produzione.
Le relative prove sui saggi prelevati potranno essere effettuate
dai tecnici del Laboratorio Ufficiale, anche presso lo stabilimento,
sempreche' le attrezzature disponibili siano ritenute idonee ad
esclusivo insindacabile giudizio del Laboratorio Ufficiale medesimo,
e possibilmente in presenza di un rappresentante del produttore.
2. Controlli sui singoli lotti di fabbricazione.
Si definiscono lotti di fabbricazione partite ottenute con
produzione continua comprese fra 30 e 100 tonnellate.
Negli stabilimenti soggetti ai controlli sistematici, di cui al
precedente punto 1., i produttori potranno sottoporre a controlli
singoli lotti di fabbricazione a cura di un Laboratorio Ufficiale.
I controlli consisteranno nel prelievo per ogni lotto di un numero
n di saggi, non inferiore a venti e ricavati da almeno dieci diversi
elementi, sui quali si effettueranno le prove previste dal secondo
comma del punto 1.1.
Le tensioni caratteristiche di snervamento e rottura verranno
calcolate a mezzo delle espressioni (A), (B) e (C) nelle quali n e'
il numero dei saggi prelevati.
I singoli lotti ai quali, sulla base di tale controllo specifico,
si vogliano attribuire proprieta' meccaniche superiori a quelle
desunte dal controllo sistematico della produzione, dovranno essere
contraddistinti a mezzo di legatura sigillata, munita di etichetta
metallica sulla quale figurino gli estremi della partita e il valore
della tensione ammissibile garantito dal produttore ed accertato dal
Laboratorio Ufficiale.
Allegato 6
CONTROLLI DELL'ADERENZA
Le barre devono superare con esito positivo prove di aderenza
secondo il metodo Beam-test da eseguirsi presso un Laboratorio
Ufficiale con le modalita' specificate nella CNR-UNI 10020 (gennaio
1971). La tensione di aderenza (tau) valutata secondo la CNR-UNI
10020 (gennaio 1971) verra' riferita ad una resistenza nominale del
conglomerato di 27 N/mm2, mediante l'applicazione della seguente for-
mula di correzione, valida nell'intervallo:
22 <= Rc <= 32 (N/mm2)
(tau)c = (tau)d - (Rc - 27) . 0,2 (N/mm2)
essendo:
(tau)c la tensione di aderenza corretta;
(tau)d la tensione di aderenza rilevata sperimentalmente;
Rc la resistenza del conglomerato all'atto della prova.
Nel certificato di prova devono essere descritte le
caratteristiche geometriche della sezione e delle nervature. Le prove
devono essere estese ad almeno tre diametri scelti come segue:
- uno nell'intervallo 5 <= * <= 10 mm;
- uno nell'intervallo 12<= * <= 18 mm;
- uno pari al diametro massimo.
Non e' richiesta la ripetizione delle prove di aderenza, per le
singole partite, quando se ne possa determinare la rispondenza nei
riguardi delle caratteristiche e delle misure geometriche, con
riferimento alla serie di barre che hanno superato le prove stesse
con esito positivo.
Le tensioni tangenziali di aderenza (tau)m e (tau)r, desunte dalla
prova, come media dei risultati ottenuti sprimentando almeno quattro
travi per ogni diametro, devono soddisfare le condizioni seguenti:
(tau)m <= (tau)*m = 8 - 0,12 = 80 - 1,2
(tau)r <= (tau)*r = 13 - 0,19 =130 - 1,9
(tau)m, (tau)*m, (tau)r e T*r, sono espressi in N/mm2 e * e'
espresso in mm.
Per accertare la rispondenza delle singole partite nei riguardi
delle proprieta' di aderenza, si calcolera' per un numero
significativo di barre il valore dell'indice di aderenza IR definito
dall'espressione:
VEDI FORMULA A PAG. 128
confrontando quindi il valore medio di IR con il corrispondente IR(L)
valutato sulle barre provate in laboratorio.
