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MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI
DECRETO MINISTERIALE 9 gennaio 1996
"Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche.

 MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI 

DECRETO MINISTERIALE 9 gennaio 1996 
  Norme   tecniche  per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle
strutture  in  cemento  armato,  normale  e  precompresso  e  per  le
strutture metalliche.

                   IL MINISTRO DEL LAVORI PUBBLICI
   Vista la legge 5 novembre 1971, n. 1086, pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale  n.  321  del  21  dicembre  1971,  recante  norme  per  la
disciplina delle opere in conglomerato cementizio armato,  normale  e
precompresso ed a struttura metallica;
   Visto  il  decreto ministeriale 14 febbraio 1992, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 1992;
   Considerato che, ai  sensi  dell'art.  21  della  citata  legge  5
novembre  1971,  n.  1086,  occorre  apportare  modifiche  alle norme
tecniche alle quali devono uniformarsi le  costruzioni  di  cui  alla
legge medesima;
   Visto  il  testo  delle  norme  tecniche  predisposto  a  cura del
servizio  tecnico  centrale  del  Consiglio  superiore   dei   lavori
pubblici;
   Sentito il Consiglio nazionale delle ricerche;
   Sentito  il  Consiglio  superiore  dei  lavori pubblici, che si e'
favorevolmente espresso  con  il  voto  n.  329  reso  dall'assemblea
generale nelle adunanze del 10 e 24 giugno 1994;
   Espletata  la  procedura di cui alla legge 21 giugno 1986, n. 317,
emanata in ottemperanza della direttiva CEE n. 83/189;
                              Decreta:

                               Art. 1.
   Sono  approvate  le  allegate  norme  tecniche  per  il   calcolo,
l'esecuzione  ed  il  collaudo  delle  strutture  in  cemento armato,
normale e precompresso e per le  strutture  metalliche  di  cui  alla
legge  5  novembre  1971,  n.  1086,  che si riportano in allegato al
presente decreto e di cui formano parte integrante.
   Sono altresi' applicabili le norme tecniche di cui  al  precedente
decreto 14 febbraio 1992 per la parte concernente le norme di calcolo
e  le  verifiche  col metodo delle tensioni ammissibili e le relative
regole di progettazione e di esecuzione.
   E' consentita  l'applicazione  delle  norme  europee  sperimentali
Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture di calcestruzzo, parte 1
-  1,  regole  generali  e regole per gli edifici - ed Eurocodice 3 -
Progettazione delle  strutture  di  acciaio,  parte  1  -  1,  regole
generali  e  regole  per  gli  edifici - nelle rispettive versioni in
lingua italiana, pubblicate a cura dell'UNI (UNI ENV 1992 -  1  -  1,
ratifica  in  data gennaio 1993 e UNI ENV 1993 - 1 - 1, ratificata in
data giugno 1994), come modificate ed integrate dalle prescrizioni di
cui alla parte I, sezione III, ed alla parte II, sezione  III,  delle
norme tecniche di cui al comma 1.

                               Art. 2.
   L'adozione  da parte del progettista, e sotto sua responsabilita',
di uno dei sistemi normativi indicati rispettivamente nei commi 1,  2
e  3  dell'art.  1,  ne comporta l'applicazione unitaria ed integrale
all'intero organismo strutturale.
   L'inosservanza delle norme di cui  all'art.  1  e'  sanzionata  ai
sensi della legge 5 novembre 1971, n. 1086.

                               Art. 3.
   Le  norme  tecniche  di cui all'art. 1 devono essere osservate per
tutte le opere, se e per quanto, per la specifica categoria di opere,
non viga diversa regolamentazione.

                               Art. 4.
   Le  presenti  norme  entreranno  in  vigore  quattro  mesi dopo la
pubblicazione del presente decreto  nella  Gazzetta  Ufficiale  della
Repubblica italiana.

                               Art. 5.
   Salvo  quanto  disposto  nell'art.  1, comma 2, in via transitoria
continuano ad applicarsi le norme di cui  al  precedente  decreto  14
febbraio  1992  per  le  opere in corso e per le quali sia stata gia'
presentata la denuncia prevista  dall'art. 4 della legge  5  novembre
1971,  n.  1086,  nonche'  per le opere di cui all'ultimo comma dello
stesso art. 4, per le quali sia stato pubblicato il bando di gara per
l'appalto, ovvero sia intervenuta la stipulazione  del  contratto  di
appalto a trattativa privata.
   Roma, 9 gennaio 1996
                                                 Il Ministro: BARATTA

                           Parte Generale
   Si  riportano  qui  di seguito le considerazioni generali e comuni
alle Parte I, cemento armato  normale  e  precompresso  e  Parte  II,
acciaio.
1. Modalita' operative
   Nell'ambito delle presenti norme tecniche, possono essere seguite,
in  alternativa,  due  diverse  modalita'  operative di verifica come
costruzioni, riportate rispettivamente nelle Sezioni II e  III  delle
Parti I (CA/CAP) e II (Acciaio).
   La  Sezione  II fornisce le indicazioni da seguire per la verifica
delle strutture  in  cemento  armato  normale  e  precompresso  e  in
acciaio.
   La  Sezione III fornisce le indicazioni per l'uso degli Eurocodici
UNI ENV 1992-1-1: Progettazione di strutture in c.a.  datato  gennaio
1993 (EC2) ed UNI ENV 1993-1-1: Progettazione di strutture in acciaio
datato  giugno  1994  (EC3) fornendo altresi' specifiche prescrizioni
integrative, sostitutive e soppressive  delle  indicazioni  contenute
negli   Eurocodici  stessi.  La  Sezione  III  costituisce  il  (DAN)
Documento di applicazione nazionale, cosi' richiamato  nei  documenti
del CEN (Comitato europeo di normalizzazione).
   Al successivo punto 7 si riportano le prescrizioni circa le azioni
di calcolo, che debbono essere seguite per l'impiego delle Sezioni II
e III delle Parti I e II.
2. Sezione I
   Nella Sezione I sono riportate le prescrizioni comuni alle Sezioni
II  e  III.  Tali prescrizioni comuni sostituiscono le corrispondenti
indicazioni riportate nel decreto ministeriale 14 febbraio 1992.
   In particolare valgono le seguenti indicazioni comuni:
   a) per le azioni si fara'  riferimento  a  quanto  indicato  nelle
norme  "Criteri  generali  per  la  verifica  della  sicurezza  delle
costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" emanate ai sensi dell'art.
1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64;
   b)  per  i  materiali  ed  i  prodotti  si  dovranno  seguire   le
indicazioni contenute nel Cap. 2 della Sezione I;
   c)  per  il collaudo statico valgono le prescrizioni riportate nel
Cap. 3 della Sezione I.
3. Norme di riferimento
   Le norme  europee  di  riferimento  citate  nelle  norme  UNI  ENV
1992-1-1 ed UNI ENV 1993-1-1 non sono al momento per la maggior parte
disponibili,  o  lo  sono  solo,  in  alcuni  casi, in forma di norme
sperimentali.
   Fermo restando l'obbligo di seguire le  prescrizioni  delle  norme
sui  materiali  esplicitamente  richiamate  al punto 3 delle presenti
norme (Cap. 2 della Sezione I), per altre norme  citate  nelle  norme
UNI ENV 1992-1-1 e UNI ENV 1993-1-1 possono adottarsi le norme citate
nel presente decreto, o, in mancanza, le norme nazionali pertinenti.
4. Norme tecniche: metodo delle tensioni ammissibili
   Il  metodo  delle tensioni ammissibili puo' essere applicato cosi'
come previsto dall'art. 2  del  presente  decreto,  riferendosi  alle
norme  tecniche di cui al decreto 14 febbraio 1992, che si debbono in
tal caso applicare integralmente, salvo per i materiali  e  prodotti,
le  azioni  e  il collaudo statico per i quali valgono le indicazioni
riportate  nella Sezione I del presente decreto, nonche' gli Allegati
per i quali valgono quelli uniti alle presenti norme tecniche.
   In particolare si dovra' fare riferimento, per quanto concerne  le
azioni,  alle  specifiche prescrizioni contenute nelle norme tecniche
"Criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni e
dei carichi e sovraccarichi" in vigore al momento dell'uso.
5. Norme tecniche: altri metodi di verifica
   Nella progettazione si  possono  adottare  metodi  di  verifica  e
regole  di dimensionamento diversi da quelli contenuti nelle presenti
norme tecniche  purche'  fondati  su  ipotesi  teoriche  e  risultati
sperimentali scientificamente comprovati e purche' sia comprovata una
sicurezza non inferiore a quella qui prescritta.
6. Indicazione della norma tecnica seguita
   Negli  elaborati  di  progetto  previsti  all'art. 4 punto b della
legge 1086/1971, deve essere indicata chiaramente  la  norma  tecnica
alla quale si e' fatto riferimento.
7. Azioni di calcolo
   Le  verifiche  debbono  essere  condotte  nei riguardi degli stati
limite di esercizio e degli stati limite ultimi.
   Le azioni sulla costruzione devono  essere  cumulate  in  modo  da
determinare  condizioni  di carico tali da risultare piu' sfavorevoli
ai fini delle singole verifiche,  tenendo  conto  della  probabilita'
ridotta  di intervento simultaneo di tutte le azioni con i rispettivi
valori piu' sfavorevoli, come consentito dalle norme vigenti.
   Per gli stati limite ultimi si  adotteranno  le  combinazioni  del
tipo:
VEDI FORMULA A PAG. 8
essendo:
Gk   il valore caratteristico delle azioni permanenti;
Pk   il valore caratteristico delle forza di precompressione;
Qlk      il   valore  caratteristico  dell'azione  di  base  di  ogni
     combinazione;
Qik    i  valori  caratteristici  delle  azioni  variabili  tra  loro
     indipendenti;
(gamma)g  = 1,4 (1,0 se il suo contributo aumenta la sicurezza);
(gamma)p  = 0,9 (1,2 se il suo contributo diminuisce la sicurezza);
(gamma)q  = 1,5 (0 se il suo contributo aumenta la sicurezza);
(psi)oi    = coefficiente di combinazione allo stato limite ultimo da
            determinarsi sulla base di considerazioni statistiche.
   Qualora   le   deformazioni   impresse   esercitino   una   azione
significativa  sullo stato limite ultimo considerato se ne deve tener
conto applicando loro un coefficiente di 1,2.
   Il   contributo   delle   deformazioni   impresse,   non   imposte
appositamente, deve essere trascurato se a favore della sicurezza.
   Per  gli  stati limite di esercizio si devono prendere in esame le
combinazioni    rare,    frequenti    e    quasi    permanenti    con
(gamma)g=(gamma)p=(gamma)q=1,  e  applicando ai valori caratteristici
delle azioni variabili adeguati coefficienti (psi)0, (psi)1, (psi)2.
   In forma convenzionale le combinazioni possono essere espresse nel
modo seguente:
combinazioni rare:
VEDI FORMULA A PAG. 8
combinazioni frequenti:
VEDI FORMULA A PAG. 8
combinazioni quasi permanenti:
VEDI FORMULA A PAG. 8
(psi)1i     coefficiente  atto  a  definire  i  valori  delle  azioni
         assimilabili ai frattili di ordine 0,95 delle  distribuzioni
         dei valori istantanei;
(psi)21  coefficiente atto a definire i valori quasi permanenti delle
         azioni   variabili   assimilabili   ai   valori  medi  delle
         distribuzioni dei valori istantanei.
   In mancanza di informazioni adeguate  si  potranno  attribuire  ai
coefficienti (psi)0, (psi)1, (psi)2 i valori seguenti:
                             PROSPETTO 1
 ___________________________________________________________________
|                                         |       |         |       |
|               Azione                    | (psi)0| (psi)1  | (psi)2|
|_________________________________________|_______|_________|_______|
|                                         |       |         |       |
| Carichi variabili nei fabbricati per:   |       |         |       |
|                                         |       |         |       |
|    abitazioni                           |  0,7  |   0,5   |  0,2  |
|                                         |       |         |       |
|    uffici, negozi, scuole, ecc.         |  0,7  |   0,6   |  0,3  |
|                                         |       |         |       |
|    autorimesse                          |  0,7  |   0,7   |  0,6  |
|                                         |       |         |       |
| Vento, neve                             |  0,7  |   0,2   |  0    |
|_________________________________________|_______|_________|_______|
                               Parte I
                CEMENTO ARMATO NORMALE E PRECOMPRESSO
SIMBOLOGIA
A - Simboli
  A                 area
  E                 modulo di elasticita' longitudinale
  F                 azioni in generale (carichi e deformazioni
                    imposte)
  G                 azioni permanenti; modulo di elasticita'
                    tangenziale
  I                 momento di inerzia
  L                 limite di fatica
  M                 momento flettente
  N                 forza normale; numero di piegamenti nella prova
                    di piegamento (per armature di precompressione)
  P                 forza di precompressione
  Q                 azioni variabili
  S                 effetto delle azioni (sollecitazione agente)
  T                 momento torcente
  V                 forza di taglio
  b                 larghezza
  c                 spessore (di ricoprimento)
  d                 diametro (granulometria); altezza utile
  e                 eccentricita'
  f                 resistenza di un materiale
  g                 carico permanente ripartito; accelerazione di
                    gravita'
  h                 altezza totale di una sezione
  i                 raggio di inerzia
  j                 numero di giorni
  l                 lunghezza di un elemento; allungamento a rottura
                    per acciaio da c.a.p.
  m                 momento flettente per unita' di lunghezza
  n                 forza normale per unita' di lunghezza;
                    coefficiente di omogeneizzazione delle armature;
                    numero
  q                 carico variabile ripartito
  r                 raggio; rilassamento
  s                 scarto quadratico medio
  t                 tempo; momento torcente per unita' di lunghezza
  u                 perimetro
  v                 forza di taglio per unita' di lunghezza o
                    larghezza
  w                 apertura delle fessure
  x                 altezza dell'asse neutro
  y                 altezza del diagramma rettangolare delle tensioni
                    normali
  z                 braccio delle forze interne
  (gamma)           coefficiente di sicurezza (gamma)m per i
                    materiali, (gamma)f per le azioni); peso
                    specifico
  (delta)           coefficiente di variazione
  (epsilon)         deformazione
  (theta)           deformazione
  (mi)              coefficiente di attrito
  (lamda)           snellezza
  (ro)              rapporto geometrico di armatura
  (sigma)           tensione normale
  (taf)             tensione tangenziale
  (fi)              coefficiente di deformazione viscosa
  (omega)           coefficiente di amplificazione dei carichi nel
                    carico di punta; rapporto meccanico di armatura
  * (diametro)      diametro di una barra o di un cavo
  (sigma maiuscolo) sommatoria
B - Indici
  b                 aderenza
  c                 calcestruzzo
  d                 valore di calcolo
  e                 limite di elasticita' di un materiale; effettivo;
                    efficace
  f                 forze ed altre azioni; flessione
  g                 carico permanente
  i                 iniziale
  h                 orizzontale
  k                 valore caratteristico
  l                 longitudinale
  m                 valore medio; materiale; momento flettente
  n                 sforzo normale
  p                 precompressione
  q                 carico variabile
  s                 acciaio; ritiro
  r                 rilassamento; fessurazione
  t                 trazione; torsione
  u                 ultimo (stato limite)
  w                 anima
  y                 snervamento
C - Simboli speciali
  (infinito)        come indice di un simbolo = valore asintotico
D - Simboli frequenti
Calcestruzzo
  fc                resistenza cilindrica a compressione
  Rc                resistenza cubica
  Rcm               resistenza media cubica
  fcm               resistenza media cilindrica
  Rck               resistenza caratteristica cubica
  fck               resistenza caratteristica cilindrica
                                                          fck
  fcd               resistenza di calcolo cilindrica = ---------
                                                        (gamma)c
  fct               resistenza a trazione
  fctk              resistenza caratteristica a trazione
                                                        fctk
  fctd              resistenza di calcolo a trazione = ----------
                                                        (gamma)c
Acciaio per cemento armato
  fy                tensione di snervamento
  ft                tensione di rottura
  fyk               tensione caratteristica di snervamento
  ftk               tensione caratteristica di rottura
  f(0,2)            tensione allo 0,2% di deformazione residua
  f(0,2)k           tensione caratteristica allo 0,2% di deformazione
                    residua
Acciaio per precompressione
  fpy               tensione di snervamento (barre)
  fp(1)             tensione all'1% di deformazione sotto carico
  fp(0,2)           tensione allo 0,2% di deformazione residua
  fpt               tensione di rottura
  fpyk              tensione caratteristica di snervamento (barre)
  fp(1)k            tensione caratteristica all'1% di deformazione
                    sotto carico
  fp(0,2)k          tensione caratteristica allo 0,2% di deformazione
                    residua
  fptk              tensione caratteristica di rottura
                              Sezione I
                   Prescrizioni generali e comuni
1.       OGGETTO.
   Formano   oggetto   delle   presenti   norme  tutte  le  opere  di
conglomerato cementizio armato normale e di  conglomerato  cementizio
armato   precompresso,  eccettuate  quelle  per  le  quali  vige  una
regolamentazione apposita a carattere particolare.
   I dati  sulle  azioni  da  considerare  nei  calcoli  sono  quelli
contenuti  nelle  norme  "Criteri  generali  per  la  verifica  della
sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" emanate ai
sensi dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
   Nell'ambito di uno stesso organismo strutturale non e'  consentito
adottare  regole  progettuali ed esecutive provenienti in parte dalla
Sez. II e in parte dalla Sez. III ovvero in parte derivanti  dall'uso
del metodo delle tensioni ammissibili.
   Le   presenti   norme   non   sono   applicabili  ai  calcestruzzi
confezionati con aggregati leggeri. Tali calcestruzzi possono  essere
impiegati    purche',   con   adeguata   documentazione   teorica   e
sperimentale, venga garantita una sicurezza non  inferiore  a  quella
prevista dalle presenti norme.
2.       MATERIALI E PRODOTTI.
   I materiali ed i prodotti debbono rispondere ai requisiti indicati
nell'Allegato 1.
   Potranno inoltre essere impiegati materiali e prodotti conformi ad
una  norma  armonizzata  o ad un benestare tecnico europeo cosi' come
definiti nella Direttiva 89/106/CEE,  ovvero  conformi  a  specifiche
nazionali dei Paesi della Comunita' europea, qualora dette specifiche
garantiscano un livello di sicurezza equivalente e tale da soddisfare
i  requisiti  essenziali della Direttiva 89/106/CEE. Tale equivalenza
sara' accertata dal Ministero dei lavori pubblici,  Servizio  tecnico
centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.1.     Calcestruzzo.
   Per quanto applicabile e non in contrasto con le presenti norme si
potra' fare utile riferimento alla UNI 9858 (maggio 1991).
2.1.1.   RESISTENZA A COMPRESSIONE SEMPLICE.
   Le  presenti  norme  sono  basate  sulla resistenza a compressione
misurata su cubi  di  spigolo  15,  16  o  20  cm.  La  resistenza  a
compressione  del calcestruzzo verra' valutata secondo le indicazioni
dell'Allegato 2.
2.1.2.   RESISTENZA A TRAZIONE SEMPLICE.
   Il valore medio della resistenza a trazione semplice (assiale)  in
mancanza di diretta sperimentazione puo' essere assunto pari a:
VEDI FORMULA A PAG. 14
   I  valori  caratteristici  corrispondenti  ai  frattili  5%  e 95%
possono assumersi rispettivamente pari a 0,7 fctm ed 1,3 fctm.
   Il valore medio della resistenza a trazione per flessione  si  as-
sume, in mancanza di sperimentazione diretta, pari a:
VEDI FORMULA A PAG. 14
2.1.3.   MODULO ELASTICO.
   Per  modulo elastico istantaneo, tangente all'origine, in mancanza
di diretta sperimentazione da eseguirsi secondo  la  norma  UNI  6556
(marzo 1976), si assume in sede di progetto il valore:
VEDI FORMULA A PAG. 15
   Tale formula non e' applicabile ai calcestruzzi maturati a vapore.
Essa  non  e'  da  considerarsi  vincolante  nell'interpretazione dei
controlli sperimentali delle strutture.
2.1.4.   COEFFICIENTE DI POISSON.
   Per il coefficiente di Poisson puo' addottarsi,  a  seconda  dello
stato di sollecitazione, un valore compreso tra 0 e 0,2.
2.1.5.   COEFFICIENTE DI DILATAZIONE TERMICA.
   In   mancanza   di  una  determinazione  sperimentale  diretta  il
coefficiente di dilatazione termica del conglomerato  puo'  assumersi
pari a 10 X 10 alla -6 (gradi centigradi) -1.
2.1.6.   RITIRO.
   In  mancanza di sperimentazione diretta e quando non si ricorra ad
additivi speciali, si ammetteranno per il ritiro  finale  (epsilon)cs
(t(infinito), to) i seguenti valori:
   a) Atmosfera con umidita' relativa di circa 75%
 __________________________________________________________________
|                          |                   |                    |
|           to             | (alfa) =< 20 cm   | (alfa) => 60 cm    |
|__________________________|___________________|____________________|
|                          |                   |                    |
| 1 (da a) 7 giorni        |  0,26 X 10 -3     |  0,21 X 10 -3      |
|                          |                   |                    |
| 8 ( da a) 60 giorni      |  0,23 X 10 -3     |  0,21 X 10 -3      |
|                          |                   |                    |
|   > 60 giorni            |  0,16 X 10 -3     |  0,20 X 10 -3      |
|__________________________|___________________|____________________|
   b) Atmosfera con umidita' relativa di circa 55%
 __________________________________________________________________
|                          |                   |                    |
|           to             | (alfa) =< 20 cm   | (alfa) => 60 cm    |
|__________________________|___________________|____________________|
|                          |                   |                    |
| 1 (da a) 7 giorni        |  0,43 X 10 -3     |  0,31 X 10 -3      |
|                          |                   |                    |
| 8 (da a) 60 giorni       |  0,32 X 10 -3     |  0,30 X 10 -3      |
|                          |                   |                    |
|   > 60 giorni            |  0,19 X 10 -3     |  0,28 X 10 -3      |
|__________________________|___________________|____________________|
in cui:
to          =  eta'  conglomerato  a partire dalla quale si considera
         l'effetto del ritiro;
                                2 Ac
(alfa) = dimensione fittizia = --------;
                                 u
Ac     = area della sezione del conglomerato;
u        = perimetro della sezione di  conglomerato  a  contatto  con
         l'atmosfera.
   Per valori intermedi si interpolera' linearmente.
   Per  valutare  la  caduta  di  tensione  nelle  armature da c.a.p.
conseguente  al  ritiro  del  calcestruzzo  si  terra'  conto   delle
prescrizioni contenute al punto 4.3.4.8. a).
2.1.7.   VISCOSITA'.
   In mancanza di sperimentazione diretta, per il coefficiente finale
di  viscosita' (fi)(t infinito, to), di un conglomerato sottoposto ad
una tensione al piu' uguale a 0,3 Rckj al  tempo  to=j  di  messa  in
carico, si ammetteranno i seguenti valori:
   a) Atmosfera con umidita' relativa di circa 75%
 __________________________________________________________________
|                          |                   |                    |
|           to             | (alfa) =< 20 cm   | (alfa) => 60 cm    |
|__________________________|___________________|____________________|
|                          |                   |                    |
| 3 (da a) 7 giorni        |       2,7         |       2,1          |
|                          |                   |                    |
| 8 (da a) 60 giorni       |       2,2         |       1,9          |
|                          |                   |                    |
|   > 60 giorni            |       1,4         |       1,7          |
|__________________________|___________________|____________________|
   b) Atmosfera con umidita' relativa di circa 55%
 __________________________________________________________________
|                          |                   |                    |
|           to             | (alfa) =< 20 cm   | (alfa) => 60 cm    |
|__________________________|___________________|____________________|
|                          |                   |                    |
| 3 (da a) 7 giorni        |       3,8         |       2,9          |
|                          |                   |                    |
| 8 (da a) 60 giorni       |       3,0         |       2,5          |
|                          |                   |                    |
|   > 60 giorni            |       1,7         |       2,0          |
|__________________________|___________________|____________________|
   Il significato dei simboli e' riportato al precedente punto 2.1.6.
   Per i valori intermedi si interpolera' linearmente.
   Per  valutare  la  caduta  di  tensione  delle  armature da c.a.p.
conseguente alla viscosita' del calcestruzzo, si terra'  conto  delle
prescrizioni contenute al punto 4.3.4.8. b).
2.1.8.   DURABILITA'.
   Al   fine   di   garantire   la   durabilita'   del   conglomerato
particolarmente in ambiente aggressivo, cosi'  come  in  presenza  di
cicli  di  gelo  e  disgelo, e' necessario studiarne adeguatamente la
composizione.
   Si potra' anche fare riferimento alla norma UNI 9858 (Maggio 1991)
citata al punto 2.1.
2.2.     Acciaio da cemento armato normale.
   L'uso  di  acciai  forniti  in  rotoli  e'  ammesso  per  diametri
(inferiore o pari) 14 mm.
   Per  diametri  superiori ne e' ammesso l'uso previa autorizzazione
del Servizio tecnico centrale, sentito  il  Consiglio  superiore  dei
lavori pubblici.
2.2.1.   ACCERTAMENTO DELLE PROPRIETA' MECCANICHE.
   Per   l'accertamento   delle  proprieta'  meccaniche  vale  quanto
indicato nelle EN 10002/1a (marzo 1990), UNI 564  (febbraio  1960)  e
UNI 6407 (marzo 1969), salvo indicazioni contrarie o complementari.
   Per   acciai  deformati  a  freddo,  ivi  compresi  i  rotoli,  le
proprieta' meccaniche si intendono determinate su provette  mantenute
per 30 minuti a 250 gradi centigradi e successivamente raffreddate in
aria.
   In   ogni   caso,  qualora  lo  snervamento  non  sia  chiaramente
individuabile, si sostituisce fy con f(0,2).
2.2.2.   ACCIAI IN BARRE TONDE LISCE.
   Le barre di acciaio tonde lisce devono possedere le proprieta' in-
dicate nel successivo prospetto 1-I.
                            PROSPETTO 1-I
 ___________________________________________________________________
|                                             |          |          |
|         Tipo di acciaio                     | Fe B 22 k| Fe B 32 k|
|_____________________________________________|__________|__________|
|                                             |          |          |
| Tensione caratteristica di snervamento      |          |          |
|     .......................... fyk N/mm2    | >= 215   | >= 315   |
|                                             |          |          |
| Tensione caratteristica di rottura          |          |          |
|     .......................... ftk N/mm2    | >= 335   | >= 490   |
|                                             |          |          |
| Allungamento .............................  |          |          |
|     .......................... A5 %         | >=  24   | >=  23   |
|                                             |          |          |
| Piegamento a 180 gradi su mandrino avente   | 2 *      | 3  *     |
|     diametro ................. D            |          |          |
|_____________________________________________|__________|__________|
   Si devono usare barre di diametro compreso tra 5 e 30 mm.
2.2.3.   ACCIAI IN BARRE AD ADERENZA MIGLIORATA.
   Le  barre di acciaio ad aderenza migliorata si differenziano dalle
barre  lisce  per  la  particolarita'  di  forma  atta  ad  aumentare
l'aderenza  al  conglomerato  cementizio  e  sono  caratterizzate dal
diametro * della barra tonda equipesante, calcolato nell'ipotesi  che
la densita' dell'acciaio sia pari a 7,85 kg/dm3.
   Le barre ad aderenza migliorata devono avere diametro:
   5  (inferiore  o pari) * (inferiore o pari) 30 mm per acciaio Fe B
38 k;
   5 (inferiore o pari) * (inferiore o pari) 26 mm per acciaio  Fe  B
44 k, salvo quanto specificato al punto 2.2.7.
2.2.3.1. Caratteristiche meccaniche e tecnologiche.
   Gli  acciai  in  barre  ad aderenza migliorata devono possedere le
caratteristiche indicate nel prospetto 2-I, valutando le tensioni  di
snervamento  e  di  rottura  come  grandezze  caratteristiche secondo
quanto indicato al punto 2.2.8.
   La prova di piegamento e raddrizzamento si esegue alla temperatura
di 20 (piu' o meno) 5 gradi centigradi  piegando  la  provetta  a  90
gradi  centigradi, mantenendola poi per 30 minuti in acqua bollente e
procedendo, dopo raffreddamento in aria, al  parziale  raddrizzamento
per  almeno  20 gradi.  Dopo la prova il campione non deve presentare
cricche.
                            PROSPETTO 2-I
 ___________________________________________________________________
|                                             |          |          |
|         Tipo di acciaio                     | Fe B 38 k| Fe B 44 k|
|_____________________________________________|__________|__________|
|                                             |          |          |
| Tensione caratteristica di snervamento ...  |          |          |
|     .......................... fyk N/mm2    | >= 375   | >= 430   |
|                                             |          |          |
| Tensione caratteristica di rottura ......   |          |          |
|     .......................... ftk N/mm2    | >= 450   | >= 540   |
|                                             |          |          |
| Allungamento A5 ..........................  |          |          |
|     ..........................    %         | >=  14   | >=  12   |
|                                             |          |          |
|                     Piegamento a 180 (gradi)|          |          |
|              fino a 12 mm - su mandrino     |          |          |
|                             avente diametro |          |          |
|                             D               |  3 *     |  4 *     |
|                                             |          |          |
|              oltre 12 mm  |                 |          |          |
|              fino a 18 mm |                 |  6 *     |  8 *     |
| Per barre                 | Piegamento e    |          |          |
| ad aderenza  oltre 18 mm  | raddrizzamento  |          |          |
| migliorata   fino a 25 mm | su mandrino     |  8 *     | 10 *     |
| aventi                    | avente diametro |          |          |
|              oltre 25 mm  | D               |          |          |
|              fino a 30 mm |                 | 10 *     | 12 *     |
|_____________________________________________|__________|__________|
(*) Il diametro * e' quello della barra tonda liscia equipesante.
   Poiche'  gli  acciai,  pur  rispettando   le   limitazioni   delle
caratteristiche  indicate  nel  prospetto  2-II,  possono  presentare
valori sensibilmente diversi, per costruzioni  in  zona  sismica,  e,
comunque,  quando si opera la ridistribuzione delle sollecitazioni di
cui al punto 4.1. il progettista deve dichiarare nella relazione  sui
materiali  i  limiti dei rapporti fy/fyk e (ft/fy) medio posti a base
del calcolo e che dovranno essere soddisfatti dall'acciaio impiegato.
   I  limiti  precedentemente  definiti  saranno  controllati   nello
stabilimento  di  produzione e si riferiranno agli stessi campioni di
cui alle prove di qualificazione (Allegato n 4, punto 1.1).
   In  tali  limiti  fy rappresenta il singolo valore di snervamento,
fyk il valore nominale di riferimento ed ft il singolo  valore  della
tensione di rottura.
2.2.3.2. Prova di aderenza.
   Le  barre ed i fili trafilati ad aderenza migliorata devono super-
are con esito positivo le prove di aderenza secondo il metodo  "Beam-
test"  conformemente a quanto previsto nell'allegato 6; nell'allegato
stesso sono pure indicate le modalita' di controllo  del  profilo  da
eseguirsi in cantiere o in stabilimento.
2.2.4.      FILI DI ACCIAIO TRAFILATO O LAMINATO A FREDDO DI DIAMETRO
           COMPRESO FRA 5 E 12 MM.
   L'acciaio per fili deve rispondere alle  proprieta'  indicate  nel
prospetto 3-I.
                            PROSPETTO 3-I
 ___________________________________________________________________
|                                             |                     |
| Tensione fyk, ovvero f(0,2)k ....... N/mm2  |      >= 390         |
|                                             |                     |
| Tensione caratteristica ftk ........ N/mm2  |      >= 440         |
|                                             |                     |
| Allungamento A10 ....................... %  |      >=   8         |
|                                             |                     |
| Piegamento a freddo a 180 gradi su          |                     |
| mandrino avente diametro D                  |  2 *                |
|_____________________________________________|_____________________|
   Per la prova di aderenza vale quanto precisato al precedente punto
2.2.3.2.
2.2.5.   RETI E TRALICCI DI ACCIAIO ELETTROSALDATI.
   Le  reti  ed i tralicci devono avere fili elementari di diametro *
compreso tra 5 e 12  mm  e  devono  rispondere  alle  caratteristiche
riportate nel prospetto 4-I.
                            PROSPETTO 4-I
 ___________________________________________________________________
|                                             |                     |
| Tensione fyk, ovvero f(0,2)k ....... N/mm2  |     >= 390          |
|                                             |                     |
| Tensione caratteristica ftk ........ N/mm2  |     >= 440          |
|                                             |                     |
| Rapporto dei diametri dei fili dell'ordito  |                     |
|   * min                                     |                     |
|  ______                                     |     >=   0,60       |
|   * max                                     |                     |
|                                             |                     |
| Allungamento A10 ....................... %  |     >=   8          |
|                                             |                     |
| Rapporto ftk/fyk .........................  |     >=   1,10       |
|_____________________________________________|_____________________|
   La  tensione  di  rottura,  quella di snervamento e l'allungamento
devono essere determinati con  prova  di  trazione  su  campione  che
comprenda almeno uno dei nodi saldati.
   Il  trattamento  termico di cui al punto 2.2.1. non si applica per
la determinazione delle proprieta' meccaniche di reti e  tralicci  di
acciaio elettrosaldato.
   Dovra'  inoltre  essere  controllata  la  resistenza  al  distacco
offerta dalla saldatura del nodo,  determinata  forzando  con  idoneo
dispositivo  il  filo  trasversale nella direzione di quelli maggiore
posto in trazione; tale resistenza dovra' risultare maggiore di:
                         0,3 X 400 X Ao (N)
   Nella quale Ao e'  l'area  della  sezione  del  filo  di  diametro
maggiore misurata in millimetri quadrati.
   La distanza assiale tra i fili elementari non deve superare 35 cm.
2.2.6.   SALDATURE.
   Gli  acciai  saldabili  saranno  oggetto  di  apposita marchiatura
depositata  secondo  quanto  indicato  nel  punto  2.2.9.,   che   li
differenzia dagli acciai non saldabili.
   Sono proibite le giunzioni mediante saldatura in opera o fuori op-
era,  nonche'  il fissaggio delle gabbie di armatura tramite punti di
saldatura per tutti i tipi di acciaio per i quali il  produttore  non
abbia garantito la saldabilita' all'atto del deposito di cui al punto
2.2.9.
   Per   tali   acciai  l'analisi  chimica  effettuata  su  colata  e
l'eventuale analisi chimica  di  controllo  effettuata  sul  prodotto
finito dovranno inoltre soddisfare le limitazioni sotto riportate:
 ___________________________________________________________________
|                                                                   |
|       Massimo contenuto di elementi chimici in %                  |
|___________________________________________________________________|
|                       |     |                   |                 |
|                       |     |Analisi su prodotto|Analisi di colata|
|                       |     |___________________|_________________|
|                       |     |                   |                 |
| carbonio              |  C  |       0,24        |       0,22      |
|                       |     |                   |                 |
| fosforo               |  P  |       0,055       |       0,050     |
|                       |     |                   |                 |
| zolfo                 |  S  |       0,055       |       0,050     |
|                       |     |                   |                 |
| azoto                 |  N  |       0,013       |       0,012     |
|_______________________|_____|___________________|_________________|
|                       |     |                   |                 |
| Carbonio equivalente  | Ceq |       0,52        |       0,50      |
|_______________________|_____|___________________|_________________|
   Il  calcolo  del  carbonio equivalente Ceq sara' effettuato con la
seguente formula:
                       Mn     Cr + Mo + V    Ni + Cu
            Ceq = C + ----- + ------------ + --------
                         6         5            15
in cui i simboli chimici denotano il contenuto degli elementi  stessi
espresso in percentuale.
2.2.7.   DEROGA ALLE LIMITAZIONI DIMENSIONALI.
   Le  limitazioni  riguardanti  i massimi diametri ammessi di cui al
punto 2.2.3. non si applicano alle armature  ad  aderenza  migliorata
destinate   a   strutture   in   conglomerato  cementizio  armato  di
particolari caratteristiche e dimostrate esigenze costruttive.
   L'impiego  di  tali  armature  di  maggior  diametro  deve  essere
autorizzato dal Servizio tecnico centrale del  Ministero  dei  lavori
pubblici, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.2.8.   CONTROLLI SULLE ARMATURE.
2.2.8.1. Modalita' di prelievo e metodi di prova.
   Il  prelievo dei campioni e le prove saranno effettuati secondo la
norma UNI 6407-69, salvo quanto stabilito ai punti 2.2.8.2., 2.2.8.3.
per quanto riguarda la determinazione dei valori caratteristici fyk o
f(0,2)k e ftk.
2.2.8.2. Controlli in stabilimento.
   I produttori di barre lisce e  ad  aderenza  migliorata,  di  fili
trafilati, di reti e di tralicci elettrosaldati debbono sottoporre la
loro  produzione,  presso i propri stabilimenti, a prove di carattere
statistico seguendo le prescrizioni sotto riportate.
   In tale caso i valori caratteristici fyk o f(0,2)k e  ftk  e,  per
barre  e  fili  ad  aderenza migliorata l'indice di aderenza, vengono
determinati secondo le modalita' indicate negli allegati 4, 5 e 6.
   Ai produttori di acciaio di cui al primo comma e' fatto obbligo di
tenere depositato presso il Ministero dei lavori  pubblici,  Servizio
tecnico  centrale,  il  catalogo  aggiornato  della  loro  produzione
contenente tutti i dati tecnici previsti dalle  presenti  norme,  ivi
compresa l'eventuale saldabilita' di cui al punto 2.2.6.
   Per   la  qualificazione  della  produzione  i  produttori  devono
sottoporsi agli adempimenti qui di seguito specificati e produrre  la
documentazione  relativa  al  Ministero dei lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale che notifica al produttore  l'avvenuto  deposito  ed
accerta  la  validita'  e  la rispondenza della documentazione stessa
anche attraverso sopralluoghi, rilasciando apposito attestato:
   1) Dimostrazione dell'idoneita' del processo produttivo:
   - il tipo di prodotti (tipo, dimensioni, composizione chimica);
   -    le    condizioni    generali    della     fabbricazione     e
dell'approvvigionamento   dell'acciaio   e  del  prodotto  intermedio
(billette, vergella);
   - la descrizione degli impianti di produzione;
   -  l'organizzazione  del  controllo  interno   di   qualita'   con
l'indicazione dei responsabili aziendali;
   - il Laboratorio Ufficiale responsabile delle prove di controllo.
   2)   Controllo  continuo  interno  di  qualita'  della  produzione
condotto su basi statistiche.
   3) Verifica periodica  della  qualita'  da  parte  dei  Laboratori
Ufficiali.
   Ogni 6 mesi i produttori di cui al primo comma sono tenuti inoltre
ad  inviare  al  Ministero  dei  lavori  pubblici,  Servizio  tecnico
centrale, i seguenti documenti:
   a) una dichiarazione attestante  la  permanenza  delle  condizioni
iniziali  di  idoneita' del processo produttivo e dell'organizzazione
del controllo interno di qualita' o le eventuali modifiche;
   b) i risultati dei controlli interni eseguiti negli ultimi 6 mesi,
per ciascun tipo di prodotto,  da  cui  risulti  il  quantitativo  di
produzione,  il  numero delle prove e l'elaborazione statistica delle
tensioni di snervamento e di rottura;
   c) i risultati dei controlli eseguiti  dal  Laboratorio  Ufficiale
(certificati  e  loro  elaborazione)  nello  stesso periodo di cui al
punto b), per le prove meccaniche e chimiche;
   d)  il controllo della rispondenza degli indici di aderenza di cui
ai punti b) e c) alle prescrizioni delle presenti norme;
   e)  la  documentazione  di  conformita'  statistica,  secondo  una
metodologia che deve essere dichiarata, delle tensioni di snervamento
e  di  rottura di cui ai punti b) e c) tra loro e con le prescrizioni
contenute nelle presenti norme tecniche.
   Il mancato rispetto delle  condizioni  sopra  indicate,  accertato
anche  attraverso  sopralluoghi,  puo'  comportare la decadenza della
qualificazione.
   Tutte le forniture di acciaio debbono essere  accompagnate  da  un
certificato  di Laboratorio Ufficiale riferentesi al tipo di armatura
di cui trattasi e marchiate secondo quanto prescritto  in  2.2.9.  La
data  del certificato deve essere non anteriore di 3 mesi a quella di
spedizione. Tale periodo puo' essere prolungato fino a 6 mesi qualora
il produttore abbia comunicato ufficialmente al Laboratorio Ufficiale
incaricato del controllo di avere sospeso  la  produzione,  nel  qual
caso  il  certificato  dovra'  essere  accompagnato da copia di detta
comunicazione. Qualora la sospensione della produzione  si  protragga
per  oltre  5  mesi,  la  procedura  di  qualificazione dovra' essere
ripresa ab initio.
2.2.8.3. Prodotti provenienti dall'estero.
   Gli adempimenti di cui al punto 2.2.8.2.  si  applicano  anche  ai
prodotti provenienti dall'estero.
   Per  i  prodotti  provenienti  da  Paesi della Comunita' economica
europea nei quali sia  in  vigore  una  certificazione  di  idoneita'
tecnica   riconosciuta  dalle  rispettive  Autorita'  competenti,  il
produttore potra', in alternativa a quanto previsto al  primo  comma,
inoltrare al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale
domanda  intesa  ad  ottenere  il  trattamento  all'equivalenza della
procedura adottata nel Paese di origine  depositando  contestualmente
la   relativa  documentazione  per  i  prodotti  da  fornire  con  il
corrispondente marchio.
   L'equivalenza della  procedura  di  cui  al  precedente  comma  e'
sancita  con  decreto  del  Ministero dei lavori pubblici, sentito il
Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.2.8.4. Controlli in cantiere  o  nel  luogo  di  lavorazione  delle
           barre.