La partita e' ritenuta idonea se e' verificata almeno una delle due
seguenti ineguaglianze (A) e (B):
VEDI FORMULA A PAG. 128
IR >= 0,048 per <= 6 mm
IR >= 0,055 per 6 mm < <= 8 mm
IR >= 0,060 per 8 mm < <= 12 mm (B)
IR >= 0,065 per > 12 mm
essendo:
(tau)*m = valore limite di (tau)m quale sopra definito per il diam
considerato;
(tau)m,(tau)r = valori desunti dalle prove di laboratorio;
n = diametro nominale della barra;
c = interasse delle nervature;
(alfa)m = altezza media delle nervature;
(beta) = inclinazione delle nervature sull'asse della barra espressa
in gradi;
lR = lunghezza delle nervature;
IR = valore di IR determinato sulle barre della fornitura
considerata;
IR(L) = valore di IR determinato sulle barre provate in laboratorio.
Qualora il profilo comporti particolarita' di forma non contem-
plate nella definizione di IR (ad esempio nocciolo non circolare),
l'ineguaglianza (A) dovra' essere verificata per i soli risalti o
nervatura.
Allegato 7
CONTROLLI SUI LATERIZI
a) Valutazione dei dati di prova.
Tutte le caratteristiche meccaniche di seguito specificate
dovranno essere determinate presso un Laboratorio Ufficiale su un
insieme di un minimo di campioni a cui possa applicarsi il metodo
sotto riportato.
Nel caso in cui venga effettuata la prova su almeno 30 campioni la
resistenza caratteristica viene ricavata mediante la seguente for-
mula:
fk = fm - 1,64 S
nella quale e':
fm = la media aritmetica delle resistenze unitarie dei campioni;
S = lo scarto quadratico medio.
Nel caso in cui il numero n dei campioni sia compreso tra 10 e 29
il coefficiente moltiplicatore di s assumera' convenzionalmente i
valori k di cui alla seguente tabella.
___________________________________________________________________
| n | 10 | 12 | 16 | 20 | 25 |
|__________|__________|__________|__________|__________|__________|
| k | 2,13 | 2,06 | 1,98 | 1,93 | 1,88 |
|__________|__________|__________|__________|__________|__________|
In entrambi i casi qualora il valore s calcolato risultasse
inferiore a 0,08 fm si dovra' introdurre nella formula questo ultimo
valore.
Nel caso infine in cui la prova venga effettuata su un numero di
campioni compreso fra 6 e 9 la resistenza caratteristica viene
assunta pari al minimo dei seguenti due valori:
a) 0,7 fm - 2 (N/mm2);
b) il valore minimo della resistenza unitaria del singolo
campione.
Per le caratteristiche fisiche (coefficiente di dilatazione
termica e valore di dilatazione per umidita') si intende invece che
tutti i campioni provati debbano dare valori rispettanti i limiti
indicati nella normativa (punto 7.1.3.2. della Parte I).
b) Metodi di prova.
1) Le resistenze in direzione dei fori di cui al punto 7.1.3.2.
dovranno essere determinate mediante prove a compressione.
Il carico dovra' agire nella direzione dei fori e la dimensione
del provino, misurata secondo tale direzione, dovra' essere pari
all'altezza (dimensione dell'elemento in direzione perpendicolare al
piano della struttura) del blocco, o superarla al massimo del 60%. Se
necessario, si procedera' al taglio del blocco stesso.
Qualora si operi su blocchi la cui larghezza ecceda i 40 cm,
ciascun elemento verra' suddiviso in due parti eguali e simmetriche
mediante un taglio parallelo alla direzione dei fori; le porzioni in
aggetto dei setti dovranno essere eliminate. La resistenza del blocco
si otterra' mediando i risultati ottenuti dalle prove sui due
semiblocchi.
Le facce normali alla direzione del carico, se non preventivamente
spianate con una smerigliatrice, dovranno essere corrette con un
foglio di piombo dello spessore di 1 mm interposto tra il piatto
della pressa e la faccia del blocco.
2) Per la verifica della resistenza in direzione trasversale ai
fori si procedera' mediante lo schiacciamento di campioni costituiti
da coppie di laterizi associati sui lati da una malta di gesso di
spianatura (prova siamese) dello spessore massimo di 2 cm.
Il carico agira' in direzione ortogonale ai fori e le modalita'
della campionatura saranno simili a quelle riportate nel precedente
punto 1).
3) La determinazione del valore del modulo elastico del laterizio
avverra' nel corso delle prove di cui in b) 1. procedendo al carico e
scarico successivo del sistema passando dal 20 al 40% del valore
minimo presuntivo di rottura, leggendo le deformazioni medie del
sistema (nella fase di scarico) tramite 4 flessimetri disposti sugli
spigoli della piastra di prova.
4) La resistenza a trazione per flessione verra' determinata su
campioni, ricavati dai blocchi mediante opportuno taglio, di
dimensioni minime di 30 X 120 X spessore, in millimetri.
5) Le prove di punzonamento di cui al punto 7.1.3.2. dovranno
avvenire secondo le seguenti modalita' di prova.
Il blocco viene posato orizzontalmente su due appoggi costituiti
da due tondi in acciaio, del diametro di 20 mm, con modalita'
analoghe a quelle che si verificano nel corso della posa in opera
prima del getto del calcestruzzo.
Il carico viene applicato interponendo una piastra di legno duro
avente le dimensioni di 5 X 5 cm in mezzeria.
Il carico viene fatto crescere progressivamente fino a rottura.
6) Il coefficiente di dilatazione lineare verra' determinato per
un salto termico tra 70 gradi C e 20 gradi C in ambiente con UR 25% a
70% gradi C su almeno 3 campioni di dimensioni minime come descritto
nel punto 4. Si assumera' come valore di riferimento il minore dei
valori trovati.
7) Il valore di dilatazione per umidita' verra' misurato su almeno
4 campioni di dimensioni minime come descritte nel punto 4. La misura
avverra' con le seguenti modalita'.
Essiccare i provini per 24 ore a 70 gradi C; raffreddarli a 20
gradi C e 65% UR; eseguire due misure a distanza di 3 ore; immergere
i provini in acqua a 20 gradi C per 90 giorni; togliere, asciugare e
condizionare i provini a 20 gradi C e 65% UR per 3 ore; eseguire due
misure a distanza di 3 ore.
L'inizio della prova dovra' avvenire di regola entro 30 giorni
dall'ultimazione del processo produttivo del laterizio.
Il valore di riferimento si ottiene come media dei tre valori
minori ottenuti avendo quindi escluso il valore massimo.
Allegato 8
CONTROLLI SU ACCIAIO DA COSTRUZIONE
1. Generalita'.
Tutti i prodotti debbono essere sottoposti a prove di
qualificazione secondo le modalita' del successivo punto 2.
La qualificazione deve essere riferita separatamente ad ogni
singolo stabilimento produttore dell'Azienda fornitrice.
I prodotti assoggettabili al procedimento di qualificazione sono,
suddivisi per gamma merceologica, i seguenti:
- laminati mercantili, travi ad ali parallele del tipo IPE e HE,
travi a I e profilati a U;
- lamiere e nastri, travi saldate e profilati aperti saldati;
- profilati cavi circolari, quadrati o rettangolari senza
saldature o saldati.
L'impiego di acciai diversi dai tipi Fe 360, Fe 430 ed Fe 510,
quali ad esempio acciai ad alta resistenza, acciai inossidabili,
microlegati, speciali, e' ammesso con le condizioni indicate al
secondo capoverso del punto 2.0 della Parte II.
Gli adempimenti di cui al successivo punto 2 si applicano anche ai
prodotti provenienti dall'estero.