   I controlli sono obbligatori e devono riferirsi agli stessi gruppi
di  diametri contemplati nelle prove a carattere statistico di cui al
punto 2.2.8.2. e allegati 4 e 5 in ragione di 3 spezzoni,  marchiati,
di  uno  stesso diametro, scelto entro ciascun gruppo di diametri per
ciascuna partita prescelta, sempreche' il marchio e la documentazione
di accompagnamento dimostrino la provenienza  del  materiale  da  uno
stesso  stabilimento.  In  caso  contrario  i controlli devono essere
estesi agli altri diametri della  partita.  Le  prove  si  effettuano
presso  un  Laboratorio  Ufficiale  e  riguardano  la resistenza e la
duttilita'. I valori caratteristici delle grandezza fy o f(0,2) e  ft
si valutano detraendo dalla media dei corrispondenti valori, riferiti
ad uno stesso diametro, rispettivamente 10 N/mm2 per fy o f(0,2) e 20
N/mm2 per ft.
   Qualora  il  risultato  non  sia  conforme a quello dichiarato dal
produttore, il direttore dei lavori disporra'  la  ripetizione  della
prova  su  sei  ulteriori campioni dello stesso diametro; in tal caso
dalle medie dei nove valori si detraggono  rispettivamente  20  N/mm2
per  fy  o f(0,2) e 30 N/mm2. Ove anche da tale accertamento i limiti
dichiarati non risultino rispettati, il  controllo  deve  estendersi,
previo  avviso  al  produttore,  a  25  campioni,  applicando ai dati
ottenuti la formula generale valida  per  controlli  in  stabilimento
(Cfr. Allegati 4 e 5).
   L'ulteriore   risultato   negativo  comporta  l'inidoneita'  della
partita e la trasmissione dei  risultati  al  produttore,  che  sara'
tenuto  a  farli  inserire  tra  i risultati dei controlli statistici
della sua produzione. Analoghe norme si  applicano  ai  controlli  di
duttilita', aderenza e distacco al nodo saldato: un singolo risultato
negativo  sul  primo  prelievo comporta l'esame di sei nuovi spezzoni
dello  stesso  diametro,  un  ulteriore  singolo  risultato  negativo
comporta l'inidoneita' della partita.
   Inoltre  il  direttore  dei  lavori dovra' comunicare il risultato
anomalo sia al Laboratorio  Ufficiale  incaricato  del  controllo  in
stabilimento  che  al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale.
   I certificati relativi alle prove meccaniche degli  acciai  devono
riportare   l'indicazione   del  marchio  identificativo  di  cui  al
successivo punto 2.2.9., rilevato a cura del  Laboratorio  incaricato
dei  controlli,  sui  campioni  da sottoporre a prove. Ove i campioni
fossero sprovvisti di tale marchio, oppure  il  marchio  non  dovesse
rientrare  fra  quelli  depositati  presso  il  Ministero  dei lavori
pubblici,  Servizio  tecnico  centrale,   dovra'   essere   riportata
specifica annotazione sul certificato di prova.
2.2.8.5. Tolleranze.
   Nei  calcoli  statici si adottano di norma le sezioni nominali. Le
sezioni effettive non devono risultare inferiori  al  98%  di  quelle
nominali.
   Qualora le sezioni effettive risultassero inferiori a tale limite,
nei calcoli statici si adotteranno le sezioni effettive. Per barre ad
aderenza  migliorata  non  e' comunque ammesso superare le tolleranze
indicate nel prospetto 5-I.
                            PROSPETTO 5-I
 ___________________________________________________________________
| Diametro   |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
| nominale,  | 5  |  6 |  7 |  8 |  9 | 10 | 12 | 14 | 16 | 18 | 20 |
| mm         |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
|____________|    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
| Tolleranza |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
| in % sulla | +  | +  | +  | +  | +  | +  | +  | +  | +  | +  | +  |
| sezione    | -  | -  | -  | -  | -  | -  | -  | -  | -  | -  | -  |
| ammessa per| 10 | 10 | 9  | 8  | 8  | 8  | 8  | 6  | 6  | 6  | 6  |
| l'impiego  |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
|____________|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|
| Diametro   |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
| nominale,  | 22 | 24 | 25 | 26 | 28 | 30 |    |    |    |    |    |
| mm         |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
|____________|    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
| Tolleranza |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
| in % sulla | +  | +  | +  | +  | +  | +  |    |    |    |    |    |
| sezione    | -  | -  | -  | -  | -  | -  |    |    |    |    |    |
| ammessa per| 5  | 5  | 5  | 5  | 5  | 5  |    |    |    |    |    |
| l'impiego  |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |    |
|____________|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|____|
   Nell'elaborazione   dei   risultati   sperimentali   ottenuti   in
laboratorio si opera comunque sulle  sezioni  effettive  delle  barre
lisce  e  sulle  sezioni  delle  barre  equipesanti  per barre e fili
trafilati ad aderenza migliorata.
   Per i fili di acciaio trafilati e per i  fili  delle  reti  e  dei
tralicci  la  tolleranza  sulle  sezioni  ammesse per l'impiego e' di
(piu' o meno) 4% per tutti i diametri.
2.2.9.   MARCHIATURA PER IDENTIFICAZIONE.
   Tutti i produttori di barre lisce o  ad  aderenza  migliorata,  di
fili,  di  reti e di tralicci devono procedere ad una marchiatura del
prodotto fornito, dalla quale risulti,  in  modo  inequivocabile,  il
riferimento  all'Azienda  produttrice,  allo Stabilimento, al tipo di
acciaio ed alla sua eventuale saldabilita'.
   A tali produttori e' fatto  obbligo  di  depositare  il  "marchio"
(nervatura  e  marchiatura)  presso il Ministero dei lavori pubblici,
Servizio tecnico centrale.
2.3.     Acciaio da cemento armato precompresso.
2.3.1.   GENERALITA'.
   Le prescrizioni seguenti si riferiscono agli acciai  per  armature
da precompressione forniti sotto forma di:
   Filo:  prodotto  trafilato  di sezione piena che possa fornirsi in
rotoli;
   Barra: prodotto laminato  di  sezione  piena  che  possa  fornirsi
soltanto in forma di elementi rettilinei;
   Treccia:  gruppi  di  2  e 3 fili avvolti ad elica intorno al loro
comune asse longitudinale; passo e senso di  avvolgimento  dell'elica
sono eguali per tutti i fili della treccia;
   Trefolo:  gruppi  di  fili  avvolti  ad elica in uno o piu' strati
intorno ad un filo rettilineo disposto secondo  l'asse  longitudinale
dell'insieme  e  completamente ricoperto dagli strati. Il passo ed il
senso di avvolgimento dell'elica sono eguali per tutti i fili di  uno
stesso strato.
   I  fili  possono  essere lisci, ondulati, con impronte, tondi o di
altre forme; vengono individuati mediante il diametro nominale  o  il
diametro   nominale   equivalente  riferito  alla  sezione  circolare
equipesante. Non e' consentito l'uso di fili  lisci  nelle  strutture
precompresse ad armature pre-tese.
   Le  barre possono essere lisce, a filettatura continua o parziale,
con risalti; vengono individuate mediante il diametro nominale.
2.3.2.   COMPOSIZIONE CHIMICA.
   Il produttore  deve  controllare  la  composizione  chimica  e  la
struttura   metallografica   al   fine  di  garantire  le  proprieta'
meccaniche prescritte.
2.3.3.   GRANDEZZE GEOMETRICHE E MECCANICHE. CONTROLLI
   Le grandezze qui di seguito elencate: *, A, fptk, fpyk,  fp(0.2)k,
fp(1)k,  l, Ep, N, alfa(180 gradi ed eventualmente L e r debbono fare
oggetto di garanzia da  parte  del  produttore  ed  i  corrispondenti
valori garantiti figurare nel catalogo del produttore stesso.
   Il controllo sara' eseguito secondo le modalita' e le prescrizioni
indicate nei punti successivi e nell'Allegato 3.
   Pertanto i valori delle grandezze:
   -   *,   A,   Ep  saranno  confrontati  con  quelli  che  derivano
dall'applicazione, di valori nominali,  delle  tolleranze  prescritte
rispettivamente ai punti 3.1 e 3.6 dell'Allegato 3;
   -  fptk,  fpyk,  fp(0,2)k,  fp(1)k,  ottenuti applicando ai valori
singoli di fpt, jpy, jp(0,2), jp(1) le formule di cui ai punti 1 e 2,
dell'Allegato 3, saranno  confrontati  con  i  corrispondenti  valori
garantiti che figurano nel catalogo del produttore;
   -  l, N, alfa(180(gradi) saranno confrontati con quelli prescritti
rispettivamente ai punti 3.3, 3.8 e 3.9 dell'Allegato 3;
   - L e r saranno  confrontati  con  i  valori  che,  eventualmente,
figurano nel catalogo del produttore.
   Si  prendera'  inoltre  in  considerazione  la forma del diagramma
sforzi deformazioni.
   Le presenti norme prevedono due forme di controllo:
   - controlli obbligatori nello stabilimento di produzione;
   - controlli facoltativi in cantiere o nel luogo di  formatura  dei
cavi.
   I  controlli  eseguiti  in  stabilimento si riferiscono a lotti di
fabbricazione. I controlli eseguiti  in  cantiere  si  riferiscono  a
lotti di spedizione.
   Lotti di spedizione: lotti al massimo di 30 t, spediti in un'unica
volta,  costituiti  da  prodotti  aventi  grandezze nominali omogenee
(dimensionali, meccaniche, di formazione).
   Lotti di fabbricazione:  si  riferiscono  a  produzione  continua,
ordinata  cronologicamente  mediante  apposizione  di contrassegni al
prodotto finito (numero di rotolo finito, della bobina di  trefolo  e
del  fascio di barre). Un lotto di fabbricazione deve avere grandezze
nominali omogenee (dimensionali, meccaniche, di formazione) ed essere
compreso tra 30 e 100 tonnellate.
   Il produttore dovra'  accompagnare  tutte  le  spedizioni  con  un
proprio  certificato  di  controllo riferentesi ad un numero di prove
almeno pari a  quello  indicato  nella  colonna  4  della  tabella  1
dell'Allegato 3.
   Ai  produttori  di  acciaio  per c.a.p. e' fatto obbligo di tenere
depositato presso il Ministero dei lavori pubblici, Servizio  tecnico
centrale, il catalogo aggiornato della produzione, contenente tutti i
dati tecnici secondo le prescrizioni delle presenti norme.
   Per   la  qualificazione  della  produzione  i  produttori  devono
sottoporsi agli adempimenti qui di seguito specificati e produrre  la
documentazione  relativa  al  Ministero dei lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale, che notifica al produttore l'avvenuto  deposito  ed
accerta  la  validita'  e  la rispondenza della documentazione stessa
anche attraverso sopralluoghi, rilasciando apposito attestato:
   1) Dimostrazione dell'idoneita' del processo produttivo:
   - il tipo di prodotti (tipo, dimensioni, composizione chimica);
   -    le    condizioni    generali    della     fabbricazione     e
dell'approvvigionamento   dell'acciaio   e  del  prodotto  intermedio
(billette, vergella);
   - la descrizione degli impianti di produzione;
   -  l'organizzazione  del  controllo  interno   di   qualita'   con
l'indicazione dei responsabili aziendali;
   - il Laboratorio Ufficiale responsabile delle prove di controllo;
   2)   Controllo  continuo  interno  di  qualita'  della  produzione
condotto su basi statistiche;
   3) Verifica periodica  della  qualita'  da  parte  del  Laboratori
Ufficiali.
   Ogni  6  mesi  i  produttori  sono  tenuti  inoltre  ad inviare al
Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale, i  seguenti
documenti:
   a)  una  dichiarazione  attestante  la permanenza delle condizioni
iniziali di idoneita' del processo produttivo  e  dell'organizzazione
del controllo interno di qualita' o le eventuali modifiche;
   b) i risultati dei controlli interni eseguiti negli ultimi 6 mesi,
per  ciascun  tipo  di  prodotto,  da  cui risulti il quantitativo di
produzione, il numero delle prove e l'elaborazione  statistica  delle
tensioni limite e di rottura;
   c)  i  risultati  dei controlli eseguiti dal Laboratorio Ufficiale
(certificati e loro elaborazione) nello  stesso  periodo  di  cui  al
punto b), per le prove meccaniche e chimiche;
   d)  la  documentazione  di  conformita'  statistica,  secondo  una
metodologia che deve essere dichiarata, delle tensioni  limite  e  di
rottura  di  cui  ai  punti  b)  e  c) tra loro e con le prescrizioni
contenute nelle presenti norme tecniche;
   e) il controllo della rispondenza delle verifiche di  rilassamento
e  di  fatica,  qualora  per  tali  grandezza  sia stata richiesta la
qualificazione, di cui ai punti  b)  e  c)  alle  prescrizioni  delle
presenti norme.
   Il  mancato  rispetto  delle  condizioni sopra indicate, accertato
anche attraverso sopralluoghi, puo'  comportare  la  decadenza  della
qualificazione.
2.3.3.1. Controlli in stabilimento.
   I  produttori  di  acciaio per armature da precompressione debbono
sottoporre la loro produzione, presso i propri stabilimenti, a  prove
a  carattere  statistico,  seguendo  le  prescrizioni di cui al punto
2.3.3.
   I produttori  dovranno  contrassegnare  cronologicamente  la  loro
produzione  numerando  i  lotti  di  fabbricazione. Per ciascun lotto
saranno tenuti ad  eseguire  presso  lo  stabilimento  di  produzione
controlli  continuativi geometrici e meccanici dei quali riporteranno
i risultati in appositi registri.
   Tutte le forniture di acciaio debbono essere  accompagnate  da  un
certificato  di  un  Laboratorio  Ufficiale  riferentesi  al  tipo di
armatura di cui trattasi e munite di un sigillo sulle legature con il
marchio del produttore, secondo quanto indicato al punto 2.3.5.    La
data del certificato deve essere non anteriore di 3 mesi alla data di
spedizione.  Limitatamente alla resistenza a fatica e al rilassamento
il certificato e' utilizzabile se ha data non anteriore  di  un  anno
alla data di spedizione.
   Tale  periodo  puo'  essere  prolungato  fino  a 6 mesi qualora il
produttore abbia comunicato ufficialmente al  laboratorio  incaricato
del  controllo  di  avere  sospeso  la  produzione;  nel qual caso il
certificato  dovra'   essere   accompagnato   da   copia   di   detta
comunicazione.
   Qualora  la  sospensione della produzione si prolunghi per oltre 5
mesi, la procedura di qualificazione dovra' essere ripresa ab initio.
   Il certificato puo' essere utilizzato senza limitazione  di  tempo
per  i  lotti  cui  si  riferiscono  le  prove citate nel certificato
stesso.
2.3.3.2. Controlli in cantiere o nel luogo di formazione dei cavi.
   Il  direttore  dei  lavori  in  cantiere o il tecnico responsabile
dell'officina di formazione dei cavi, che assume a tale  riguardo  le
responsabilita'  attribuite dalla legge al direttore dei lavori, deve
controllare che si  possano  individuare  in  modo  incontrovertibile
l'origine   e   le   caratteristiche   del   materiale.   E'  inoltre
responsabilita' del tecnico responsabile dell'officina di  formazione
dei  cavi  di documentare al direttore dei lavori la provenienza e le
caratteristiche ed il marchio del materiale stesso.
   Qualora  il  direttore  dei  lavori  o  il  tecnico   responsabile
dell'officina  di  formazione  dei  cavi  ritenesse  di ricontrollare
forniture di acciai che rispondano ai requisiti di cui sopra, valgono
le seguenti norme.
   Effettuato un prelievo, in cantiere o nel luogo di formazione  dei
cavi,   di  dieci  saggi  provenienti  da  una  stessa  fornitura  ed
appartenenti ad una stessa categoria si determinano,  mediante  prove
effettuate  presso  un Laboratorio Ufficiale, i corrispondenti valori
medi gmm di fpt, fpy, fp(0,2), fp(1), ed i relativi scarti quadratici
medi sn e si controllano  inoltre  le  grandezze  *,  A,  N,  l,  Ep,
alfa(180 gradi
   I risultati delle prove vengono considerati compatibili con quelli
ottenuti  in  stabilimento  se le grandezze **, A, l, Ep, N, alfa(180
gradi rispettano le prescrizioni di cui all'Allegato 3,  punto  3.  e
se:
   - per le tensioni di rottura fpt:
                  gmn (superiore o pari) 1,03 fptk
                  sn  (inferiore o pari) 0,05 fptk
   - per le grandezze fpy, fp(0,2), fp(1):
                                                fp(0,2)k
                   gmn (superiore o pari) 1,04  fp(1)k
                                                fpyk
                                              fp(0,2)k
                   sn (inferiore o pari) 0,07 fp(1)k
                                              fpyk
nelle  quali  i  valori  caratteristici  sono  quelli  garantiti  chi
figurano nel catalogo del produttore.
   Se  tali  diseguaglianze  non  sono  verificate,  o  se  non  sono
rispettate  le  prescrizioni  di  cui  all'Allegato 3 si ripeteranno,
previo avviso al produttore, le prove su altri 10 saggi.
   L'ulteriore  risultato  negativo  comporta   l'inidoneita'   della
partita  e  la  trasmissione  dei  risultati al produttore, che sara'
tenuto a farli inserire tra  i  risultati  dei  controlli  statistici
della sua produzione.
   Inoltre  il  direttore  dei  lavori dovra' comunicare il risultato
anomalo sia al Laboratorio  Ufficiale  incaricato  del  controllo  in
stabilimento  che  al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale.
   I certificati relativi alle prove (meccaniche) degli acciai devono
riportare  l'indicazione  del  marchio  identificativo  di   cui   al
successivo  punto  2.3.5., relativo a cura del Laboratorio incaricato
dei controlli, sui campioni da sottoporre a  prove.  Ove  i  campioni
fossero  sprovvisti  di  tale  marchio, oppure il marchio non dovesse
rientrare fra  quelli  depositati  presso  il  Ministero  dei  lavori
pubblici,   Servizio   tecnico   centrale,  dovra'  essere  riportata
specifica annotazione sul certificato di prova.
2.3.3.3  Prodotti provenienti dall'estero.
   Gli  adempimenti  di cui ai punti 2.3.3.1. e 2.3.3.2. si applicano
anche ai prodotti provenienti dall'estero.
   Per i prodotti provenienti  da  Paesi  della  Comunita'  economica
europea  nei  quali  sia  in  vigore  una certificazione di idoneita'
tecnica  riconosciuta  dalle  rispettive  Autorita'  competenti,   il
produttore  potra',  in alternativa a quanto previsto al primo comma,
inoltrare  al  Ministero  dei  lavori  pubblici,   Servizio   tecnico
centrale,    domanda    intesa    ad   ottenere   il   riconoscimento
dell'equivalenza della  procedura  adottata  nel  Paese  di  origine,
depositando contestualmente la relativa documentazione per i prodotti
da fornire con il corrispondente marchio.
   L'equivalenza  della  procedura  di  cui  al  precedente  comma e'
sancita con decreto del Ministero dei  lavori  pubblici,  sentito  il
Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.3.4.   REQUISITI
   Gli  acciai  possono  essere  forniti  in  rotoli  (fili,  trecce,
trefoli), in bobine (trefoli), in fasci (barre).
   I fili debbono essere forniti in  rotoli  di  diametro  tale  che,
all'atto  dello  svolgimento, allungati al suolo su un tratto di 10 m
non  presentino  curvatura  con  freccia  superiore  a  400  mm;   il
produttore deve indicare il diametro minimo di avvolgimento.
   Ciascun  rotolo  di  filo  liscio,  ondulato o con impronte dovra'
essere esente da saldature.
   Sono ammesse le saldature di fili destinati alla fabbricazione  di
trecce  e  di  trefoli  se  effettuate  prima  della trafilatura; per
trefoli    sono  ammesse  saldature  anche  durante  l'operazione  di
cordatura  purche'  tali saldature siano opportunamente distanziate e
sfalsate.
2.3.4.1. Condizioni degli acciai all'atto della posa in opera.
   All'atto della posa in opera gli acciai devono  presentarsi  privi
di ossidazione, corrosione, difetti superficiali visibili, pieghe.
   E'  tollerata  un'ossidazione  che  scompaia  totalmente  mediante
sfregamento con un panno asciutto.
   Non e' ammessa in cantiere alcuna operazione di raddrizzamento.
2.3.4.2. Prelievo dei saggi.
   I saggi destinati ai controlli  non  debbono  essere  avvolti  con
diametro inferiore a quello della bobina o rotolo di provenienza.
   I  saggi  debbono  essere prelevati con le lunghezze richieste dal
Laboratorio Ufficiale di destinazione ed in  numero  sufficiente  per
eseguire eventuali prove di controllo successive.
   I saggi debbono essere adeguatamente protetti nel trasporto.
2.3.5.   MARCHIATURA PER IDENTIFICAZIONE.
   Tutti  i  produttori  di  acciaio  per armatura di precompressione
debbono munire  le  loro  forniture  di  un  sigillo  nelle  legature
contenente  il  marchio  del  produttore  da  cui  risulti,  in  modo
inequivocabile,  il   riferimento   all'Azienda   produttrice,   allo
Stabilimento, alle caratteristiche dell'acciaio.
   A  tali  produttori  e'  fatto  obbligo di depositare il "marchio"
presso il Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale.
2.3.6.   CADUTE DI TENSIONE PER RILASSAMENTO.
   In assenza di dati sperimentali afferenti al lotto considerato, la
caduta  di  tensione  per  rilassamento a tempo infinito (delta sigma
gamma infinito) ad un temperatura di 20 gradi centigradi  e  per  una
tensione  iniziale  (sigma)spi  =  0,75  fptk  puo' assumersi pari ai
seguenti valori:
 ___________________________________________________________________
|                                 |                                 |
|       tipo di armatura          |   delta sigma gamma infinito    |
|_________________________________|_________________________________|
|                                 |                                 |
| Filo trafilato                  |   0,15 sigma spi                |
|                                 |                                 |
| Treccia                         |   0,20 sigma spi                |
|                                 |                                 |
| Trefolo                         |   0,18 sigma spi                |
|                                 |                                 |
| Barra laminata                  |   0,12 sigma spi                |
|_________________________________|_________________________________|
   Si ammette che, al variare della tensione iniziale, la caduta  per
rilassamento  vari  con legge parabolica e che il relativo diagramma,
tracciato in funzione di (sigma)spi, abbia ordinata nulla e  tangente
orizzontale per (sigma)spi = 0,5 fptk.
   La  caduta a tempo infinito puo' altresi' valutarsi partendo dalla
media delle cadute misurate su almeno due campioni sottoposti a prove
di rilassamento a 120 ore, applicando l'espressione:
delta signa gamma infinito = 3 delta sigma gamma 120 + 0,03 ((sigma)
spi - 0,5 fptk)
          (valida per sigma spi (maggiore o pari) 0,5 fptk)
Si operera' di regola con:
                       (sigma)spi = 0,75 fptk
e, in mancanza di piu' precisi dati sperimentali, si  ammettera'  che
la  caduta  vari  in  funzione  di  (sigma)spi  con la suddetta legge
parabolica. Partendo dai risultati di prova a  120  ore  non  possono
comunque assumersi cadute inferiori alla meta' di quelle indicate nel
precedente capoverso.
   Per   le  barre  si  rispettera'  comunque  il  limite  (sigma)spi
(inferiore o pari) 0,85 fpyk.
   Qualora di disponga  di  prove  a  lunga  durata,  la  caduta  per
rilassamento a tempo infinito
  delta sigma gamma infinito = delta sigma gamma t + C (delta sigma
                  gamma t - delta sigma gamma 1000)
dove   delta   sigma   gamma   1000   e  delta  sigma  gamma  t  sono
rispettivamente le cadute per rilassamento di catalogo per 1000 ore e
per tempo t (superiore o pari) 2000 ore; C e'  un  coefficiente  dato
dalla seguente tabella:
 ___________________________________________________________________
|                                 |                                 |
|       t in ore                  |               C                 |
|_________________________________|_________________________________|
|                                 |                                 |
|      2.000                      |               9                 |
|                                 |                                 |
|      5.000                      |               3                 |
|                                 |                                 |
|     10.000                      |               1,5               |
|_________________________________|_________________________________|
   Per tenere conto dell'influenza del valore della tensione iniziale
si potra' sia operare per (sigma)spi = 0,75 fptk ed adottare la legge
di  variazione  parabolica  sopra  indicata,  sia  operare  sulle tre
tensioni 0,55 fptk, 0,65 fptk, 0,75  fptk  e  dedurne  una  legge  di
variazione sperimentale.
   Il rilassamento di armature che subiscono un ciclo termico dopo la
messa in tensione e' opportuno venga valutato sperimentalmente.
3.       COLLAUDO STATICO.
3.1.     Prescrizioni generali.
   Il  collaudo  di  cui  all'art.  7 della legge 5 novembre 1971, n.
1086, oltre al controllo del corretto adempimento delle  prescrizioni
formali  di  cui  agli  artt.  4, 6 e 9 della legge medesima, nonche'
dell'art. 5 ove il collaudo sia  stato  affidato  in  corso  d'opera,
dovra' comprendere i seguenti adempimenti tecnici:
   a) ispezione generale dell'opera nel suo complesso con particolare
riguardo  a  quelle strutture o parti di strutture piu' significative
da confrontare con i disegni esecutivi depositati in cantiere;
   b) esame dei certificati delle prove sui materiali, articolato:
   - nell'accertamento del numero dei prelievi effettuati e della sua
conformita' al presente decreto a quanto fissato dagli allegati dello
stesso;
   - nel controllo  che  i  risultati  elaborati  delle  prove  siano
compatibili  con  i  criteri  di accettazione fissati nei sopracitati
allegati;
   c) esame dei certificati di cui ai punti 2.2.8.2. e 2.3.3.1.;
   d) controllo dei verbali delle eventuali  prove  di  carico  fatte
eseguire dal direttore dei lavori;
   e)    esame   dell'impostazione   generale   della   progettazione
strutturale, degli schemi di calcolo e delle azioni considerate.
   Inoltre,   nell'ambito   della   propria   discrezionalita',    il
collaudatore potra' richiedere:
   A)  di  effettuare  quegli  accertamenti  utili  per  formarsi  il
convincimento della sicurezza dell'opera, quali:
   - prove di carico da eseguirsi secondo le modalita'  previste  nel
successivo punto 3.2.;
   -  saggi  diretti  sui  conglomerati  con  prelievi  di campioni e
controllo delle armature;
   - controlli non distruttivi sulle strutture;
   B) documentazioni integrative di progetto.
3.2.     Prove di carico.
   Le prove di carico,  ove  ritenute  necessarie  dal  collaudatore,
rispetteranno  le modalita' sottoindicate, e non potranno avere luogo
prima che sia stata  raggiunta  la  resistenza  che  caratterizza  la
classe   di   conglomerato   prevista   e,  in  mancanza  di  precisi
accertamenti al riguardo, non prima di 28  giorni  dalla  ultimazione
del getto.
   Il  programma  delle prove deve essere sottoposto al direttore dei
lavori ed al progettista e reso noto al costruttore.
   Le prove di carico si devono svolgere con  le  modalita'  indicate
dal  collaudatore  che se ne assume la piena responsabilita', mentre,
per quanto riguarda la loro materiale attuazione e in particolare per
le  eventuali  puntellazioni  precauzionali,   e'   responsabile   il
direttore dei lavori.
   I  carichi  di  prova devono essere, di regola, tali da indurre le
sollecitazioni  massime  di  esercizio  per  combinazioni  rare.   In
relazione al tipo della struttura ed alla natura dei carichi le prove
devono essere convenientemente protratte nel tempo.
   L'esito della prova potra' essere valutato sulla base dei seguenti
elementi:
   -  le  deformazioni si accrescano all'incirca proporzionalmente ai
carichi;
   -  nel  corso  della  prova  non  si   siano   prodotte   lesioni,
deformazioni   o   dissesti  che  compromettano  la  sicurezza  o  la
conservazione dell'opera;
   - la deformazione residua dopo la prima  applicazione  del  carico
massimo  non  superi  una quota parte di quella totale commisurata ai
prevedibili assestamenti iniziali di tipo anelastico della  struttura
oggetto  della prova. Nel caso invece che tale limite venga superato,
prove di carico successive accertino che la  struttura  tenda  ad  un
comportamento elastico;
   -   la  deformazione  elastica  risulti  non  maggiore  di  quella
calcolata.
   Nel calcolo si terra' conto di quanto indicato al punto  2.1.3.  e
della eventuale presenza di microfessurazioni del calcestruzzo.
   Quando   le   opere   siano   ultimate   prima  della  nomina  del
collaudatore,  le  prove  di  carico  possono  essere  eseguite   dal
direttore  dei lavori, che ne redige verbale sottoscrivendolo assieme
al  costruttore.  E'  facolta'  del  collaudatore  controllare,   far
ripetere ed integrare le prove precedentemente eseguite.
                             Sezione II
                        Calcolo ed esecuzione
4.       NORME DI CALCOLO.
4.0.     Generalita'.
   Le  verifiche  devono essere condotte sia nei riguardi degli stati
limite di esercizio sia nei riguardi degli stati limite ultimi.
   Per tener conto delle incertezze sui dati  disponibili  il  metodo
semi-probabilistico  comporta  l'assunzione  di valori caratteristici
sia per le resistenze dei materiali che per l'entita'  delle  azioni.
Essi  sono: per le resistenze dei materiali i frattili di ordine 0,05
delle rispettive distribuzioni statistiche e si indicano con fk;  per
le  azioni permanenti e la forza di pre-tensione i frattili di ordine
0,95 ovvero quelli di ordine 0,05 a seconda che i valori rilevanti ai
fini della sicurezza siano quelli piu'  elevati  ovvero  quelli  piu'
bassi; per le azioni variabili nel tempo i valori caratteristici sono
associati  ad  idonei periodi di ritorno delle stesse in relazione al
periodo di vita fissato per la struttura.
   I valori caratteristici  vengono  poi  trasformati  in  valori  di
calcolo mediante l'applicazione di opportuni coefficienti.
   Si  verifica  quindi  che  gli effetti delle azioni di calcolo non
superino quelli compatibili con lo stato limite considerato.
   Le verifiche di cui ai  successivi  punti  si  applicano  al  c.a.
ordinario,  al  cemento  armato precompresso ed a quello parzialmente
precompresso.
4.0.1.   AZIONI DI CALCOLO.
   Si adotteranno le azioni di progetto, e relative combinazioni, in-
dicate al punto 7 della Parte Generale.
4.0.2.   RESISTENZE DI CALCOLO.
   Le resistenze di calcolo fd si valutano mediante l'espressione
                                    fk
                             fd = -------
                                  (gamma)m
assumendo   per  il  coefficiente  (gamma)m  i  valori  indicati  nel
prospetto 6-I.
   In particolare la  resistenza  di  calcolo  del  calcestruzzo  fcd
risulta pari a:
                              fck        Rck . 0,83
                        fcd=--------- = ------------
                             (gamma)c     (gamma)c
                            PROSPETTO 6-I
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
| Stati limite      |  Acciaio (gamma)s  |  Calcestruzzo (gamma)c   |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| ultimi            |      1,15          | 1,5 per c.a.p.           |
|                   |                    |                          |
|                   |                    | 1,6 per c.a. e c.a. con  |
|                   |                    |     precompressione      |
|                   |                    |     parziale             |
|                   |                    |                          |
| di esercizio      |      1,0           | 1,0                      |
|___________________|____________________|__________________________|
   Per spessori minori di 5 cm il coefficiente (gamma)c va maggiorato
del 25%.
4.1.     Calcolo delle sollecitazioni.
4.1.1.   STRUTTURE COSTITUITE DA ELEMENTI MONODIMENSIONALI.
   La    determinazione    delle   sollecitazioni   nelle   strutture
iperstatiche puo' effettuarsi a mezzo di:
   - calcolo non lineare;
   - calcolo elastico-lineare senza ridistribuzioni;
   - calcolo elastico-lineare con ridistribuzioni.
4.1.1.1. Calcolo non lineare.
   Il calcolo allo stato limite ultimo deve essere effettuato per  la
combinazione  di  azioni  piu'  sfavorevole.  Per  tale situazione si
immagina tuttavia convenzionalmente di raggiungere  lo  stato  limite
mediante un unico accrescimento proporzionale delle azioni applicate.
   Le condizioni di compatibilita' si esprimono di regola attribuendo
a ciascuna sezione una legge momenti/curvature, ed integrando le cur-
vature lungo l'asse degli elementi.
   Le  leggi  momenti/curvature devono rappresentare in modo adeguato
il comportamento a breve  durata  di  elementi  strutturali  supposti
costituiti  da  materiali  aventi  le  resistenze  fk  introdotte nel
progetto.
   Nei  casi  usuali  si  potra'  anche  procedere  concentrando   le
rotazioni anelastiche nelle sezioni critiche.
   Nel  caso  di  elementi  soggetti  prevalentemente a flessione, si
possono  anche  adottare  schematizzazioni  trilineari  della   legge
momenti/rotazioni    (M/alfa)    di    ciascuna    sezione   critica,
rappresentando i tre lati le seguenti tre fasi:
   - fase elastica lineare;
   - fase fessurata;
   - fase plastica.
VEDI FIGURA A PAG. 30
   La rotazione plastica  (theta)pl  da  supporre  localizzata  nella
sezione  critica,  puo'  dedursi  dal  precedente  diagramma empirico
(valido per sezioni rettangolari od a T), in funzione della posizione
x/d dell'asse neutro a rottura.
4.1.1.2. Calcolo elastico lineare senza ridistribuzioni.
   Il calcolo elastico lineare puo' essere  utilizzato  sia  per  gli
stati  limite  di  esercizio,  sia  per  lo  stato  limite ultimo; in
quest'ultimo caso occorre evitare  situazioni  di  fragilita'  locale
nella  struttura.  Ad  esempio  in  elementi come quelli definiti nel
terzo comma del punto 4.1.1.3. il rapporto x/d non deve,  di  regola,
essere maggiore, nella sezione critica, di:
    x
   --- = 0,45 per calcestruzzo di resistenza fck (inferiore o pari)
    d    35,
    x
   --- = 0,35 per calcestruzzo di resistenza fck (superiore) 35,
    d
a meno di realizzare particolari disposizioni di armatura (ad esempio
confinamento).
4.1.1.3. Calcolo elastico lineare con ridistribuzioni.
   Per  la  progettazione delle strutture a telaio di caratteristiche
correnti si possono giustificatamente assumere in talune sezioni  dei
momenti  (delta)Me  ridotti,  rispetto  ai  momenti Me, derivanti dal
calcolo elastico lineare, a condizione che nelle  altre  parti  della
struttura  siano  considerate le corrispondenti variazioni necessarie
per garantire l'equilibrio.
   Deve  essere  presa   in   conto   l'eventuale   influenza   delle
ridistribuzioni  dei  momenti  su tutti gli aspetti del calcolo. Tali
aspetti  includono  la  flessione,  il   taglio,   l'ancoraggio,   le
interruzioni delle armature e la fessurazione.
   Nelle  travi continue in cui il rapporto tra due luci adiacenti e'
inferiore a due, nelle travi di telai a nodi fissi e  negli  elementi
soggetti  prevalentemente  a  flessione  una verifica esplicita della
capacita' di rotazione delle zone critiche puo' essere omessa purche'
vengano soddisfatte le condizioni sotto riportate:
   - in presenza di calcestruzzo di resistenza non superiore a fck  =
35 N/mm2
                                                       x
                 delta (superiore o pari) 0,44 + 1,25 ---
                                                       d
   -  in  presenza di calcestruzzo di resistenza superiore a fck = 35
N/mm2
                                                       x
                 delta (superiore o pari) 0,56 + 1,25 ---
                                                       d
   Nei  telai  cui  sono  affidate rilevanti forze orizzontali non e'
consentita alcuna ridistribuzione senza  controllo  con  calcolo  non
lineare.
4.1.2.   LASTRE PIANE.
   La determinazione delle sollecitazioni nelle lastre piane soggette
prevalentemente   a   forze   perpendicolari   al  piano  medio  puo'
effettuarsi a mezzo di:
   - calcolo non lineare;
   - calcolo elastico-lineare senza ridistribuzioni;
   - calcolo elastico-lineare con ridistribuzioni;
   - calcolo elasto-plastico o rigido-plastico.
4.1.2.1. Calcolo non lineare.
   Il  procedimento  di  calcolo  deve  esprimere  le  condizioni  di
compatibilita'  della  deformazione introducendo idealizzazioni delle
leggi momenti/curvature  o  momenti/rotazioni  che  tengano  adeguato
conto della fessurazione.
   Il  calcolo  puo' essere utilizzato sia per lo stato limite ultimo
che per lo stato limite di esercizio.
4.1.2.2. Calcolo elastico lineare senza ridistribuzioni.
   Il calcolo puo' essere utilizzato sia per lo stato  limite  ultimo
che per lo stato limite di esercizio.
4.1.2.3. Calcolo elastico lineare con ridistribuzioni.
   Il  calcolo puo' essere utilizzato sia per lo stato limite ultimo,
sia per lo stato limite di esercizio.
   Nelle lastre continue si  possono  effettuare  ridistribuzioni  di
momenti,  rispetto  al  calcolo  elastico  lineare, fra le sezioni di
appoggio e quelle di campata, nei limiti consentiti in 4.1.1.3.,  per
gli elementi monodimensionali.
   Agli effetti del controllo della duttilita', nel calcolo di x/d si
deve prescindere dalla presenza di una eventuale armatura compressa.
4.1.2.4. Calcolo elastico-plastico o rigido-plastico.
   La  teoria della plasticita' puo' essere applicata per la verifica
allo stato limite ultimo, sia per mezzo dei metodi  statici  che  dei
metodi cinematici.
   Sempre  per  lo stato limite ultimo deve verificarsi la condizione
di duttilita':
                                    x
                                   --- (inferiore o pari) 0,25
                                    d
prescindendo nel  calcolo  di  x  dalla  presenza  di  una  eventuale
armatura compressa.
   Per   lo  stato  limite  di  esercizio  si  devono  verificare  le
condizioni di cui al punto 4.3.1. per la  fessurazione,  e  al  punto
4.3.3.  per  le  deformazioni;  tali verifiche non potranno in nessun
caso essere omesse.
4.2.     Verifiche allo stato limite ultimo.
4.2.1.   VERIFICHE ALLO STATO LIMITE ULTIMO  PER  SOLLECITAZIONI  CHE
PROVOCANO  TENSIONI  NORMALI  (SFORZO  NORMALE,  FLESSIONE SEMPLICE E
COMPOSTA).
4.2.1.1. Ipotesi di base.
   Le   norme  seguenti  si  applicano  agli  elementi  con  armature
aderenti, monodimensionali  a  prevalente  sviluppo  lineare  e,  per
quanto possibile, agli elementi bidimensionali.
   Valgono le seguenti ipotesi:
   - conservazione delle sezioni piane;
   -  deformazione  massima del calcestruzzo compresso pari a -0,0035
nel caso di flessione semplice e composta con asse  neutro  reale,  e
variabile  dal valore predetto a -0,002 quando l'asse neutro, esterno
alla sezione, tende all'infinito;
   - deformazione massima dell'armatura tesa (contata a partire dalla
decompressione  del  calcestruzzo  se  si  tratta  di   armature   di
precompressione) + 0,01.
4.2.1.2. Sicurezza.
   Nei  casi  di  compressione  o  di  pressoflessione, che non siano
determinati  da  precompressione,  vanno   rispettate   le   seguenti
prescrizioni;
   a) lo sforzo normale deve risultare minore di quello calcolato per
compressioni  centrate con una maggiorazione del 25% del coefficiente
(gamma)c;
   b) in ogni caso, per tenere conto delle incertezze  sul  punto  di
applicazione  dei  carichi  si  deve  ipotizzare  una  eccentricita',
prevista nella  direzione  piu'  sfavorevole,  da  sommare  a  quella
eventuale  dei  carichi  e di entita' pari al maggiore dei due valori
h/30 e 20 mm, essendo h la dimensione nella direzione considerata per
la eccentricita';
   c) per  elementi  snelli,  come  definiti  in  4.2.4.,  si  devono
effettuare le conseguenti verifiche.
4.2.1.3. Diagrammi di calcolo tensioni-deformazioni del calcestruzzo.
   Di norma si adotta il diagramma parabola rettangolo, rappresentato
in  figura  2-I,  definito  da  un  arco di parabola di secondo grado
passante  per  l'origine,  avente  asse  parallelo  a  quello   delle
tensioni,  e  da  un  segmento  di  retta  parallelo  all'asse  delle
deformazioni tangente alla parabola nel punto di sommita'. Il vertice
della parabola  ha  ascissa  -0,002,  l'estremita'  del  segmento  ha
ascissa -0,0035. L'ordinata massima del diagramma e' pari a 0,85 fcd.
VEDI FIGURA A PAG. 33
   Per  la verifica locale delle sezioni, in alternativa al diagramma
parabola rettangolo, la distribuzione delle compressioni puo'  essere
assunta uniforme con valori:
   -  0,85  fcd  se  la  zona compressa presenta larghezza costante o
crescente verso la fibra piu' compressa;
   - 0,85 fcd se la zona  compressa  presenta  larghezza  decrescente
verso  la medesima fibra; sulle seguenti altezze, a partire dal lembo
compresso:
   - se x (inferiore o pari) h: altezza 0,8 x;
                                  x - 0,8 h
   - se x (maggiore) h: altezza ( ----------) . h.
                                  x - 0,75 h
   Si  potranno  adottare  altri  diagrammi  sforzi-deformazioni,   a
condizione  che  i  risultati  che  con  questi si ottengono siano in
accordo con quelli  derivanti  dall'impiego  del  diagramma  parabola
rettangolo, o siano chiaramente giustificabili.
4.2.1.4. Diagrammi di calcolo tensioni-deformazioni dell'acciaio.
   Il  diagramma  di  calcolo di un acciaio ordinario o di un acciaio
per  precompressione   si   deduce   dal   diagramma   caratteristico
effettuando un'affinita' parallelamente alla tangente all'origine nel
rapporto 1/(gamma)s.
4.2.1.5. Cerchiature.
   Nelle   strutture   semplicemente   compresse,  armate  con  ferri
longitudinali disposti lungo una circonferenza  e  racchiusi  da  una
spirale  di  passo  non  maggiore  di  1/5  del  diametro  del nucleo
cerchiato, la resistenza allo stato limite ultimo si calcola sommando
i contributi della sezione di calcestruzzo del  nucleo,  dell'acciaio
longitudinale  e di una sezione di armatura fittizia longitudinale di
peso uguale a  quello  della  spirale,  maggiorando  il  coefficiente
(gamma)c del 25% come prescritto al punto 4.2.1.2.