Per prodotti provenienti da Paesi della Comunita' economica
europea nei quali sia in vigore una certificazione di idoneita'
tecnica riconosciuta dalle rispettive Autorita' competenti, l'Azienda
produttiva potra', in alternativa a quanto previsto al primo comma,
inoltrare al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale
domanda intesa ad ottenere il riconoscimento dell'equivalenza della
procedura adottata nel Paese di origine, depositando contestualmente
la relativa documentazione per i prodotti da fornire con il
corrispondente marchio.
L'equivalenza della procedura di cui al comma precedente e'
sancita con decreto del Ministero dei lavori pubblici sentito il
Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2. Modalita' di qualificazione.
I produttori per qualificare la loro produzione devono sottoporsi
agli adempimenti qui di seguito specificati, e produrre la
documentazione relativa al Ministero dei lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale, che ne cura il deposito:
- dimostrazione dell'idoneita' del processo produttivo;
- controllo continuo interno di qualita' della produzione condotto
su basi probabilistiche;
- verifica periodica della qualita' da parte dei Laboratori
Ufficiali.
Sono prodotti qualificabili sia quelli raggruppabili per colata
che quelli per lotti di produzione (1).
Ai fini delle prove di qualificazione e di controllo (vedere punto
2.2.), i prodotti nell'ambito di ciascuna gamma merceologica di cui
al punto 1., sono raggruppabili per gamme di spessori cosi' come
definito nelle norme UNI EN 10025 (febbraio 1992), UNI 7806 (dicembre
1979) e UNI 7810 (dicembre 1979).
Sempre agli stessi fini, sono raggruppabili anche i diversi gradi
di acciai (B, C, D, DD; vedere Parte II, prospetti 1-II e 2-II),
sempreche' siano garantite per tutti le caratteristiche del grado
superiore del raggruppamento.
Tutte le forniture debbono essere accompagnate da apposita
documentazione (vedere punto 2.5.).
2.1. DIMOSTRAZIONE DELL'INDONEITA' DEL PROCESSO PRODUTTIVO.
Il produttore, limitatamente alle gamme merceologiche indicate al
punto 1., e per ogni singolo stabilimento, dovra' presentare apposita
documentazione al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, che notifica al produttore l'avvenuto deposito ed accerta
la validita' e la rispondenza della documentazione stessa anche
attraverso sopralluoghi, rilasciando apposito attestato, precisando:
- il tipo di prodotti (dimensioni e qualita');
- le condizioni generali della fabbricazione o
dell'approvvigionamento dell'acciaio o del prodotto intermedio;
- la descrizione degli impianti di laminazione;
- le modalita' di marchiatura che consentono l'individuazione del
prodotto da effettuarsi secondo le procedure del punto 2.5.;
- l'organizzazione del controllo interno di qualita';
- i responsabili aziendali incaricati della firma dei certificati;
- il Laboratorio Ufficiale responsabile delle prove di controllo;
- dichiarazione che il servizio di controllo interno delle
qualita' sovraintende ai controlli di produzione e che esso e'
indipendente dai servizi di produzione.
PROSPETTO 1
_______________________________ _____________________________
| n | k | | n | k |
|______________|______________| |______________|_____________|
| 10 | 2,91 | | 40 | 2,13 |
| 11 | 2,82 | | 45 | 2,09 |
| 12 | 2,74 | | 50 | 2,07 |
| 13 | 2,67 | | 60 | 2,02 |
| 14 | 2,61 | | 70 | 1,99 |
| 15 | 2,57 | | 80 | 1,97 |
| 16 | 2,52 | | 90 | 1,94 |
| 17 | 2,49 | | 100 | 1,93 |
| 18 | 2,45 | | 150 | 1,87 |
| 19 | 2,42 | | 200 | 1,84 |
| 20 | 2,40 | | 250 | 1,81 |
| 22 | 2,35 | | 300 | 1.80 |
| 24 | 2,31 | | 400 | 1,78 |
| 25 | 2,29 | | 500 | 1,76 |
| 30 | 2,22 | | 1.000 | 1,73 |
| 35 | 2,17 | | (infinito) | 1,64 |
|______________|______________| |______________|_____________|
________________________
(1) Un lotto di produzione e' costituito da un quantitativo di 40
t, o frazione residua, per ogni profilo, qualita' e gamma di
spessore, senza alcun riferimento alle colate che sono state
utilizzate per la loro fabbricazione. Per quanto riguarda i profilati
cavi, il lotto di produzione corrisponde all'unita' di collaudo come
definita dalle norme UNI 7086 e 7810 (dicembre 1979) in base al
numero dei pezzi.
Il produttore deve inoltre produrre una idonea documentazione
sulle caratteristiche chimiche e meccaniche riscontrate per quelle
qualita' e per quei prodotti che intende qualificare.
La documentazione deve essere riferita ad una produzione
consecutiva relativa ad un periodo di tempo di almeno sei mesi e ad
un quantitativo di prodotti tale da fornire un quadro statisticamente
significativo della produzione stessa e comunque o >= 2.000 t oppure
ad un numero di colate o di lotti >= 25.
Tale documentazione di prova deve basarsi sui dati sperimentali
rilevati dal produttore, integrati dai dati di certificati di
Laboratori Ufficiali, incaricati dal produttore stesso; le prove del
Laboratorio Ufficiale devono riferirsi a ciascun tipo di prodotto,
inteso individuato da gamma merceologica, classe di spessore e
qualita' di acciaio, ed essere relative al rilievo dei valori
caratteristici; per ciascun tipo verranno eseguite almeno 30 prove su
saggi appositamente prelevati.
La documentazione del complesso delle prove meccaniche deve essere
elaborata in forma statistica calcolando, per lo snervamento e la
resistenza a rottura, il valore medio, lo scarto quadratico medio e
il relativo valore caratteristico delle corrispondenti distribuzioni
di frequenza.
Il valore caratteristico e' il frattile di ordine 0,05 della
rispettiva distribuzione statistica calcolato mediante l'espressione:
fk = fm - k . s
dove:
fm = media aritmetica degli n risultati sperimentali;
s = scarto quadratico medio degli stessi;
k = fattore funzione del numero di risultati sperimentali associato
alla percentuale della popolazione pari al 95% e alla
formulazione di rischio del tipo 1 - (alfa)
con (alfa) = 5% con protezione
unilaterale (prospetto I).
I singoli risultati sperimentali ed i valori caratteristici cosi'
calcolati devono rispettare le limitazioni riportate nei citati
prospetti 1-II e 2-II per le tensioni di snervamento e di rottura
mentre per l'allungamento percentuale e la resilienza vale il
criterio del minimo tabellare.
Il Ministero, ricevuta la documentazione, dara' atto al produttore
dell'avvenuto deposito.
2.2. CONTROLLO CONTINUO DELLA QUALITA' DELLA PRODUZIONE.
Il servizio di controllo interno della qualita' dello stabilimento
produttore deve predisporre un'accurata procedura atta a mantenere
sotto controllo con continuita' tutto il ciclo produttivo.
In particolare, per quanto riguarda i prodotti finiti, deve
procedere ad un rilevazione di tutte le caratteristiche chimiche e
meccaniche previste ai punti 2.1. e 2.3. della Parte Seconda.
La rilevazione dei dati di cui sopra deve essere ordinata
cronologicamente su appositi registri distinti per qualita', per
prodotto (o gruppi di prodotti come sopra indicato) e per gamme di
spessori, come specificato nella norma di prodotto.
Per ogni colata, o per ogni lotto di produzione, contraddistinti
dal proprio numero di riferimento, viene prelevato dal prodotto
finito un saggio per colata e comunque un saggio ogni 80 t oppure un
saggio per lotto e comunque un saggio ogni 40 t o frazione; per
quanto riguarda i profilati cavi, il lotto di produzione e' definito
dalle relative norme UNI di prodotto, in base al numero dei pezzi.