   La  resistenza  globale cosi' valutata non deve superare il doppio
di quella del nucleo.
   La sezione di  armatura longitudinale non deve risultare inferiore
alla meta'  di  quella  dell'armatura  fittizia  corrispondente  alla
spirale.
4.2.1.6. Armature di precompressione non aderenti.
   Se   le   armature   di   precompressione  non  sono  aderenti  al
calcestruzzo si deve tener conto della riduzione di resistenza dovuta
allo scorrimento relativo acciaio-conglomerato.
4.2.2.     VERIFICHE ALLO  STATO  LIMITE  ULTIMO  PER  SOLLECITAZIONI
TAGLIANTI.
4.2.2.1. Premessa.
   Per  le  verifiche  allo stato limite ultimo per le sollecitazioni
taglianti  gli   elementi   monodimensionali   dotati   di   armature
longitudinali  determinate  in base al punto 4.2.1. devono rispettare
le prescrizioni di cui ai punti successivi.
4.2.2.2. Elementi senza armature trasversali resistenti a taglio.
   E'  consentito  l'impiego  di  elementi  sprovvisti  di   armature
trasversali  resistenti  a taglio per solette, piastre e membrature a
comportamento  analogo,  a  condizione  che  detti  elementi  abbiano
sufficiente capacita' di ripartire i carichi trasversalmente.
   4.2.2.2.1.  Verifica  del  conglomerato.  Il taglio di calcolo non
deve superare il  valore  che,  con  riferimento  alla  resistenza  a
trazione  di  calcolo fctd, determina la formazione delle fessure ob-
lique, tenendo  conto,  oltre  che  degli  effetti  dei  carichi,  di
eventuali  stati  coattivi che favoriscano la formazione delle stesse
fessure.
   4.2.2.2.2.  Verifica  dell'armatura  longitudinale.  La   verifica
comporta  la  traslazione  del  diagramma del momento flettente lungo
l'asse longitudinale nel verso che da' luogo ad un aumento del valore
assoluto del momento flettente.
   Le verifiche possono effettuarsi rispettando la condizione:
 Vsdu (inferiore o pari) 0,25 fctd per r (1 + 50 (ro)l) per bw per d
                             per (delta)
con il seguente significato dei simboli:
Vsdu  = taglio sollecitante di calcolo allo stato limite ultimo;
fctd  = resistenza a trazione di calcolo;
r     = (1,6 - d) con d espressa in metri e comunque d  (inferiore  o
        pari) 0,60 m;
            Asl
(ro)l = --------------  e comunque (ro)l (inferiore o pari) 0,02;
        beta omega per d
bw    = larghezza della membratura resistente a taglio;
d     = altezza utile della sezione;
delta = 1 in assenza di sforzo normale;
delta = 0 in presenza di un apprezzabile sforzo normale di trazione;
             Mo
delta = 1 + ------ in presenza di sforzo di compressione
             Msdu
        (o  di  precompressione);  Mo e' il momento di decompressione
        riferito alla fibra estrema  della  sezione  sui  cui  agisce
        Msdu;  Msdu  e'  il  momento  agente massimo di calcolo nella
        regione in cui si effettua la verifica a taglio, da assumersi
        almeno pari a Mo;
Asl   = area dell'armatura longitudinale di trazione ancorata  al  di
        la'   dell'intersezione   dell'asse   dell'armatura  con  una
        eventuale fessura a 45 gradi  che si inneschi  nella  sezione
        considerata (vedi figura 3-I).
4.2.2.3. Elementi con armature trasversali resistenti al taglio.
   La  resistenza  allo  sforzo  di taglio dell'elemento fessurato si
calcola schematizzando la trave  come  un  traliccio  ideale  di  cui
quello  di  Ritter-Morsch  rappresenta  un  modello semplificato. Gli
elementi  del  traliccio  resistenti  a  taglio  sono   le   armature
trasversali   d'anima,   funzionanti   come  aste  di  parete,  e  il
conglomerato sia del corrente compresso che delle bielle d'anima.
   Il traliccio e' completato dall'armatura longitudinale.
VEDI FIGURA A PAG. 35
   4.2.2.3.1. Verifica del conglomerato.  La  verifica  consiste  nel
confrontare  il  taglio  di  calcolo  con una espressione cautelativa
della resistenza a compressione delle bielle inclinate.
   Nel caso in cui l'anima contenga barre pre-tese o  cavi  iniettati
di  diametro  *  (maggiore)  bw/8,  si dovra' assumere nel calcolo la
larghezza nominale dell'anima:
                 b wn = bw - 1/2 (sigma maiuscolo) *
dove (sigma maiuscolo) * e' calcolato al livello piu' sfavorevole.
   Per la verifica del conglomerato compresso in direzione obliqua si
potra' imporre:
            Vsdu (inferiore o pari) 0,30 fcd per bw per d
essendo fcd la resistenza di calcolo a compressione.
   L'espressione del taglio resistente riportata corrisponde al  caso
in cui l'armatura trasversale e' costituita da staffe ortogonali alla
linea media (alfa = 90 gradi).
   Se  le  staffe  sono  inclinate  (45  gradi) inferiore o pari alfa
inferiore 90 gradi il valore di calcolo del  taglio  resistente  puo'
essere assunto pari a:
                0,30 fcd per bw per d (1 + cot alfa)
con limite superiore 0,45 fcd per bw per d.
   Nel  caso di barre rialzate la maggiorazione sopra indicata non e'
lecita.
   4.2.2.3.2. Verifica dell'armatura trasversale d'anima.  Il  taglio
di  calcolo  deve  risultare inferiore od al limite uguale alla somma
della resistenza della armatura d'anima e del contributo degli  altri
elementi  del  traliccio  ideale.  Comunque  la resistenza di calcolo
dell'armatura d'anima deve risultare non  inferiore  alla  meta'  del
taglio di calcolo.
   L'armatura trasversale deve essere tale da verificare:
                   Vsdu inferiore o pari Vcd + Vwd
in cui:
               Vcd = 0,60 fctd per bw per d per delta
                                  0,90 d
           Vwd = Asw per fywd per ------- (sin alfa + cos alfa)
                                     s
   In   tali   espressioni   alfa   e'   l'indicazione  dell'armatura
trasversale rispetto all'asse della trave, Asw  l'area  dell'armatura
trasversale posta all'interasse s, delta e' un coefficiente che tiene
conto della presenza di sforzo normale e che assume i valori:
delta  =  1  se,  in  presenza  di sforzo normale di trazione, l'asse
        neutro taglia la sezione;
delta  =  0  se,  in  presenza  di sforzo normale di trazione, l'asse
        neutro risulta esterno alla sezione;
              Mo
delta = (1 + ------) in presenza di sforzo di compressione, essendo
              Msdu   Mo e Msdu definiti precedentemente.
   Per  le  barre  rialzate  resistenti  a  taglio  e'  consigliabile
limitare la tensione di calcolo a 0,8 fywd.
   Particolare  attenzione  deve essere ricolta al dimensionamento di
elementi sottoposti ad azioni di fatica per i quali puo'  verificarsi
la  necessita'  che  la  resistenza di taglio di calcolo debba essere
interamente affidata all'armatura d'anima.
   4.2.2.3.3.  Verifica  dell'armatura  longitudinale.  La   verifica
comporta  la  traslazione  del  diagramma del momento flettente lungo
l'asse longitudinale nel verso che da' luogo ad un aumento del valore
assoluto del momento flettente.
   In   altri   termini,   l'armatura   longitudinale   deve   essere
dimensionata per resistere al momento sollecitante Msdu (V) pari a:
                  Msdu (V) = Msdu + Vsdu per alfa1
con alfa1 = 0,9 d (1 - cot alfa)
e comunque: alfa1 (maggiore o pari)  0,2 d
   La  lunghezza  di  ancoraggio  delle barre deve essere computata a
partire dal diagramma  del  momento  Msdu  traslato  della  quantita'
alfa1.
   Le verifiche di cui al precedente capoverso ed ai punti 4.2.2.3.1.
e  4.2.2.3.2.  sono relative ad una inclinazione delle bielle d'anima
pari a 45 gradi.
4.2.2.4. Casi particolari.
   4.2.2.4.1. Componenti trasversali. Nel caso di elementi ad altezza
variabile o con cavi inclinati, il taglio di  calcolo  viene  assunto
pari a:
                        Vrd = Vd + Vmd + Vpd
dove:
Vd  = taglio dei carichi esterni di calcolo;
Vmd  =  componenti  di taglio dovute all'inclinazione dei lembi della
      membratura;
Vpd = componente di taglio dovuta allo sforzo di  precompressione  di
      calcolo.
   Le  componenti  Vmd e Vpd dovranno essere sempre prese in conto se
il loro effetto si somma a quello dei carichi. Vmd  non  deve  essere
presa in conto se favorevole.
   4.2.2.4.2.   Carichi  in  prossimita'  degli  appoggi.  Il  taglio
all'appoggio determinato da carichi applicati alla  distanza  (alfa)v
(inferiore  o  pari)  2d  dall'appoggio  stesso si potra' ridurre nel
rapporto (alfa)v/2d, con l'osservanza delle seguenti prescrizioni:
   - nel caso di  appoggio  di  estremita',  l'armatura  di  trazione
necessaria  nella  sezione  ove  e'  applicato  il carico piu' vicino
all'appoggio sia prolungata e ancorata al di la' dell'asse teorico di
appoggio;
   -  nel  caso  di  appoggio  intermedio  l'armatura   di   trazione
all'appoggio  sia prolungata sin dove necessario e comunque fino alla
sezione ove e' applicato il carico piu' lontano compreso  nella  zona
con (alfa)v (inferiore o pari) 2d.
   Anche in questo caso con elementi ad altezza variabile l'eventuale
componente  Vmd  favorevole  dovuta  ai  carichi  compresi nel tratto
(alfa)v va assunta pari a zero.
   4.2.2.4.3.   Carichi   appesi  o  indiretti.  Se  per  particolari
modalita' di applicazione dei carichi gli sforzi degli elementi  tesi
del  traliccio  risultano  incrementati,  le armature dovranno essere
all'uopo adeguate.
4.2.2.5. Verifica  al  punzonamento  di  lastre  soggette  a  carichi
concentrati.
   In  corrispondenza  dei  pilastri  e  di  carichi  concentrati  si
verifichera' la lastra al punzonamento allo stato limite ultimo.
   In mancanza di una  apposita  armatura,  la  forza  resistente  al
punzonamento e' assunta pari a:
                    F = 0,5 per u per h per fctd
dove:
h    e' lo spessore della lastra;
u        e' il perimetro del contorno ottenuto dal contorno effettivo
     mediante una ripartizione a 45 gradi fino al piano  medio  della
     lastra;
fctd e' il valore di calcolo della resistenza a trazione.
   Nel caso in cui si disponga una apposita armatura, l'intero sforzo
allo   stato   limite  ultimo  dovra'  essere  affidato  all'armatura
considerata lavorante alla sua resistenza di calcolo.
4.2.3.     VERIFICHE ALLO  STATO  LIMITE  ULTIMO  PER  SOLLECITAZIONI
TORCENTI.
4.2.3.1. Premessa.
   Le  norme  che  seguono  si  applicano  agli  elementi  prismatici
sottoposti a torsione semplice o composta ad  armature  aderenti  che
abbiano  sezione  piena  o  cava in cui si possa ipotizzare un flusso
anulare di tensioni tangenziali.
   Per tali elementi si assume, come schema resistente, un  traliccio
tubolare  isostatico in cui gli sforzi di trazione sono affidati alle
armature longitudinali e trasversali ivi contenute e  gli  sforzi  di
compressione sono affidati alle bielle di conglomerato.
   La  sezione  anulare  fittizia resistente e' definita dai seguenti
parametri:
   - spessore hs = de/6 essendo de il diametro  del  cerchio  massimo
inscritto nel poligono pe avente per vertici i baricentri delle arma-
ture longitudinali;
   - Be = area racchiusa dal poligono pe;
   - ue = lunghezza del perimetro pe.
VEDI FIGURA A PAG. 37
   Nel  caso  di  sezione  reale  anulare,  si  adottera' lo spessore
effettivo se questo risulta minore di hs.
   Nel caso di elementi che non corrispondono alle ipotesi formulate,
quali gli elementi  a  pareri  sottili  a  sezione  aperta,  dovranno
utilizzarsi metodi di calcolo fondati su ipotesi teoriche e risultati
sperimentali chiaramente comprovati.
   La  sollecitazione di torsione puo' essere trascurata, nel calcolo
dello stato limite  ultimo,  quando  rappresenta  una  sollecitazione
secondaria e non essenziale all'equilibrio della struttura.
4.2.3.2. Verifica della resistenza.
   Il  momento  torcente  di calcolo Td deve risultare inferiore o al
limite   uguale   ai   valori   del   momento   torcente   resistente
corrispondenti  rispettivamente al cedimento della sezione anulare di
calcestruzzo e al cedimento delle armature costituenti il traliccio.
   Per  la  verifica  delle  bielle  compresse  si  puo'  adottare la
relazione:
                                          1
                 Tsdu (inferiore o pari) --- fcd per Be per hs
                                          2
essendo Tsdu il momento torcente sollecitante ultimo.
   Per la verifica delle armature  si  possono  imporre  le  seguenti
condizioni:
   Staffe:
                                         Asw
                Tsdu (inferiore o pari) ----- 2 per Be per fywd
                                          S
con:
Asw  = area della sezione di un braccio di una staffa;
s    = distanza fra due staffe successive;
fywd = tensione di calcolo delle staffe.
   Armature longitudinali:
                                    A1
           Tsdu (inferiore o pari) ---- per 2 per Be per fyld
                                    ue
con:
A1   = somma delle aree delle barre longitudinali;
fyld = tensione di calcolo delle armature longitudinali.
   L'eventuale  armatura  di precompressione Ap1 sara' presa in conto
con una sezione equivalente:
                            fplk
                      As1 = ----- per Ap1
                             fylk
Sollecitazioni composte
a) Torsione, flessione e sforzo normale.
   Le  armature  longitudinali  di  torsione  calcolate  come   sopra
indicato si sommano a quelle di flessione.
   Nelle  zone  compresse  possono essere diminuite proporzionalmente
alla risultante di compressione.
b) Torsione e taglio.
   Per  la  verifica  delle  bielle  compresse  sara'  opportuno  che
risulti:
                      Tsdu    Vsdu
                      ----- + ----- (inferiore o pari) 1
                      TRdu    VRsu
nella quale relazione:
                              1
                      TRdu = --- fcd per Be per hs
                              2
                    VRdu = 0,30 fcd per Bw per d
   Il  calcolo  delle  staffe  puo'  effettuarsi separatamente per la
torsione e per il taglio avendo posto Vcd = 0; quindi si  sommano  le
aree delle sezioni.
   Le  armature  longitudinali si possono calcolare come indicato per
la sollecitazione di torsione semplice.
4.2.4.   ELEMENTI SNELLI.
4.2.4.1. Generalita'.
   Le  norme  che  seguono  riguardano gli effetti del secondo ordine
nelle strutture costituite da  elementi  monodimensionali,  dovuti  a
curvature  della  linea  d'asse  per  pressoflessione.  Sono pertanto
esclusi gli effetti delle deformazioni dovute a taglio e torsione  ed
i fenomeni d'instabilita' locali di pareti sottili e delle armature.
   Nelle  verifiche  si devono considerare tutte le direzioni secondo
le  quali  gli  effetti  del  secondo   ordine   assumono   influenza
significativa.
4.2.4.2. Limiti di snellezza.
   Vengono  considerati  "snelli" i pilastri a sezione costante per i
quali la snellezza massima valga:
VEDI FORMULA A PAG. 39
con:
lamda = coefficiente di snellezza nella direzione considerata;
lo    = lunghezza libera di inflessione rispettiva;
i     = raggio di inerzia rispettivo della sezione di conglomerato;
ro    = rapporto geometrico dell'armatura longitudinale complessiva;
Ac    = sezione di conglomerato (in mm2);
Nd    = sforzo normale di calcolo valutato con le azioni  di  calcolo
        di cui al punto 7 della premessa (in N).
   Snellezze   superiori   a  3  lamda  *  sono  da  considerare  con
particolari cautele di progettazione e di calcolo.
4.2.4.3. Azioni.
   Dovranno essere prese in conto le azioni esterne di  calcolo  piu'
sfavorevoli quali definite al punto 7 della premessa.
   Le combinazioni di carico saranno distinte in azioni di breve e di
lunga durata.
4.2.4.4. Incertezze geometriche.
   Per   strutture   compresse   si  ipotizza  una  inclinazione  non
intenzionale pari a:
            1
tg alfa = ------ (strutture ad un piano, ovvero caricate solo in
           150    sommita');
            1
tg alfa = ----- (altre strutture).
           200
   Per colonne singole, in alternativa a quanto  sopra,  si  ipotizza
una eccentricita' non intenzionale della forza assiale, pari a:
                            lo
                      en = ---- (lo espresso in cm)
                            300
e comunque non inferiore a 2 cm.
   Tali imperfezioni includono le eccentricita' aggiuntive prescritte
per la verifica delle sezioni a pressoflessione.
4.2.4.5. Deformazioni viscose.
   Per  la  valutazione  degli effetti del secondo ordine dovuti alla
deformazione  viscosa  prodotta  dalle  azioni  permanenti  e   quasi
permanenti   si   attribuiscono   a   tali   azioni   i  loro  valori
caratteristici maggiorati con coefficiente (gamma)n = 1,15.
4.2.4.6. Verifica delle strutture complesse (telai a nodi spostabili,
strutture con sforzo normale o sezione variabile, ecc.)
   La  verifica consiste, a seconda dei casi, nel controllare che non
si raggiunga una divergenza d'equilibrio d'insieme o locale, e che le
sollecitazioni  prodotte  dalle  azioni  esterne  di  calcolo   siano
inferiori alle resistenze ultime delle sezioni.
   La  verifica  del  comportamento  globale  deve  essere seguita da
quelle delle  singole  colonne  tenendo  conto  delle  sollecitazioni
supplementari   indotte   dagli   effetti  della  deformazione  della
struttura.
   Per i telai a maglia rettangolare e' ammesso il metodo iterativo P
- delta maiuscolo che  sostituisce  ai  momenti  del  secondo  ordine
quelli prodotti da forze orizzontali equivalenti di piano.
4.2.4.7. Telai a nodi fissi.
   Per i telai che si possono ritenere a nodi fissi e' sufficiente la
verifica  all'instabilita' locale delle singole colonne, assumendo la
lunghezza libera pari all'interpiano.
   In assenza  di  una  valutazione  diretta  piu'  precisa  si  puo'
ammettere che gli spostamenti orizzontali dei nodi siano trascurabili
qualora sia verificata la condizione:
                       VEDI FORMULA A PAG. 40
essendo:
H    = altezza totale del telaio:
Ec  j  =  somma delle rigidezze dei nuclei di controventamento (circa
       costante sull'altezza);
N     = somma dei carichi verticali  di  esercizio  per  combinazioni
       rare;
n    = numero dei piani.
4.2.4.8. Colonne singole.
   Nel  calcolo  allo  stato  limite  ultimo di colonne isostatiche a
sezione e sforzo normali  costanti  possono  adottarsi  le  ulteriori
semplificazioni  di cui ai punti 4.2.4.8.1., 4.2.4.8.2. e 4.2.4.8.3.;
esse possono estendersi  anche  a  colonne  per  le  quali  si  possa
ammettere che la posizione dei punti di flesso non vari col carico.
   Nei  pilastri  con  nodi  fissi e distribuzione lineare di momenti
flettenti del primo ordine, si puo' verificare la sezione critica con
un momento del primo ordine di calcolo corrispondente a:
                           Mld = Nd per c'
con c' = 0,6 c2 + 0,4 c1 (maggiore o pari) / 0,4 c2 /) essendo  c1  e
c2 eccentricita' del primo ordine all'estremita' dell'asta
ed / c2 / (maggiore o pari) / c1 /
al  quale  va  sommato il momento del secondo ordine pari a M2=Nd per
delta essendo delta definito in 4.2.4.8.1.
   Se  risulta  c1  (maggiore)  c'  +  delta,  dovra'  essere   anche
verificata  la  sezione  soggetta alla eccentricita' c1 senza effetti
del secondo ordine.
   4.2.4.8.1.  Espressione  approssimata  della  freccia.  Quando  la
sezione  critica  del modo di deformazione del second'ordine e' anche
la piu' sollecitata a flessione nel primo ordine, si  puo'  impiegare
l'espressione seguente per la freccia massima:
                                1      lo 2
                      delta = (---) . -----
                                r       10
      1
con (---) curvatura effettiva della sezione critica.
      r
   4.2.4.8.2.  Procedimento  della  colonna  modello.  E'  ammesso di
valutare gli effetti del secondo ordine quali si  verificano  in  una
colonna  definita  "colonna  modello":  una colonna soggetta a sforzo
normale costante, in condizioni per cui sia esatta  l'espressione  di
(delta) data al punto 4.2.4.8.1.
   Detto  MRd  il momento resistente di calcolo della sezione critica
si individua M1Rd, momento resistente del  primo  ordine  disponibile
per  l'assorbimento  della  sollecitazione  di  calcolo,  la' dove la
differenza fra l'ordinata della curva MRd -  1/r,  tracciata  per  lo
sforzo   normale   agente   di   calcolo  Nd  e  quella  della  retta
rappresentativa dell'effetto del secondo ordine
      1     lo2
Nd . --- . ----- raggiunge il suo massimo valore.
      r     10
   4.2.4.8.3. Metodo diretto dello stato di equilibrio. Si  controlla
che  esista uno stato di deformazione della sezione critica tale che,
detti Mi e Ni le risultanti di momento flettente e di sforzo  normale
dello stato di tensione corrispondente ed ei l'eccentricita' pari a
Mi
--, risulti:
Ni
                       ei (maggiore o pari) ed
                       Ni (maggiore o pari) Nd
                                Md
                      con ed = -----
                                Nd
                        VEDI FIGURA A PAG. 42
4.3.     Verifiche allo stato limite di esercizio.
4.3.1.   STATO LIMITE DI FESSURAZIONE.
4.3.1.1. Finalita'.
   Per  assicurare  la  funzionalita'  e la durata delle strutture e'
necessario:
   - prefissare  uno  stato  limite  di  fessurazione  adeguato  alle
condizioni  ambientali  e di sollecitazione nonche' alla sensibilita'
delle armature alla corrosione;
   -  realizzare  un  sufficiente  ricoprimento  delle  armature  con
calcestruzzo di buone qualita' e compattezza;
   - tener conto delle esigenze estetiche.
4.3.1.2. Definizione degli stati limite di fessurazione.
   In ordine di severita' decrescente si distinguono i seguenti stati
limite:
   - stato limite di decompressione nel quale, per la combinazione di
azioni prescelta, la tensione normale nella fibra considerata e' pari
a zero;
   -  stato  limite  di  formazione  delle fessure, nel quale, per la
combinazione di azioni prescelta, la  tensione  normale  di  trazione
nella  fibra  considerata  e'  uguale  al  frattile  inferiore  della
resistenza a trazione oppure:
                           fctk = 0,7 fctm
                           fcfk = 0,7 fcfm
   -  stato  limite  di  apertura  delle  fessure  nel  quale, per la
combinazione  di  azioni  prescelta,  il  valore  caratteristico   di
apertura  della fessura calcolato al livello considerato e' pari a un
valore nominale prefissato.
   I  valori  nominali  ai  quali  si   riferiscono   le   successive
prescrizioni sono:
                             w1 = 0,1 mm
                             w2 = 0,2 mm
                             w3 = 0,4 mm
4.3.1.3. Combinazioni di azioni.
   Si  prendono  in  considerazione  le  seguenti  combinazioni  (Cfr
4.0.1.):
   - azioni quasi permanenti;
   - azioni frequenti;
   - azioni rare.
4.3.1.4. Condizioni ambientali.
   Si individuano  i  seguenti  ambienti  in  cui  puo'  trovarsi  la
struttura:
   - poco aggressivo, caratterizzato da umidita' relativa non elevata
o da umidita' relativa elevata per brevi periodi;
   -  moderatamente  aggressivo,  caratterizzato  da elevata umidita'
relativa in assenza di vapori corrosivi;
   - molto aggressivo, caratterizzato da presenza  di  liquidi  o  di
aeriformi particolarmente corrosivi.
4.3.1.5. Sensibilita' delle armature alla corrosione.
   Le armature si distinguono in due gruppi:
   - armature sensibili;
   - armature poco sensibili.
   Appartengono  al  primo gruppo gli acciai temprati, non rinvenuti,
di qualunque diametro e gli acciai  incruditi  a  freddo  soggetti  a
tensioni permanenti superiori a 390 N/mm2.
   Appartengono   al  secondo  gruppo  le  altre  armature  e  quelle
adeguatamente protette.
   Nel caso della precompressione parziale, i due gruppi di  armature
sono, in generale, entrambi presenti (sezione ad armatura mista).
4.3.1.6. Scelta degli stati limite di fessurazione.
   Nel  prospetto  7-I  sono indicati i criteri di scelta dello stato
limite con riferimento alle esigenze sopra riportate.
   Nel caso della precompressione parziale e' richiesta  la  verifica
allo  stato  limite  di  decompressione per la combinazione di azioni
quasi permanente e la verifica allo stato limite  di  apertura  delle
fessure per le combinazioni di azioni frequente e rara.
   L'impiego   della   precompressione   parziale,   a   causa  della
fessurazione della sezione in condizioni di servizio, e'  soggetto  a
particolari limitazioni, nel seguito specificate.
                            PROSPETTO 7-I
 ___________________________________________________________________
|         |          |            |      Armatura                   |
| Gruppi  |Condizioni|Combinazione|_________________________________|
| di      |ambiente  |di azioni   |Sensibile        | Poco sensibile|
| esigenze|          |            |_________________|_______________|
|         |          |            |Stato     | wk   | Stato  |  wk  |
|         |          |            |limite    |      | limite |      |
|_________|__________|____________|__________|______|________|______|
|         |          | frequente  |  ap.     | =
   Sono  ammesse  tensioni  di  trazione  (sigma)c=0,10  fckj   fermo
restando l'obbligo specificato al punto 4.3.4.5. di disporre armature
metalliche come ivi indicato, ma proporzionate al tasso convenzionale
massimo  di  215  N/mm2. Nelle travi ad armature pretese sono ammesse
tensioni  di  trazione  iniziali  pari  a 0,05 fckj senza aggiunta di
armatura sussidiaria purche'  l'armatura  pre-tesa  sia  ben  diffusa
nella  zona  soggetta  a  trazione.  Per  spessori  minori di 5 cm le
tensioni normali iniziali sono ridotte del 30%. Qualora si  ammettano
tensioni  iniziali  elevate  si  dovra' considerare il rischio che le
contro-frecce assumano nel tempo valori eccessivi.
   Le fasi intermedie e transitorie della costruzione  e'  consentito
superare  nel  conglomerato  il  limite  a trazione innanzi stabilito
purche' le fasi successive provochino l'annullamento dello  stato  di
trazione.
   In  tali  condizioni dovra' considerarsi la parzializzazione della
sezione durante la predetta fase transitoria e le armature,  disposte
come precisato al punto 4.3.4.5., dovranno verificarsi in conformita'
alle  norme  e  prescrizioni  valide per le sezioni pressoinflesse di
conglomerato cementizio armato normale. La resistenza a trazione  del
conglomerato  nelle zone virtualmente fessurate non potra' tenersi in
conto  nelle  verifiche  a  taglio  e  nella  eventuale  verifica   a
fessurazione.
   Nella  zona  di  ancoraggio  delle  armature  si possono tollerare
compressioni locali prodotte dagli apparecchi di ancoraggio pari a:
                       fckj
                      ------
                       1,1
   Quando la testata della trave sia prefabbricata  in  conglomerato,
fckj  rappresenta  la  resistenza  caratteristica  a compressione del
conglomerato della testata medesima.  In  tal  caso  si  controllera'
inoltre  che la pressione di contatto sotto la testata prefabbricata,
valutata nell'ipotesi di distribuzione uniforme con diffusione  a  45
(gradi) attraverso la testata, rispetti la limitazione precedente.
   Qualora  gli  apparecchi  di  ancoraggio non siano applicati sulla
superficie del conglomerato, ma  incassati  nel  corpo  della  trave,
nella valutazione della pressione trasmessa si puo' tener conto anche
della  diffusione della forza per attrito laterale lungo le superfici
dell'apparecchio: tale contributo, tanto maggiore quanto maggiore  e'
l'aderenza  assicurata  dalla  scabrosita'  delle  superfici laterali
dell'apparecchio, non dovra', sotto le migliori condizioni,  superare
il limite massimo del 50% dello sforzo totale.
   Qualora   le   zone   di   influenza   di   apparecchi  vicini  si
sovrappongano, le pressioni vanno sommate.
   Verifiche  locali  dovranno  eseguirsi  per  gli  ancoraggi  fissi
annegati.
4.3.4.7.   Travi a conci.
   Nelle travi a conci con giunti lisci riempiti con malta cementizia
il  rapporto  fra  lo  sforzo  di taglio e lo sforzo normale non deve
superare in esercizio per le  combinazioni  rare,  in  corrispondenza
dei giunti, il valore 0,35. Qualora tale rapporto risulti maggiore di
0,35  le  superfici  dei  conci  congiunti  debbono  essere munite di
apposite dentellature  o  rese  solidali  con  l'impiego  di  adesivi
adeguatamente sperimentati e controllati.
4.3.4.8.   Deformazioni lente.
a) Ritiro.
   Per  il  calcolo  delle  cadute  di  tensione,  salvo piu' precise
valutazioni (vedi  punto  2.1.6.)  si  possono  adottare  i  seguenti
valori:
   -  0,0003 se la struttura viene precompressa prima di 14 giorni di
stagionatura;
   - 0,00025 se la struttura viene precompressa  dopo  14  giorni  di
stagionatura.
   Per  strutture particolarmente sottili ed ambiente particolarmente
secco dovranno adottarsi valori superiori.
b) Viscosita'.
   La deformazione lenta sotto carico,  depurata  del  ritiro,  puo',
salvo  piu'  precise  valutazioni (vedi punto 2.1.7.), essere assunta
pari ad almeno 2 volte la deformazione elastica in esercizio  per  le
combinazioni   quasi   permanenti,  sembra  che  la  struttura  venga
sollecitata non prima di 14 giorni di stagionatura.
   Se la struttura viene invece sollecitata entro un tempo minore, la
deformazione lenta sotto carico si  assumera'  non  inferiore  a  2,3
volte la deformazione elastica in esercizio per le combinazioni quasi
permanenti.
   Se  la  maturazione  del  conglomerato  avviene  con  procedimenti
particolari,  e'  ammessa  l'adozione  di  un  minor   valore   della
deformazione lenta purche' sperimentalmente giustificato.
   Il  calcolo  della caduta di tensione per viscosita' dovra' essere
effettuato,  con  riferimento  alla  tensione  che,   nella   sezione
considerata,  agisce  sulla  fibra  di  conglomerato posta al livello
della armatura.
   Nelle travi ad armatura pre-tesa,  nella  esecuzione  delle  quali
intercorre   sempre   un  intervallo  di  tempo  tra  la  tesatura  e
l'applicazione dello  sforzo  di  compressione  al  conglomerato,  il
calcolo  della deformazione elastica del calcestruzzo, necessario per
la successiva valutazione  di  quella  differita  nel  tempo,  dovra'
basarsi  sul  valore  assunto  dalla tensione nell'acciaio al momento
della applicazione dello stato di coazione al  conglomerato,  desunto
dalla  curva  sperimentale  di rilassamento determinata in condizioni
simili a quelli  presenti  in  fase  esecutiva,  ponendo  particolare
attenzione all'influenza sul rilassamento dell'acciaio dell'eventuale
riscaldamento    utilizzato    per   accelerare   l'indurimento   del
conglomerato.
4.3.4.9.   Tensioni limite per gli acciai da precompresso.
   Le tensioni devono essere limitate ai seguenti valori  riferiti  a
quelli caratteristici garantiti dal produttore:
   - strutture ad armatura post-tesa:
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(0,2)k
           fili o trecce
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(1)k
           trefoli
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fpyk
           barre
                         (sigma)sp  (inferiore o pari) 0,60 fptk
   Nelle  barre  sono ammesse sovratensioni ai lembi del 10%, indotte
dalla curvatura. Volendo conseguire raggi minori di quelli consentiti
dai  limiti  suddetti  si  dovranno  preformare  le  barre   mediante
piegatura a freddo.
   - strutture ad armatura pre-tesa:
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(0,2)k
           fili o trecce
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(1)k
           trefoli
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
   Il  limite  indicato  per  (sigma)sp  e'  il  massimo  di  cui  e'
consentita la presa in conto  per  valutare  gli  effetti  favorevoli
della  precompressione  in  esercizio;  (sigma)spi indica la tensione
nell'acciaio all'atto della precompressione.
   A  causa  dell'attrito,  le  tensioni  possono  tuttavia  superare
localmente  tale  limite; di cio' si dovra' tenere conto la' dove gli
effetti della precompressione possano indurre  condizioni  di  lavoro
piu'  severo.  Comunque  non  puo'  superarsi  il valore limite della
tensione iniziale (sigma)spi.
4.3.4.10.  Tensioni nell'acciaio pre-teso dovute ai sovraccarichi.
   Negli acciai di pre-tensione possono ammettersi, per  effetto  dei
sovraccarichi,  incrementi  dei  limiti massimi di tensione di cui al
punto 4.3.4.9. non superiori a 0,06 fptk.
   Nel caso della precompressione parziale gli incrementi di tensione
determinati in corrispondenza dello strato di armatura presollecitata
piu' lontano dall'asse neutro devono rispettare  le  limitazioni  che
derivano  dalla verifica dell'ampiezza delle fessure e dalla verifica
a fatica.
   Sotto  l'effetto  di  quei  sovraccarichi che possono dar luogo ad
effetti di fatica per il grande numero di ripetizioni probabili, deve
sempre sussistere un rapporto di sicurezza  2,  fra  l'intervallo  di
tensione   cui   all'acciaio  e'  capace  di  resistere  a  fatica  e
l'intervallo fra la massima e la  minima  tensione  cui  e'  soggetto
l'acciaio  nella  struttura  (ivi  compresi  gli eventuali effetti di
curvatura). Il confronto va riferito ai risultati di prove effettuate
assumendo come tensione media la semisomma di questi ultimi valori.
   Nel caso della precompressione parziale la verifica  a  fatica  e'
obbligatoria.
4.4.              Verifiche mediante prove su strutture campione e su
           modelli.
4.4.1.     PROVE SU STRUTTURE O ELEMENTI CAMPIONE.
   Nel caso che la verifica sia riferita  ad  esperienze  dirette  su
struttura campione da effettuare sotto il controllo di un Laboratorio
Ufficiale,  su  adeguato  numero  di elementi, tale da consentire una
convincente elaborazione statistica dei risultati, e nei quali  siano
fedelmente riprodotte le condizioni di carico e di vincolo, il minimo
valore   del  coefficiente  di  sicurezza  rispetto  alla  resistenza
sperimentale a rottura non deve essere inferiore a 2 per  carichi  di
breve durata mentre il valore medio del coefficiente di sicurezza non
deve essere inferiore a 2,3 sempre per carichi di breve durata. Detti
coefficienti  devono  essere  opportunamente incrementati nel caso di
azioni ripetute o protratte nel tempo, a meno che l'effettiva  storia
di  carico  non  venga  riprodotta  nelle  prove. Ove siano da temere
fenomeni di  instabilita'  globale  e  locale  ovvero  rotture  senza
preavviso,  i  coefficienti di sicurezza devono essere opportunamente
maggiorati.
   Le esperienze devono accertare che, sotto  le  combinazioni  delle
azioni  di esercizio, siano rispettate le esigenze di cui al punto 3,
e che le deformazioni siano conformi a  quanto  indicato  in  4.3.3.;
corrispondentemente  l'apertura  massima  delle  lesioni  non  dovra'
superare l'80% delle ampiezze limite ammesse in 4.3.1.
   Per la produzione di serie in  stabilimento  i  controlli  debbono
avere carattere periodico.
4.4.2.     PROVE SU MODELLI.
   Per  strutture  di  particolare complessita' le ipotesi a base del
calcolo potranno essere guidate dai risultati di prove su modelli.
5.         REGOLE PRATICHE DI PROGETTAZIONE
5.1.       Peso proprio del conglomerato.
   Il peso proprio del conglomerato armato, quando il valor effettivo
non risulti da determinazione diretta, deve essere assunto pari a  25
kN/m3.
5.2.       Valori massimi e minimi di Rck.
5.2.1.     STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO NORMALE.
   Per  le  strutture armate non e' ammesso l'impiego di conglomerati
con:
                      Rck (inferiore) 15 N/mm2
   Nei  calcoli  statici  non  potra'  essere  presa  in  conto   una
resistenza  caratteristica superiore a 55 N/mm2. Per Rck (superiore o
pari) 40 N/mm2 si richiedono controlli statistici sia preliminari che
in corso d'impiego, e calcolazioni accurate delle strutture.
5.2.2.     STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO.
   Non possono essere utilizzati conglomerati con:
                      Rck (inferiore) 30 N/mm2
   Nei   calcoli   statici   non  puo'  essere  considerata  una  Rck
(superiore) 55  N/mm2.  Per  Rck  (superiore  o  pari)  40  N/mm2  si
richiedono  controlli  statistici  sia  preliminari  che  in corso di
impiego e calcolazioni accurate delle strutture.
5.3.       Regole specifiche per strutture in cemento armato normale.
5.3.1.     ARMATURA LONGITUDINALE.
   Nelle strutture inflesse in elevazione la percentuale di  armatura
longitudinale,  nella  zona  tesa,  riferita  all'area  totale  della
sezione di conglomerato, non deve scendere sotto lo 0,15 per barre ad
aderenza migliorata e sotto lo 0,25 per  bare  lisce.  Tale  armatura
deve essere convenientemente diffusa.
   In  presenza  di  torsione  si  dovra'  disporre  almeno una barra
longitudinale  per  spigolo  e  comunque  l'interasse  fra  le  barre
medesime non dovra' superare 35 cm.
   Alle  estremita'  delle  travi  deve  essere disposta una armatura
inferiore, convenientemente ancorata, in  grado  di  assorbire,  allo
stato limite ultimo, uno sforzo di trazione uguale al taglio.
5.3.2.     STAFFE.
   Nelle  travi si devono prevedere staffe aventi sezione complessiva
non inferiore a Ast=0,10 (1+0,15 d/b) b  cm2/m  essendo  d  l'altezza
utile  della  sezione e b lo spessore minimo dell'anima in cm, con un
minimo di tre staffe al metro e comunque passo non superiore  a  0,8,
volte l'altezza utile della sezione.
   In prossimita' di carichi concentrati o delle zone d'appoggio, per
una  lunghezza pari all'altezza utile della sezione da ciascuna parte
del carico concentrato, il passo delle staffe non dovra' superare  il
valore  12  **  l,  essendo  **  l  il  diametro minimo dell'armatura
longitudinale.
   In presenza di  torsione  dovranno  disporsi  nelle  travi  staffe
aventi sezione complessiva, per metro lineare, non inferiore a 0,15 b
cm2  per staffe ad aderenza migliorata e 0,25 b cm2 per staffe lisce,
essendo b lo  spessore  minimo  dell'anima  misurata  in  centimetri.
Inoltre il passo delle staffe non dovra' superare 1/8 della lunghezza
delle linea media della sezione anulare resistente e comunque 20 cm.
   Le   staffe   devono   essere   collegate   da  apposite  armature
longitudinali.
5.3.3.     ANCORAGGIO DELLE BARRE.
   Le barre tese devono essere  prolungate  oltre  la  sezione  nella
quale  esse sono soggette alla massima tensione in misura sufficiente
a garantirne l'ancoraggio nell'ipotesi di ripartizione uniforme delle
tensioni tangenziali di aderenza. Con le stesse modalita'  si  dovra'
inoltre  verificare  che  l'ancoraggio  sia garantito al di la' della
sezione a partire dalla quale esse non vengono piu' prese  in  conto,
con riferimento alla tensione effettiva ivi agente.
   I  valori  della  tensione  tangenziale  ultima  di  aderenza  fbd
applicabili  a  bare  ancorate  in  zona  di  conglomerato   compatto
utilmente  compressa  ai  fini  dell'ancoraggio (barre ancorate nella
meta' inferiore della trave o a non meno di 30  cm  dalla  superficie
superiore  del  getto o da una ripresa ed allontanate dal lembo teso,
oppure barre inclinate non meno di  45  gradi  sulle  traiettorie  di
compressione), sono dati dalle seguenti espressioni:
   - per barre lisce:
                      0,32
               fbd= ---------  (radice quadrata)Rck (N/mm2)
                    (gamma)c
   - per barre ad aderenza migliorata:
                           fctk
               fbd= 2,25 ---------
                          (gamma)c
   Nel  caso  di  barre  ancorate  in  condizioni  diverse  da quelle
sopraindicate, si dovranno considerare congrue riduzioni (fino al 50%
dei valori indicati).
   Le barre tonde lisce devono essere ancorate con uncini  salvo  che
per   le  barre  sicuramente  compresse.  Gli  uncini  devono  essere
semicircolari con diametro interno  non  inferiore  a  5  diametri  e
prolungati oltre il semicerchio di non meno di 3 diametri.
   Agli  effetti  dell'aderenza  gli  uncini  cosi'  eseguiti possono
essere assunti come equivalenti a 20 diametri.
   Nelle barre ad aderenza migliorata e' ammessa la  omissione  degli
uncini,  ma  l'ancoraggio deve essere in ogni caso pari a 20 diametri
con un minimo di 15 cm. Comunque, se presenti,  gli  uncini  dovranno
avere  raggio  interno  pari  ad  almeno  a  6  diametri  e,  ai fini
dell'aderenza, essi possono essere computati nella  effettiva  misura
del loro sviluppo in asse alla barra.
   Particolari   cautele   devono  essere  adottate  ove  si  possono
prevedere fenomeni di fatica e di sollecitazioni ripetute.