Dai saggi di cui sopra verranno ricavati i provini per la
determinazione delle caratteristiche chimiche e meccaniche previste
dalle norme UNI EN 10025 (febbraio 1992), UNI 7806 (dicembre 1979) e
UNI 7810 (dicembre 1979), rilevando il quantitativo in tonnellate di
prodotto finito cui la prova si riferisce.
Per quanto concerne fy e ft, i dati singoli raccolti, suddivisi
per qualita' e prodotti (secondo le gamme dimensionali) vengono
riportati su idonei diagrammi per consentire di valutare
statisticamente nel tempo i risultati della produzione rispetto alle
prescrizioni delle presenti norme tecniche.
I restanti dati relativi alle caratteristiche chimiche, di
resilienza e di allungamento vengono raccolti in tabelle e
conservati, dopo averne verificato la rispondenza alle norme EN 10025
(marzo 1990), 7806 (dicembre 1979) e UNI 7810 (dicembre 1979) per
quanto concerne le caratteristiche chimiche e alle prescrizioni di
cui ai prospetti 1-II e 2-II, per quanto concerne resilienza e
allungamento.
E' cura e responsabilita' del produttore individuare, a livello di
colata o di lotto di produzione, gli eventuali risultati anomali che
portano fuori limiti la produzione e di provvedere ad ovviarne le
cause. I diagrammi sopra indicati devono riportare gli eventuali dati
anomali.
I prodotti non conformi devono essere deviati ad altri impieghi,
previa punzonatura di annullamento, e tenendone esplicita nota nei
registri.
La documentazione raccolta presso il controllo interno di qualita'
dello stabilimento produttore deve essere conservata a cura del
produttore.
Lo stabilimento produttore e' autorizzato alla spedizione del
prodotto che dovra' essere marchiato in conformita' a quanto
precisato nella documentazione di deposito al Ministero dei lavori
pubblici, Servizio tecnico centrale, accompagnato dal certificato di
collaudo interno (vedere punto 2.6.) firmato dal responsabile del
servizio di controllo di qualita' riportante gli estremi della
certificazione di deposito rilasciata dal Ministero.
2.3. VERIFICA PERIODICA DELLA QUALITA' DA PARTE DEI LABORATORI
UFFICIALI.
Il Laboratorio Ufficiale, incaricato a cio' dal produttore,
effettuera' periodicamente a sua discrezione, almeno ogni sei mesi,
una visita presso lo stabilimento produttore nel corso della quale su
tre tipi di prodotto, scelti di volta in volta tra qualita' di
acciaio, gamma merceologica e classe di spessore, effettuera' per
ciascun tipo (o presso il laboratorio del produttore o presso il
Laboratorio Ufficiale stesso) non meno di 30 prove a trazione su
provette ricavate sia da saggi prelevati direttamente dai prodotti
sia da saggi appositamente accantonati dal produttore in numero di
almeno 2 per colata o lotto di produzione, relativa alla produzione
intercorsa dalla visita precedente.
Inoltre il laboratorio effettuera' le altre prove previste
(resilienza e analisi chimiche) sperimentando su provini ricavati da
3 campioni per ciascun tipo sopraddetto.
Il Laboratorio Ufficiale elaborera' in forma statistica i
risultati delle prove di trazione per ciascuno dei tre gruppi,
utilizzando per il controllo di accettazione l'espressione fm - 1,25
s >= del corrispondente valore di cui al prospetto 1-II e 2-II della
Parte Seconda. Inoltre verra' controllato che i singoli risultati
sperimentali per le tensioni di snervamento e di rottura rispettino
le limitazioni riportate nei prospetti 1-II e 2-II e che i
coefficienti di variazione percentuale dello snervamento (rapporto
tra scarto quadratico medio e media aritmetica) risultino inferiori
rispettivamente al 9% per l'acciaio Fe 360, all'8% per l'acciaio Fe
430 e al 7% per l'acciaio Fe 510.
Infine si controllera' che siano rispettati i valori minimi
prescritti per la resilienza e quelli massimi per le analisi
chimiche.
Nel caso che i risultati delle prove siano tali per cui viene
accertato che i limiti prescritti non siano rispettati, vengono
prelevati altri saggi (nello stesso numero) e ripetute le prove.
Ove i risultati delle prove, dopo ripetizione, fossero ancora
insoddisfacenti, il laboratorio ufficiale incaricato del controllo
sospendera' le verifiche della qualita' dandone comunicazione al
Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale e ripetera'
la qualificazione dopo che il produttore avra' ovviato alle cause che
avevano dato luogo al risultato insoddisfacente.
Per quanto concerne le prove di verifica periodica della qualita'
per gli acciai di cui al punto 1., quarto capoverso del presente
allegato, con snervamento o resistenza inferiori al tipo Fe 360, si
utilizza un coefficiente di variazione pari a 9%. Per gli acciai con
caratteristiche comprese tra i tipi Fe 360 ed Fe 510 si utilizza un
coefficiente di variazione pari all'8%. Per gli acciai con
snervamento o rottura superiore al tipo Fe 510 si utilizza un
coefficiente di variazione pari al 6%.
Per tali acciai la qualificazione e' ammessa anche nel caso di
produzione non continua nell'ultimo semestre ed anche nei casi in cui
i quantitativi minimi previsti non siano rispettati, permanendo tutte
le altre regole relative alla qualificazione.
Una volta l'anno il produttore e' tenuto ad inviare al Ministero
dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale, la seguente
documentazione:
a) una dichiarazione attestante la permanenza delle condizioni
iniziali di idoneita' del processo produttivo e dell'organizzazione
del controllo interno di qualita', o le eventuali modifiche;
b) le tabelle contenenti i singoli risultati dei controlli
eseguiti in merito alle caratteristiche meccaniche e chimiche;
c) l'elaborazione statistica dei controlli interni eseguiti
nell'ultimo anno, per ciascun tipo di prodotto, da cui risulti il
quantitativo di produzione e il numero delle prove;
d) i risultati dei controlli eseguiti dal Laboratorio Ufficiale
(certificati e loro elaborazione) per le prove meccaniche e chimiche;
e) la dichiarazione che attesta la conformita' statistica, secondo
una metodologia che deve essere dichiarata, delle verifiche di cui ai
punti c) e d) con le prescrizioni di cui ai prospetti 1-II e 2-II
della Parte Seconda e la dichiarazione di rispetto delle prescrizioni
relative alla resilienza, allungamento e analisi chimica.
Il mancato rispetto delle condizioni sopra indicate, accertato
anche attraverso sopralluoghi, puo' comportare la decadenza della
qualificazione:
2.4. CONTROLLI SU SINGOLE COLATE.
Negli stabilimenti soggetti a controlli sistematici di cui al
precedente punto 2.3., i produttori potranno richiedere di loro
iniziativa di sottoporsi a controlli, eseguiti a cura di un
Laboratorio Ufficiale, su singole colate di quei prodotti che, per
ragioni produttive, non possono ancora rispettare le condizioni quan-
titative minime (vedere punto 2.1.) per qualificarsi.
Le prove da effettuare sono quelle relative alle UNI EN 10025
(febbraio 1992), UNI 7810 (dicembre 1979) e UNI 7806 (dicembre 1979)
ed i valori da rispettare sono quelli di cui ai prospetti 1-II e 2-II
della Parte II.
2.5. MARCHIATURA PER IDENTIFICAZIONE.
Il produttore deve procedere ad una marchiatura del prodotto
fornito dalla quale risulti in modo inequivocabile il riferimento
dell'azienda produttrice, allo stabilimento, al tipo di acciaio e al
grado qualitativo.