5.3.4.     PILASTRI.
   Nei pilastri soggetti a compressione centrata od  eccentrica  deve
essere disposta un'armatura longitudinale di sezione non minore dello
0,15  Nsd/fyd,  dove  Nsd e' la forza normale di calcolo in esercizio
per combinazione di carico rara ed fyd e' la resistenza di calcolo, e
compresa fra lo 0,3% e il 6% della  sezione  effettiva.  Quest'ultima
limitazione  sale  al  10%  della  sezione  effettiva  nei  tratti di
giunzione per ricoprimento. In ogni caso il numero  minimo  di  barre
longitudinali  e'  quattro  per  i  pilastri a sezione rettangolare o
quadrata e sei per quelli a sezione circolare.
   Il diametro delle barre longitudinali non deve essere minore di 12
mm.
   Deve essere sempre prevista una staffatura posta ad interasse  non
maggiore  di  15  volte  il diametro minimo delle barre impiegate per
l'armatura longitudinale, con un massimo di 25 cm.
   Le staffe devono essere chiuse e conformate in modo da contrastare
efficacemente, lavorando a  trazione,  gli  spostamenti  delle  barre
longitudinali verso l'esterno.
   Il  diametro  delle staffe non deve essere minore di 6 mm e di 1/4
del  diametro  massimo  delle  barre  longitudinali.   Per   pilastri
prefabbricati   in   stabilimento   i  diametri  minimi  delle  barre
longitudinali e delle staffe sono rispettivamente ridotti a 10 ed a 5
mm.
   per strutture in c.a. intesse come setti e pareti,  di  importanza
corrente,  sottoposte  prevalentemente  a  sforzo  assiale, quando la
compressione media, in combinazione rara, risulti  non  superiore  al
limite seguente:
     (sigma)cd(media) (inferiore o pari) 0,27›1-0,03 (25-s)! fcd
essendo  s  lo  spessore  della  parete  espresso  in cm, si potranno
adottare per le armature, da disporre presso entrambe  le  facce,  le
seguenti limitazioni dimensionali in deroga alle precedenti:
   a) diametro minimo delle barre longitudinali = 8 mm
      interasse massimo (inferiore o pari) 30 cm;
   b) diametro minimo delle barre trasversali = 5 mm
                                           20 ** longitudinale
      interasse massimo (inferiore o pari)
                                           30 cm;
   c)  elementi di collegamento tra le due armature disposte su facce
parallele: 6 per m2 di parete.
5.3.5. ARMATURE DI RIPARTIZIONE DELLE SOLETTE.
   Nelle solette  non  calcolate  come  piastre,  oltre  all'armatura
principale   deve   essere   adottata   un'armatura   secondaria   di
ripartizione disposta ortogonalmente.
   In ogni caso l'armatura di ripartizione non deve essere  inferiore
al 20% di quella principale necessaria.
5.4. Regole specifiche per strutture in cemento armato precompresso.
5.4.1.     ARMATURA LONGITUDINALE ORDINARIA.
   Nelle travi ad armatura post-tesa, anche in assenza di tensioni di
trazione in combinazioni rare, la percentuale di armatura sussidiaria
longitudinale   non  dovra'  essere  inferiore  allo  0,1%  dell'area
complessiva dell'anima e dell'eventuale ringrosso dal lato dei cavi.
   In presenza di torsione vale la prescrizione di cui  al  penultimo
comma del punto 5.3.1.
   Nel caso della precompressione parziale, le barre longitudinali di
armatura  ordinaria,  del  tipo  ad aderenza migliorata devono essere
disposte nella zona della sezione che risulta parzializzata  in  modo
da  risultare  piu'  distanti dall'asse neutro e quindi piu' esterne,
rispetto alle  armature  ad  alto  limite  elastico,  utilizzate  per
imprimere lo stato di coazione artificiale.
5.4.2.     STAFFE.
   Dovranno  disporsi  nelle travi staffe aventi sezione complessiva,
per metro lineare, non inferiore a 0,15 b cm2 per staffe ad  aderenza
migliorata  e  0,25  b  cm2  per  staffe lisce, essendo b lo spessore
minimo dell'anima misurata in centimetri, con un minimo di tre staffe
al metro e comunque passo non superiore a 0,8 volte  l'altezza  utile
della  sezione.  In  prossimita'  di carichi concentrati o delle zone
d'appoggio vale la prescrizione di cui al  secondo  comma  del  punto
5.3.2.
   In presenza di torsione vale la prescrizione di cui al terzo comma
del punto 5.3.2.
   Le staffe debbono essere collegate da armature longitudinali.
5.5.       Nervature con soletta collaborante.
   Nel calcolo di nervature solidali con solette, salvo piu' accurata
determinazione,  si  puo'  ammettere,  nell'ipotesi  di conservazione
delle sezioni piane, come collaborante con la nervatura,  da  ciascun
lato,  una striscia di soletta di larghezza pari alla maggiore fra le
dimensioni seguenti:
   - un decimo della luce  della nervatura;
   - cinque volte  lo  spessore  della  soletta  piu'  una  volta  la
lunghezza dell'eventuale raccordo della soletta.
   In  nessun  caso  la  larghezza di soletta collaborante da ciascun
lato puo' superare la distanza fra la sezione in esame  e  quella  in
cui ha termine la soletta, ne' la meta' della luce fra le nervature.
   Per  luci  di  qualche importanza o comunque superiori a 5 m, o in
presenza di rilevanti carichi concentrati, sono da prevedere adeguati
dispositivi di ripartizione.
6.       NORME DI ESECUZIONE.
6.1.     Cemento armato normale.
6.1.1.   IMPASTI.
   Gli impianti devono essere preparati  e  trasportati  in  modo  da
escludere  pericoli  di  segregazione  dei  componenti o di prematuro
inizio della presa  al  momento  del  getto.  Il  getto  deve  essere
convenientemente  compattato;  la  superficie  dei  getti deve essere
mantenuta umida per almeno tre giorni.
   Non si deve mettere in opera il conglomerato a temperature  minori
di 0 gradi centigradi, salvo il ricorso ad opportune cautele.
6.1.2.   GIUNZIONI.
   Le giunzioni delle barre in zona tesa, quando non siano evitabili,
si   devono   realizzare   possibilmente   nelle   regioni  di  minor
sollecitazione, in ogni caso devono essere opportunamente sfalsate.
   Le giunzioni di cui sopra possono effettuarsi mediante:
   - saldature eseguite in conformita' alle  norme  in  vigore  sulle
saldature.  Devono  essere  accertate la saldabilita' degli acciai da
impiegare come indicato al punto 2.2.6. nonche' la compatibilita' fra
metallo e metallo di apporto nelle posizioni o  condizioni  operative
previste nel progetto esecutivo;
   - manicotto filettato;
   -  sovrapposizione calcolata in modo da assicurare l'ancoraggio di
ciascuna barra. In ogni caso la lunghezza di sovrapposizione in retto
deve essere non minore di 20 volte il diametro e la  prosecuzione  di
ciascuna  barra  deve  essere  deviata  verso  la  zona compressa. La
distanza mutua (interferro) nella sovrapposizione non deve superare 6
volte il diametro.
   E' consentito l'impiego di manicotti di tipo speciale, purche'  il
tipo   stesso  sia  stato  preventivamente  approvato  dal  Consiglio
superiore dei lavori pubblici.
6.1.3.   BARRE PIEGATE.
   Le barre piegate devono presentare, nelle piegature,  un  raccordo
circolare  di raggio non minore di 6 volte il diametro. Gli ancoraggi
devono rispondere a quanto prescritto al punto 5.3.3.
   Per barre di acciaio incrudito a freddo le piegature  non  possono
essere effettuate a caldo.
6.1.4.   COPRIFERRO ED INTERFERRO.
   La  superficie  dell'armatura resistente, comprese le staffe, deve
distare dalle facce esterne del conglomerato di  almeno  0,8  cm  nel
caso di solette, setti e pareti, e di almeno 2 cm nel caso di travi e
pilastri.  Tali  misure  devono  essere  aumentate, e rispettivamente
portate a 2 cm per le solette e a 4 cm per le travi ed i pilastri, in
presenza di salsedine marina, di emanazioni nocive,  od  in  ambiente
comunque aggressivo. Copriferri maggiori possono essere utilizzati in
casi specifici (ad es. opere idrauliche).
   Le  superfici  delle barre devono essere mutuamente distanziate in
ogni direzione di almeno una volta di diametro delle  barre  medesime
e,  in ogni caso, non meno di 2 cm. Si potra' derogare a quanto sopra
raggruppando le barre a coppie ed aumentando la mutua distanza minima
tra le coppie ad almeno 4 cm.
   Per  le  barre  di  sezione  non  circolare si deve considerare il
diametro del cerchio circoscritto.
6.1.5.   DISARMO.
   Il disarmo deve avvenire per gradi ed in modo  da  evitare  azioni
dinamiche adottando opportuni provvedimenti.
   Il   disarmo  non  deve  avvenire  prima  che  la  resistenza  del
conglomerato  abbia  raggiunto  il  valore  necessario  in  relazione
all'impiego della struttura all'atto del disarmo, tenendo anche conto
delle  altre  esigenze  progettuali  e  costruttive;  la decisione e'
lasciata al giudizio del direttore dei lavori.
6.2.     Cemento armato precompresso.
6.2.1.   COMPATTAZIONE DEI GETTI.
   Il getto deve essere costipato per mezzo di pervibratori ad ago od
a  lamina,  ovvero  con  vibratori   esterni,   facendo   particolare
attenzione a non deteriorare le guaine dei cavi.
6.2.2.   SPESSORE DI RICOPRIMENTO DELLE ARMATURE DI PRECOMPRESSIONE.
   Le  superfici  esterne  dei  cavi  post-tesi  devono distare dalla
superficie del conglomerato non meno di 25 mm nei casi normali, e non
meno di 35 mm in caso di strutture site  all'esterno  o  in  ambiente
aggressivo.  Il  ricoprimento delle armature pre-tese non deve essere
inferiore a 15 mm o al diametro massimo dell'inerte impiegato, e  non
meno  di  25  mm  in caso di strutture site all'esterno o in ambiente
aggressivo.
6.2.3.   TESTATE DI ANCORAGGIO DELL'ARMATURA DI PRECOMPRESSIONE.
   Dietro gli apparecchi di ancoraggio  deve  disporsi  una  armatura
tridirezionale  atta  ad  assorbire, con larga margine, gli sforzi di
trazione e di taglio derivanti dalla diffusione delle  forze  concen-
trate, ivi comprese le eventuali reazioni vincolari.
6.2.4.   POSA DELLE BARRE, DEI CAVI E LORO MESSA IN OPERA.
   Nel corso dell'operazione di posa si deve evitare, con particolare
cura, di danneggiare l'acciaio con intaglio, pieghe, ecc.
   Si  deve altresi' prendere ogni precauzione per evitare che i fili
subiscano danni di corrosione sia nei depositi di  approvvigionamento
sia  in  opera, fino alla ultimazione della struttura. All'atto della
messa in  tiro  si  debbono  misurare  contemporaneamente  lo  sforzo
applicato  e  l'allungamento  conseguito;  i  due dati debbono essere
confrontati  tenendo  presente  la   forma   del   diagramma   sforzi
allungamenti a scopo di controllo delle perdite per attrito.
   Il   posizionamento   delle   barre   e  dei  cavi  dovra'  essere
accuratamente controllato prima del getto.
6.2.4.1. Operazioni di tiro.
   Qualora all'atto del  tiro  si  riscontrino  perdite  per  attrito
superiori  a quelle previste in progetto, un'aliquota di queste, fino
ad  un  massimo  del  7%  della  tensione  iniziale,  potra'   essere
compensata da una maggiore tensione di carattere temporaneo.
   I  risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, ossia le letture
ai manometri e gli  allungamenti  misurati,  verranno  registrati  in
apposite  tabelle  sulle  quali  saranno  preventivamente indicate le
tensioni iniziali delle armature e gli allungamenti teorici.
   Il dispositivo di misura dello sforzo  deve  essere  possibilmente
indipendente dalle apparecchiature per indurre la pre-tensione.
   I manometri debbono essere frequentemente tarati.
   Si  deve  inoltre  effettuare  preventivamente  una  misura  degli
attriti che si sviluppano all'interno del martinetto.
   All'atto del tiro si confronteranno gli allungamenti rilevati  con
quelli previsti dal calcolo.
   Un'insufficienza di allungamento, rilevando un attrito superiore a
quello  supposto,  richiede la messa in atto di appositi accorgimenti
innalzando  la  tensione  iniziale  fino  al  massimo  consentito  e,
all'occorrenza,   l'attuazione  di  procedimenti  particolari,  quale
lubrificazione che pero' non deve alterare la successiva aderenza tra
armatura e malta delle iniezioni.
   Un'eccedenza di allungamento, quando non sia dovuta  al  cedimento
dell'ancoraggio  opposto  o  all'assestamento iniziale del cavo, cio'
che si deve accertare con particolare attenzione, indica  un  attrito
inferiore  a quello previsto; in tal caso si deve ridurre la tensione
per evitare che la tensione finale lungo  il  cavo  sia  superiore  a
quella ammessa.
6.2.4.2. Protezione dei cavi ed iniezioni.
   Le  guaine  dei  cavi  devono  essere  assolutamente  stagne  e le
giunzioni devono essere efficacemente protette.
   Alla buona esecuzione delle iniezioni e' affidata la conservazione
nel tempo delle strutture in c.a.p. a cavi e,  pertanto,  di  seguito
vengono fornite apposite indicazioni.
   L'iniezione dei cavi scorrevoli ha due scopi principali:
   a) prevenire la corrosione dell'acciaio di precompressione;
   b) fornire un'efficace aderenza fra l'acciaio ed il conglomerato.
   6.2.4.2.1.  Caratteristiche  della  malta.  La  malta  deve essere
fluida e stabile con minimo ritiro ed adeguata resistenza e non  deve
contenere  agenti  aggressivi. Deve essere composta da cemento, acqua
ed eventuali additivi. Elementi inerti (ad esempio farina di  sabbia)
possono  impiegarsi  solo  per guaine di dimensioni superiori a 12 cm
nel rapporto in peso inerti/cemento (inferiore) 25%.
   Gli additivi  non  debbono  contenere  ioni  aggressivi  (cloruri,
solfati, nitrati, ecc.) e comunque non produrre un aumento di ritiro.
   Possono  impiegarsi  resine  sintetiche o bitume o altro materiale
solo  dopo   averne   dimostrato   la   validita'   mediante   idonea
documentazione sperimentale.
   La  malta  deve essere sufficientemente fluida perche' la si possa
correttamente iniettare nei canali. Si consiglia  di  controllare  la
fluidita'  della  malta  accertando  che il tempo misurato al cono di
Marsh sia compreso fra 13 e 25 secondi.
   La resistenza a trazione per flessione  a  8  giorni  deve  essere
maggiore od eguale a 4 N/mm2.
   Il  tempo  d'inizio  della presa a 30 gradi centigradi deve essere
superiore a tre ore.
   Il rapporto acqua/cemento,  da  determinare  sperimentalmente  per
ogni tipo di cemento, deve essere il minore possibile compatibilmente
con  la  fluidita' richiesta e comunque non deve superare 0,40 e 0,38
se con additivi, e inoltre deve essere tale che la quantita'  d'acqua
di  essudamento  alla superficie della pasta, in condizioni di riposo
sia inferiore al 2%.
   Il ritiro a 28 giorni non deve superare 2,8 mm/m.
   6.2.4.2.2. Operazioni di iniezione.
   a)  Dopo  l'impasto  la  malta  deve essere mantenuta in movimento
continuo. E' essenziale che l'impasto sia esente da grumi;
   b) immediatamente prima dell'iniezione  di  malta,  i  cavi  vanno
puliti;
   c) l'iniezione deve avvenire con continuita' e senza interruzioni.
La pompa deve avere capacita' sufficiente perche' in cavi di diametro
inferiore  a 10 cm la velocita' della malta sia compresa fra 6 e 12 m
al minuto, senza che la pressione superi le 1000 kPa (10 atm);
   d) la pompa deve avere  un'efficace  dispositivo  per  evitare  le
sovrappressioni;
   e) non e' ammessa l'iniezione con aria compressa;
   f)  quando possibile l'iniezione si deve effettuare dal piu' basso
ancoraggio o dal piu' basso foro del condotto;
   g) per condotti di grande diametro puo' essere necessario ripetere
l'iniezione dopo circa due ore;
   h) la malta che esce dagli sfiati deve  essere  analoga  a  quella
alla  bocca  di  immissione  e  non contenere bolle d'aria; una volta
chiusi gli sfiati si manterra' una pressione di 500 kPa (5  atm)  fin
tanto che la pressione permane senza pompare per almeno 1 minuto;
   i)  la  connessione  fra  l'ugello  del  tubo  di  iniezione ed il
condotto deve essere realizzata con dispositivo meccanico e tale  che
non possa aversi entrata d'aria;
   l)  appena  terminata  l'iniezione,  bisogna avere cura di evitare
perdite di malta dal cavo. I  tubi  di  iniezione  devono  essere  di
conseguenza colmati di malta, se necessario.
   6.2.4.2.3. Condotti.
   a)  I  punti di fissaggio dei condotti debbono essere frequenti ed
evitare un andamento serpeggiante;
   b) ad evitare sacche d'aria  devono  essere  disposti  sfiati  nei
punti piu' alti del cavo;
   c)  i  condotti  debbono  avere  forma  regolare,  preferibilmente
circolare. La loro sezione deve risultare maggiore di:
VEDI FORMULA A PAG. 60  (per cavi a fili, trecce o trefoli)
              Ao = 1,5 a (per sistemi a barra isolata)
dove ai e' l'area del singolo filo, treccia o trefolo, n il numero di
fili, trecce o trefoli costituenti il cavo ed a  l'area  della  barra
isolata. In ogni caso l'area libera del condotto dovra' risultare non
minore di 4 cm2.
   d)  di  devono  evitare  per quanto possibile brusche deviazioni o
cambiamenti di sezione.
   6.2.4.2.4. Iniezioni.
   a) Fino al momento  dell'iniezione  dei  cavi  occorre  proteggere
l'armatura  dall'ossidazione.  Le  iniezioni dovranno essere eseguite
entro 15 giorni  a  partire  dalla  messa  in  tensione,  salvo  casi
eccezionali   di   ritaratura   nei  quali  debbono  essere  adottati
accorgimenti  speciali  al  fine  di  evitare  che  possano  iniziare
fenomeni di corrosione;
   b) in tempo di gelo, e' bene rinviare le iniezioni, a meno che non
siano prese precauzioni speciali;
   c)  se  si  e'  sicuri  che  la  temperatura  della  struttura non
scendera' al di sotto di 5 gradi centigradi  nelle  48  ore  seguenti
alla  iniezione,  si puo' continuare l'iniezione stessa con una malta
antigelo di cui sia accertata la non aggressivita', contenente  il  6
(da a) 10% di aria occlusa;
   d)  se  puo'  aversi  gelo  nelle  48  ore seguenti all'iniezione,
bisogna riscaldare la struttura e mantenerla calda almeno per 48 ore,
in modo che la temperatura della malta iniettata  non  scenda  al  di
sotto di 5 gradi centigradi;
   e)  dopo  il  periodo  di  gelo bisogna assicurarsi che i condotti
siano completamente  liberi  da  ghiaccio  o  brina.  E'  vietato  il
lavaggio a vapore.
7.       NORME COMPLEMENTARI RELATIVE AI SOLAI.
7.0.     Generalita' e classificazione solai.
   a) Generalita'.
   Nel   presente   capitolo   sono   trattati   i  solai  realizzati
esclusivamente in c.a. o c.a.p. o misti in c.a. e c.a.p. e blocchi in
laterizio od in altri materiali.  Vengono  considerati  sia  i  solai
eseguiti  in  opera  che quelli formati dall'associazione di elementi
prefabbricati.
   Per tutti i solai valgono le prescrizioni gia' date  nei  capitoli
precedenti  per  le  opere  in c.a. e c.a.p. con particolare riguardo
alle prescrizioni relative agli elementi inflessi.
   In  particolare  si  dovra'  disporre  agli  appoggi   dei   solai
un'armatura  inferiore  incorporata  o  aggiuntiva,  convenientemente
ancorata, in grado di  assorbire  uno  sforzo  di  trazione  pari  al
taglio.
   Ad  esse  devono  aggiungersi od integrarsi le norme complementari
indicate nel seguito.
   b) Classificazione.
   I) Solai in getto pieno: in c.a. od in c.a.p.
   II)  Solai  misti  in  c.a.,  c.a.p.,  e  blocchi  interposti   di
alleggerimento  collaboranti e non, in laterizio (vedi 7.1.) od altro
materiale (vedi 7.2.).
   III) Solai realizzati dall'associazione  di  elementi  in  c.a.  e
c.a.p. prefabbricati con unioni e/o getti di completamento.
   Per  i solai del tipo I) valgono integralmente le prescrizioni dei
precedenti capitoli e non occorrono norme aggiuntive.
   I solai del tipo II) sono soggetti anche alle norme  complementari
riportate nei successivi paragrafi 7.1 e 7.2.
   I solai del tipo III) sono soggetti anche alle norme complementari
riportate  in  7.1.  e  7.2.,  in  quanto  applicabili,  ed  a quelle
riportate in 7.3.
7.1.     Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p.
e blocchi forati in laterizio.
7.1.1.   CLASSIFICAZIONE.
   I solai misti in cemento armato normale e precompresso  e  blocchi
forati in laterizio si distinguono nelle seguenti categorie:
   a) solai con blocchi aventi funzione principale di alleggerimento;
   b) solai con blocchi aventi funzione statica in collaborazione con
il conglomerato.
7.1.2.   PRESCRIZIONI GENERALI.
   I  blocchi  di  cui  al punto 7.1.1.b) devono essere conformati in
modo che nel solaio  in  opera  sia  assicurata  con  continuita'  la
trasmissione degli sforzi dall'uno all'altro elemento.
   Nel caso si richieda al laterizio il concorso alla resistenza agli
sforzi  tangenziali,  si devono usare elementi monoblocco disposti in
modo  che  nelle  file  adiacenti,  comprendenti  una  nervatura   di
conglomerato, i giunti risultino sfalsati tra loro. In ogni caso, ove
sia  prevista una soletta di conglomerato staticamente integrativa di
altra  in laterizio, quest'ultima deve avere forma e finitura tali da
assicurare la solidarieta' ai fini della  trasmissione  degli  sforzi
tangenziali.
   Per  entrambe  le  categorie il profilo dei blocchi delimitanti la
nervatura di conglomerato da gettarsi in opera  non  deve  presentare
risvolti  che ostacolino il deflusso di calcestruzzo e restringano la
sezione delle nervature stesse sotto i limiti stabiliti in 7.1.4.5.
7.1.3.   REQUISITI DI ACCETTAZIONE PROVE E CONTROLLI.
7.1.3.1. Spessore delle pareti e dei setti.
   Lo spessore delle pareti orizzontali  compresse  non  deve  essere
minore  di  8 mm, quello delle pareti perimetrali non minore di 8 mm,
quello dei setti non minore di 7 mm.
   Tutte le intersezioni dovranno essere  raccordate  con  raggio  di
curvatura, al netto delle tolleranze, maggiore di 3 mm.
   Si   devono  adottare  forme  semplici,  caratterizzate  da  setti
rettilinei ed allineati, particolarmente  in  direzione  orizzontale,
con setti con rapporto spessore/lunghezza il piu' possibile uniforme.
   Il  rapporto  fra  l'area  complessiva  dei  fori  e  l'area lorda
delimitata dal perimetro della sezione del blocco non deve  risultare
superiore  a  0,6  + 0,625 h, ove h e' l'altezza del blocco in metri,
con un massimo del 75%.
7.1.3.2. Caratteristiche fisico-meccaniche.
   La  resistenza  caratteristica a compressione, determinata secondo
le prescrizioni dell'Allegato 7, riferita alla  sezione  netta  delle
pareti e delle costolature deve risultare non minore di:
   - 30 N/mm2 nella direzione dei fori;
   -  15  N/mm2  nella  direzione  trasversale ai fori, nel piano del
solaio,
per i blocchi di cui al 7.1.1.b);
e di:
   - 15 N/mm2 nella direzione dei fori;
   -  5 N/mm2 nella direzione trasversale  ai  fori,  nel  piano  del
solaio,
per i blocchi di cui al 7.1.1.a).
   La  resistenza caratteristica a trazione per flessione determinata
secondo l'Allegato 7, deve essere non minore di:
   - 10 N/mm2 per i blocchi di tipo b),
e di:
   -  7 N/mm2 per i blocchi tipo a).
   In assenza di  cassero  continuo  inferiore  durante  la  fase  di
armatura  e  getto  tutti  i  blocchi  devono  resistere ad un carico
concentrato, applicato nel centro della faccia superiore (su  un'area
di  5 X 5 cm2) non inferiore a 1,5 kN. La prova va effettuata secondo
le modalita' indicate nell'Allegato 7.
   Il modulo elastico del laterizio non deve essere superiore  a:  25
kN/mm2.
   Il  coefficiente di dilatazione termica lineare del laterizio deve
essere:
                                             -6                  -1
              alfa (maggiore o pari) 6 per 10   gradi centigradi
   Il valore di dilatazione per umidita' misurato secondo quanto
stabilito nell'Allegato 7 deve essere minore di 4 per 10 -4
7.1.3.3. Integrita' dei blocchi.
   Speciale cura deve essere rivolta al controllo dell'integrita' dei
blocchi  con  particolare  riferimento  alla  eventuale  presenza  di
fessurazioni.
7.1.3.4. Controlli di qualita' dei blocchi in laterizio.
   La  produzione  degli  elementi  laterizi  deve essere controllata
mediante prove su  blocchi  di  produzione  corrente  certificate  da
Laboratori Ufficiali, con frequenza almeno annuale.
7.1.4.   PROGETTAZIONE.
7.1.4.1. Verifiche.
   Le   tensioni  limite  in  esercizio  per  combinazioni  rare  nel
conglomerato e nelle armature metalliche sono  quelle  prescritte  al
precedente punto 4.3.2.
   Per  il  laterizio,  nei  solai  di  cui  al  punto  7.1.1.b),  la
compressione in esercizio per combinazioni rare non deve superare 6,5
N/mm2 per gli sforzi agenti nella direzione dei fori, e 4  N/mm2  per
sforzi  in  direzione  normale ad essi, sempre che, in questo secondo
caso, il tipo costruttivo lo giustifichi.
   Sono anche ammesse verifiche agli stati limite fondati su prove di
strutture  o di elementi campioni di serie secondo quanto indicato al
punto 4.4.1.
7.1.4.2. Spessore minimo dei solai
   Lo spessore dei solai a portata unidirezionale che  non  siano  di
semplice  copertura  non  deve  essere  minore  di 1/25 della luce di
calcolo ed in nessun caso minore di 12 cm.
   Per  i  solai  costituiti  da  travetti  precompressi  e   blocchi
interposti il predetto limite puo' scendere ad 1/30.
   Le  deformazioni devono risultare compatibili con le condizioni di
esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed impiantistici ad
esso collegati.
7.1.4.3. Modulo elastico di calcolo.
   Nel calcolo delle reazioni iperstatiche il modulo  di  elasticita'
del  laterizio, in mancanza di determinazioni dirette, puo' assumersi
pari a 20 kN/mm2.
7.1.4.4. Spessore minimo della soletta.
   Nei solai  di  cui  al  punto  7.1.1.a)  lo  spessore  minimo  del
calcestruzzo  della soletta di conglomerato non deve essere minore di
4 cm.
   Nei solai di cui al punto 7.1.1.b), puo' essere omessa la  soletta
di  calcestruzzo  e la zona rinforzata di laterizio, per altro sempre
rasata con calcestruzzo, puo' essere considerata collaborante e  deve
soddisfare i seguenti requisiti:
   - possedere spessore non minore di 1/5 dell'altezza, per solai con
altezza  fino  a  25  cm,  non  minore  di 5 cm per solai con altezza
maggiore;
   - avere area effettiva dei  setti  e  delle  pareti,  misurata  in
qualunque   sezione   normale   alla   direzione   dello   sforzo  di
compressione, non minore del 50% della superficie lorda.
7.1.4.5. Larghezza ed interasse delle nervature.
   La larghezza minima delle nervature in calcestruzzo per solai  con
nervature gettate o completate in opera non deve essere minore di 1/8
dell'interasse e comunque non inferiore a 8 cm.
   Nel  caso  di  produzione  di serie in stabilimento di pannelli di
solaio completi controllati come previsto al punto 7.1.4.1. il limite
minimo predetto potra' scendere a 5 cm.
   L'interasse delle nervature non deve in ogni caso essere  maggiore
di  15  volte  lo  spessore medio della soletta. Il blocco interposto
deve avere dimensione massima inferiore a 52 cm.
   Per i solai di categoria b) possono considerarsi appartenenti alle
nervature ai fini del calcolo le pareti di laterizio cassero,  sempre
che  sia  assicurata  l'aderenza  fra  i  due materiali. La larghezza
collaborante  va  determinata  in  conformita'  al  punto  5.5;   per
produzioni  di  serie in stabilimento di pannelli solaio completi, la
larghezza   collaborante   potra'   essere   determinata    con    la
sperimentazione di cui al punto 4.4.
7.1.4.6. Armatura trasversale.
   Per  i solai con nervatura gettata o completata in opera e di luce
superiore a 4,50 m o quando sia sensibile il comportamento a  piastra
o   quando  agiscano  carichi  concentrati  che  incidano  in  misura
considerevole sulle sollecitazioni  di  calcolo,  si  deve  prevedere
all'estradosso una soletta gettata in opera di spessore non inferiore
a  4  cm  munita di adeguata armatura delle solette o nelle eventuali
nervature pari  almeno  a  3  *  6  al  metro  o  al  20%  di  quella
longitudinale nell'intradosso del solaio.
   Particolare  attenzione  deve  essere  dedicata  alla sicurezza al
distacco di parti laterizie, specialmente  in  dipendenza  di  sforzi
trasversali anche di carattere secondario.
   In   assenza   di  soletta  in  calcestruzzo  (solaio  rasato)  e'
necessaria l'adozione di almeno una nervatura  trasversale  per  luci
superiori a 4,5 m. Nel caso di produzione di serie in stabilimento di
pannelli  solaio  completi,  la capacita' di ripartizione trasversale
potra' essere garantita anche a mezzo di  altri  dispositivi  la  cui
efficacia e' da dimostrarsi con idonee prove sperimentali.
7.1.4.7. Armatura longitudinale.
   L'armatura longitudinale deve essere superiore a:
            As min (maggiore o pari) 0,07 h cm2 al metro
ove h e' l'altezza del solaio espressa in cm.
7.1.4.8. Armatura per il taglio.
   Nelle  condizioni  previste in 4.2.2.2. puo' non disporsi armatura
per il taglio.
   Quando invece occorre far ricorso ad una armatura per  il  taglio,
non e' ammesso tener conto della collaborazione delle pareti laterali
di   laterizio   ai   fini  della  valutazione  della  sollecitazione
tangenziale (tau)c1.
7.1.5.   ESECUZIONE.
7.1.5.1. Protezione delle armature.
   Nei  solai,  la  cui  armatura  e'  collocata  entro  scanalature,
qualunque  superficie  metallica  deve  risultare  contornata in ogni
direzione da uno spessore minimo di 5 mm di malta cementizia.
   Per armatura collocata entro nervatura, le  dimensioni  di  questa
devono essere tali da consentire il rispetto dei seguenti limiti:
   - distanza netta tra armatura e blocco (superiore o pari) 8 mm;
   -  distanza  netta  tra armatura ed armatura (superiore o pari) 10
mm.
7.1.5.2. Bagnatura degli elementi.
   Prima  di  procedere   ai   getti   i   laterizi   devono   essere
convenientemente bagnati.
7.1.5.3. Caratteristiche degli impasti per elementi prefabbricati.
   Devono  impiegarsi  malte  cementizie  con dosature di legante non
minori a 450 kg/m3 di cemento e conglomerati  con  Rck  (superiore  o
pari) 25 N/mm2.
7.1.5.4. Blocchi.
   Gli  elementi  con  rilevanti  difetti  di  origine  o danneggiati
durante la movimentazione dovranno essere eliminati.
7.1.5.5. Allineamenti e forzature.
   Si dovra' curare il corretto allineamento dei blocchi evitando  la
forzatura dei blocchi interposti tra i travetti prefabbricati.
7.1.5.6. Conglomerati per i getti in opera.
   Si  dovra'  studiare  la composizione del getto in modo da evitare
rischi di segregazione o la  formazione  di  nidi  di  ghiaia  e  per
ridurre l'entita' delle deformazioni differite.
   Il diametro massimo degli inerti impiegati non dovra' superare 1/5
dello  spessore  minimo  delle nervature ne' la distanza netta minima
tra le armature.
   Il getto deve essere costipato in modo da garantire l'avvolgimento
delle armature e l'aderenza sia con i blocchi sia con eventuali altri
elementi prefabbricati.
7.1.5.7. Modalita' di getto.
   Per  rendere  efficace quanto indicato ai punti precedenti occorre
con opportuni provvedimenti eliminare il rischio di arresto del getto
al livello delle armature.
7.1.5.8. Solidarizzazione tra intonaci e superfici di intradosso.
   Qualora  si  impieghino  materiali  d'intonaco  cementizi   aventi
resistenza  caratteristica  a  trazione superiore ad 1 N/mm2 dovranno
adottarsi spessori inferiori  ad  1  cm  o  predisporre  armature  di
sostegno e diffusione opportunamente ancorate nelle nervature.
7.1.6.         DISPOSIZIONI  AGGIUNTIVE  PER  I  TRAVETTI  DI  SOLAIO
PRECOMPRESSI PREFABBRICATI PER LA REALIZZAZIONE DI SOLAI CON  BLOCCHI
IN LATERIZIO.
7.1.6.1. Elementi con armatura pre-tesa.
   Per   elementi   con   armatura  pre-tesa  e'  ammessa  la  deroga
all'obbligo di disporre la staffatura minima prevista al punto 5.4.2.
7.1.6.2. Criteri di calcolo.
   Per la sezione in campata, oltre alle verifiche agli stati  limite
fondate  sul calcolo sono anche ammesse verifiche fondate su prove di
elementi prefabbricati di serie secondo quanto indicato al punto 4.4.
   Per le strutture parzialmente gettate in opera puo'  omettersi  la
staffatura  di  collegamento  quando la tensione tangenziale media in
esercizio per combinazioni rare tra  l'elemento  prefabbricato  e  il
conglomerato  gettato  in  opera risulti inferiore a 0,3 N/mm2 per le
superfici di contatto lisce e 0,45 N/mm2 per superfici scabre.
   In corrispondenza al lembo superiore dei travetti sono  consentite
in esercizio trazioni pari a fctm definite al punto 2.1.2.
7.1.6.3. Getti in opera.
   I  travetti  privi  di  armature  a taglio devono essere integrati
sugli appoggi da getti in opera armati  secondo  quanto  previsto  al
punto  7.0. a), ultimo capoverso, salvo che per gli elementi di solai
di copertura poggianti su travi e dotati  di  adeguata  lunghezza  di
appoggio.
   Tali   collegamenti,   se   destinati  ad  assicurare  continuita'
strutturale agli  appoggi,  dovranno  essere  verificati  secondo  le
disposizioni  relative  al  conglomerato  cementizio  armato normale,
verificando altresi' le condizioni di aderenza fra getti in  opera  e
travetti, secondo i criteri indicati in 7.1.6.2.
7.2.     Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p.
e blocchi diversi dal laterizio.
7.2.1.   CLASSIFICAZIONE E PRESCRIZIONI GENERALI.
   I  blocchi  con  funzione  principale  di  alleggerimento, possono
essere  realizzati  anche  con  materiali   diversi   dal   laterizio
(calcestruzzo   leggero  di  argilla  espansa,  calcestruzzo  normale
sagomato, materie plastiche, elementi organici mineralizzati ecc.).
   Il materiale dei blocchi deve essere stabile dimensionalmente.
   Ai fini statici  si  distinguono  due  categorie  di  blocchi  per
solaio:
   a) blocchi collaboranti;
   b) blocchi non collaboranti.
   Salvo  contraria  indicazione  nel seguito valgono le prescrizioni
generali e le prescrizioni di progettazione e di esecuzione riportate
in 7.1.
7.2.2.   BLOCCHI COLLABORANTI.
   Devono  avere  modulo elastico superiore a 8 kN/mm2 ed inferiore a
25 kN/mm2.
   Devono essere totalmente compatibili con il conglomerato  con  cui
collaborano  sulla  base  di  dati  e  caratteristiche dichiarate dal
produttore e verificate dalla Direzione dei lavori. Devono soddisfare
a tutte le caratteristiche fissate nel paragrafo 7.1. per  i  blocchi
in laterizio di cui al punto 7.1.1.b).
7.2.3.   BLOCCHI NON COLLABORANTI.
   Devono  avere  modulo  elastico  inferiore  ad 8 kN/mm2 e svolgere
funzioni di solo alleggerimento.
   Solai con blocchi non collaboranti richiedono necessariamente  una
soletta  di  ripartizione,  dello  spessore  minimo  di  4 cm, armata
opportunamente  e  dimensionata  per  la  flessione  trasversale.  Il
profilo  e le dimensioni dei blocchi devono essere tali da soddisfare
le prescrizioni dimensionali imposte nel paragrafo 7.1. per i blocchi
in laterizio non collaboranti.
7.2.4.   RESISTENZA AL PUNZONAMENTO.
   In assenza di  cassero  continuo  inferiore  durante  la  fase  di
armatura  e  getto i blocchi di qualunque tipo devono resistere ad un
carico concentrato, applicato al centro della  faccia  superiore  (su
un'area di 5 X 5 cm2), non inferiore a 1,5 kN.
   La prova va effettuata secondo le modalita' indicate nell'Allegato
7.
7.2.5.   VERIFICHE DI RISPONDENZA.
   Le  caratteristiche dei blocchi devono essere controllate mediante
prove  certificate  da  Laboratori   Ufficiali   secondo   le   norme
dell'Allegato 7, con frequenza almeno annuale.
7.2.6.   SPESSORI MINIMI.
   Per  tutti  i  solai, cosi' come per i componenti collaboranti, lo
spessore delle singole parti di calcestruzzo contenenti  armature  di
acciaio non potra' essere inferiore a 4 cm.
7.3.          Norme  complementari  relative  ai solai realizzati con
l'associazione di elementi in c.a. e c.a.p. prefabbricati con  unioni
e/o getti di completamento.
   Oltre  a  quanto  indicato nei precedenti capitoli (vedi paragrafi
precedenti 7.0., 7.1. e 7.2. in quanto applicabili ed in  particolare
7.1.6.  per  elementi  precompressi) devono essere tenute presenti le
seguenti norme complementari.
7.3.1.   SOLIDARIZZAZIONE TRA GLI ELEMENTI DI SOLAIO.
   Ove si debba garantire il comportamento del solaio a piastra  o  a
diaframma,  e'  prescritto  un  collegamento  trasversale  discreto o
continuo tra strisce di solaio accostate.
7.3.2.   ALTEZZA MINIMA DEL SOLAIO.
   L'altezza minima del solaio va determinata  con  riferimento  alle
dimensioni  finali  di  esercizio  e non riguarda le dimensioni degli
elementi componenti nelle fasi di costruzione.
   L'altezza minima non puo' essere inferiore ad 8 cm.
   Nel caso di solaio vincolato in semplice appoggio monodirezionale,
il rapporto tra luce di calcolo del  solaio  e  spessore  del  solaio
stesso non deve essere superiore a 25.
   Per  solai  costituiti  da  pannelli  piani, pieni od alleggeriti,
prefabbricati precompressi (tipo III), senza soletta integrativa,  in
deroga  alla  precedente limitazione, il rapporto sopra indicato puo'
essere portato a 35.
   Per  i  solai  continui,  in  relazione  al  grado d'incastro o di
continuita' realizzato agli estremi,  tali  rapporti  possono  essere
incrementati fino ad un massimo del 20%.
   E' ammessa deroga alle prescrizioni di cui sopra qualora i calcoli
condotti  con  riferimento  al  reale  comportamento  della struttura
(messa  in  conto  dei  comportamenti  non   lineari,   fessurazione,
affidabili  modelli  di previsione viscosa, ecc.) anche eventualmente
integrati da idonee sperimentazioni  su  prototipi,  documentino  che
l'entita'  delle  frecce  istantanee e a lungo termine non superino i
limiti seguenti:
   a) freccia istantanea dovuta alle azioni permanenti Gk e  a  tutte
quelle variabili Qik
                                                1
                      fist (inferiore o pari) ------
                                               1000
   b)  freccia a tempo infinito dovuto alle azioni permanenti Gk e ad
1/3 di tutte quelle variabili Qik
                                                        1
                      f(infinito) (inferiore o pari) -----
                                                      500
   Le deformazioni devono risultare in ogni caso compatibili  con  le
condizioni  di  esercizio  del solaio e degli elementi costruttivi ed
impiantistici ad esso collegati.
7.3.3.   SOLAI ALVEOLARI.
   Per i solai  alveolari,  per  elementi  privi  d'armatura  passiva
d'appoggio,  il  getto  integrativo deve estendersi all'interno degli
alveoli interessati dall'armatura aggiuntiva  per  un  tratto  almeno
pari  alla  lunghezza  di  trasferimento  della precompressione. Vale
anche quanto indicato al 7.1.6.
7.3.4.   SOLAI CON GETTO DI COMPLETAMENTO.
   La soletta gettata in opera deve avere uno spessore non  inferiore
a  4  cm  ed  essere  dotata di una armatura di ripartizione a maglia
incrociata.
                             Sezione III
       EUROCODICE 2 - UNI ENV 1992-1-1: criteri e prescrizioni
8. PRESCRIZIONI SPECIFICHE SU  SINGOLI  PUNTI  DELLA  NORMA  UNI  ENV
1992-1-1.
   L'uso  della  norma  UNI  ENV  1992-1-1 Eurocodice 2 Progettazione
delle strutture di calcestruzzo Parte 1-1: Regole generali  e  regole
per  gli  edifici, e' ammesso purche' vengano seguite le prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive riportate in  questa  Sezione,
oltre  a  quanto riportato nella Sezione I e nella Parte Generale. Le
appendici della norma UNI ENV 1992-1-1 non hanno valore prescrittivo.