Considerata la diversa natura, forma e dimensione dei prodotti, le
caratteristiche degli impianti per la loro fabbricazione, nonche' la
possibilita' di fornitura sia in pezzi singoli sia in fasci,
differenti potranno essere i sistemi di marchiatura adottati, quali
ad esempio l'impressione sui cilindri di laminazione, la punzonatura
a caldo e a freddo, la stampigliatura a vernice, la targhettatura, la
sigillatura dei fasci e altri.
Tenendo presente che l'elemento determinante della marchiatura e'
costituito dalla sua inalterabilita' nel tempo, dalla impossibilita'
di manomissione, il produttore deve rispettare le modalita' di
marchiatura denunciate nella sua documentazione presentata al
Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale, come
precisato al punto 2.1. e deve comunicare tempestivamente eventuali
modifiche apportate.
La mancata marchiatura e la sua illeggibilita' anche parziale
rende il prodotto non impiegabile.
Qualora, sia presso gli utilizzatori, sia presso i commercianti,
l'unita' marchiata (pezzo singolo o fascio) venga scorporata, per cui
una parte, o il tutto, viene a perdere l'originale marchiatura del
produttore e' responsabilita' sia degli utilizzatori sia dei
commercianti documentare la provenienza del materiale e gli estremi
del deposito del marchio presso il Ministero dei lavori pubblici,
Servizio tecnico centrale.
2.6. DOCUMENTAZIONE DI ACCOMPAGNAMENTO DELLE FORNITURE.
Il produttore e' tenuto ad accompagnare ogni fornitura con:
- certificato di collaudo secondo UNI EN 10204 (dicembre 1992);
- dichiarazione che il prodotto e' qualificato ai sensi delle
presenti norme tecniche, e di aver soddisfatto tutte le relative
prescrizioni, riportando gli estremi del marchio e unendo copia del
relativo certificato del Laboratorio Ufficiale.
3. Controlli in officina o in cantiere.
Il controllo in officina di fabbricazione o in cantiere sara'
effettuato dal direttore dei lavori o, in sua mancanza all'atto delle
lavorazioni, dal tecnico responsabile della fabbricazione, che assume
a tale riguardo le responsabilita' attribuite dalla legge al
direttore dei lavori. In questo secondo caso la relativa
documentazione sara' trasmessa al direttore dei lavori prima della
messa in opera. La frequenza dei prelievi e' stabilita dal direttore
dei lavori o, in sua mancanza all'atto della lavorazione, dal tecnico
responsabile della fabbricazione, in relazione all'importanza
dell'opera.
I dati sperimentali ottenuti dovranno soddisfare le prescrizioni
di cui ai prospetti 1-II e 2-II della parte 2a per quanto concerne
l'allungamento e la resilienza, nonche' delle norme UNI EN 10025
(febbraio 1992), UNI 7810 (dicembre 1979) e 7806 (dicembre 1979) per
le caratteristiche chimiche.
Ogni singolo valore della tensione di snervamento e di rottura non
dovra' risultare inferiore ai limiti tabellari (prospetti 1-II e
2-II) per piu' di
____________________________________________________________________
| | | Fe 360 | Fe 430 | Fe 510 |
| | |________|________|________|
| Tensioni di rottura a | | | | |
| trazione | N/mm2 | 15 | 18 | 22 |
| Tensioni di snervamento | N/mm2 | 10 | 12 | 15 |
|_____________________________|_________|________|________|________|
I certificati relativi alle prove (meccaniche) degli acciai devono
riportare l'indicazione del marchio identificativo di cui al
precedente punto 2.5., rilevato a cura del Laboratorio incaricato dei
controlli, sui campioni da sottoporre a prove. Ove i campioni fossero
sprovvisti di tale marchio, oppure il marchio non dovesse rientrare
fra quelli depositati presso il Ministero dei lavori pubblici,
Servizio tecnico centrale, dovra' essere riportata specifica
annotazione sul certificato di prova.