   Per facilita' di riferimento e' stata adottata qui di  seguito  la
stessa   numerazione   dei  paragrafi  dell'UNI  ENV  1992-1-1.  Sono
riportati quei punti nei quali  sono  state  introdotte  prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive.
   Per le norme complementari relative ai solai vale quanto riportato
nella Sezione II.
2.3.3.1.  Fattori di sicurezza parziali per le azioni su strutture di
edifici.
   Al paragrafo (8) la formula (2.8(b)) e' sostituita dalla seguente:
VEDI FORMULA A PAG. 68
2.3.3.2. Fattori di sicurezza parziali per i materiali.
   Il prospetto 2.3 e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 2.3.
    Fattori di sicurezza parziali per le proprieta' dei materiali
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
| Combinazione      |  Calcestruzzo      |  Acciaio per c.a. o      |
|                   |                    |  per precompressione     |
|                   |      (gamma)c      |      (gamma)s            |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Fondamentale      | 1,5 per c.a.p.     |             1,15         |
|                   |                    |                          |
|                   | 1,6 per c.a. e c.a.|                          |
|                   | con precompressione|                          |
|                   | parziale           |                          |
|                   |                    |                          |
| Eccezionale       | 1,3                |             1,0          |
| (eccetto sisma)   |                    |                          |
|___________________|____________________|__________________________|
2.5.1.3. Imperfezioni.
   Al  paragrafo  (4) il primo valore incasellato 1/400 e' sostituito
con il valore: 1/200
2.5.2.1. Modelli strutturali per l'analisi globale.
   Il paragrafo (5) si riferisce ai  solai  a  blocchi  per  i  quali
ammette  una  soletta  di  soli  40  mm  come  il  punto 7 Parte I ed
all'Allegato 7 del presente decreto ai quali si rimanda.
   2.5.3.7.2. Mensole.
   Al paragrafo (4) il valore incasellato 0,2 Fv  e'  sostituito  con
0,1 Fv.
3.1.     Calcestruzzo.
   L'intero punto e' sostituito dal punto 2.1. Parte I con i relativi
Allegati 1 e 2 del presente decreto.
3.2.     Acciai per armature.
   L'intero  punto  3.2.  e'  sostituito dal punto 2.2. Parte I con i
relativi Allegati 4, 5, e 6 del presente decreto. A tale punto  ed  a
tali  allegati  si  fara' riferimento per qualsiasi richiamo dell'UNI
ENV 1992-1-1 a proprieta' degli acciai da armatura.
   Si  precisa  che  gli  acciai  Feb22K  -  32k  -  38  -  44k  sono
classificabili  come  acciai  convenzionalmente definiti dall'UNI ENV
1992-1-1 di "alta duttilita'" (H), mentre i fili trafilati,  le  reti
ed i tralicci sono classificabili come acciai di "duttilita' normale"
(N).
3.3.     Acciai per precompressione.
   L'intero  punto  e'  sostituito  dal  punto  2.3.  Parte  I con il
relativo Allegato 3 del presente decreto.
3.4.     Dispositivi di precompressione.
   Il contenuto di questo  punto  e'  indicativo.  Operativamente  si
rinvia alla Sezione II, punto 4.3.4.1.
4.1.3.3. Copriferro.
   Al  paragrafo  (9) il primo valore incasellato 75 mm e' sostituito
con il valore: 60 mm.
   Il Prospetto 4.2. e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 4.2.
          Ricoprimenti minimi delle armature richiesti per
             calcestruzzi di massa volumica normale (1)
 ___________________________________________________________________
|                     |Classe di esposizione definita nel Prospetto |
|                     |4.1.                                         |
|                     |_____________________________________________|
|                     | 1 | 2a | 2b | 3 | 4a| 4b| 5a| 5b (3)| 5c (4)|
|_____________________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
|           |         |   |    |    |   |   |   |   |       |       |
| copriferro| barre di|   |    |    |   |   |   |   |       |       |
| minimo    | armatura|15 | 20 | 25 | 35| 35| 35| 25|   30  |  40   |
|           |_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
| (mm)      | acciaio |   |    |    |   |   |   |   |       |       |
|  (2)      | da prec.|20 | 30 | 35 | 40| 40| 40| 35|   35  |  45   |
|___________|_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
   Si rammenta di tener presenti le note (1), (2), (3), (4) riportate
nel Prospetto 4.2. e richiamate nel Prospetto sopra riportato.
   Si  ricorda  inoltre  che il punto 4.1.3.3.P (4) prescrive che "il
copriferro deve essere aumentato, per tener conto  della  tolleranza,
di  una  quantita'  (delta  maiuscolo) h che dipende dal tipo e dalla
dimensione dell'elemento strutturale, dal tipo  di  costruzione,  dal
livello  di  preparazione professionale in cantiere e di controllo di
qualita', e dalla disposizione delle armature. Il risultato  ottenuto
rappresenta   il   copriferro  nominale  richiesto  che  deve  essere
specificato sui disegni".
   4.2.3.5.6. Zone di ancoraggio di elementi pre-tesi.
   Il Prospetto 4.7. e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 4.7.
 Fattore (beta)b da considerare per la lunghezza di trasmissione di
                           trefoli e fili
      (lisci (*) o improntati) in relazione alla resistenza del
                            calcestruzzo
                    al momento del trasferimento
 ___________________________________________________________________
|                                   |    |    |    |    |    |      |
| Resistenza reale del calcestruzzo | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50   |
| al trasferimento (N/mm2)          |    |    |    |    |    |      |
|___________________________________|____|____|____|____|____|______|
|       | Trefoli e fili lisci (*)  |    |    |    |    |    |      |
|       | o improntati              | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50   |
|(beta)b|___________________________|____|____|____|____|____|______|
|       |                           |    |    |    |    |    |      |
|       | Fili nervati              | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50   |
|_______|___________________________|____|____|____|____|____|______|
(*) I fili lisci nelle strutture  precompresse  ad  armature  pretese
sono esclusi.
4.3.2.3.   Elementi   che  non  richiedono  armature  a  taglio  (Vsd
(inferiore o pari) VRd1).
   Il  prospetto  4.8.  e'  completato  con  i  valori   di   (tau)Rd
corrispondenti a (gamma)c = 1,6 con l'aggiunta di una seconda riga di
valori:
                           Prospetto 4.8.
  Valori di (taf)Rd (N/mm2) con (gamma)c = 1,5 e 1,6 e per diverse
                     resistenze del calcestruzzo
 ___________________________________________________________________
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| fck                 | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50  |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| (gamma)c = 1,50     |0,18|0,22|0,26|0,30|0,34|0,37|0,41|0,44|0,48 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| (gamma)c = 1,60     |0,17|0,21|0,24|0,28|0,32|0,35|0,38|0,41|0,45 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
   4.3.2.4.4. Metodo dell'inclinazione variabile del traliccio.
   Al  paragrafo  (1)  la prima limitazione per (theta) e' sostituita
dalla seguente:
      1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0
e la seconda, alla seguente:
      1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0
4.3.3.1. Torsione pura
   Al paragrafo (6) la limitazione (4.42) per (theta)  e'  sostituita
dalla seguente:
1,0 8inferiore o pari) cat (theta) (inferiore o pari) 2,0
   4.3.4.2.1. Area caricata
   Al  paragrafo (1), capoverso a), terzo rigo, il valore incasellato
11d e' sostituito con il valore: 10 d.
4.3.5.   STATI LIMITE ULTIMI INDOTTI DA DEFORMAZIONE DELLA  STRUTTURA
(INSTABILITA').
   Si  segnala  che  l'estensione  della trattazione dei problemi del
secondo ordine a un gran numero di casi particolari  comporta  alcune
incompletezze  nella  definizione  dei  limiti di validita' di taluni
metodi semplificati. Mentre quindi il testo e' da considerarsi valido
per quanto attiene ai principi generali e alle applicazioni correnti,
si  raccomanda  cautela  particolare  nell'applicazione  dei   punti:
4.3.5.3.3.(3) - 4.3.5.5.3.(2) (formula (4.62)) - 4.3.5.5.3.(4). (6) -
4.3.5.6.4.,  nonche'  nell'uso  della  formula  (4.69)  con snellezze
minori di 35.
4.4.1.1. Considerazioni di base.
   L'intero punto e' sostituito dal seguente testo:
   P(1) Tensioni di compressione elevate nel calcestruzzo in presenza
di carichi di esercizio possono favorire  la  formazione  di  fessure
longitudinali  e  determinare  o microfessurazioni nel calcestruzzo o
livelli di viscosita' maggiori di quelli previsti.  Elevate  tensioni
nell'acciaio  possono  condurre  a  fessure  ampie  e permanentemente
aperte. Tali fenomeni possono ridurre la durabilita' delle opere.
   I valori  delle  tensioni  del  calcestruzzo  e  dell'acciaio,  da
confrontare  con i corrispondenti valori limite, debbono tener conto,
se del caso, degli stati coattivi.
   (2) Limiti imposti alle tensioni  normali  di  compressione  nelle
strutture in c.a.
   a)  Per  le  strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1. devono essere  rispettati  i
seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
   - combinazione di carico rara 0,50 fck;
   - combinazione di carico quasi permanente 0,40 fck.
   Particolare   attenzione   nella  limitazione  delle  tensioni  in
esercizio  va  rivolta  quando  si  riconosca  l'esistenza   di   una
particolare  incertezza  del modello strutturale adottato, e/o quando
sussista  una  significativa  alternanza  delle   sollecitazioni   in
esercizio  nella  stessa sezione, anche se le strutture sono riferite
alle classi 1 o 2 del Prospetto 4.1.
   Del pari particolare attenzione si deve  porre  nella  limitazione
delle  tensioni in esercizio per sollecitazione a pressoflessione con
prevalenza di sforzo normale per la conseguente limitata duttilita'.
   b) Per le strutture o parti di strutture esposte  ad  ambiente  di
cui  alle  classi 1 e 2 del Prospetto 4.1. devono essere rispettati i
seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
   tensioni di compressione
   - combinazione di carico rara 0,60 fck;
   - combinazione di carico quasi permanente 0,45 fck.
   (3) Limiti imposti alle tensioni  normali  di  compressione  nelle
strutture in c.a.p.
   Per  le  strutture  in c.a.p. debbono essere rispettati i seguenti
limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
   - all'atto della precompressione 0,60 fckj, dove fckj e' il valore
caratteristico  della  resistenza  a  compressione   cilindrica   del
calcestruzzo all'atto della precompressione;
   - in servizio:
   a)  per  le  strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1.:
   - per combinazione di carico rara: 0,50 fck;
   - per combinazione di carico quasi permanente: 0,40 fck;
   b) per le strutture o parti di strutture esposte  ad  ambiente  di
cui alle classi 1 e 2 del Prospetto 4.1.:
   - per combinazione di carico rara: 0,60 fck;
   - per combinazione di carico quasi permanente: 0,45 fck.
   Valgono  inoltre  gli stessi avvertimenti contenuti nel precedente
punto (2).
   (4) Limiti per le tensioni di trazione nell'acciaio:
   a) per le armature ordinarie la massima tensione di trazione sotto
la combinazione di carichi rara non deve superare 0,70 fyk;
   b)  per  le  armature  di  precompressione,  (tenendo  conto,  ove
occorra,  degli  stati  coattivi),  non si devono superare i seguenti
limiti:
   - all'atto della precompressione valgono i limiti di cui al  punto
4.3.4.9. della Parte I del presente decreto;
   -  a  perdite  avvenute,  per combinazioni rare, 0,60 fpk (tenendo
conto anche dell'incremento di tensione dovuto ai carichi).
4.4.1.2. Metodi per la verifica delle tensioni.
   L'intero punto e' sostituito dal seguente testo:
   P(1) Nella verifica delle tensioni e' necessario  considerare,  se
del   caso,  oltre  agli  effetti  dei  carichi  anche  quelli  delle
variazioni  termiche,  della  viscosita',   del   ritiro,   e   delle
deformazioni imposte aventi altre origini.
   (2)  Le tensioni debbono essere verificate adottando le proprieta'
geometriche  della  sezione  corrispondente   alla   condizione   non
fessurata  oppure  a  quella  completamente  fessurata, a seconda dei
casi.
   (3) In generale deve, di regola, essere assunto lo stato fessurato
se la massima tensione di  trazione  nel  calcestruzzo  calcolata  in
sezione  non  fessurata  sotto  la combinazione di carico rara supera
fctm (vedere Prospetto 3.1.).
   (4) Quando si adotta  una  sezione  non  fessurata,  si  considera
attiva  l'intera  sezione  di calcestruzzo, e si considerano in campo
elastico  sia  a  trazione  che  a  compressione  il  calcestruzzo  e
l'acciaio.
   (5)  Quando  si  adotta la sezione fessurata, il calcestruzzo puo'
essere considerato elastico in compressione, ma incapace di sostenere
alcuna trazione (nel  calcolo  delle  tensioni  secondo  le  presenti
regole  non  va  di  norma  tenuto  conto  - nelle verifiche locali -
dell'effetto irrigidente del calcestruzzo teso dopo fessurazione).
   (6) In  via  semplificativa  si  puo'  assumere  il  comportamento
elastico-lineare    e    per   le   armature   il   coefficiente   di
omogeneizzazione con il valore convenzionale n = 15.
4.4.2.2. Aree minime di armatura.
   Al paragrafo (3), nella definizione di (sigma)s di cui  alla  for-
mula  (4.78),  il valore incasellato 100% e' sostituito con il valore
90%.
5.2.2.2. Tensione ultima di aderenza.
   Il Prospetto 5.3. e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 5.3.
  Valori di calcolo di fbd (N/mm2) per condizioni di buona aderenza
   (questi valori tengono conto di un fattore (gamma)c pari a 1,6)
 ___________________________________________________________________
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| fck                 | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50  |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| Barre lisce         |0,8 |0,9 |1,0 |1,1 |1,2 |1,3 |1,4 |1,5 |1,6  |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| Barre ad. migl. con |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| * =< 32 mm reti     |1,5 |1,8 |2,1 |2,5 |2,8 |3,1 |3,5 |3,8 |4,0  |
| elettrosaldate di   |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| fili nervati        |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
   5.4.2.1.1. Massima e minima percentuale di armatura.
   Al paragrafo (2) il valore incasellato 0,04 Ac e'  sostituito  con
il valore: 0,03 Ac.
   5.4.3.2.1. Generalita'.
   Al  paragrafo  (4)  il primo valore incasellato 1,5 h (inferiore o
pari) 350 mm e' sostituito con il valore: 2,0 h  (inferiore  o  pari)
350  mm ed il secondo valore incasellato 2,5 h (inferiore o pari) 400
mm e' sostituito con il valore: 3,0 h (inferiore o pari) 400 mm.
6.2.2.   TOLLERANZE RIGUARDANTI LA SICUREZZA STRUTTURALE.
   La formula (6.2) e' sostituita dalla seguente:
      per l = 600 mm; (delta maiuscolo)l = (piu' o meno) 15 mm
7.6.6.   CONTROLLI DI CONFORMITA'.
   Per  quanto  concerne  i  requisiti  dei  materiali costituenti il
calcestruzzo e i controlli sul conglomerato valgono gli Allegati 1  e
2 del presente decreto.
                              Parte II
                               ACCIAIO
SIMBOLOGIA
A - Simboli
  A                 area
  E                 modulo di elasticita' longitudinale
  F                 azioni in generale
  G                 azioni permanenti; modulo di elasticita'
                    tangenziale
  I                 momento di inerzia
  M                 momento flettente
  N                 forza normale
  Q                 azioni variabili
  S                 effetto delle azioni (sollecitazione agente)
  T                 momento torcente; temperatura
  V                 forza di taglio
  W                 modulo di resistenza
  a                 distanza, dimensione geometrica, larghezza della
                    sezione di gola dei cordoni di saldatura
  d                 diametro
  e                 eccentricita'
  f                 resistenza di un materiale
  h                 altezza
  i                 raggio di inerzia
  l                 lunghezza di un elemento
  p                 passo; interasse dei chiodi e dei bulloni
  r                 raggio
  s                 scarto quadratico medio
  t                 spessore
  v                 spostamento verticale
  (alfa)            coefficiente di dilatazione lineare termica
  (beta)            coefficiente caratteristico di vincolo
  (gamma)           coefficiente di sicurezza nel metodo degli stati
                    limite ultimi ((gamma)m per i materiali,
                    (gamma)f per le azioni)); peso specifico
  (delta)           coefficiente di variazione
  (epsilon)         dilatazione
  (mi)              coefficiente di attrito
  (ni)              coefficiente di Poisson
  (lamda)           snellezza
  (sigma)           tensione normale
  (tau)             tensione tangenziale
  (omega)           coefficiente di amplificazione dei carichi nel
                    carico di punta
  (sigma maiuscolo) sommatoria
B - Indici
  b                 bullone; chiodo
  c                 compressione
  d                 valore di calcolo
  f                 attrito
  g                 carico permanente
  k                 valore caratteristico
  l                 longitudinale; lineare
  m                 valore medio; materiale; momento flettente
  n                 sforzo normale
  p                 puntuale
  q                 carico variabile
  t                 trazione; torsione; rottura
  u                 ultimo (stato limite)
  w                 anima
  (epsilon)         deformazione
  y                 snervamento
C - Indici speciali
  id                ideale
  red               ridotto
  res               resistente
  rif               rifollamento
 _|                 ortogonale
 ||                 parallelo
D - Simboli ricorrenti
  (sigma)1,
  (sigma)2,
  (sigma)3          componenti di tensione nel riferimento principale
  (sigma)x,
  (sigma)y,
  (sigma)z, (tau)xy,
  (tau)xz           componenti di tensione nel riferimento generico
  (sigma)b, (tau)b  tensione normale e tangeziale nei chiodi e nei
                    bulloni
  (sigma)id         tensione ideale
  (sigma)c          tensione massima sopportabile da aste compresse
                    in campo elastico-plastico
  (sigma)rif        tensione di rifollamento
  (sigma)_|,        componenti di tensione nel riferimento
  (sigma)||,        convenzionale riferito al giunto saldato
  (taf) _|, (tau)||
  (epsilon)t        allungamento percentuale a rottura
  fd                resistenza di calcolo
  fy                tensione di snervamento
  ft                tensione di rottura
  Ares              area resistente
  Ff                forza trasmissibile per attrito
  Ff,rid            forza trasmissibile per attrito ridotta
  Nb                forza normale di trazione nel gambo delle viti
                              Sezione I
                   Prescrizioni generali e comuni
1.       OGGETTO.
   Formano  oggetto  delle  presenti  norme le costruzioni di acciaio
relative ad opere di ingegneria  civile,  eccettuate  quelle  per  le
quali vige una regolamentazione apposita a carattere particolare.
   I  dati sulle azioni da considerare nei calcoli sono quelli di cui
alle norme tecniche "Criteri generali per la  verifica  di  sicurezza
delle   costruzioni   e  dei  carichi  e  sovraccarichi"  emanate  in
applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
   Nell'ambito di una stessa struttura  non  e'  consentito  adottare
regole  progettuali  ed  esecutive  provenienti parte dalla sez. II e
parte dalla sez. III ovvero in parte derivanti  dall'uso  del  metodo
delle tensioni ammissibili.
   Nella  progettazione  si  possono  adottare  metodi  di verifica e
regole di dimensionamento diversi da quelli contenuti nelle  presenti
norme  tecniche  (Sez.  II  o  Sez.  III)  purche' fondati su ipotesi
teoriche  e  risultati  sperimentali  scientificamente  comprovati  e
purche'  venga  conseguita  una  sicurezza non inferiore a quella qui
prescritta.
   Nella progettazione  si  possono  adottare  i  metodi  di  calcolo
indicati  nella CNR 10011-86 "Costruzioni di acciaio - Istruzioni per
il calcolo, l'esecuzione, il collaudo e la manutenzione"  (Bollettino
Ufficiale CNR - XXVI - n. 164 - 1992).
2.       MATERIALI E PRODOTTI.
2.0.     Generalita'.
   Le  presenti  norme prevedono l'impiego degli acciai denominati Fe
360, Fe 430, Fe 510 dei quali, ai punti successivi, vengono precisate
le caratteristiche.
   E' consentito l'impiego di  tipi  di  acciaio  diversi  da  quelli
previsti  purche'  venga  garantita  alla  costruzione,  con adeguata
documentazione teorica e sperimentale, una sicurezza  non  minore  di
quella prevista dalle presenti norme.
   Per  l'accertamento  delle caratteristiche meccaniche indicate nel
seguito, il prelievo dei saggi, la posizione nel pezzo  da  cui  essi
devono   essere  prelevati,  la  preparazione  delle  provette  e  le
modalita' di prova saranno rispondenti alle prescrizioni delle  norme
UNI  EU  18  (dicembre 1980), UNI 552 (ottobre 1986), UNI EN 10002/1a
(gennaio 1992), UNI EN 10025 (febbraio 1992).
   Le  presenti  norme non riguardano gli elementi di lamiera grecata
ed i profilati formati  a  freddo,  ivi  compresi  i  profilati  cavi
saldati  non  sottoposti  a  successive  deformazioni  o  trattamenti
termici; valgono, tuttavia, per essi, i criteri  e  le  modalita'  di
controllo  riportati  nell'Allegato  8,  relativamente alle lamiere o
nastri d'origine. Per essi si possono adottare i  metodi  di  calcolo
indicati  nella  norma  CNR-10022-84  "Profilati  d'acciaio formati a
freddo - Istruzioni  per  l'impiego  nelle  costruzioni"  (Bollettino
Ufficiale  C.N.R. - XXII - n. 126 - 1988) oppure altri metodi fondati
su ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.
   Potranno inoltre essere impiegati materiali e prodotti conformi ad
una norma armonizzata o ad un benestare tecnico  europeo  cosi'  come
definiti  nella  Direttiva  89/106/CEE,  ovvero conformi a specifiche
nazionali dei Paesi della Comunita' europea, qualora dette specifiche
garantiscano un livello di sicurezza equivalente e tale da soddisfare
i requisiti essenziali della Direttiva 89/106/CEE.  Tale  equivalenza
sara'  accertata  dal Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.1.     Acciaio laminato.
   Gli acciai di uso generale laminati a caldo, in profilati,  barre,
larghi   piatti,   lamiere  e  profilati  cavi  (anche  tubi  saldati
provenienti da nastro laminato a caldo), dovranno appartenere  a  uno
dei seguenti tipi:
                               Fe 360
                               Fe 430
                               Fe 510
aventi le caratteristiche meccaniche indicate al punto 2.1.1.
   Gli   acciai  destinati  alle  strutture  saldate  dovranno  anche
corrispondere alle prescrizioni del punto 2.3.
2.1.1.   CARATTERISTICHE MECCANICHE.
   I valori di ft e fy indicati nei prospetti 1-II  e  2-II  sono  da
intendersi  come  valori  caratteristici, con frattile di ordine 0,05
(vedasi Allegato 8).
2.1.1.1. Profilati, barre, larghi piatti, lamiere.
                           PROSPETTO 1-II
 ___________________________________________________________________
|        |        |                          |       |       |      |
|Simbolo | Simbolo| Caratteristica o         |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510|
|adottato|  UNI   | parametro                | (1)   | (1)   | (1)  |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| ft     | Rm     |tensione (carico unitario)| (2)   | (3)   | (4)  |
|        |        |di rottura a trazione     |       |       |      |
|        |        |(N/mm2)                   | >= 340| >= 410| >=490|
|        |        |                          | =< 470| =< 560| =<630|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| fy     | Re     |tensione (carico unitario)| (5)   | (6)   | (7)  |
|        |        |di snervamento (N/mm2)    | >= 235| >= 275| >=355|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |               |          |       |       |      |
|        |        |               | B   +20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        |               |__________|_______|_______|______|
|        |        |               |          |       |       |      |
| KV     | KV     | Resilienza KV | C     0 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        | (J)           |__________|_______|_______|______|
|        |        |     (8)       |          |       |       |      |
|        |        |               | D   -20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        |               |__________|_______|_______|______|
|        |        |               |          |       |       |      |
|        |        |               | DD  -20 C|  --   |  --   | >= 40|
|________|________|_______________|__________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        | Allungamento % a rottura |       |       |      |
|        |        | (VEDI FORMULA)           |       |       |      |
|epsilon |   A    | - per lamiere            | >= 24 | >= 20 | >= 20|
|t       |  min.  |                          |  (9)  |   (9) |  (9) |
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        | - per barre, laminati    | >= 26 | >= 22 | >= 22|
|        |        |   mercantili, profilati, |  (10) |  (10) | (10) |
|        |        |   larghi piatti          |       |       |      |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
   (1)  Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe 360,
Fe 430 ed Fe 510 nei gradi B, C, D e DD della UNI EN 10025  (febbraio
1992),   anche   altri   tipi  di  acciai  purche'  rispondenti  alle
caratteristiche indicate in questo prospetto.
   (2) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
   (3) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
   (4) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
   (5) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori maggiori di  16  mm  fino  a  40  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2.
   (6) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori maggiori di  16  mm  fino  a  40  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  63  mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2;
   per spessori maggiori di  63  mm  fino  a  80  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 30 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  80  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 40 N/mm2.
   (7) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori maggiori di  16  mm  fino  a  40  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  63  mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2;
   per spessori maggiori di  63  mm  fino  a  80  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 30 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  80  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 40 N/mm2.
   (8) Per spessori maggiori di 10 mm fino a 100 mm.
   (9) Da provette trasversali per lamiere, nastri  e  larghi  piatti
con larghezza (superiore o pari) 600 mm;
   per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  63  mm e' ammessa la
riduzione di 1 punto;
   per spessori maggiori di 63  mm  fino  a  100  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 2 punti.
   (10)  Da  provette  longitudinali  per barre, laminati mercantili,
profilati e larghi piatti con larghezza (inferiore) 600 mm;
   per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm;
   per spessori maggiori di  40  mm  fino  a  63  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 1 punto;
   per  spessori  maggiori  di  63  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 2 punti.
2.1.1.2. Profilati cavi.
                           PROSPETTO 2-II
 ___________________________________________________________________
|        |        |                          |       |       |      |
|Simbolo | Simbolo| Caratteristica o         |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510|
|adottato|  UNI   | parametro                | (1)   | (1)   | (1)  |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| ft     | Rm     |Tensione (carico unitario)|       |       |      |
|        |        |di rottura a trazione     |       |       |      |
|        |        |                 (N/mm2)  | >= 360| >= 430| >=510|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| fy     | Re     |Tensione (carico unitario)| (2)   | (2)   | (2)  |
|        |        |di snervamento            |       |       |      |
|        |        |                  (N/mm2) | >= 235| >= 275| >=355|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |               |   |      |       |       |      |
|        |        |               | B | +20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        |               |___|______|_______|_______|______|
|        |        |               |   |      |       |       |      |
| KV     | KV     | Resilienza KV | C |   0 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        | (J)           |___|______|_______|_______|______|
|        |        |               |   |      |       |       |      |
|        |        |               | D | -20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|________|________|_______________|___|______|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        | Allungamento percentuale |       |       |      |
|epsilon |   A    | a rottura                | >= 24 | >= 21 | >= 20|
|t       |  min.  | (VEDI FORMULA) %         |       |       |      |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
   (1) Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe  360,
Fe  430 ed Fe 510 nei gradi B, C e D della UNI 7806 (dicembre 1979) e
UNI  7810  (dicembre  1979),  anche  altri  tipi  di  acciai  purche'
rispondenti alle caratteristiche indicate in questo prospetto.
   (2) Per spessori fino a 16 mm;
   Per  spessori  maggiori  di  16  mm  fino  a  40  mm e' ammessa la
riduzione di 10 N/mm2.
   (3) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori oltre 16 mm fino a 35 mm e' ammessa la  riduzione  di
10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  35  mm  e  fino a 40 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2.
2.1.2.   CONTROLLI SUI PRODOTTI LAMINATI.
   I controlli sui laminati verranno eseguiti secondo le prescrizioni
di cui all'Allegato 8.
2.2.     Acciaio per getti.
   Per  l'esecuzione  di  parti  in  getti  delle  opere  di cui alle
presenti istruzioni si devono impiegare getti di acciaio Fe G 400, Fe
G 450, Fe G 520 UNI 3158 (dicembre 1977) o equivalenti.
   Quando tali acciai debbano essere saldati, devono sottostare  alle
stesse  limitazioni  di  composizione chimica previste per gli acciai
laminati di resistenza similare (vedi punto 2.3.1.).
2.3.     Acciaio per strutture saldate.
2.3.1.   COMPOSIZIONE CHIMICA E GRADO DI DISOSSIDAZIONE DEGLI ACCIAI.
Acciaio tipo Fe 360 ed Fe 430.
   Gli acciai da saldare con elettrodi rivestiti, oltre a  soddisfare
le  condizioni  indicate  al  punto  2.1.,  devono avere composizione
chimica contenuta entro i limiti raccomandati dalla UNI 5132 (ottobre
1974) per le varie classi di qualita' degli elettrodi impiegati.
   Nel caso di saldature  di  testa  o  d'angolo  sul  taglio  di  un
laminato,  gli  acciai,  oltre  che  a soddisfare i limiti di analisi
sopraindicati, devono essere di tipo semicalmato o calmato, salvo che
vengano impiegati elettrodi rivestiti corrispondenti alla  classe  di
qualita' 4 della UNI 5132 (ottobre 1974).
   Gli  acciai  destinati  ad  essere  saldati  con  procedimenti che
comportano una forte penetrazione della zona fusa  nel  metallo  base
devono   essere  di  tipo  semicalmato  o  calmato  e  debbono  avere
composizione  chimica,  riferita  al  prodotto  finito  (e  non  alla
colata), rispondente alle seguenti limitazioni:
   grado B: C =< 0,24%     P =< 0,055%   S =< 0,055%
   grado C: C =< 0,22%     P =< 0,050%   S =< 0,050%
   grado D: C =< 0,22%     P =< 0,045%   S =< 0,045%
Acciai tipo Fe 510.
   Gli  acciai  dovranno  essere  di  tipo  calmato o semicalmato; e'
vietato l'impiego di acciaio effervescente. L'analisi effettuata  sul
prodotto finito deve risultare:
grado B: C =< 0,26%  Mn=< 1,6%  Si =< 0,60%  P =< 0,050%  S =< 0,050%
grado C: C =< 0,24%  Mn=< 1,6%  Si =< 0,60%  P =< 0,050%  S =< 0,050%
grado D: C =< 0,22%  Mn=< 1,6%  Si =< 0,60%  P =< 0,045%  S =< 0,045%
   Qualora il tenore di C risulti inferiore o uguale, per i tre gradi
B,  C,  D, rispettivamente a 0,24%, 0,22% e 0,20% potranno accettarsi
tenori di Mn superiori a 1,6% ma comunque non superi a 1,7%.
2.3.2.   FRAGILITA' ALLE BASSE TEMPERATURE.
   La temperatura  minima  alla  quale  l'acciaio  di  una  struttura
saldata  puo' essere utilizzato senza pericolo di rottura fragile, in
assenza di dati piu' precisi, deve essere stimata  sulla  base  della
temperatura  T alla quale per detto acciaio puo' essere garantita una
resilienza KV, secondo EN 10045/1a (gennaio 1992), di 27 J.
   La temperatura T deve risultare minore o uguale a quella minima di
servizio per elementi importanti  di  strutture  saldate  soggetti  a
trazione  con  tensione  prossima  a  quella  limite  aventi spessori
maggiori di 25 mm e forme tali da produrre  sensibili  concentrazioni
locali  di  sforzi,  saldature  di  testa  o  d'angolo non soggette a
controllo, od  accentuate  deformazioni  plastiche  di  formatura.  A
parita'  di  altre condizioni, via via che diminuisce lo spessore, la
temperatura T potra' innalzarsi a giudizio del  progettista  fino  ad
una  temperatura  di  circa  30  gradi  centigradi maggiore di quella
minima di servizio per spessori dell'ordine di 10 millimetri.
   Un aumento puo' aver luogo anche per spessori fino a 25 mm via via
che l'importanza dell'elemento strutturale decresce o  che  le  altre
condizioni si attenuano.
   Il  progettista, stimata la temperatura T alla quale la resistenza
di 27 J deve essere assicurata, scegliera' nella unificazione  e  nei
cataloghi dei produttori l'acciaio soddisfacente questa condizione.
2.4.     Saldature.
2.4.1.   PROCEDIMENTI DI SALDATURA.
   Possono essere impiegati i seguenti procedimenti:
   - saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti;
   - saldatura automatica ad arco sommerso;
   -  saldatura automatica o semiautomatica sotto gas protettore (CO2
o sue miscele);
   - altro procedimento di saldatura la cui  attitudine  a  garantire
una   saldatura   pienamente   efficiente   deve  essere  previamente
verificata mediante le prove indicate al successivo punto 2.4.2.
   Per la saldatura manuale ad arco devono essere impiegati elettrodi
omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974) adatti al materiale base:
   - per gli  acciai  Fe  360  ed  Fe  430  devono  essere  impiegati
elettrodi  del tipo E 44 di classi di qualita' 2, 3 o 4; per spessori
maggiori di 30 mm o  temperatura  di  esercizio  minore  di  0  gradi
centigradi saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B;
   -  per l'acciaio Fe 510 devono essere impiegati elettrodi del tipo
E 52 di classi di qualita' 3 B o 4 B; per spessori maggiori di 20  mm
o  temperature  di  esercizio  minore  di  0 gradi centigradi saranno
ammessi solo elettrodi di classe 4 B.
   Per gli altri procedimenti di saldatura si  dovranno  impiegare  i
fili,  i  flussi  (o i gas) e la tecnica esecutiva usati per le prove
preliminari (di qualifica) di cui al punto seguente.
2.4.2.      PROVE  PRELIMINARI  DI  QUALIFICA  DEI  PROCEDIMENTI   DI
SALDATURA.
   L'impiego  di  elettrodi omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974)
esime da ogni prova di qualifica del procedimento.
   Per  l'impiego  degli  altri  procedimenti  di  saldatura  occorre
eseguire prove preliminari di qualifica intese ad accertare:
   -  l'attitudine  ad  eseguire i principali tipi di giunto previsti
nella struttura ottenendo giunti corretti sia per aspetto esterno che
per assenza di sensibili difetti interni, da accertare con prove  non
distruttive o con prove di rottura sul giunto;
   -  la  resistenza  a  trazione  su  giunti testa a testa, mediante
provette trasversali al giunto, resistenza  che  deve  risultare  non
inferiore a quella del materiale base;
   -  la  capacita'  di deformazione del giunto, mediante provette di
piegamento che dovranno potersi piegare a 180 gradi su  mandrino  con
diametro  pari a 3 volte lo spessore per l'acciaio Fe 360 ed Fe 430 e
a 4 volte lo spessore per l'acciaio Fe 510;
   - la resilienza su provette intagliate a  V  secondo  EN  10045/1a
(gennaio 1992) ricavate trasversalmente al giunto saldato, resilienza
che  verra'  verificata  a  +20 gradi centigradi se la struttura deve
essere  impiegata  a  temperatura  maggiore  o  uguale  a   0   gradi
centigradi,  o  a  0 gradi centigradi nel caso di temperature minori;
nel caso di saldatura ad elettrogas  o  elettroscoria  tale  verifica
verra'  eseguita  anche  nella zona del materiale base adiacente alla
zona fusa dove maggiore e'  l'alternazione  metallurgica  per  l'alto
apporto termico.
   I  provini  per le prove di trazione, di piegamento, di resilienza
ed eventualmente per altre prove meccaniche, se ritenute  necessarie,
verranno ricavati da saggi testa a testa saldati; saranno scelti allo
scopo gli spessori piu' significativi della struttura.
2.4.3.   CLASSI DELLE SALDATURE.
   Per  giunti  testa  a  testa,  od  a  croce  od  a  T,  a completa
penetrazione, si distinguono due classi di giunti.
   Prima classe. Comprende  i  giunti  effettuati  con  elettrodi  di
qualita'  3  o  4  secondo  UNI  5132  (ottobre 1974) o con gli altri
procedimenti qualificati di saldatura  indicati  al  punto  2.4.1.  e
realizzati con accurata eliminazione di ogni difetto al vertice prima
di effettuare la ripresa o la seconda saldatura.
   Tali   giunti   debbono   inoltre   soddisfare   ovunque   l'esame
radiografico con i risultati richiesti per il raggruppamento B  della
UNI 7278 (luglio 1974).
   L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e
non presentare bruschi disavviamenti col metallo base specie nei casi
di sollecitazione a fatica.
   Seconda  classe.  Comprende  i  giunti effettuati con elettrodi di
qualita' 2, 3 o 4 secondo UNI 5132 (ottobre 1974)  o  con  gli  altri
procedimenti  qualificati  di  saldatura  indicati  al punto 2.4.1. e
realizzati egualmente con eliminazione dei difetti al  vertice  prima
di effettuare la ripresa o la seconda saldatura.
   Tali  giunti  devono inoltre soddisfare l'esame radiografico con i
risultati richiesti per il raggruppamento F della  UNI  7278  (luglio
1974).
   L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e
non presentare bruschi disavviamenti col materiale base.
   Per  entrambe  le classi l'estensione dei controlli radiografici o
eventualmente ultrasonori deve essere  stabilita  dal  direttore  dei
lavori,  sentito  eventualmente  il  progettista,  in  relazione alla
importanza delle giunzioni  e  alle  precauzioni  prese  dalla  ditta
esecutrice,  alla  posizione  di esecuzione delle saldature e secondo
che siano state eseguite in officina o al montaggio.
   Per i giunti a croce o a T, a completa penetrazione  nel  caso  di
spessori  t  (superiore) 30 mm, l'esame radiografico o con ultrasuoni
atto ad accertare gli eventuali difetti interni verra' integrato  con
opportuno  esame  magnetoscopico sui lembi esterni delle saldature al
fine di rilevare la presenza o meno di cricche da strappo.
   Nel caso di giunto a croce sollecitato  normalmente  alla  lamiera
compresa  fra  le due saldature, dovra' essere previamente accertato,
mediante ultrasuoni, che detta lamiera  nella  zona  interessata  dal
giunto sia esente da sfogliature o segregazioni accentuate.
   I  giunti  con  cordoni  d'angolo, effettuati con elettrodi aventi
caratteristiche di qualita' 2, 3 o 4 UNI 5132 (ottobre  1974)  o  con
gli  altri  procedimenti  indicati  al  punto  2.4.1.,  devono essere
considerati come appartenenti ad una unica classe  caratterizzata  da
una   ragionevole   assenza  di  difetti  interni  e  da  assenza  di
incrinature interne o di cricche da strappo sui lembi dei cordoni. Il
loro  controllo  verra'  di  regola   effettuato   mediante   sistemi
magnetici;  la  sua  estensione  verra'  stabilita  dal direttore dei
lavori, sentito eventualmente il progettista e  in  base  ai  fattori
esecutivi gia' precisati per gli altri giunti.
2.5.     Bulloni.
   I bulloni normali (conformi per le caratteristiche dimensioni alle
UNI 5727 (novembre 1988), UNI 5592 (dicembre 1968) e UNI 5591 (maggio
1965))  e quelli ad alta resistenza (conformi alle caratteristiche di
cui al prospetto 4-II) devono appartenere alle  sottoindicate  classi
delle UNI 3740, associate nel modo indicato nel prospetto 3-II.
                           PROSPETTO 3-II
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
|                   |  normali           |  ad alta resistenza      |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Vite              | 4.6     5.6    6.8 |   8.8          10.9      |
|                   |                    |                          |
| Dado              | 4       5      6   |   8            10        |
|___________________|____________________|__________________________|
2.6.     Bulloni per giunzioni ad attrito.
   I  bulloni  per  giunzioni  ad attrito devono essere conformi alle
prescrizioni del prospetto 4-II. Viti e dadi devono essere  associati
come indicato nel prospetto 3-II.
                           PROSPETTO 4-II
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
| Elemento          |  Materiale         |  Riferimento             |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Viti              | 8.8 - 10.9 secondo |                          |
|                   | UNI EN 20898/1     |                          |
|                   | (dic. '91)         | UNI 5712 (giu. '75)      |
|                   |                    |                          |
| Dadi              | 8 - 10 secondo UNI |                          |
|                   | 3740/4a (ott. '85) | UNI 5713 (giu. '75)      |
|                   |                    |                          |
| Rosette           | Acciaio C 50 UNI   |                          |
|                   | 7845 (nov. '78)    |                          |
|                   | temprato e         |                          |
|                   | rinvenuto HRC      |                          |
|                   | 32 (da a) 40       | UNI 5714 (giu. '75)      |
|                   |                    |                          |
| Piastrine         | Acciaio C 50 UNI   |                          |
|                   | 7845 (nov. '78)    |                          |
|                   | temprato e         |                          |
|                   | rinvenuto HRC      | UNI 5715 (giu. '75)      |
|                   | 32 (da a) 40       | UNI 5716 (giu. '75)      |
|___________________|____________________|__________________________|
2.7.     Chiodi.
   Per  i  chiodi  da ribadire a caldo si devono impiegare gli acciai
previsti dalla UNI 7356 (dicembre 1974).
3.       COLLAUDO STATICO.
3.1.     Prescrizioni generali.
   Valgono, per quanto applicabili, le prescrizioni di cui  al  punto
3.1., Parte I, Sez. I.
3.2.     Prove di carico.
   Le  prove  di  carico,  ove  ritenute necessarie dal collaudatore,
rispetteranno le modalita' sottoindicate.
   Il programma delle prove deve essere sottoposto al  direttore  dei
lavori ed al progettista e reso noto al costruttore.
   Le  prove  di  carico si devono svolgere con le modalita' indicate
dal collaudatore che se ne assume la piena  responsabilita',  mentre,
per quanto riguarda la loro materiale attuazione e in particolare per
le   eventuali   puntellazioni   precauzionali,  e'  responsabile  il
direttore dei lavori.
   I carichi di prova devono essere, di regola, tali  da  indurre  le
sollecitazioni   massime  di  esercizio  per  combinazioni  rare.  In
relazione al tipo della struttura ed alla natura dei carichi le prove
devono essere convenientemente protratte nel tempo.
   L'esito della prova potra' essere valutato sulla base dei seguenti
elementi:
   - le deformazioni si accrescano all'incirca  proporzionalmente  ai
carichi;
   -   nel   corso   della  prova  non  si  siano  prodotte  lesioni,
deformazioni  o  dissesti  che  compromettano  la  sicurezza   o   la
conservazione dell'opera;
   -  la  deformazione  residua dopo la prima applicazione del carico
massimo non superi una quota parte di quella  totale  commisurata  ai
prevedibili  assestamenti iniziali di tipo anelastico della struttura
oggetto della prova. Nel caso invece che tale limite venga  superato,
prove  di  carico  successive  accertino che la struttura tenda ad un
comportamento elastico;
   -  la  deformazione  elastica  risulti  non  maggiore  di   quella
calcolata.
   Quando   le   opere   siano   ultimate   prima  della  nomina  del
collaudatore,  le  prove  di  carico  possono  essere  eseguite   dal
direttore  dei lavori, che ne redige verbale sottoscrivendolo assieme
al  costruttore.  E'  facolta'  del  collaudatore  controllare,   far
ripetere ed integrare le prove precedentemente eseguite.
                             Sezione II
                        Calcolo ed esecuzione
4.       NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI RESISTENZA.
4.0.     Generalita'.
   Le  strutture  di  acciaio  realizzate con i materiali previsti al
precedente punto 3, devono essere progettate per i  carichi  definiti
dalle   norme  in  vigore,  secondo  i  metodi  della  scienza  delle
costruzioni e seguendo il metodo degli stati limite specificato nelle
norme tecniche "Criteri generali  per  la  verifica  della  sicurezza
delle   costruzioni  e  dei  carichi  e  sovraccarichi",  emanate  in
applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
   Il metodo degli stati limite viene  applicato  -  considerando  le
azioni di calcolo e le resistenze di calcolo previste ai punti 4.0.1.
e  4.0.2.  -  con  riferimento  o  "allo  stato limite elastico della
sezione" (punto 4.0.3.1.), oppure, in alternativa, allo "stato limite
di collasso plastico della struttura" (punto 4.0.3.2.); sono  inoltre
obbligatorie  le  verifiche  agli  stati  limite  di esercizio (punto
4.0.4.).
4.0.1.   AZIONI DI CALCOLO.
   Si adotteranno le azioni di calcolo e relative combinazioni, indi-
cate al punto 7 delle premesse.
4.0.2.   RESISTENZE DI CALCOLO.
   La resistenza di calcolo fd e' definita mediante l'espressione:
                             fy
                      fd = -------
                          (gamma)m
dove:
fy      e' il valore dello snervamento quale risultante dai prospetti
         1-II e 2-II e tenendo conto dello spessore del laminato;
(gamma)m e' specificato ai successivi punti 4.0.3.1. e 4.0.3.2.
4.0.3.   STATI LIMITE ULTIMI.
4.0.3.1. Stato limite elastico della sezione.
   Si  assume  che  gli  effetti  delle azioni di calcolo definite in
4.0.1., prescindendo dai fenomeni di  instabilita'  (ma  comprese  le
maggiorazioni per effetti dinamici), non comportino in alcun punto di
ogni    sezione    il   superamento   della   deformazione   unitaria
corrispondente  al  limite  elastico  del  materiale.  Si   assumera'
(gamma)m = 1,0.
   In  tal  caso  e'  ammesso il calcolo elastico degli effetti delle
azioni di calcolo. Qualora si tenga conto di effetti dovuti  a  stati
di  presollecitazione  e'  obbligatoria  anche  la verifica di cui al
punto  4.0.3.2.  con  coefficiente  (gamma)q  =  0,90   per   effetti
favorevoli e (gamma)q = 1,2 per quelli sfavorevoli.
   Salvo  piu'  accurate  valutazioni la verifica delle unioni potra'
essere  condotta  convenzionalmente  nel  modo   seguente:   per   la
resistenza  di  calcolo delle unioni bullonate si potranno adottare i
valori  indicati  nel  prospetto  7-II;  per  altre  unioni  potranno
applicarsi le formule ed i procedimenti indicati in 4.3., 4.4., 4.5.,
4.6. e 4.7.
   Si  dovra' anche verificare che siano soddisfatte le verifiche nei
confronti  dei  fenomeni  di  instabilita'  della  struttura,   degli
elementi  strutturali  che  la  compongono  e  di  parti  di essi. La
resistenza  caratteristica  di  membrature  soggette  a  fenomeni  di
instabilita' potra' essere determinata con i metodi indicati al punto
5.
4.0.3.2. Stato limite di collasso plastico della struttura.
   Si  assume come stato limite ultimo il collasso per trasformazione
della struttura o di una sua parte in  un  meccanismo  ammettendo  la
completa plastificazione delle sezioni coinvolte nella formazione del
meccanismo.   Si   assumera'   nei  calcoli  (gamma)m  =  1,12  e  si
verifichera' che in corrispondenza delle azioni di  calcolo  definite
in 4.0.1. non si raggiunga lo stato limite in esame.
   Si dovra' garantire che il meccanismo risultante dai calcoli possa
venir  raggiunto  sia  verificando  che  nelle  zone plasticizzate le
giunzioni abbiano una duttilita' sufficiente, sia premunendosi contro
i  fenomeni  di  instabilita'   della   struttura,   degli   elementi
strutturali che la compongono e di parti di essi.
   Il  procedimento qui indicato non e' consentito qualora i fenomeni
di fatica divengano determinanti ai fini del calcolo della struttura.
4.0.4.   STATI LIMITE DI ESERCIZIO.
   Per gli stati limite di  esercizio  si  prenderanno  in  esame  le
combinazioni  rare,  frequenti  e  quasi  permanenti  con  (gamma)g =
(gamma)q = 1,0, e applicando ai valori  caratteristici  delle  azioni
variabili  adeguati  coefficienti  riduttivi  (psi)0,  (psi)1, (psi)2
indicati al punto 7 della Parte Generale.
4.1.     Materiale base.
4.1.1.   STATI MONOASSIALI.
4.1.1.1.  Resistenza  di  calcolo  fd  a  trazione o compressione per
acciaio laminato.
   Per le verifiche agli stati limite ultimi di cui al  punto  4.0.3.
si  assumono, per gli acciai aventi le caratteristiche meccaniche in-
dicate al punto 2.1.1., i  valori  della  resistenza  di  calcolo  fd
riportati nel prospetto 5-II.
                           PROSPETTO 5-II
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
| Materiale         |  fd (N/mm2)        |  fd (N/mm2)              |
|                   |    t =< 40         |      t > 40              |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Fe 360            |       235          |         210              |
|                   |                    |                          |
| Fe 430            |       275          |         250              |
|                   |                    |                          |
| Fe 510            |       355          |         315              |
|___________________|____________________|__________________________|
|                                                                   |
| t = spessore (in mm)                                              |
|___________________________________________________________________|
4.1.1.2. Resistenza di calcolo fd a trazione e compressione per pezzi
di acciaio fuso UNI 3158 (dicembre 1977).
                           PROSPETTO 6-II
 ___________________________________________________________________
|                                |                                  |
| Materiale                      |             fd (N/mm2)           |
|                                |               t =< 40            |
|________________________________|__________________________________|
|                                |                                  |
| Fe 400                         |                 180              |
|                                |                                  |
| Fe 450                         |                 225              |
|                                |                                  |
| Fe 520                         |                 255              |
|________________________________|__________________________________|
|                                                                   |
| t = spessore (mm)                                                 |
|___________________________________________________________________|
4.1.2.   STATI PLURIASSIALI.
   Per  gli  stati  piani,  i soli per i quali si possono dare valide
indicazioni, si deve verificare che risulti  (sigma)id  (inferiore  o
pari) fd essendo nel riferimento generico:
VEDI FORMULA A PAG. 85
e nel riferimento principale:
VEDI FORMULA A PAG. 85
in  particolare per (sigma)1 = 0 (per esempio nella sollecitazione di
flessione accompagnata da taglio):
VEDI FORMULA A PAG. 85
e nel caso di tensione tangenziale pura:
VEDI FORMULA A PAG. 85
4.1.3.   COSTANTI ELASTICHE.
   Per  tutti  gli  acciai  considerati si assumono i seguenti valori
delle costanti elastiche:
   - modulo di elasticita' normale           E = 206000 N/mm2
   - modulo di elasticita' tangenziale       G = 78400 N/mm2.
4.2.     Unioni con bulloni.
   Le resistenze di calcolo dei bulloni sono riportate nel  prospetto
7-II.  (sigma)b  e  (tau)b rappresentano i valori medi delle tensioni
nella sezione.
   La tensione  di  trazione  per  i  bulloni  deve  essere  valutata
mettendo  in  conto  anche  gli effetti leva e le eventuali flessioni
parassite. Ove non si proceda alle valutazioni dell'effetto leva e di
eventuali flessioni  parassite,  le  tensioni  di  trazione  (sigma)b
devono essere incrementate del 25%.
                           PROSPETTO 7-II
 ___________________________________________________________________
|                                                                   |
|                       Stato di tensione                           |
|___________________________________________________________________|
|        |           |           |          |           |           |
| Classe |   ft      |   fy      |  fk,N    |   fd,N    |   fd,V    |
|  vite  |  (N/mm2)  |  (N/mm2)  | (N/mm2)  |  (N/mm2)  |  (N/mm2)  |
|________|___________|___________|__________|___________|___________|
|        |           |           |          |           |           |
|    4.6 |    400    |    240    |   240    |    240    |    170    |
|        |           |           |          |           |           |
|    5.6 |    500    |    300    |   300    |    300    |    212    |
|        |           |           |          |           |           |
|    6.8 |    600    |    480    |   360    |    360    |    255    |
|        |           |           |          |           |           |
|    8.8 |    800    |    640    |   560    |    560    |    396    |
|        |           |           |          |           |           |
|   10.9 |   1000    |    900    |   700    |    700    |    495    |
|________|___________|___________|__________|___________|___________|
|                                                                   |
| fk,N = e' assunto pari al minore dei due valori fk,N=0.7 ft       |
|        (fk,N=0.6 ft per viti di classe 6.8) fk,N=fy essendo ft ed |
|        fy le tensioni di rottura e di snervamento secondo UNI 3740|
|                                                                   |
| fd,N = fk,N = resistenza di calcolo a trazione                    |
|                                                                   |
| fd,V = fk,N(radice quadrata)2 = resistenza di calcolo a taglio    |
|___________________________________________________________________|
   Ai fini del calcolo della (sigma)b la sezione resistente e' quella
della vite; ai fini del calcolo della (tau)b la sezione resistente e'
quella della vite o quella totale del gambo a seconda che il piano di
taglio interessi o non interessi la parte filettata.
   Nel  caso  di presenza contemporanea di sforzi normali e di taglio
deve risultare:
VEDI FORMULA A PAG. 86
   La pressione sul contorno del  foro  (sigma)rif,  alla  proiezione
diametrale della superficie cilindrica del chiodo e del bullone, deve
risultare:
               (sigma)rif (inferiore o pari) (alfa)fd
essendo:
(alfa) = a/d e comunque da assumersi non superiore a 2,5;
fd             la resistenza di calcolo del materiale costituente gli
             elementi del giunto (vedi 4.1.1.1.);
a e d        definiti limitati al punto 7.2.4.
   I bulloni di ogni classe devono essere convenientemente serrati.
4.3.     Unioni a taglio con chiodi.
   Per i chiodi di cui al punto 2.7.,  si  possono  assumere  per  le
resistenze di calcolo i valori riportati nel prospetto 8-II.
                           PROSPETTO 8-II
 ___________________________________________________________________
|                                |                                  |
|     fd,V (N/mm2)               |            fd,N (N/mm2)          |
|________________________________|__________________________________|
|                                |                                  |
|           180                  |                 75               |
|________________________________|__________________________________|
   Di  regola  i  chiodi  non  devono  essere sollecitati a sforzi di
trazione.
   Nel  caso  di  combinazione  di  taglio  e  trazione,  si   dovra'
verificare che risulti:
VEDI FORMULA A PAG. 86
   Per  la  pressione  di  rifollamento  vale  quanto  indicato per i
bulloni.
4.4.     Unioni ad attrito con bulloni.
   La forza Ff trasmissibile per attrito da ciascun bullone per  ogni
piano  di  contatto  tra gli elementi da collegare, e' espressa dalla
relazione:
                             1
                      Ff = ------ (mi)Nb
                            (ni)f
in cui e' da porre:
(ni)f coefficiente di sicurezza contro lo slittamento,  da  assumersi
      pari a:
      1,25  per  le verifiche in corrispondenza degli stati limite di
      esercizio (sempre obbligatorie):
      1,00 per le verifiche  in  corrispondenza  degli  stati  limite
      ultimi  (quando  questo  tipo  di  verifica  e'  esplicitamente
      richiesto nelle prescrizioni di progetto);
(mi)  coefficiente di attrito da assumersi pari a:
      0,45 per superfici trattate come indicato al punto 7.10.2.;
      0,30 per superfici non  particolarmente  trattate,  e  comunque
      nelle giunzioni effettuate in opera;
Nb    forza di trazione nel gambo della vite.
   La pressione convenzionale sulle pareti dei fori non deve superare
il valore di 2,5 fd.
   In  un  giunto  per  attrito  i bulloni ad alta resistenza possono
trasmettere anche una forza assiale di trazione N.  In  questo  caso,
sempreche'   non  concorrano  flessioni  parassite  apprezzabili  nel
bullone, il valore della forza ancora trasmissibile dal  bullone  per
attrito si riduce a:
VEDI FORMULA A PAG. 87
   La  forza N nel bullone non puo' in nessun caso superare il valore
0,8 Nb.
   I bulloni di ciascuna classe debbono in ogni caso  essere  serrati
con coppia tale da provocare una forza di trazione Nb nel gambo della
vite pari a:
                          Nb = 0,8 fy Ares
essendo  Ares  l'area  della  sezione  resistente  della vite e fy la
tensione di snervamento, su vite (prospetto 7-II),  valutate  secondo
UNI EN 20898/1 (dicembre 1991).
4.5.     Unioni saldate.
4.5.1.   GIUNTI TESTA A TESTA OD A T A COMPLETA PENETRAZIONE.
   Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni
normali  all'asse  della saldatura o da azioni di taglio, deve essere
considerata come sezione resistente la  sezione  longitudinale  della
saldatura  stessa; agli effetti del calcolo essa avra' lunghezza pari
a quella intera della saldatura e larghezza pari al  minore  dei  due
spessori  collegati,  misurato  in  vicinanza  della  saldatura per i
giunti di testa e allo spessore dell'elemento completamente penetrato
nel caso di giunti a T (vedere figura 1-II).
   Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni
parallele all'asse della  saldatura,  deve  essere  considerata  come
sezione  resistente  quella  del  pezzo  saldato ricavata normalmente
all'asse predetto (cioe' quella del materiale base piu' il  materiale
d'apporto).
   Per  trazioni  o  compressioni  normali  all'asse  del  cordone la
tensione nella saldatura non deve superare 0,85 fd per giunti testa a
testa di II classe ed fd per gli altri giunti.
VEDI FIGURA A PAG. 87
   Per sollecitazioni composte deve risultare:
VEDI FORMULA A PAG. 88
dove:
(sigma) _| e' la tensione di trazione  o  compressione  normale  alla
            sezione longitudinale della saldatura;
(sigma)  ||    e'  la  tensione  di trazione o compressione parallela
            all'asse della saldatura;
(tau)        e' la tensione tangenziale nella  sezione  longitudinale
            della saldatura;
4.5.2.   GIUNTI A CORDONI D'ANGOLO.
   Si  assume come sezione resistente la sezione di gola del cordone,
cui si attribuisce  larghezza  pari  all'altezza  "a"  del  triangolo
isoscele  iscritto  nella  sezione trasversale del cordone e l'intera
lunghezza "l" del  cordone  stesso,  a  meno  che  questo  non  abbia
estremita' difettose (fig. 2-II).
   Della  tensione  totale agente sulla sezione di gola, ribaltata su
uno dei  piani  d'attacco,  si  considerano  le  componenti:  normale
(sigma)_|  (trasversale) o tangenziale (taf) || (trasversale) e (tau)
|| (parallela).
   Per  la  verifica,  i  valori  assoluti  delle predette componenti
dovranno soddisfare le limitazioni:
VEDI FORMULA A PAG. 88
VEDI FORMULA A PAG. 88
con ovvie semplificazioni  quando  due  soltanto  o  una  sola  delle
componenti siano diverse da zero.
   Si  ritengono non influenti sul dimensionamento eventuali tensioni
normali (sigma) || sulla sezione trasversale del cordone (fig. 2-II).
VEDI FIGURA A PAG. 88
4.6.     Unioni per contatto.
   E' ammesso l'impiego di unioni per contatto nel caso di membrature
semplicemente compresse, purche', con adeguata lavorazione meccanica,
venga assicurato il combaciamento delle superfici del giunto.
   La tensione di compressione deve risultare minore o uguale a fd.
   In corrispondenza dei giunti ai piani intermedi o delle piastre di
base, le colonne degli edifici possono essere collegate per contatto.
In ogni caso debbono essere sempre  previsti  collegamenti  chiodati,
bullonati  o  saldati  in  grado di assicurare una corretta posizione
mutua tra le parti da collegare. Le unioni per contatto  non  debbono
distare dagli orizzontamenti di piano piu' di 1/5 dell'interpiano.
   Per le altre membrature compresse, i collegamenti debbono non solo
assicurare una corretta posizione delle parti da collegare, ma essere
anche dimensionati in modo da poter sopportare il 50% delle azioni di
calcolo.
   In   ogni   caso   i  collegamenti  di  cui  sopra  devono  essere
proporzionati in modo da sopportare ogni eventuale azione di trazione
che si determini sovrapponendo agli  effetti  delle  azioni  laterali
sulla  struttura  il  75% degli sforzi di compressione dovuti ai soli
carichi permanenti.
4.7.     Apparecchi di appoggio fissi o scorrevoli.
   Tutti gli elementi degli apparecchi di appoggio, in particolare le
piastre, devono essere proporzionati  per  gli  sforzi,  normali,  di
flessione e taglio, cui sono sottoposti.
   Se  l'apparecchio  di  appoggio  deve  consentire  le  dilatazioni
termiche, nel  relativo  calcolo  si  assumera'  il  coefficiente  di
dilatazione lineare (alfa) = 12 per 10 -6 gradi centigradi -1.
   Le  parti  degli  apparecchi di appoggio che trasmettono pressioni
localizzate per contatto saranno eseguite con acciaio fuso tipo Fe  G
520 UNI 3158 (dicembre 1977) o fucinato, oppure mediante saldatura di
elementi laminati di acciaio.
   Le  pressioni  di  contatto,  calcolate  a  mezzo delle formule di
Hertz, devono risultare:
   - per contatto lineare:      (sigma)l (inferiore o pari) 4 fd
   - per contatto puntuale:     (sigma)p (inferiore o pari) 5,5 fd
   Nel caso in cui la localizzazione della reazione d'appoggio  venga
ottenuta  mediante  piastre  piane  la  pressione  media  di contatto
superficiale deve risultare:
                 (sigma)s (inferiore o pari) 1,35 fd
4.8.     Indebolimento delle sezioni.
4.8.1.   UNIONI A TAGLIO CON CHIODI O CON BULLONI.
   Per le verifiche  di  resistenza  il  calcolo  delle  tensioni  di
trazione  si  effettua con riferimento all'area netta, detratta cioe'
l'area dei fori. L'area netta e' quella minima corrispondente o  alla
sezione retta o al profilo spezzato.
   La  verifica  a flessione delle travi sara' effettuata in generale
tenendo conto del momento d'inerzia della sezione con  la  detrazione
degli  eventuali  fori.  Il calcolo di norma sara' eseguito deducendo
dal momento d'inerzia della sezione lorda il momento d'inerzia  delle
aree  dei  fori  rispetto  all'asse baricentrico della stessa sezione
lorda.
   Per le verifiche di stabilita' di cui al successivo punto 5 e  per
la   determinazione   di   qualunque   parametro   dipendente   dalla
deformabilita', si devono  considerare,  invece,  le  sezioni  lorde,
senza alcuna detrazione dei fori per i collegamenti.
4.8.2.   UNIONI AD ATTRITO.
   La  detrazione  dei fori dalla sezione deve essere effettuata solo
se il giunto e' sollecitato a trazione.
   La verifica della sezione indebolita si  effettua  per  un  carico
pari  al  60%  di  quello trasmesso per attrito dai bulloni che hanno
l'asse nella sezione stessa, oltre al  carico  totale  trasmesso  dai
bulloni che precedono.
4.8.3.   VERIFICA DEI PROFILATI PARTICOLARI.
   I  profilati  ad  L  o  a  T  collegati  su un'ala o a U collegati
sull'anima, potranno essere verificati tenendo conto dell'effetto  di
ridistribuzione   plastica   delle  tensioni  dovute  alla  eventuale
eccentricita' del collegamento. Cio' puo' essere fatto assumendo come
sezione resistente a trazione una  adeguata  aliquota  della  sezione
trasversale netta.
4.9.     Norme particolari per elementi inflessi.
   Le  frecce  degli  elementi delle strutture edilizie devono essere
contenute quanto e' necessario perche' non derivino danni alle  opere
complementari   in   genere   ed  in  particolare  alle  murature  di
tamponamento e ai relativi intonaci.
   Ai  fini  del calcolo si assumono le condizioni rare per gli stati
limite di servizio; in tali combinazioni i valori delle azioni  della
neve  e  delle  pressioni  del  vento  possono essere ridotti al 70%.
Indicativamente  la  freccia  y,  in  rapporto  alla  luce  l,   deve
rispettare almeno i limiti seguenti:
   -  per le travi di solai, per il solo sovraccarico, y/l (inferiore
o pari)  1/400;
   - per le travi caricate direttamente  da  muri  o  da  pilastri  o
anche,  in  assenza  di  provvedimenti  cautelativi  particolari,  da
tramezzi, per il carico permanente ed il sovraccarico, y/l (inferiore
o pari) 1/500;
   - per gli arcarecci o gli elementi inflessi  dell'orditura  minuta
delle  coperture,  per  il  carico permanente ed il sovraccarico, y/l
(inferiore o pari) 1/200.
   Per gli sbalzi i limiti precedenti possono essere riferiti  a  una
lunghezza l pari a due volte la lunghezza dello sbalzo stesso.
   Ove  l'entita'  delle  deformazioni  lo  richieda, dovranno essere
previste controfrecce adeguate.
   Le frecce teoriche  orizzontali  degli  edifici  multipiani  alti,
dovute  all'azione  statica  del vento, non devono essere maggiori di
1/500 dell'altezza totale dell'edificio.
   Le travi a sostegno  di  murature  di  tamponamento  in  strutture
intelaiate  possono  calcolarsi ammettendo che il muro, comportandosi
ad arco, si scarichi in parte direttamente sugli appoggi.
   Le travi suddette sono cosi' soggette a flessione, per effetto del
carico della parte di muro sottostante all'intradosso dell'arco, ed a
trazione, per effetto della spinta dell'arco stesso.
   In via di  approssimazione  si  puo'  ritenere  che  l'arco  abbia
freccia pari a 1/2 della luce.
4.10.    Fenomeni di fatica.
   Si  deve tener conto dei fenomeni di fatica per le strutture o gli
elementi che si prevedono soggetti nel corso della loro  vita  ad  un
numero di cicli di sollecitazione maggiore di 10 4.
   In  tale  caso  la  verifica  di resistenza deve essere effettuata
negli stati limite di esercizio, adottando  (delta  maiuscolo)(sigma)
ammissibile   adeguato;  a  tale  riguardo  si  possono  adottare  le
prescrizioni indicate dalle CNR  10011/86  "Costruzioni  di  acciaio.
Istruzioni   per   il   calcolo,   l'esecuzione,  il  collaudo  e  la
manutenzione", oppure altri criteri fondati su risultati sperimentali
di sicura validita'.
5.       NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI STABILITA'.
5.0.     Generalita'.
   Oltre alle verifiche di resistenza previste dal  precedente  punto
4,  che in nessun caso potranno essere omesse, devono essere eseguite
le verifiche necessarie ad accertare la sicurezza della  costruzione,
o  delle  singole  membrature, nei confronti di possibili fenomeni di
instabilita'.
   Le verifiche  verranno  condotte  tenendo  conto  degli  eventuali
effetti  dinamici,  ma  senza considerare le riduzioni delle tensioni
ammissibili ai fenomeni di fatica.
   La determinazione delle tensioni  in  corrispondenza  delle  quali
possono  insorgere eventuali fenomeni di instabilita', sara' condotta
o adottando i metodi di calcolo indicati dalle  norme  CNR  10011/86,
oppure   altri   metodi  fondati  su  ipotesi  teoriche  e  risultati
sperimentali chiaramente comprovati.
5.1.     Aste compresse.
   Si  definisce lunghezza d'inflessione la lunghezza l0 = (beta)l da
sostituire nel calcolo alla lunghezza l dell'asta quale risulta nello
schema strutturale.  Il  coefficiente  (beta)  deve  essere  valutato
tenendo conto delle effettive condizioni di vincolo dell'asta nel pi-
ano di flessione considerato.
5.1.1.   COEFFICIENTE DI VINCOLO.
   Nelle condizioni di vincolo elementari, per la flessione nel piano
considerato, si assumono i valori seguenti:
(beta) = 1,0 se i vincoli dell'asta possono assimilarsi a cerniere;
(beta) = 0,7 se i vincoli possono assimilarsi ad incastri;
(beta)  =  0,8 se un vincolo e' assimilabile all'incastro ed uno alla
         cerniera;
(beta) = 2,0 se l'asta e' vincolata ad un solo estremo  con  incastro
         perfetto;  in  tal  caso  l  e'  la  distanza tra la sezione
         incastrata e quella di applicazione del carico.
5.1.2.   ASTE DI STRUTTURE RETICOLARI.
   Per le aste facenti parti di strutture reticolari  si  adottano  i
seguenti criteri:
   -  aste  di  corrente  di  travi reticolari piane. Per valutare la
lunghezza d'inflessione nel piano della travatura si  pone  (beta)=1,
per  la  lunghezza  d'inflessione  nel  piano  normale a quello della
travatura, si assume ancora (beta)=1 se esistono alle estremita' del-
l'asta  ritegni  trasversali  adeguatamente   rigidi;   per   ritegni
elasticamente cedevoli, si dovra' effettuare una verifica apposita;
   -  aste  di parete. Per la lunghezza d'inflessione nel piano della
parete, si assumera':
                                lred
                      (beta) = -------
                                  l
comunque non minore di 0,8, essendo lred la distanza tra i baricentri
delle bullonature, delle chiodature o delle saldature di attacco alle
estremita'.
   Se, all'incrocio tra un'asta compressa e una tesa,  l'attacco  tra
le   due  aste  ha  una  resistenza  non  minore  di  1/5  di  quella
dell'attacco di estremita' dell'asta compressa, il punto di  incrocio
potra'  considerarsi impedito di spostarsi nel piano della parete; in
ogni caso pero' la lunghezza da considerare non dovra' essere  minore
di  l0  =  0,5  l. Per l'inflessione nel piano normale a quello della
parere i coefficienti (beta) vanno  determinati  mediante  metodi  di
calcolo che tengono conto delle azioni presenti nella coppia di aste.
In  favore  di sicurezza si possono assumere quelli indicati al punto
5.1.1.
5.1.3.   COLONNE.
   Per le colonne dei fabbricati, provviste  di  ritegni  trasversali
rigidi  in  corrispondenza  dei  piani,  tali  cioe'  da impedire gli
spostamenti orizzontali dei nodi, si assume (beta) = 1.
   Per il tronco piu' basso la lunghezza l  deve  essere  valutata  a
partire dalla piastra di appoggio.
   L'eventuale  presenza  di pannelli a tutt'altezza sufficientemente
rigidi e robusti potra' essere considerata nella determinazione della
lunghezza  d'inflessione  delle  colonne  di  fabbricati  civili   ed
industriali,  qualora  si  provveda  a  rendere  solidali  tra loro i
pannelli e le colonne.
5.1.4.   SNELLEZZA.
   Si  definisce  snellezza  di  un'asta  prismatica  in un suo piano
principale di inerzia, il rapporto (lamda) = l0/i
dove:
lo  e' la lunghezza di inflessione nel piano principale  considerato,
    dipendente,  come  specificato nel punto 5.1., dalle modalita' di
    vincolo alle estremita' dell'asta;
i   e' il raggio d'inerzia della sezione trasversale, giacente  nello
    stesso piano principale in cui si valuta l0.
   La  snellezza  non  deve  superare il valore 200 per le membrature
principali e  250  per  quelle  secondarie;  in  presenza  di  azioni
dinamiche    rilevanti    i    suddetti   valori   vengono   limitati
rispettivamente a 150 e a 200.
5.1.5.   VERIFICA.
   La verifica di sicurezza di un'asta  si  effettuera'  nell'ipotesi
che la sezione trasversale sia uniformemente compressa.
   Dovra' essere:
                 (sigma) (inferiore o pari) (sigma)c
dove:
            Nc
(sigma)c = ----  e' la tensione critica corrispondente alla forza Nc,
             A   che provoca il collasso elastoplastico per
                 inflessione dell'asta nel piano che si considera;
            N
(sigma)  = ----  e' la tensione assiale di compressione media nella
             A   sezione della membratura corrispondente al carico
                 assiale N di calcolo.
5.1.6.   COEFFICIENTE DI MAGGIORAZIONE DELLA FORZA ASSIALE.
   In  conformita'  a quanto disposto al punto 5.1.5., la verifica di
sicurezza di un'asta compressa potra' effettuarsi nella  ipotesi  che
la  sezione  trasversale  sia compressa da una forza N maggiorata del
coefficiente (omega) = fy/(sigma)c.
  Dovra' cioe' essere:
                      (omega)N
                      --------- (inferiore o pari) fd
                         A
   I coefficienti (omega), dipendenti dal tipo di  sezione  oltreche'
dal  tipo  di acciaio dell'asta, si desumono da appositi diagrammi o-
tabellazioni; si possono adottare  a  tale  riguardo  le  indicazioni
della  norma  CNR  10011/86,  oppure  altre  prescrizioni, fondate su
ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.

5.1.7.    RAPPORTI DI LARGHEZZA-SPESSORE  DEGLI  ELEMENTI  IN  PARETE
SOTTILE DELLE ASTE COMPRESSE.
   Per   evitare  fenomeni  locali  d'imbozzamento,  dovranno  essere
opportunamente limitati i rapporti larghezza-spessore degli  elementi
in parete sottile di aste compresse, in funzione della forma chiusa o
aperta   della   sezione   trasversale,  della  presenza  o  meno  di
irrigidimenti lungo i bordi  delle  pareti  e  del  tipo  di  acciaio
impiegato.
   Per   le  sezioni  aperte  dotate  di  pareti  sottili  con  bordi
egualmente  o  diversamente   irrigiditi,   dovra'   essere   inoltre
controllata  l'efficacia degli irrigidimenti in relazione ai rapporti
larghezza-spessore adottati.
5.2.     Travi inflesse a parete piena.
5.2.1.     STABILITA' ALL'IMBOZZAMENTO DELLE PARTI COMPRESSE DI TRAVI
INFLESSE.
   Quando  non  si  proceda  ad  un  preciso  calcolo  specifico,  le
dimensioni  delle  parti  sottili  uniformemente  compresse    devono
soddisfare  le  limitazioni  valide  per  analoghe  parti   di   aste
compresse, come indicato al punto 5.1.7.
5.2.2.      STABILITA'  LATERALE DELLE TRAVI INFLESSE (SICUREZZA ALLO
SVERGOLAMENTO).
   Per la verifica di una trave inflessa deve risultare:
                 (sigma) (inferiore o pari) (sigma)c
essendo:
(sigma) la massima tensione al lembo compresso,
                                  Mc
                      (sigma)c = ----  ,
                                  W
con Mc momento massimo calcolato per la condizione critica di carico,
tenuto conto del  comportamento  elastoplastico  della  sezione  e  W
modulo di resistenza relativo al lembo compresso.
5.3.     Aste pressoinflesse.
   Nel  caso di aste soggette ad azioni assiali di compressione N e a
momento flettente M, bisognera' tener  conto  della  riduzione  della
capacita'  portante  dell'asta  a  compressione a causa degli effetti
flettenti.  Tale  valutazione  sara'  fatta   mediante   formula   di
interazione basate su metodi di calcolo o sperimentali comprovati.
   Se  il  momento  flettente  varia lungo l'asta, la verifica potra'
effettuarsi introducendo nella formula il momento flettente, costante
lungo l'asta, equivalente ai fini della verifica di stabilita'.
5.4.     Archi.
   Le strutture ad arco  devono  essere  progettate  con  appropriati
metodi  analitici; la stabilita' globale deve essere garantita con un
rapporto tra i carichi corrispondenti alle predette instabilita' ed i
carichi corrispondenti alla condizione di calcolo  per  le  verifiche
agli stati limite ultimi non minore di 1,6.
5.5.     Telai.
   Nelle  strutture intelaiate la stabilita' delle singole membrature
deve essere verificata in conformita' a  quanto  indicato  nei  punti
5.1., 5.2. e 5.3., tenendo ben presenti le condizioni di vincolo e di
sollecitazione.
5.5.1.   TELAI A NODI FISSI.
   Nei  telai  in  cui  la  stabilita'  laterale  e'  assicurata  dal
contrasto di controventamenti adeguati, la lunghezza  di  inflessione
dei piedritti, in mancanza di un'analisi rigorosa, sara' assunta pari
alla loro altezza.
5.5.2.   TELAI A NODI SPOSTABILI.
a) Telai monopiano.
   Se  la  stabilita'  laterale e' affidata unicamente alla rigidezza
flessionale dei piedritti e dei traversi,  rigidamente  connessi  fra
loro,  la  lunghezza  di  inflessione delle membrature va determinata
mediante apposito esame. La lunghezza di inflessione dei ritti  sara'
assunta   comunque  non  minore  della  loro  altezza  qualora  siano
incastrati al piede, e al doppio della loro altezza  se  incernierati
alla base.
b) Telai multipiano.
   La  stabilita' globale deve essere garantita con un rapporto tra i
carichi  corrispondenti  alla  predetta  instabilita'  ed  i  carichi
corrispondenti alla condizione di calcolo per le verifiche agli stati
limite ultimi non minore di 1,6.
   La   stabilita'   globale   puo'  essere  saggiata  indirettamente
controllando che la struttura sia capace di sopportare l'azione delle
forze orizzontali pari a 1/80 dei carichi permanenti e  sovraccarichi
supposte  agenti  contemporaneamente  ai massimi carichi di progetto,
per le verifiche agli stati limite ultimi, vento escluso.
   La freccia orizzontale corrispondente deve essere minore di  1/330
della altezza totale del telaio.
5.6.    Stabilita' dell'anima di elementi strutturali a parete piena.
5.6.1.   VERIFICA ALL'IMBOZZAMENTO.
   I  pannelli  d'anima di elementi strutturali a parete piena devono
essere verificati all'imbozzamento e, localmente,  in  corrispondenza
di eventuali carichi concentrati applicati fra gli irrigidimenti.
   In particolare, nelle verifiche all'imbozzamento, dovra' essere:
                (sigma)id (inferiore o pari) (sigma)c
dove:
(sigma)c   e' la tensione normale critica di confronto corrispondente
          alla condizione di carico assegnata;
(sigma)id e' la tensione  normale  ideale  equivalente  valutata  con
          riferimento alla massima tensione normale di compressione e
          ad una tensione tangenziale media.
   Laddove  esistano  adeguate  riserve  di  resistenza in fase post-
critica, si potra'  tenerne  conto  aumentando  giustificatamente  il
valore della tensione normale di confronto (sigma)c.
5.6.2.   CONTROLLO DEGLI IRRIGIDIMENTI.
   La  verifica  di  cui  al punto 5.6.1. deve essere integrata da un
controllo degli irrigidimenti trasversali e longitudinali  dell'anima
al fine di garantire l'efficienza statica dell'insieme.
   Gli  irrigidimenti verticali in corrispondenza degli appoggi e dei
carichi concentrati in genere devono essere verificati al  carico  di
punta per l'intera azione localizzata.
6.       VERIFICHE MEDIANTE PROVE SU STRUTTURE CAMPIONE E SU MODELLI.
6.1.     Prove su strutture o elementi campione.
   Nel  caso  che  la  verifica sia riferita ad esperienze dirette su
struttura campione da effettuare sotto il controllo di un Laboratorio
Ufficiale, su un adeguato numero di elementi, tale da consentire  una
convincente  elaborazione statistica dei risultati, e nei quali siano
fedelmente riprodotte le condizioni di carico e di vincolo, il minimo
valore del coefficiente di sicurezza delle azioni  di  progetto  agli
stati  limite  ultimi rispetto alla resistenza sperimentale a rottura
non deve  essere  inferiore  a  1,33,  mentre  il  valore  medio  del
coefficiente  di  sicurezza  non  deve essere inferiore a 1,53. Detti
coefficienti devono essere opportunamente incrementati  nel  caso  di
azioni  ripetute,  a  meno che l'effettiva storia di carico non venga
riprodotta nelle prove. Ove siano da temere fenomeni di  instabilita'
globale  e  locale, ovvero rotture senza preavviso, i coefficienti di
sicurezza devono essere opportunamente maggiorati.
6.2.     Prove su modelli.
   Per  strutture  di particolare complessita', le ipotesi a base del
calcolo potranno essere guidate dai risultati di prove su modelli.
7.       REGOLE PRATICHE DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE.
7.1.     Composizione degli elementi strutturali.
7.1.1.   SPESSORI LIMITE.
   E' vietato l'uso di profilati con spessore t < 4 mm. Una deroga  a
tale  norma,  fino  ad uno spessore t = 3 mm, e' consentita per opere
sicuramente protette contro la corrosione,  quali  per  esempio  tubi
chiusi alle estremita' e profilati zincati, ad opere non esposte agli
agenti atmosferici.
   Le  limitazioni di cui sopra non riguardano ovviamente elementi di
lamiera grecata e profili sagomati a freddo in  genere  per  i  quali
occorre  fare  riferimento  ad  altre  prescrizioni  costruttive e di
calcolo.
7.1.2.   IMPIEGO DEI FERRI PIATTI.
   L'impiego di piatti o larghi piatti,  in  luogo  di  lamiere,  per
anime  e relativi coprigiunti delle travi a parete piena, e in genere
per gli elementi in lastra soggetti a  stati  di  tensione  biassiali
appartenenti  a membrature aventi funzione statica non secondaria, e'
ammesso solo  se  i  requisiti  di  accettazione  prescritti  per  il
materiale  (in particolare quelli relativi alle prove di piegamento a
freddo e resilienza) siano verificati anche nella direzione normale a
quella di laminazione.
7.1.3.   VARIAZIONI DI SEZIONE.
   Le eventuali variazioni di sezione di una stessa membratura devono
essere  il  piu'  possibile  graduali,  soprattutto  in  presenza  di
fenomeni  di fatica. Di regola sono da evitarsi le pieghe brusche. In
ogni caso si dovra' tener conto degli effetti dell'eccentricita'.
   Nelle lamiere o piatti  appartenenti  a  membrature  principali  e
nelle   piastre   di   attacco   le   concentrazioni   di  sforzo  in
corrispondenza di  angoli  vivi  rientranti  debbono  essere  evitate
mediante  raccordi  i  cui  raggi  saranno  indicati  nei  disegni di
progetto.
7.1.4.   GIUNTI DI TIPO MISTO.
   In uno stesso giunto e' vietato l'impiego di differenti metodi  di
collegamento   di   forza  (ad  esempio  saldatura  e  bullonatura  o
chiodatura), a meno che uno solo di essi sia in grado  di  sopportare
l'intero sforzo.
7.2.     Unioni chiodate.
7.2.1.   CHIODI E FORI NORMALI.
   I  chiodi  da  impiegarsi  si suddividono nelle categorie appresso
elencate,  ciascuna  con   l'indicazione   della   UNI   cui   devono
corrispondere:
   - chiodi a testa tonda stretta, secondo UNI 136 (marzo 1931);
   - chiodi a testa svasata piana, secondo UNI 139 (marzo 1931);
   -  chiodi  a  testa  svasata  con  calotta, secondo UNI 140 (marzo
     1931).
   I fori devono corrispondere alla UNI 141 (marzo 1931).
7.2.2.   DIAMETRI NORMALI.
   Di  regola  si  devono  impiegare  chiodi  dei  seguenti  diametri
nominali:
   d = 10, 13, 16, 19, 22, 25 mm;
e, ordinatamente, fori dei diametri:
   d1 = 10,5, 14, 17, 20, 23, 26 mm.
   Nei disegni si devono contraddistinguere con opportune convenzioni
i  chiodi  dei  vari  diametri. Nei calcoli si assume il diametro d1,
tanto  per  verifica  di  resistenza  della  chiodatura,  quanto  per
valutare l'indebolimento degli elementi chiodati.
7.2.3.   SCELTA DEI CHIODI IN RELAZIONE AGLI SPESSORI DA UNIRE.
   In relazione allo spessore complessivo t da chiodare si impiegano:
   - chiodi a testa tonda ed a testa svasata piana, per
          t/d (inferiore o pari) 4,5;
   - chiodi a testa svasata con calotta, per
          4,5 (inferiore) t/d (inferiore o pari) 6,5.
7.2.4.   INTERASSE DEI CHIODI E DISTANZA DAI MARGINI.
   Il  rapporto  al  diametro d dei chiodi, ovvero al piu' piccolo t1
tra gli spessori collegati dai chiodi, devono essere  soddisfatte  le
limitazioni seguenti:
   - per le file prossime ai bordi:
            10 (maggiore o pari)  p/d (maggiore o pari) 3
            3 (maggiore o pari) a/d (maggiore o pari) 1,5
           3 (maggiore o pari) a1/d (maggiore o pari) 1,5
                               15 per gli elementi compressi
      p/t1 (inferiore o pari)
                               25 per gli elementi tesi
      a/t1
             (inferiore o pari) 6 ((inferiore o pari) 9
                                    se il margine e' irrigidito)
      a1/t1
dove:
p  e' la distanza tra centro e centro di chiodi contigui;
a    e' la distanza dal centro di un chiodo al margine degli elementi
   da collegare ad esso piu' vicino nella direzione dello sforzo;
a1 e' la distanza come la precedente a, ma ortogonale alla  direzione
   dello sforzo;
t1 e' il minore degli spessori degli elementi collegati.
   Quando  si  tratti di opere non esposte alle intemperie, le ultime
due limitazioni possono essere sostituite dalle seguenti:
                     a/t1
                            (inferiore o pari) 12
                     a1/t1
   Deroghe eventuali alle  prescrizioni  di  cui  al  presente  punto
7.2.4. debbono essere comprovate da adeguate giustificazioni teoriche
e sperimentali.
7.3.     Unioni con bulloni normali.
7.3.1.   BULLONI.
   La  lunghezza  del tratto non filettato del gambo del bullone deve
essere in generale maggiore di quella della parti  da  serrare  e  si
deve sempre far uso di rosette. E' tollerato tuttavia che non piu' di
mezza  spira  del  filetto  rimanga  compresa nel foro. Qualora resti
compreso nel foro un tratto filettato se ne  dovra'  tenere  adeguato
conto nelle verifiche di resistenza.
   In  presenza  di  vibrazioni  o  inversioni  di  sforzo, si devono
impiegare controdadi  oppure  rosette  elastiche,  tali  da  impedire
l'allentamento  del  dado.  Per  bulloni  con  viti  8.8  e  10.9  e'
sufficiente l'adeguato serraggio.
7.3.2.   DIAMETRI NORMALI.
   Di regola si devono impiegare bulloni dei seguenti diametri:
d=12, 14, 16, 18, 20, 22, 24, 27 mm.
   I   fori  devono  avere  diametro  uguale  a  quello  del  bullone
maggiorato di 1 mm fino al diametro 20  mm  e  di  1,5  mm  oltre  il
diametro  20  mm,  quando e' ammissibile un assestamento sotto carico
del giunto.
   Quando tale assestamento non e' ammesso, il giuoco complessivo tra
diametro del bullone e diametro del foro non dovra' superare 0,3  mm,
ivi comprese le tolleranze.
   Nei disegni si devono contraddistinguere con opportune convenzioni
i bulloni dei vari diametri e devono essere precisati i giuochi foro-
bullone.
7.3.3.   INTERASSE DEI BULLONI E DISTANZA DAI MARGINI.
   Vale quanto specificato al punto 7.2.4.
7.4.     Unioni ad attrito.
7.4.1.   BULLONI.
   Nelle unioni ad attrito si impiegano bulloni ad alta resistenza di
cui  al  punto  2.6.  Il  gambo  puo'  essere  filettato per tutta la
lunghezza.
   Le rosette, disposte una sotto il  dado  e  una  sotto  la  testa,
devono  avere  uno  smusso  a 45 gradi in un orlo interno ed identico
smusso sul corrispondente orlo esterno. Nel montaggio lo smusso  deve
essere  rivolto verso la testa della vite o verso il dado. I bulloni,
i dadi e le rosette devono portare, in rilievo impresso,  il  marchio
di fabbrica e la classificazione secondo la citata UNI 3740.
7.4.2.   DIAMETRI NORMALI.
   Di regola si devono impiegare bulloni dei seguenti diametri:
d=12, 14, 16, 18, 20, 22, 24, 27 mm.
e  fori  di  diametro  pari a quello del bullone maggiorato di 1,5 mm
fino al diametro 24 mm e di 2 mm per il diametro 27 mm.  Nei  disegni
devono  essere  distinti con opportune convenzioni i bulloni dei vari
diametri.
7.4.3.   INTERASSE DEI BULLONI E DISTANZA DAI MARGINI.
   Vale quanto specificato al punto 7.2.4.
7.5.     Unioni saldate.
   A tutti gli elementi strutturali saldati devono  essere  applicate
le prescrizioni di cui al punto 7.1.3.
   Per  gli  attacchi  d'estremita'  di  aste  sollecitate  da  forza
normale, realizzati soltanto con cordoni d'angolo paralleli  all'asse
di sollecitazione, la lunghezza minima dei cordoni stessi deve essere
pari a 15 volte lo spessore.
   L'impiego   di   saldature   entro  fori  o  intagli  deve  essere
considerato eccezionale: qualora detti fori o intagli debbano  essere
usati,  il  loro  contorno  non dovra' presentare punti angolosi, ne'
raggi  di  curvatura  minori  di  meta'   della   dimensione   minima
dell'intaglio.
   I  giunti  testa  a  testa  di  maggior  importanza appartenenti a
membrature tese esposte a temperature minori di  0  gradi  centigradi
devono essere previsti con saldatura di I classe (punto 2.4.3.).
   La saldatura a tratti non e' ammessa che per cordoni d'angolo.
   Nei  giunti  a  croce  o a T a completa penetrazione dovra' essere
previsto un graduale  allargamento  della  saldatura  (vedere  figura
3-II),  la  cui  larghezza  dovra'  essere almeno pari a 1,3 volte lo
spessore t in corrispondenza della lamiera su cui viene a intestarsi.
VEDI FIGURA A PAG. 98
7.6.     Travi a parete piena e reticolari.
7.6.1.   TRAVI CHIODATE.
   Nel proporzionamento delle chiodature  che  uniscono  all'anima  i
cantonali  del  corrente caricato, si deve tener conto del contributo
di sollecitazione di  eventuali  carichi  direttamente  applicati  al
corrente  stesso.  Se tali carichi sono concentrati ed il corrente e'
sprovvisto di piattabande, si provvedera' a diffonderli  con  piastra
di ripartizione.
   Le  interruzioni degli elementi costituenti le travi devono essere
convenientemente   distanziate   e   singolarmente    provviste    di
coprigiunto.  La  coincidenza trasversale di piu' interruzioni non e'
ammessa neanche per coprigiunto  adeguato  alla  sezione  interrotta,
eccettuato  il caso di giunti di montaggio. I coprigiunti destinati a
ricostituire l'intera sezione dell'anima devono estendersi all'intera
altezza di essa.
   Nelle travi  con  pacchetti  di  piattabande  distribuite  con  il
criterio  di  ottenere  l'uniforme  resistenza  a flessione, ciascuna
piattabanda deve essere attaccata al pacchetto esternamente alla zona
dove ne  e'  necessario  il  contributo;  il  prolungamento  di  ogni
piattabanda  oltre  la  sezione  in  cui il momento flettente massimo
eguaglia quello resistente, deve essere sufficiente per consentire la
disposizione di almeno due file di chiodi, la prima delle quali  puo'
essere disposta in corrispondenza della sezione suddetta.
7.6.2.   TRAVI SALDATE.
   Quando  le  piattabande  sono  piu' di una per ciascun corrente si
potranno unire tra loro con cordoni d'angolo laterali lungo i  bordi,
purche' abbiano larghezza non maggiore di 30 volte lo spessore.
   L'interruzione  di ciascuna piattabanda deve avvenire esternamente
alla zona dove ne e' necessario il contributo, prolungandosi  per  un
tratto   pari   almeno   alla   meta'  della  propria  larghezza.  In
corrispondenza della sezione terminale  di  ogni  singolo  tronco  di
piattabanda  si  deve  eseguire  un  cordone d'angolo di chiusura che
abbia altezza di gola pari almeno alla  meta'  dello  spessore  della
piattabanda  stessa e sezione dissimmetrica col lato piu' lungo nella
direzione della piattabanda. Inoltre,  in  presenza  di  fenomeni  di
fatica,   la  piattabanda  deve  essere  raccordata  al  cordone  con
opportuna rastremazione.
7.6.3.   NERVATURE DELL'ANIMA.
   Le nervature di irrigidimento dell'anima in  corrispondenza  degli
appoggi  della  trave  o  delle sezioni in cui sono applicati carichi
concentrati  devono  essere,  di  regola,  disposte   simmetricamente
rispetto all'anima e verificate a carico di punta per l'intera azione
localizzata.
   Potra'    a    tali    effetti   considerarsi   collaborante   con
l'irrigidimento una porzione d'anima di larghezza non superiore a  12
volte  lo  spessore  dell'anima,  da entrambe le parti adiacenti alle
nervature stesse.
   Per   la   lunghezza  d'inflessione  dovra'  assumersi  un  valore
commisurato alle effettive condizioni di  vincolo  dell'irrigidimento
ed in ogni caso non inferiore ai 3/4 dell'altezza dell'anima.
   I  rapporti  larghezza-spessore  delle  nervature di irrigidimento
dell'anima devono soddisfare le limitazioni previste al punto 5.1.7.
   Le nervature di irrigidimento di  travi  composte  saldate  devono
essere  collegate  all'anima mediante cordoni di saldatura sottili e,
di regola, continui.
   Nel caso si adottino cordoni discontinui, la lunghezza dei  tratti
non   saldati   dovra'  essere  inferiore  a  12  volte  lo  spessore
dell'anima, e, in ogni caso, a 25 cm; inoltre nelle travi soggette  a
fatica  si  verifichera' che la tensione longitudinale nell'anima non
superi   quella   ammissibile   a   fatica   per   le    disposizioni
corrispondenti.
7.6.4.   TRAVI RETICOLARI.
   Gli  assi  baricentrici delle aste devono di regola coincidere con
gli assi dello schema reticolare; tale avvertenza e'  particolarmente
importante  per  le  strutture  sollecitate  a fatica. La coincidenza
predetta per le aste di strutture chiodate o bullonate costituite  da
cantonali  puo'  essere  osservata  per  gli  assi  di  chiodatura  e
bullonatura anziche' per gli assi baricentrici.
   Il baricentro della sezione resistente del  collegamento  ai  nodi
deve  cadere,  di  regola,  sull'asse  geometrico dell'asta. Ove tale
condizione non  sia  conseguibile,  dovra'  essere  considerato,  nel
calcolo  del  collegamento,  il  momento dovuto all'eccentricita' tra
baricentro del collegamento e asse baricentrico dell'asta.
   Nei correnti a sezione variabile gli  elementi,  che  via  via  si
richiedono   in   aumento  della  sezione  resistente,  devono  avere
lunghezza  tale  da  essere  pienamente  efficienti  la'  ove  ne  e'
necessario il contributo.
7.7.     Piastre od apparecchi di appoggio.
7.7.1.   BASI DI COLONNE.
   Le  piastre di appoggio e le relative eventuali costolature devono
essere  proporzionate  in  modo  da   assicurare   una   ripartizione
approssimativamente    lineare   della   pressione   sul   cuscinetto
sottostante.
   I bulloni di ancoraggio  devono  essere  collocati  a  conveniente
distanza  dalle superfici che limitano lateralmente la fondazione. La
lunghezza degli ancoraggi e' quella prescritta al punto 5.3.3.  della
Parte  1a,  quando  non  si  faccia ricorso a traverse d'ancoraggio o
dispositivi analoghi.
7.2.2.   APPOGGI METALLICI (FISSI E SCORREVOLI).
   Di regola, per gli appoggi scorrevoli, non sono da impiegare  piu'
di  due  rulli  o  segmenti  di rullo; se i rulli sono due occorrera'
sovrapporre ad essi un bilanciere che assicuri  l'equipartizione  del
carico.  Il movimento di traslazione dei rulli deve essere guidato in
modo opportuno, dispositivi di arresto devono essere previsti dove il
caso lo richieda. Le parti degli apparecchi che trasmettono pressioni
per contatto possono essere di  acciaio  fuso,  oppure  ottenute  per
saldatura  di  laminati  di  acciaio. Le superfici di contatto devono
essere lavorate con macchina utensile.
7.7.3.   APPOGGI DI GOMMA.
   Per questo tipo di appoggi valgono le istruzioni di cui alla norma
CNR 10018/87 (Bollettino Ufficiale C.N.R. - XXVI - n. 161 - 1992).
7.8.     Marchiatura dei materiali.
   I   materiali  debbono  essere  identificabili  mediante  apposito
contrassegno o marchiatura, specie per quanto  riguarda  il  tipo  di
acciaio impiegato.
7.9.     Lavorazioni.
   Nelle  lavorazioni  debbono essere osservate tutte le prescrizioni
indicate nel progetto.
7.10.    Modalita' esecutive per le unioni.
7.10.1.  UNIONI CHIODATE.
   Le teste ottenute con la ribaditura devono risultare ben  centrate
sul  fusto,  ben  nutrite  alle loro basi, prive di scepolature e ben
combacianti con la superficie dei pezzi. Dovranno poi essere liberate
dalle bavature mediante scalpello  curvo,  senza  intaccare  i  ferri
chiodati.
   Le  teste  di  materiale diverso dall'acciaio Fe 360 ed Fe 430 UNI
7356 (dicembre 1974) porteranno in rilievo  in  sommita',  sopra  una
zona piana, un marchio caratterizzante la qualita' del materiale.
   Il  controstampo  dovra'  essere  piazzato  in  modo  da  lasciare
sussistere detto marchio dopo la ribaditura.
7.10.2.  UNIONI AD ATTRITO.
   Le superfici di contatto al montaggio si devono presentare pulite,
prive cioe' di olio, vernice,  scaglie  di  laminazione,  macchie  di
grasso.
   La  pulitura  deve,  di  norma,  essere eseguita con sabbiatura al
metallo bianco;  e'  ammessa  la  semplice  pulizia  meccanica  delle
superfici  a contatto per giunzioni montate in opera, purche' vengano
completamente eliminati tutti i prodotti della corrosione e tutte  le
impurita' della superficie metallica. Le giunzioni calcolate con (mi)
= 0,45 debbono comunque essere sabbiate al metallo bianco.
   I  bulloni,  i  dadi  e le rosette dovranno corrispondere a quanto
prescritto al punto 7.4.1.
   Nei giunti flangiati dovranno  essere  particolarmente  curati  la
planarita' ed il parallelismo delle superfici di contatto.
   Per il serraggio dei bulloni si devono usare chiavi dinamometriche
a  mano,  con o senza meccanismo limitatore della coppia applicata, o
chiavi pneumatiche  con  limitatore  della  coppia  applicata;  tutte
peraltro  devono essere   tali da garantire una precisione non minore
di (piu' o meno) 5%.
   Il valore della coppia di serraggio, da applicare sul dado o sulle
testa del bullone deve essere quella indicata nel punto 4.4.
   Per verificare l'efficienza dei giunti serrati, il controllo della
coppia torcente applicata puo' essere effettuato in uno dei  seguenti
modi:
   a)  si misura con chiave dinamometrica la coppia richiesta per far
ruotare ulteriormente di 10 gradi il dado;
   b) dopo aver marcato dado  e  bullone  per  identificare  la  loro
posizione  relativa,  il  dado  deve  essere  prima allentato con una
rotazione almeno pari a 60 gradi e  poi  riserrato,  controllando  se
l'applicazione   della   coppia  prescritta  riporta  il  dado  nella
posizione originale.
   Se   in  un  giunto  anche  un  solo  bullone  non  risponde  alle
prescrizioni circa il serraggio, tutti i bulloni  del  giunto  devono
essere controllati.
7.10.3.  UNIONI SALDATE.
   Sia  in  officina  sia in cantiere, le saldature da effettuare con
elettrodi rivestiti devono essere eseguite da saldatori  che  abbiano
superato,  per  la  relativa  qualifica, le prove richieste dalla UNI
4634 (dicembre 1960).
   Per le costruzioni tubolari si fara'  riferimento  alla  UNI  4633
(dicembre 1960) per i giunti di testa.
   Le  saldature  da  effettuare con altri procedimenti devono essere
eseguite  da  operai  sufficientemente   addestrati   all'uso   delle
apparecchiature  relative  ed  al rispetto delle condizioni operative
stabilite in sede di qualifica del procedimento.
   I lembi, al momento della saldatura, devono essere regolari, lisci
ed  esenti  da  incrostazioni,  ruggine,  scaglie,  grassi,  vernici,
irregolarita' locali ed umidita'.
   Il disallineamento dei lembi deve essere non maggiore di 1/8 dello
spessore  con  un  massimo  di  1,5 mm; nel caso di saldatura manuale
ripresa al vertice, si potra' tollerare un disallineamento di entita'
doppia.
   Nei giunti di testa ed in  quelli  a  T  a  completa  penetrazione
effettuati  con  saldatura  manuale,  il vertice della saldatura deve
essere sempre asportato, per la profondita' richiesta per raggiungere
il  metallo   perfettamente   sano,   a   mezzo   di   scalpellatura,
smerigliatura,  od  altro  adeguato  sistema,  prima di effettuare la
seconda saldatura (nel caso di saldature effettuate dai due  lati)  o
la ripresa.
   Qualora cio' non sia assolutamente possibile, si deve fare ricorso
alla  preparazione  a  V  con  piatto  di  sostegno che e', peraltro,
sconsigliata nel caso di  strutture  sollecitate  a  fatica  od  alla
saldatura effettuata da saldatori speciali secondo la citata UNI 4634
o, nel caso di strutture tubolari, di classe TT secondo la citata UNI
4633.
7.10.4.  UNIONI PER CONTATTO.
   Le  superfici  di contatto devono essere convenientemente piane ed
ortogonali all'asse delle membrature collegate.
   Le membrature senza flange di estremita' devono avere le superfici
di contatto segate o, se occorre, lavorate  con  la  piallatrice,  la
fresatrice o la molatrice.
   Per  le  membrature  munite  di  flange  di estremita' si dovranno
distinguere i seguenti casi:
   a)  per  flange  di  spessore  inferiore  o  uguale  a  50  mm  e'
sufficiente la spianatura alla pressa o con sistema equivalente;
   b)  per  flange  di spessore compreso tra i 50 ed i 100 mm, quando
non sia possibile una accurata spianatura alla pressa, e'  necessario
procedere  alla  piallatura  o  alla  fresatura  delle  superfici  di
appoggio;
   c) per flange di spessore maggiore  di  100  mm  le  superfici  di
contatto devono sempre essere lavorate alla pialla o alla fresa.
   Nel  caso  particolare  delle  piastre  di  base  delle colonne si
distingueranno i due casi seguenti:
   a) per basi senza livellamento  con  malta  occorre,  sia  per  la
piastra   della   colonna   che   per  l'eventuale  contropiastra  di
fondazione, un accurato spianamento alla pressa e preferibilmente  la
piallatura o la fresatura.
   b)   per   basi   livellate  con  malta  non  occorre  lavorazione
particolare delle piastre di base.
7.10.5.  PRESCRIZIONI PARTICOLARI.
   Quando le superfici comprendenti lo spessore da bullonare per  una
giunzione  di  forza  non  abbiano giacitura ortogonale agli assi dei
fori,  i  bulloni  devono  essere  piazzati  con  interposte  rosette
cuneiformi,  tali  da garantire un assetto corretto della testa e del
dado e da consentire un serraggio normale.
7.11.    Verniciatura e zincatura.
   Gli elementi delle strutture in  acciaio,  a  meno  che  siano  di
comprovata  resistenza  alla  corrosione, dovranno essere idoneamente
protetti tenendo conto del tipo di acciaio, della sua posizione nella
struttura e dell'ambiente nel quale e' collocato.
   Devono essere particolarmente protetti gli elementi dei giunti  ad
attrito,  in modo da impedire qualsiasi infiltrazione all'interno del
giunto.
   Il progettista prescrivera' il tipo e le modalita' di applicazione
della  protezione,  che  potra'  essere  di  pitturazione  o  (parola
indecifrabile).
   Gli   elementi   destinati  ad  essere  incorporati  in  getti  si
conglomerato  cementizio  non  dovranno  essere  pitturati:  potranno
essere invece zincati a caldo.
7.12.    Appoggio delle piastre di base.
   E'  necessario  curare  che la piastra di base degli apparecchi di
appoggio delle colonne appoggi per  tutta  la  sua  superficie  sulla
sottostruttura attraverso un letto di malta.
                             Sezione III
         Eurocodice 3: ENV-1993-1-1: criteri e prescrizioni
8.  PRESCRIZIONI  SPECIFICHE  SU  SINGOLI  PUNTI  DELLA NORMA UNI ENV
1993-1-1.
   L'uso della Norma UNI ENV  1993-1-1:  Eurocodice  3  Progettazione
delle strutture di acciaio Parte 1-1 Regole generali e regole per gli
edifici,   e'   ammesso   purche'  vengano  seguite  le  prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive riportate in questa Sezione.
   Per facilita' di riferimento e' stata adottata qui di  seguito  la
stessa  numerazione  della  norma  ENV  1993-1-1. Sono riportati quei
punti nei  quali  sono  state  introdotte  prescrizioni  sostitutive,
integrative o soppressive.
   Le  appendici  della  norma  UNI  EN  1993-1-1  non  hanno  valore
prescrittivo.
   I  valori  dei  coefficienti  incasellati  da  adottare   per   le
applicazioni di UNI ENV 1993-1-1 sono indicati nel Prospetto 8.I.
                         Prospetto 8-I
_____________________________________________________________________
|                                                       |   VALORI  |
|                                                       |INCASELLATI|
|_______________________________________________________|___________|
|2.3.3.1|    Fattore    |       |                       |   0,70    |
|       |   riduttivo   |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|5.1.1  |Coeff. parziale| YM0   |Sezioni di classe 1-2-3|   1,05    |
|       |di sicurezza   |_______|_______________________|___________|
|       |per il         | YM1   |Sezioni di classe 4    |   1,05    |
|       |materiale      |_______|_______________________|___________|
|       |               | YM1   |Fenomeni di            |   1,05    |
|       |               |       |instabilita'           |           |
|       |               |_______|_______________________|___________|
|       |               | YM2   |Resistenza sezioni     |   1,20    |
|       |               |       |nette                  |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|6.1.1  |Coeff. parziale| YMb   |Bulloni                |   1,35    |
|       |di sicurezza   |_______|_______________________|___________|
|       |per i          | YMr   |Chiodi                 |   1,35    |
|       |collegamenti   |_______|_______________________|___________|
|       |               | YMp   |Perni                  |   1,35    |
|       |               |_______|_______________________|___________|
|       |               | YMw   |Saldature d'angolo     |   1,35    |
|       |               |       |_______________________|___________|
|       |               |       |Saldature Ia classe    |   1,05    |
|       |               |       |_______________________|___________|
|       |               |       |Saldature IIa classe   |   1,20    |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|6.5.8.1|Coeff. parziale|YMs.ult|Stato limite ultimo    |   1,25    |
|       |di sicurezza   |_______|_______________________|___________|
|       |per scorrimento|YMs.ser|Stato limite di        |   1,25    |
|       |unioni ad      |       |servizio               |           |
|       |attrito        |_______|_______________________|___________|
|       |               |YMs.ult|Stato limite ultimo con|   1,50    |
|       |               |       |fori maggiorati o      |           |
|       |               |       |asolati                |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|9.3.2  |Coeff. parziale| YMf   |Carico a fatica        |   1,00    |
|       |di sicurezza   |       |                       |           |
|       |per i carichi  |       |                       |           |
|       |di fatica      |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|9.3.4  |Coeff. parziale| YMf   |Resistenza a fatica    |   1,00    |
|       |di sicurezza   |       |                       |           |
|       |per la         |       |                       |           |
|       |resistenza a   |       |                       |           |
|       |fatica         |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|C2.5   |Coeff. parziale| YC1   |Non saldate            |   1,00    |
|       |per fragilita' |_______|_______________________|___________|
|       |               | YC2   |Come saldate           |   1,50    |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|K1     |Coeff. parziale| YMf   |                       |   1,10    |
|       |di sicurezza   |       |                       |           |
|       |per resistenza |       |                       |           |
|       |dei            |       |                       |           |
|       |collegamenti   |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
Y= gamma
   Per  le  applicazioni  della  norma  UNI ENV 993-1-1 (indicata nel
seguito con la sigla EC 3) i valori delle azioni da  considerare  nel
calcolo   e   le   loro  combinazioni  devono  essere  conformi  alle
prescrizioni dei punti 2. e 7.  della  Parte  Generale  del  presente
decreto.
   Nel  seguito  si  forniscono  le integrazioni e le sostituzioni ai
punti di EC 3, che vengono  riportate  con  la  medesima  numerazione
adottata in EC 3.
2. PRINCIPI DI PROGETTAZIONE.
2.4. Durabilita'.
   Dopo il comma (2) di EC 3 si inserisce il seguente comma (3).
   (3)  Devono  essere  prese  accurate  precauzioni  per evitare gli
effetti  della  corrosione.  In  assenza  di  specifiche  misure   si
applicano  le  cautele di cui al punto 7.1.1. (Spessori limite) della
Parte Seconda del presente decreto ministeriale.
   Si richiama l'attenzione degli utilizzatori di EC 3 sugli spessori
minimi (4 mm) per  le  strutture  saldate  (punto  6.6.1.  comma  (2)
capoverso 3 di EC 3).
3. MATERIALI.
3.2. Acciaio strutturale.
3.2.1. SCOPO.
3.2.2. PROPRIETA' DEI MATERIALI PER ACCIAI LAMINATI A CALDO.
   Al  punto  3.2.1.  comma  (1)  ed  al  punto  3.2.2.1.  di EC 3 si
sostituisce tutto quanto contenuto nei paragrafi:
   - 2.0. Generalita';
   - 2.1. Acciaio laminato;
   - 2.2. Acciaio per getti;
   - 2.3. Acciaio per strutture saldate,
della Parte Seconda del presente decreto.
3.2.2.3. Tenacita'.
   La tabella 3.2.  di  EC  3  si  riferisce  agli  spessori  massimi
impiegabili   quando  il  controllo  della  tenacita'  e'  effettuato
mediante le prove di resilienza Charpy V  specificate  nelle  note  a
margine  della tabella stessa. Si possono impiegare spessori maggiori
soltanto ricorrendo alle verifiche di tenacita' prescritte  al  punto
3.2.2.3.
   La  tabella  3.2.  di EC 3 e' ricavata per particolari strutturali
mediamente impegnati ed importanti (condizioni S1, S2, R1 e C2);  per
altri  casi  si  deve  fare riferimento all'Annesso C. Ad esempio per
particolari strutturali impegnati severamente (per  stati  di  sforzo
pluriassiali  o  deformazioni  plastiche  importanti)  si  deve  fare
riferimento alle condizioni di servizio S3.
   Comunque, in relazione al disposto del punto  2.3.2.  della  Parte
Seconda  del  presente  decreto, l'impiego degli acciai di grado B in
condizioni di servizio S2 (tabella 3.2. di EC 3) e' escluso per  tem-
perature di servizio inferiori a - 10 gradi centigradi.
   In  relazione al disposto del punto 2.3.2. della Parte Seconda del
presente decreto per tutti i gradi di acciaio,  nelle  condizioni  di
servizio  S2, con temperatura di servizio inferiore di oltre 30 gradi
C rispetto a quella per cui e' garantita la resilienza di 27J  (-  10
gradi  C  per  grado  B,  - 30 gradi C per grado C e - 50 gradi C per
grado D), non e' consentito l'impiego di spessori superiori a 10 mm.
4. STATI LIMITE DI SERVIZIO.
4.2. Controllo degli spostamenti.
4.2.1. REQUISITI.
   Dopo il comma (5) di EC 3 si inserisce il seguente comma (6).
   (6)   Qualora   non   vengano   assunte   particolari  precauzioni
progettuali e costruttive, la snellezza non deve superare i valori di
cui al punto 5.1.4. della Parte Seconda del presente decreto.
5. STATO LIMITE ULTIMO.
5.2. Calcolo delle forze interne e dei momenti.
5.2.4. CONSIDERAZIONE DELLE IMPERFEZIONI.
5.2.4.2. Metodo di applicazione.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 5.2.4.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  Gli effetti delle imperfezioni delle membrature (vedere punto
5.2.4.5.) possono essere  trascurati  durante  lo  svolgimento  della
analisi  globale  qualora  si  utilizzino le imperfezioni geometriche
equivalenti del telaio definite al  successivo  punto  5.2.4.3.;  nei
casi  in  cui  si  adottano  nell'analisi le imperfezioni geometriche
massime ammesse per il telaio (di cui al punto 7.7. di EC  3)  devono
essere  messe  in  conto  anche  le  imperfezioni  equivalenti  delle
membrature (definite nella fig. 5.5.1. di EC 3).
5.2.6. STABILITA' DEI TELAI.
5.2.6.2. Analisi elastica dei telai a nodi spostabili.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 5.2.6.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  Nei  casi in cui il rapporto Vsd/Vcr risulta maggiore di 0.25
gli effetti del secondo ordine dovranno essere  inclusi  direttamente
nell'analisi  globale  e non e' consentito l'uso dei metodi indiretti
di cui al precedente comma (1).
   Si sostituisce il comma (8) dello stesso punto 5.2.6.2.  di  EC  3
con il testo seguente.
   (8) Qualora per il calcolo delle colonne si usi l'analisi elastica
del  primo  ordine  con  lunghezze  di  libera  inflessione nel piano
calcolate  tenendo  conto  degli  spostamenti  laterali,  i   momenti
prodotti  dagli spostamenti laterali nelle travi, nelle colonne e nei
collegamenti trave-colonna devono essere amplificati  almeno  di  1,2
salvo   che   sia  dimostrata  l'idoneita'  di  un  valore  inferiore
attraverso una adeguata analisi.
6. COLLEGAMENTI SOGGETTI A CARICHI STATICI.
6.6. Collegamenti saldati.
6.6.1. GENERALITA'.
   Al punto 6.6.1. comma (1) di EC 3 si deve intendere aggiunto tutto
quanto contenuto nel paragrafo 2.4. (Saldature) della  Parte  Seconda
del presente decreto.
   Ulteriori  indicazioni per quanto riguarda la scelta dei materiali
di apporto e le precauzioni per  evitare  l'insorgere  di  cricche  a
freddo  in  zona  termicamente  alterata  o  in  saldatura si possono
reperire ai punti 2.5.1. e  9.9.4.  della  CNR  10011/86  (Bollettino
Ufficiale C.N.R. - XXVI - n. 164 - 1992).
   Ulteriori  indicazioni  per  quanto riguarda le prove di qualifica
dei procedimenti di saldatura si possono  reperire  al  punto  2.5.2.
della CNR 10011/86.
   Ulteriori  indicazioni  per  la  definizione  delle  classi  delle
saldature,  per  quanto  riguarda  l'estensione  dei  controlli   non
distruttivi  ed  i  criteri  di accettabilita' dei difetti si possono
reperire al punto 2.5.3. della CNR 10011/86.
   Si  modifica  nel modo seguente il punto 6.6.1. di EC 3 comma (2),
titolo secondo, procedimento 136:
   136 - saldatura ad arco con filo animato (con  gas  di  protezione
inerte o attivo).
6.6.2. GEOMETRIA E DIMENSIONI.
6.6.2.2. Saldature a cordoni d'angolo.
   Il   comma  (4)  del  punto  6.6.2.2.  di  EC  3  deve  intendersi
prescritto per saldature fortemente tese  e/o  soggette  a  sensibili
fenomeni  di  fatica  o a corrosione atmosferica o di altro tipo (non
"regola applicativa" dunque, ma "principio").
6.6.2.5. Saldature entro fori od intagli.
   Questo tipo di saldatura non  e'  ammesso  per  giunti  fortemente
sollecitati a trazione e/o soggetti a fenomeni di fatica.
6.6.2.6. Saldature entro scanalature.
   Questo  tipo  di  saldatura  non  e' ammesso per giunti fortemente
sollecitati a trazione e/o soggetti a fenomeni di fatica.
6.6.5. RESISTENZA DI PROGETTO DI SALDATURE A CORDONI D'ANGOLO.
6.6.5.1. Lunghezza efficace.
   Il comma (1) del punto 6.6.5.1. di EC 3 deve essere integrato  nel
modo seguente.
   La  lunghezza  efficace  sara'  assunta  pari  a  quella reale del
cordone, purche' questo non abbia estremita' palesemente  mancanti  o
difettose.
   Il  comma  (5)  del  punto  6.6.5.1.  di EC 3 si applica ai giunti
lunghi a sovrapposizione.
6.6.5.2. Altezza di gola.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 6.6.5.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  La  altezza  effettiva di gola e' quella teorica incrementata
del 50% della  penetrazione  minima  rilevata  su  non  meno  di  tre
macrografie,  ricavate  da saggi di certificazione del procedimento o
da specifici giunti di  prova  (almeno  un  giunto  avente  lunghezza
maggiore  500  mm; tre macrografie ricavate una in mezzeria, due a 50
mm dalle estremita').
6.6.6. RESISTENZA DI PROGETTO DI SALDATURE DI TESTA.
6.6.6.1. Saldature di testa a piena penetrazione.
   Si introducono i seguenti commi (2) e (3) del punto 6.6.6.1. di EC
3.
   (2) Si deve adottare (gamma)mw = 1,05 per i giunti di I  classe  e
(gamma)mw = 1,20 per i giunti di II classe.
   (3)   Tra  le  eventuali  azioni  correttive,  che  devono  essere
concordate con il progettista  e  con  il  direttore  dei  lavori,  a
seguito  di  mancanza  di  penetrazione  rilevata  con i controlli, e
ammesso anche il declassamento  a  parziale  penetrazione  di  giunti
indicati dal progettista a piena penetrazione.
   In  ogni caso i controlli devono escludere la presenza di difetti,
eccedenti i limiti di difettosita' relativi alla II  classe,  diversi
dalla mancanza di penetrazione.
   La  valutazione  dell'altezza  di  gola dei cordoni conseguente al
declassamento puo'  effettuarsi  sulla  base  sia  di  controlli  non
distruttivi    (ultrasuoni),   sia   di   controlli   semidistruttivi
(macrografie  di  estremita'  o  sondaggi   di   mola),   sia   della
preparazione dei lembi.
6.6.6.2. Saldature di testa a parziale penetrazione.
   La  fig.  6.6.8.  di  EC  3  (relativa  alle  altezze  di  gola da
considerare) e' soppressa.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 6.6.6.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  Adottando le preparazioni dei lembi per parziale penetrazione
indicate nella UNI 11001 (gennaio 1962) l'altezza di gola puo' essere
considerata pari alla profondita'  della  preparazione.  In  caso  di
preparazioni  diverse,  e comunque quando si voglia tener conto della
penetrazione, verra' adottato il criterio di cui  al  comma  (4)  del
punto 6.6.5.2.
6.6.6.3. Giunti di testa a T.
   Al  comma (1) del punto 6.6.6.3. di EC 3 si aggiungono le seguenti
prescrizioni.
   L'entita' della mancanza di penetrazione viene cosi' stabilita:
   -  pari  alla  spalla  usando   le   preparazioni   per   parziale
penetrazione di cui alla UNI 11001 (punto 9.2.5.);
   - pari alla spalla diminuita del 50% della penetrazione, quando si
ritenga  tener  conto  di  quest'ultima e comunque nel caso di uso di
preparazioni diverse da quelle della UNI  11001  (i  criteri  per  la
valutazione  della  penetrazione  sono quelli di cui al comma (4) del
punto 6.6.5.2. di EC 3 modificato in questo decreto).
   I giunti saranno sottoposti a controllo ultrasonoro con i  criteri
per  i  giunti  di II classe; e' ammessa una mancanza di penetrazione
continua dell'ordine di 3 mm; non sono ammesse mancanze di fusione al
vertice.
   Per le verifiche di resistenza si adotta ymw =  1,20  come  per  i
giunti testa - testa a piena penetrazione di II classe.
   Si  sostituisce  il  comma  (2)  del punto 6.6.6.3. di EC 3 con il
testo seguente.
   (2) La resistenza di un giunto di testa a T  che  non  soddisfa  i
requisiti  di  cui  al precedente comma (1) dovra' essere determinata
come per una saldatura a cordoni d'angolo.
   L'altezza di gola dei cordoni verra' considerata pari a:
   - quella teorica, usando le preparazioni per parziale penetrazione
di cui alla UNI 11001 (punto 9.2.5.);
   -  quella  rilevata  nelle sezioni macrografiche, con i criteri di
cui al comma 4 del punto 6.6.5.2. (nel caso di  preparazioni  diverse
da  quelle previste dalla UNI 11001 e comunque quando si voglia tener
conto della penetrazione).
   Anche i giunti a T a parziale penetrazione con preparazione da  un
solo  lato  si  verificano come i cordoni d'angolo, indipendentemente
dalla entita' della mancanza di penetrazione.
   La figura 6.6.9. di EC 3 viene modificata come in allegato.
                      (alfa)nom.1 + (alfa)nom.2 <= t
                    Cnom <= t/5 oppure Cnom <= 3 mm
   Giunto a T di testa a parziale penetrazione  calcolabile  come  un
giunto  testa-testa a piena penetrazione (la mancanza di penetrazione
nominale Cnom e' indicata a titolo di  esempio,  dovendosi  applicare
per  la  sua determinazione quanto specificato al comma (1) del punto
6.6.6.3.).
VEDI FIG. 6.6.9. A PAG. 108
   Si sostituisce il comma (3) del punto 6.6.6.3.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (3)  I  giunti  a T a piena penetrazione si verificano con criteri
identici a quelli indicati  per  i  giunti  testa  -  testa  a  piena
penetrazione (punto 6.6.6.1.).
7. FABBRICAZIONE E MONTAGGIO.
   E'  da  intendersi  che  il disposto del Cap. 3 "Collaudo Statico"
della Parte Seconda del presente decreto non e' sostitutiva del punto
7.8. Controlli e Prove.
7.5. Collegamenti bullonati.
7.5.1. FORI.
   Al comma (1) del punto 7.5.1.  di  EC  3  si  deve  aggiungere  la
seguente prescrizione.
   E'  sempre  escluso  l'impiego  della fiamma nella lavorazione dei
fori.
7.5.6. SERRAGGIO DEI BULLONI.
   Si introduce il seguente comma (4) del punto 7.5.6. di EC 3.
   (4) Per il controllo del  serraggio  dei  bulloni  precaricati  si
applica al punto 7.10.2. Parte Seconda del presente decreto.
7.5.7. SUPERFICI DI CONTATTO RESISTENTI ALLO SCORRIMENTO.
   Si  applicano,  ad  integrazione del comma (1), le indicazioni del
punto 7.10.2. Parte Seconda del presente decreto circa  le  modalita'
di preparazione delle superfici di contatto.
7.6. Collegamenti saldati.
   Questo  paragrafo  deve essere integrato con le indicazioni di cui
ai punti 7.5. e 7.10.3. Parte Seconda del presente decreto.
   Ulteriori precisazioni sono riportate  al  punto  9.2.  della  CNR
10011/86  (che  riguarda  le  regole  pratiche  di  progettazione  ed
esecuzione delle  unioni  saldate)  ed  al  punto  9.3.2.  della  CNR
10011/86.
                              Parte III
              MANUFATTI PREFABBRICATI PRODOTTI IN SERIE
     (in conglomerato normale e precompresso, misti in laterizio
                    e cemento armato e metallici)
   La documentazione da depositarsi ai sensi dei punti a), b), c), d)
dell'art. 9 della legge 5 novembre 1971, n. 1086 dovra' dimostrare la
completa corrispondenza dei manufatti prefabbricati alle prescrizioni
di cui alle presenti norme.
   La relazione dovra' essere firmata da un tecnico a cio' abilitato,
il quale assume con cio' le responsabilita' stabilite dalla legge per
il progettista.
   I  manufatti  prefabbricati  dovranno  essere  costruiti  sotto la
direzione di un tecnico a cio' abilitato,  che  per  essi  assume  le
responsabilita'  stabilite dalla legge per il direttore dei lavori. A
cura  di  detto  tecnico  dovranno  essere  eseguiti  i  prelievi  di
materiali, le prove ed i controlli di produzione sui manufatti finiti
con  le  modalita' e la periodicita' previste dalle presenti Norme. I
certificati delle prove saranno conservati dal produttore.
   Ai sensi dell'art. 9 della legge 5 novembre 1971,  n.  1086,  ogni
fornitura  di  manufatti  prefabbricati dovra' essere accompagnata da
apposite istruzioni nelle  quali  vengono  esposte  le  modalita'  di
trasporto  e  montaggio,  nonche'  le  caratteristiche ed i limiti di
impiego dei manufatti stessi.
   Ogni fornitura di manufatti prefabbricati  dovra'  inoltre  essere
accompagnata,   anche  da  un  certificato  di  origine  firmato  dal
produttore, il quale con  cio'  assume  per  i  manufatti  stessi  le
responsabilita'  che  la  legge  attribuisce  al  costruttore,  e dal
tecnico responsabile della produzione previsto  al  terzo  comma.  Il
certificato  dovra'  garantire  la  rispondenza  del   manufatto alle
caratteristiche di cui alla documentazione  depositata  al  Ministero
dei  LL.PP., e portare l'indicazione del tecnico che ne risulta, come
sopra detto, progettista.
   In  presenza  delle  condizioni  sopra   elencate,   i   manufatti
prefabbricati  potranno  essere  accettati  senza  ulteriori  esami o
controlli.
   Copia  del  certificato  d'origine  dovra'  essere  allegato  alla
relazione  del  direttore  dei lavori di cui all'art. 6 della legge 5
novembre 1971, n. 1086.
   Il deposito ha validita' triennale.
                              Parte IV
             COSTRUZIONI COMPOSTE DA ELEMENTI IN METALLI
                        DIVERSI DALL'ACCIAIO
   Le costruzioni composte da elementi strutturali in metalli diversi
dall'acciaio - le quali hanno limitata applicazione nelle  opere  cui
fa  riferimento  la  legge 5 novembre 1971, n. 1086 - dovranno essere
progettate, eseguite e  montate  seguendo  tutte  le  indicazioni  di
ordine generale indicate nelle norme per le costruzioni in acciaio.
   Deve  essere  peraltro provato dal progettista, caso per caso, che
le   strutture   posseggano   un   grado   di   sicurezza    adeguato
all'affidabilita'  dei  materiali  e  delle tecnologie e comunque non
inferiore a quello  richiesto  dalle  Norme  per  le  costruzioni  in
acciaio.
                               Parte V
          NORME PER TRAVI COMPOSTE "ACCIAIO - CALCESTRUZZO"
1. OGGETTO.
   Sono oggetto delle presenti norme le strutture costituite da una o
piu'  travi  di acciaio a parete piena e da una soletta di estradosso
di  calcestruzzo  armato  normale  o  precompresso.  La  soletta   di
calcestruzzo  e  la  membratura  di  acciaio  sono  rese collaboranti
mediante connettori che assicurano il funzionamento dell'insieme come
unico elemento resistente.
2. MATERIALI: QUALITA' E PROVE.
2.1. Materiali delle solette di c.a. normale o precompresso.
   Per i materiali delle  solette  in  c.a.  normale  o  precompresso
valgono  le prescrizioni del punto 2 della Parte Prima delle presenti
norme tecniche.
2.2. Acciai degli elementi strutturali in carpenteria.
   Per gli acciai degli elementi strutturali in  carpenteria  valgono
le  prescrizioni del punto 2 della Parte Seconda delle presenti norme
tecniche.
2.3. Acciai dei connettori.
   Per gli acciai impiegati per i connettori devono essere rispettate
le norme di cui al punto 2.3. della Parte Seconda quando  i  processi
di  saldatura  adottati  corrispondono  a  quelli previsti nel citato
punto 2.3.
   Quando invece vengono impiegati per i collegamenti dei  connettori
procedimenti  automatici  di  saldatura senza metallo di apporto, per
l'acciaio  dei  connettori   devono   essere   rispettate   ulteriori
limitazioni  nella  composizione  chimica  al  fine  di  garantire al
collegamento  adeguate  proprieta'  di   resistenza,   resilienza   e
duttilita'.
   A  tale  riguardo si possono adottare criteri fondati su risultati
sperimentali di sicura validita'.
3. NORME DI VERIFICA DELLA SICUREZZA.
3.0.1. AZIONI E RESISTENZE DI CALCOLO.
   Per le azioni di calcolo vale quanto prescritto al punto  7  della
Parte generale delle presenti norme.
   Per le resistenze di calcolo si rinvia ai punti 4.0.2. della Parte
Prima e 4.0.2. della Parte Seconda delle stesse norme.
3.0.2. CALCOLO DELLE SOLLECITAZIONI.
   I  diagrammi  di  inviluppo  dei  momenti  flettenti, delle azioni
taglianti e  di  quelle  normali,  derivanti  dalla  totalita'  delle
combinazioni  di  carico  possono essere determinati mediante analisi
elastica e facendo riferimento in  generale  alla  rigidezza  globale
della  sezione  composta,  calcolata nell'ipotesi che il calcestruzzo
sia esente da fessure sia  longitudinalmente  che  trasversalmente  e
trascurando di norma il contributo dell'armatura.
   Nel calcolo si terra' conto in particolare di:
   -  effetti primari e secondari dovuti alla viscosita' ed al ritiro
del calcestruzzo;
   - effetti primari e secondari dovuti alla precompressione ed  alle
distorsioni imposte in fase di costruzione;
   -  sequenze delle modalita' di costruzione e dell'applicazione dei
carichi.
   Sono ammesse limitate ridistribuzioni dei  momenti  qualora  siano
soddisfatte le seguenti condizioni:
   - i carichi siano di natura prevalentemente statica;
   - le sezioni siano di tipo compatto;
   - le sezioni abbiano comportamento di tipo duttile.
   Per  strutture  di tipo corrente il coefficiente di riduzione puo'
essere assunto pari a 0,75; per strutture piu' impegnative il  valore
assunto  per  detto  coefficiente,  comunque non minore di 0,75, deve
essere adeguatamente giustificato.
3.0.3. VERIFICHE.
   Per le verifiche agli  stati  limite  ultimi  e  di  esercizio  si
possono  adottare  criteri  fondati  su  studi  o normative di sicura
validita'.
4. METODI DI CALCOLO, REGOLE DI PROGETTAZIONE E MODALITA'  ESECUTIVE.
CONNETTORI.
   In  proposito  si  possono  adottare  criteri  fondati  su studi o
normative di sicura validita'.
                                                           Allegato 1
                       REQUISITI DEI MATERIALI
1. Leganti.
   Nelle  opere  oggetto  delle  presenti  norme  devono   impiegarsi
esclusivamente  i  leganti  idraulici  definiti  come  cementi  dalle
disposizioni vigenti  in  materia  (legge  26-5-1965,  n.  595),  con
esclusione del cemento alluminoso. L'impiego dei cementi di tipo C e'
limitato ai calcestruzzi per sbarramenti di ritenuta.
2. Inerti.
   Gli  inerti, naturali o di frantumazione, devono essere costituiti
da elementi non gelivi e non friabili, privi di  sostanze  organiche,
limose   ed   argillose,   di  gesso,  ecc.,  in  proporzioni  nocive
all'indurimento del conglomerato od alla  conservazione  delle  arma-
ture.
   La   ghiaia   o  il  pietrisco  devono  avere  dimensioni  massime
commisurate alle caratteristiche geometriche  della  carpenteria  del
getto ed all'ingombro delle armature.
3. Acqua.
   L'acqua  per  gli  impasti  deve  essere  limpida,  priva  di sali
(particolarmente solfati e cloruri)  in  percentuali  dannose  e  non
essere aggressiva.
4. Armatura.
   Non  si  devono  porre  in opera armature eccessivamente ossidate,
corrose, recanti difetti superficiali, che ne menomino la  resistenza
o  ricoperte da sostanze che possano ridurne sensibilmente l'aderenza
al conglomerato.
5. Impasti.
   La distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e
la consistenza dell'impasto, devono essere adeguati alla  particolare
destinazione  del  getto,  ed  al  procedimento  di posa in opera del
conglomerato.
   Il  quantitativo  d'acqua  deve  essere  il  minimo  necessario  a
consentire  una  buona  lavorabilita'  del conglomerato tenendo conto
anche dell'acqua contenuta negli inerti.
   Partendo dagli elementi gia' fissati il rapporto acqua-cemento,  e
quindi  il  dosaggio  del  cemento, dovra' essere scelto in relazione
alla resistenza richiesta per il conglomerato.
   L'impiego    degli    additivi    dovra'    essere     subordinato
all'accertamento dell'assenza di ogni pericolo di aggressivita'.
   L'impasto  deve  essere  fatto con mezzi idonei ed il dosaggio dei
componenti eseguito con modalita' atte a garantire  la  costanza  del
proporzionamento previsto in sede di progetto.
                                                           Allegato 2
                     CONTROLLI SUL CONGLOMERATO
1. Resistenza caratteristica.
   Agli   effetti   delle   presenti   norme  un  conglomerato  viene
individuato tramite la resistenza caratteristica a compressione.
   La resistenza caratteristica e'  definita  come  la  resistenza  a
compressione  al di sotto della quale si puo' attendere di trovare il
5% della popolazione di tutte le misure di resistenza.
   Nelle  presenti  norme,  a  meno  di  indicazione  contraria,   la
"resistenza  caratteristica"  designa  quella  dedotta  dalle prove a
compressione a 28 giorni su cubi preparati  e  confezionati  come  al
punto 3.
   La resistenza caratteristica richiesta dal conglomerato Rck dovra'
essere indicata dal progettista delle opere.
   Il  conglomerato  per  il  getto  delle strutture di un'opera o di
parte di essa si considera omogeneo se la miscela viene  confezionata
con  componenti  aventi  essenzialmente  le stesse caratteristiche di
qualita'  e  se  i  rapporti  quantitativi  tra  i   componenti,   le
attrezzature  e  le  modalita'  di  confezione rimangono praticamente
invariati.
2. Controlli di qualita' del conglomerato.
   Il controllo di qualita' del conglomerato ha lo scopo di accertare
che il conglomerato realizzato abbia la resistenza caratteristica non
inferiore a quella richiesta dal progetto.
   Il controllo si articola nelle seguenti fasi:
a) Studio preliminare di qualificazione.
   Serve  per  determinare,  prima  dell'inizio   delle   opere,   la
resistenza del conglomerato.
   Dovra'  essere  verificato  che  il  conglomerato abbia resistenza
caratteristica non inferiore a quella richiesta dal progetto.
b) Controllo di accettazione.
   Riguarda il controllo del conglomerato durante l'esecuzione  delle
opere.
c) Prove complementari.
   Sono  prove  da  eseguire,  ove  necessario, a completamento delle
precedenti prove.
3. Prelievo dei campioni.
   Un prelievo consiste nel prelevare dagli impasti, al momento della
posa  in  opera  nei  casseri,  il  calcestruzzo  necessario  per  la
confezione di un gruppo di due provini.
   La  media  delle  resistenze  a compressione dei due provini di un
prelievo rappresenta la "Resistenza di prelievo", che costituisce  il
valore   mediante   il   quale   vengono  eseguiti  i  controlli  del
conglomerato.
   E' obbligo del Direttore dei lavori prescrivere ulteriori prelievi
rispetto al numero minimo, di cui ai successivi paragrafi,  tutte  le
volte che variazioni di qualita' dei costituenti dell'impasto possano
far presumere una variazione di qualita' del calcestruzzo stesso.
   Per  la preparazione e la stagionatura dei provini di conglomerato
vale quanto indicato nella UNI 6127 (settembre 1980); in  particolare
per  la  stagionatura  vale quanto indicato nel punto 4.1.1. di detta
norma.
   Per la forma e le dimensioni dei provini di calcestruzzo e le rel-
ative  casseforme,  vale  quanto  indicato  nelle  norme  UNI 6130/1a
(settembre 1980) e UNI  6130/2a  (settembre  1980)  limitatamente  ai
provini per le prove di resistenza a compressione.
   Circa  il  procedimento  da  seguire  per  la determinazione della
resistenza a compressione dei provini  di  calcestruzzo  vale  quanto
indicato nella UNI 6132 (febbraio 1972).
4. Valutazione preliminare della resistenza.
   Prima  dell'inizio  di una produzione di serie o della costruzione
di   un'opera,   il   costruttore   deve   valutare   la   resistenza
caratteristica per ciascuna miscela omogenea di conglomerato.
   Tale   valutazione   puo'   essere  effettuata  sulla  base  delle
esperienze acquisite o  di  valutazioni  statistiche,  o  dell'uno  e
dell'altro criterio.
   Il  costruttore  resta  comunque  responsabile  della  valutazione
effettuata, che sara' controllata come al paragrafo seguente.
5. Controllo di accettazione.
   Il controllo di accettazione viene eseguito di regola  secondo  le
indicazioni di cui al punto 5.1.
   Per  costruzioni  con piu' di 1500 m3 di getto di miscela omogenea
si possono adottare, in alternativa, le indicazioni di cui  al  punto
5.2.
5.1. CONTROLLO TIPO A.
   Ogni  controllo  di accettazione e' rappresentato da tre prelievi,
ciascuno dei quali eseguito su un massimo  di  100  m3  di  getto  di
miscela  omogenea.  Risulta  quindi un controllo di accettazione ogni
300 m3 massimo di getto.
   Per  ogni  giorno  di  getto  va  comunque  effettuato  almeno  un
prelievo.
   Siano R1, R2, R3 le tre resistenze di prelievo, con:
                          R1 <= R2 <= R3
   Il controllo e' positivo ed il quantitativo di conglomerato
accettato se risultano verificate entrambe le diseguaglianze.
                        Rm >= Rck + 3,5 (N/mm2)
                        R1 >= Rck - 3,5 (N/mm2)
in cui:
                             R1 + R2 + R3
                      Rm =  --------------
                                  3
   Nelle costruzioni con meno di 100 m3 di getto di miscela omogenea,
fermo  restando  l'obbligo  di almeno 3 prelievi e del rispetto delle
limitazioni di cui sopra,  e'  consentito  derogare  dall'obbligo  di
prelievo giornaliero.
5.2. CONTROLLO TIPO B.
   Nelle  costruzioni  con  piu'  di   1500 m3 di miscela omogenea e'
ammesso il controllo di accettazione di tipo statistico.
   Il controllo e' riferito ad una definita  miscela  omogenea  e  va
eseguito  con  frequenza  non  minore di un controllo ogni 1500 m3 di
conglomerato.
   Per  ogni giorno di getto di miscela omogenea va effettuato almeno
un prelievo, e complessivamente almeno 15 prelievi sui 1500 m3.
   Il controllo  e'  positivo  ed  il  quantitativo  di  conglomerato
accettato, se risultano verificate entrambe le diseguaglianze:
                          Rm >= Rck + 1,4 s
                        R1 >= Rck - 3,5 (N/mm2)
essendo  Rm  la resistenza media dei 15 o piu' prelievi, R1 il valore
minore dei 15 o piu' prelievi ed s lo scarto quadratico medio.
5.3. PRESCRIZIONI COMUNI PER ENTRAMBI I CRITERI DI CONTROLLO.
   Il prelievo dei  provini  per  il  controllo  di  accettazione  va
eseguito  alla  presenza  del Direttore dei lavori o di un tecnico di
sua fiducia.
   Il Direttore dei lavori dovra'  inoltre  curare,  mediante  sigle,
etichettature indelebili, ecc., che i provini inviati per le prove ai
Laboratori  Ufficiali  siano  effettivamente  quelli  prelevati  alla
presenza sua o del tecnico di sua fiducia.
   La  domanda  di  prove  al  Laboratorio  Ufficiale  dovra'  essere
sottoscritta  dal  Direttore  dei  lavori  e dovra' contenere precise
indicazioni sulla posizione delle strutture  interessate  da  ciascun
prelievo.
   Se  una  prescrizione  del "controllo di accettazione" non risulta
rispettata, occorre procedere:
   - ad un controllo teorico e/o sperimentale della  sicurezza  della
struttura  interessata dal quantitativo di conglomerato non conforme,
sulla base della resistenza ridotta del conglomerato, ovvero  ad  una
verifica  delle  caratteristiche  del  conglomerato  messo  in  opera
mediante le prove complementari ove esistessero, o  con  prelievo  di
provini  del  calcestruzzo  indurito messo in opera (es. carotaggi) o
con  l'impiego  di  altri  mezzi  d'indagine.  Ove  cio'  non   fosse
possibile,  ovvero  i  risultati  di  tale  indagine non risultassero
tranquillizzanti si potra':
   - dequalificare l'opera, eseguire lavori di consolidamento  ovvero
demolire l'opera stessa.
   I "controlli di accettazione" sono assolutamente obbligatori ed il
Collaudatore  e'  tenuto  a  controllarne  la validita'; ove cio' non
fosse, il Collaudatore e' obbligato a far eseguire  delle  prove  che
attestino  le  caratteristiche del conglomerato, seguendo la medesima
proceduta che si applica quando non  risultino  rispettati  i  limiti
fissati dai "controlli di accettazione".
   La  procedura  prevista e' integralmente estesa alla produzione di
serie in stabilimento.
   Essa dovra' essere documentata dal Responsabile  della  produzione
che assume la responsabilita' del rispetto delle norme.
6. Prove complementari.
   Sono  prove  che  si eseguono al fine di stimare la resistenza del
conglomerato  ad  una  eta'  corrispondente  a  particolari  fasi  di
costruzione   (precompressione,   messa   in   opera)   o  condizioni
particolari di utilizzo (temperature eccezionali, ecc.).
   Il procedimento di controllo e' uguale a quello dei  controlli  di
accettazione.
   Tali prove non potranno pero' essere sostitutive dei "controlli di
accettazione"  che  vanno  riferiti a provini confezionati e maturati
secondo le prescrizioni del punto 3.
   Potranno  servire  al  Direttore dei lavori od al Collaudatore per
dare  un  giudizio  del  conglomerato  ove  questo  non  rispetti  il
"controllo di accettazione".
                                                          Allegato 3.
                 CONTROLLI SU ACCIAI DA PRECOMPRESSO
1. Controlli in cantiere.
   Il  campione  e'  costituito  da  almeno  10  saggi  prelevati  da
altrettanti rotoli, bobine o fasci. Se il numero dei rotoli, bobine o
fasci costituenti il lotto e' inferiore a  10,  da  alcuni  rotoli  o
bobine  verranno prelevati due saggi, uno da ciascuna estremita'. Per
le barre verranno prelevati due saggi  da  due  barre  diverse  dello
stesso fascio.
   Ogni  saggio deve recare contrassegni atti ad individuare il lotto
ed il rotolo, bobina o fascio di provenienza.
   I saggi vengono utilizzati per l'esecuzione delle prove nel numero
minimo indicato nella colonna 4 della tabella 1.
   Indicando con n il numero dei  saggi  prelevati  i  corrispondenti
valori caratteristici di fpt, fy, fp(0,2), fp(1) sono dati dalla for-
mula:
                         gKn = gmn - k X Sn                     (A)
ove:
                       VEDI FORMULA A PAG. 116
e' la media degli n valori di gi trovati, e
                       VEDI FORMULA A PAG. 116
e'  lo  scarto  quadratico  medio,  ed  il  coefficiente k assume, in
funzione di n, i valori riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
   Qualora lo scarto quadratico medio calcolato a mezzo della formula
(C) risulti inferiore al  2%  del  corrispondente  valore  medio,  lo
scarto  da prendere in conto nella formula (A) dovra' essere uguale a
0,02 gmn.
2. Controlli in stabilimento.
   La documentazione riguardante  le  prove  di  qualificazione  deve
essere  riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
2.1. PROVE DI QUALIFICAZIONE.
   Presso lo  stabilimento  di  produzione  vengono  prelevate  senza
preavviso,  da  parte del Laboratorio Ufficiale, serie di 50 saggi, 5
per lotto, da 10 lotti  di  fabbricazione  diversi.  I  10  lotti  di
fabbricazione  presi  in esame per le prove di qualificazione debbono
essere costituiti da prodotti della stessa forma ed avere  la  stessa
resistenza  nominale,  ma non necessariamente lo stesso diametro e la
stessa  caratteristica  di  formazione.  Gli  acciai  debbono  essere
raggruppati  in  categorie  nel catalogo del produttore ai fini della
relativa qualificazione.
   I 5 saggi di ogni singolo lotto vengono  prelevati  da  differenti
fasci,  rotoli o bobine. Ogni saggio deve recare contrassegni atti ad
individuare il  lotto  ed  il  rotolo,  la  bobina  o  il  fascio  di
provenienza.
   Sulla  serie  di 50 saggi vengono determinate le grandezze *, fpt,
l, fpy, fp(0,2), fp(1), Ep, N ovvero a (180 gradi) (cfr.  tabella  1)
sotto  il  controllo  di  un Laboratorio Ufficiale. Le relative prove
possono venire eseguite presso il laboratorio dello  stabilimento  di
produzione,  previo controllo della taratura delle macchine di prova;
ove cio' non fosse possibile, verranno eseguite presso un Laboratorio
Ufficiale.
   Le  grandezze L e r sono determinate su saggi provenienti da 5 e 4
lotti rispettivamente, in numero di 3  saggi  per  ogni  lotto,  come
indicato nella tabella 1.
   Le  prove  di fatica non sono indispensabili per la qualificazione
dell'armatura. Tuttavia le caratteristiche di resistenza a fatica, se
previste, devono essere garantite dal  Produttore  e  verificate  dal
Laboratorio Ufficiale.
   Le   prove   di   fatica   sono   indispensabili  nel  caso  della
precompressione parziale e nel c.a.p. quando l'acciaio e' destinato a
sopportare oscillazioni di tensione superiori a 60 N/mmq.
   I valori caratteristici fptk, fpyk, fp(0,2)  k,  fp(1)  k  vengono
determinati   come  segue:  indicando  con  n  il  numero  dei  saggi
prelevati, i corrispondenti valori caratteristici gkn sono dati da:
                       gkn = gmn - k x Sn                       (A)
ove:
                       VEDI FORMULA A PAG. 117
e' la media degli n valori di gi trovati, e
                       VEDI FORMULA A PAG. 117
e' lo scarto quadratico  medio,  ed  il  coefficiente  k  assume,  in
funzione di n, i valori riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
2.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'.
   Vengono  effettuati  controlli  saltuari, a cura di un Laboratorio
Ufficiale, su un campione costituito da 5  saggi  provenienti  da  un
lotto per ogni categoria di armatura. Il controllo verte su un minimo
di  sei  lotti ogni trimestre da sottoporre a prelievo in non meno di
tre sopralluoghi. Su tali saggi il Laboratorio Ufficiale determina le
grandezze *, fpt, l, fpy, fp(0,2), fp(1), Ep, N  ovvero  (alfa)  (180
gradi).
   Per  la  grandezza  r  i  controlli  si  effettuano  una  volta al
trimestre e per la grandezza L i controlli si effettuano una volta al
semestre, per entrambe su 3 saggi provenienti dallo stesso lotto  per
ogni categoria di armatura.
   Per  la  determinazione  dei  valori  caratteristici  fptk,  fpyk,
fp(0,2)k, fp(1)k i corrispondenti risultati  vanno  introdotti  nelle
precedenti  espressioni  (A'),  (B')  e  (C')  le  quali vanno sempre
riferite a 10 serie di 5 saggi corrispondenti alla  stessa  categoria
di  armatura,  da  aggiornarsi  ad ogni prelievo aggiungendo la nuova
serie ed eliminando la prima in ordine di tempo.
   Se i  valori  caratteristici  fptk,  fpyk,  fp(0,2)k,  fp(1)K  non
rispettano  la  garanzia  di  cui  al  catalogo  del  produttore,  la
produzione viene declassata  attribuendole  i  valori  caratteristici
trovati.
   Se gli scarti quadratici medi risultano superiori al 3% del valore
medio  per  fpt,  e/o   al 4% per fpy, fp(0,2), fp(1) il controllo si
intende sospeso e la procedura ripresa ad initio.
   Se  in  un  rotolo, bobina o fascio le grandezze * , A, Ep, l, N o
(alfa) (180 gradi) ed i rapporti fpy/fpt, fp(0,2)/fpt, fp(1)/fpt  non
rispettano  quanto  indicato al successivo punto 3 e nel catalogo del
produttore, si ripetono le prove su un nuovo prelievo che sostituisce
il precedente a tutti gli effetti.
   Anche ai fini del rilassamento i  risultati  delle  prove  debbono
essere   conformi  ai  dati  di  catalogo  del  produttore.  Se  tale
condizione non e' soddisfatta si effettueranno tre nuove prove  ed  i
relativi  risultati devono essere contenuti entro il limite suddetto.
Ove i valori riscontrati delle  grandezze  sopra  indicate  risultino
inferiori  a  quelli di catalogo, il Laboratorio Ufficiale incaricato
del  controllo  sospendera'  le  verifiche  della  qualita'   dandone
comunicazione  al  Ministero  dei  lavori  pubblici, Servizio tecnico
centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il  produttore  avra'
ovviato   alle   cause   che   avevano   dato   luogo   al  risultato
insoddisfacente.
2.3. CONTROLLI SU SINGOLI LOTTI DI FABBRICAZIONE.
   Negli stabilimenti soggetti a  controlli  sistematici  di  cui  al
presente  punto  2,  i produttori potranno richiedere di sottoporsi a
controlli, eseguiti a cura di un Laboratorio  Ufficiale,  su  singoli
lotti  di  fabbricazione  (massima  massa  del lotto = 100 t) di quei
prodotti  che,  per  ragioni  di  produzione,  non   possono   ancora
rispettare  le  condizioni  minime  quantitative per qualificarsi. Le
prove da effettuare sono quelle  di  cui  al  punto  1  del  presente
Allegato 3.
3. Determinazione delle proprieta' e tolleranze.
3.1. DIAMETRO E SEZIONE.
   L'area  della  sezione  di  fili con impronte, trecce e trefoli si
valuta come somma delle aree  dei  singoli  fili  oppure  per  pesata
nell'ipotesi che la densita' dell'acciaio sia pari a 7,85 kg/dm3.
   La  misura  delle dimensioni trasversali nei fili con impronta non
deve essere effettuata in corrispondenza delle impronte stesse.
   Sui valori nominali sono ammesse le seguenti tolleranze:
_____________________________________________________________________
|                     |  Diametri apparenti  |        Sezioni       |
|_____________________|______________________|______________________|
| fili                |     - 1%  + 1%       |     - 2%  + 2%       |
| barre               |     - 1%  + 2%       |     - 2%  + 4%       |
| trecce e trefoli    |                      |     - 2%  + 3%       |
|_____________________|______________________|______________________|
   Nei calcoli statici si adotteranno, di norma le  sezioni  nominali
se  le  sezioni  effettive  non  risultano inferiori al 98% di quelle
nominali.
   Le  tolleranze  dimensionali  vanno  controllate  confrontando  il
valore nominale con la media delle misure effettuate su tutti i saggi
di ciascun prelievo. Qualora la tolleranza sulla sezione superi +-2%,
il  certificato  di  verifica deve riportare il diametro effettivo al
quale si riferisce la elaborazione.
   I  valori  delle grandezze * e A dovranno figurare nei certificati
di qualificazione e di verifica.
3.2. TENSIONE DI ROTTURA fp.
   La determinazione si effettua per mezzo della prova a trazione  su
barre  secondo  EN  10002/1a  (marzo  1990), su fili secondo UNI 5292
(giugno 1979) e su trecce o trefoli secondo UNI 3171 (aprile 1985).
3.3. ALLUNGAMENTO A ROTTURA.
   Per barre e fili la determinazione viene eseguita per accostamento
dopo rottura rispettivamente secondo EN 10002/1a (marzo 1990)  e  UNI
5292 (giugno 1979).
   La  base  di  misura,  delimitata  in  modo  da  non indebolire la
provetta, sara':
   50 mm        per * <  5 mm
   10 *
                per * >= 5 mm
   11,3 (radice quadrata)  A
   L'allungamento percentuale  corrispondente  dovra'  risultare  non
inferiore  a  (3  +  0,4  *) (con * in mm) per i fili con  <5 mm, non
inferiore al 5% per i fili con * >= 5 mm, al 7% per le barre.
   Per  le  trecce  e  i  trefoli  la  determinazione   si   effettua
all'istante  della rottura con una prova a trazione, condotta secondo
la UNI 3171 (aprile 1985), su base rispettivamente di 200 mm  per  le
trecce  e di 600 mm per i trefoli. L'allungamento cosi' misurato deve
risultare non inferiore al 3,5%. La prova deve essere ripetuta se  la
rottura   si   produce  esternamente  al  tratto  di  misura  qualora
l'allungamento risulti inferiore al limite sopraindicato.
3.4. LIMITI ALLO 0,2%
   Il  valore  del  limite  convenzionale  fp(0,2)  si   ricava   dal
corrispondente  diagramma  sforzi-deformazioni,  ottenuto con prove a
trazione eseguite secondo UNI 5292 (giugno 1979) per i fili e secondo
UNI 3171 (aprile 1985) per le trecce o con procedimenti equivalenti.
   I   singoli   valori   unitari   devono   essere   riferiti   alle
corrispondenti sezioni iniziali.
   Il  valore del limite 0,2% deve risultare compreso tra l'80% ed il
95% del corrispondente valore della tensione di rottura fpt.
3.5. TENSIONE DI SNERVAMENTO.
   Il  valore  della  tensione  di  snervamento  fpy  si  ricava  dal
corrispondente  diagramma sforzi-deformazioni ottenuto con la prova a
trazione  eseguita  secondo  EN  10002/1a  (marzo  1990).  Esso  deve
risultare  compreso  tra  il  75% ed il 95% del corrispondente valore
della tensione  di  rottura  fpt.  Qualora  lo  snervamento  non  sia
chiaramente individuabile si sostituisce fpy con fp(0,2).
3.6. MODULO DI ELASTICITA'.
   Il  modulo apparente di elasticita' e' inteso come rapporto fra la
tensione  media  e  l'allungamento   corrispondente,   valutato   per
l'intervallo di tensione (0,1 da a 0,4) fpt.
   Solo tollerati scarti del +- 7% rispetto al valore garantito.
3.7. TENSIONE ALL'1%.
   La  tensione  corrispondente  all'1%  di  deformazione totale deve
risultare compresa tra l'80% ed  il  95%  del  corrispondente  valore
della tensione di rottura fpt.
3.8. PROVA DI PIEGAMENTO ALTERNATO.
   La  prova  di piegamento alternato si esegue su fili aventi * <= 8
mm secondo la UNI 5294 (ottobre 1978) con rulli di diametro pari a  4
.
   Il  numero  dei  piegamenti  alterni  a rottura non deve risultare
inferiore a 4 per i fili lisci e a  3  per  i  fili  ondulati  o  con
impronte.
3.9. PROVA DI PIEGAMENTO.
   La  prova  di  piegamento  si esegue su fili aventi * >= 8 mm e su
barre secondo la UNI 564 (febbraio 1960).
   L'angolo di piegamento deve essere di 180 gradi e il diametro  del
mandrino deve essere pari a:
   - 5 * per i fili;
   - 6 * per le barre con * <= 26 mm;
   - 8 * per le barre con * >  26 mm.
3.10. RESISTENZA A FATICA.
   La  prova  viene  condotta  secondo  la UNI 3964 (maggio 1985) con
sollecitazione  assiale  a  ciclo  pulsante,  facendo  oscillare   la
tensione  fra  una  tensione  superiore  (sigma)  1  e  una  tensione
inferiore (sigma) 2.
   Il risultato della prova e' ritenuto soddisfacente se la provetta,
sopporta, senza rompersi, almeno due milioni di cicli.  La  frequenza
di prova deve rimanere compresa fra 200 e 2500 cicli/min.
  Come  alternativa  a  tale  procedimento  e'  possibile determinare
sperimentalmente l'ampiezza limite di fatica L a 2 per 10 (elevato  a
6) cicli, in funzione della tensione media (sigma) m.
3.11. RILASSAMENTO A TEMPERATURA ORDINARIA.
3.11.1. Condizioni di prova.
   Si  determina  il  diagramma  della caduta di tensione a lunghezza
costante ed a temperatura T = 20 +-  1  grado  centigrado  a  partire
dalla tensione iniziale e per la durata stabilita.
3.11.2. Caratteristiche della provetta.
   La  provetta deve essere sollecitata per un tratto non inferiore a
100 cm; in conseguenza la lunghezza del saggio deve essere almeno 125
cm  per  tener  conto  degli  organi  di  afferraggio.   Nella   zona
sollecitata  la  provetta  non  deve  subire  alcuna  lavorazione ne'
pulitura.
3.11.3. Carico iniziale.
   La tensione iniziale deve essere applicata con  velocita'  pari  a
200 +- 50 N/mm2 al minuto e mantenuta per 2 minuti +- 2 secondi prima
dell'inizio della misura.
   Quando  le necessita' operative lo richiedano, e' ammessa una pre-
tensione inferiore al 40% della tensione iniziale ed al 30% di quella
di rottura (determinata su una provetta contigua).
   Il carico iniziale deve avere precisione +- 1% quando inferiore  a
100 tonnellate; +- 2% quando superiore.
3.11.4. Precisione della misura.
   La  caduta  di sforzo (rilassamento) va misurata con precisione +-
5%;  pertanto  il  principio  di  funzionamento   dell'apparato,   la
sensibilita'  dei  singoli  strumenti  rilevatori,  la  posizione  di
questi, ecc. debbono essere tali da garantire detta precisione.
                                                 TABELLA 1 (segue)
 ___________________________________________________________________
|            |                 |        |             |             |
|            |                 |        |  Numero di  |  Controllo  |
|            |                 |        |  prove og-  | in cantiere |
|            |                 |        |  getto del  |   N.prove   |
|            |                 | Unita' | certificato |  per lotto  |
|   Simbolo  | Caratteristiche |  di    |     del     |     di      |
|            |                 | misura |  produttore |   produz.   |
|____________|_________________|________|_____________|_____________|
|            |                 |        |             |             |
| *          | Diametro        | mm     |     10      |     10      |
|            |                 |        |             |             |
| A          | Area della      | mm2    |     10      |     10      |
|            | sezione         |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| 'fptk      | Tensione        | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | di rottura      |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| 'fpyk      | Carico di       | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | snervamento     |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| fp(0,1)k   | Carico limite   | N/mm2  |      2      |      2      |
|            | allo 0,1%       |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| fp(0,2)k   | Carico limite   | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | allo 0,2%       |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| fp(1)k     | Tensione 1%     | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | sotto carco     |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| l          | Allungamento    | %      |     10      |     10      |
|            | a rottura       |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| Ep         | Modulo          | N/mm2  |      2      |      2      |
|            | elastico appar. |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| N          | Numero di       | --     |     10      |     10      |
|            | pieg. alterni   |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
|    Alfa    | Prova di        | --     |     10      |     10      |
| (180gradi) | piegamento      |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| L          | Limite di       | N/mm2  |      1(1)   |     (*)     |
|            | fatica          |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| r          | Rilassamento    | %      |      3(2)   |     (*)     |
|            |                 |        |             |             |
| -          | Diagramma sforzi| --     |      2      |      2      |
|            | -deformazioni   |        |             |             |
|____________|_________________|________|_____________|_____________|
                                                 TABELLA 1 (seguito)
 ___________________________________________________________________
|            |                 |      Controllo di stabilimento     |
|            |                 |____________________________________|
|            |                 | Qualifica    |      Verifica       |
|            |                 |______________|_____________________|
|            |                 |      |   N.  |             |   N.  |
|            |                 |      | prove |             | prove |
|            |                 |  N.  |  per  |             |  per  |
|            |                 |lotti | lotto |             | lotto |
|   Simbolo  | Caratteristiche |  di  |  di   | N. lotti di |  di   |
|            |                 |prod. | prod. | produzione  | prod. |
|____________|_________________|______|_______|_____________|_______|
|            |                 |      |       |             |       |
| *          | Diametro        |  10  |  5    | 6 al trimes-|  5    |
|            |                 |      |       |tre in almeno|       |
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| A          | Area della      |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | sezione         |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| 'fptk      | Tensione        |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | di rottura      |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| 'fpyk      | Carico di       |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | snervamento     |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| fp(0,1)k   | Carico limite   |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | allo 0,1%       |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| fp(0,2)k   | Carico limite   |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | allo 0,2%       |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| fp(1)k     | Tensione 1%     |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | sotto carco     |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| l          | Allungamento    |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | a rottura       |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| Ep         | Modulo          |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | elastico appar. |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| N          | Numero di       |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | pieg. alterni   |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
|    Alfa    | Prova di        |  10  |  5    |     ''      |  5    |
| (180gradi) | piegamento      |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| L          | Limite di       |   5  |  3(3) | 1 al  semes-|  3(4) |
|            | fatica          |      |       | tre         |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| r          | Rilassamento    |   4  |  3(5) | 1 al  semes-|  3(6) |
|            |                 |      |       | tre         |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| -          | Diagramma sforzi|  10  |  5    | 6 al  semes-|  5    |
|            | -deformazioni   |      |       |tre in almeno|       |
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|____________|_________________|______|_______|_____________|_______|
________________________
(*) Secondo prescrizione del Direttore dei lavori.
(1) Dato di catalogo riferito alle tensioni estreme 0,57 fptk
    (fptk valore caratteristico della tensione di rottura) o,
    preferibilmente, al limite di tensione media *,63 fptk.
(2) Dati di catalogo riferiti preferibilmente alle tensioni iniziali
    0,55 fptk; 0,65 fptk; 0,75 fptk e ad una durata di prova non
    inferiore a 1000 ore.
(3) Prove da eseguire tra le tensioni estreme 0,57 fptk e 0,69 fptk
    o, preferibilmente, determinazione del limite di fatica con
    tensione media 0,63 fptk.
(4) Prove da eseguire tra le tensioni estreme 0,57 fptk e 0,69 fptk.
(5) Prova da eseguire preferibilmente per le tensioni iniziali 0,55
    fptk; 0,69 fptk; 0,75 fptk. Durata di prova >= 2000 ore per un
    lotto, >= 120 ore per gli altri 3 lotti.
(6) Prova da eseguire preferibilmente per le tensioni iniziali 0,55
    fptk; 0,65 fptk; 0,75 fptk, per una durata di prova >= 120 ore.
                                                           Allegato 4
          CONTROLLI DI BARRE E DI FILI DI ACCIAIO TRAFILATO
   Per  i  controlli  in stabilimento si applicano le modalita' sotto
riportate.
1. Controlli sistematici.
1.1 PROVE DI QUALIFICAZIONE
   La documentazione riguardante  le  prove  di  qualificazione  deve
essere  riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
   Prelievo senza preavviso, presso lo stabilimento di produzione, da
parte del Laboratorio Ufficiale, di serie di 25  saggi,  ricavati  da
cinque  diverse  colate  o  lotti  di  fabbricazione, cinque per ogni
colata o lotto di fabbricazione. L'operazione viene ripetuta  su  tre
diametri diversi, scelti nei tre gruppi di diametri: da 5 a 10 mm; da
12  a  18  mm;  oltre  18 mm; i fili di acciaio trafilato di diametro
compreso fra 5 e 12 mm costituiscono un unico gruppo.
   Limitatamente  alle  barre  ad  aderenza  migliorata  e'  lasciata
facolta' di considerare come gruppi a se' stanti le armature prodotte
in  rotolo,  con  le stesse modalita' di suddivisione dei diametri. I
fili trafilati e le barre prodotte in  rotolo  sono  da  considerarsi
acciai  deformati  a  freddo  (cfr.  Parte I, punto 2.2.1.) in quanto
impiegati previa raddrizzatura meccanica.
   Sui  campioni  vengono  determinati,  a   cura   del   Laboratorio
Ufficiale,  i valori della tensioni di snervamento e rottura fy e ft,
l'allungamento A ed effettuate le prove di piegamento.
   Indicando con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 122
le medie dei valori delle tensioni di snervamento e rottura e con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 122
gli scarti quadratici medi  corrispondenti,  si  procede  al  calcolo
delle  tensioni  caratteristiche  di  snervamento  e rottura definite
dalle espressioni:
                          fyk = fymn - K . Syn
                          ftk = ftmn - K . stn
dove n, numero dei saggi considerati, e' nel presente caso pari a 25.
   Per  gli  stessi  campioni verranno altresi' annotati i valori dei
rapporti fyi/fyk e calcolata la
media come indicato al punto 2.2.3.1. della Parte I
                       VEDI FORMULA A PAG. 122
   Qualora il  produttore  lo  richieda,  e'  data  facolta'  di  non
avvalersi  della  suddivisione in gruppi di diametri. In tale caso le
prove di qualificazione verteranno su 75 saggi, prelevati da  15  di-
verse colate o lotti di fabbricazione, cinque per ogni colata o lotto
di  fabbricazione,  indipendentemente  dal diametro, e nelle suddette
formule (A), (B), (C) si porra' n = 75.
   In ogni caso il coefficiente k assume, in funzione di n, i  valori
riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
   Su  almeno  un  saggio  per  colata o lotto di fabbricazione sara'
calcolato il valore dell'indice di aderenza  di  cui  all'Allegato  6
limitatamente alle barre ed ai fili trafilati ad aderenza migliorata.
   Qualora  uno dei campioni sottoposti a prova di qualificazione non
soddisfi i requisiti di duttilita' di cui  ai  Prospetti  2-I  e  3-I
della  Parte  I, rispettivamente per le barre e per i fili di acciaio
trafilato, il prelievo  relativo  al  diametro  di  cui  trattasi  va
ripetuto, il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a tutti gli
effetti.  Un  ulteriore  risultato  negativo  comporta la ripetizione
della prova di qualificazione.
1.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'
   Effettuazione  di  controlli  saltuari,  a  cura  del  Laboratorio
Ufficiale,  ad  intervalli  non  superiori ad un mese, prelevando tre
serie di 5 campioni, costituite ognuna da cinque barre o fili di  uno
stesso   diametro  scelto  entro  ciascuno  dei  gruppi  di  diametri
suddetti, e provenienti da una stessa colata o fili. Su tali serie il
laboratorio effettua le  prove  di  resistenza  e  di  duttilita'.  I
corrispondenti risultati delle prove di snervamento e rottura vengono
introdotti  nelle  quattro precedenti espressioni (A) e (B), le quali
vengono sempre riferite a cinque serie di cinque saggi, facenti parte
dello stesso gruppo di diametri, da  aggiornarsi  ad  ogni  prelievo,
aggiungendo la nuova serie ed eliminando la prima in ordine di tempo.
I  nuovi  valori delle medie e degli scarti quadratici cosi' ottenuti
vengono quindi introdotti nelle espressioni (C) per la determinazione
delle nuove tensioni, caratteristiche, sostitutive  delle  precedenti
(ponendo n = 25).
   Per  gli  stessi  campioni  vengono altresi' annotati i valori dei
rapporti fyi/fyk e calcolata la
media come indicato al punto 2.2.3.1. della Parte I.
                       VEDI FORMULA A PAG. 123
   Qualora il produttore non si avvalga della suddivisione in  gruppi
di  diametri,  i controlli saltuari verteranno su 15 saggi, prelevati
da tre diverse colate, 5 per ogni colata o  lotto  di  fabbricazione,
indipendentemente  dal  diametro.  I  corrispondenti  risultati delle
prove di snervamento e rottura vengono introdotti  nelle  espressioni
(A)  e  (B),  le  quali  vengono  sempre riferite a quindici serie di
cinque saggi, da aggiornarsi ad ogni  prelievo,  aggiungendo  le  tre
nuove  colate  o lotti di fabbricazione ed eliminando le prime tre in
ordine  del  tempo.  I  nuovi  valori  delle  medie  e  degli  scarti
quadratici cosi' ottenuti vengono quindi introdotti nelle espressioni
(C)  per  la  determinazione  delle  nuove  tensioni  caratteristiche
sostitutive delle precedenti (ponendo n = 75).
   Ove i valori caratteristici  riscontrati  risultino  inferiori  ai
minimi  di  cui  al  prospetto  2-I Parte I, il Laboratorio Ufficiale
incaricato del controllo  sospendera'  le  verifiche  della  qualita'
dandone  comunicazione  al  Ministero  dei  lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il produttore
avra'  avviato  alle  cause  che  avevano  dato  luogo  al  risultato
insoddisfacente.
   Qualora  uno  dei  campioni  sottoposti  a prova di verifica della
qualita' non soddisfi i requisiti di duttilita' di cui  ai  Prospetti
2-I e 3-I della Parte I, rispettivamente per le barre e per i fili di
acciaio  trafilato,  il prelievo relativo al diametro di cui trattasi
va ripetuto. Il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a  tutti
gli  effetti. Un ulteriore risultato negativo comporta la ripetizione
della qualificazione.
   Le tolleranze dimensionali di cui al punto 2.2.8.5. della Parte  I
vanno riferite alla media delle misure effettuate su tutti i saggi di
ciascuna colata o lotto di fabbricazione. Qualora la tolleranza sulla
sezione  superi  +-  2%,  il certificato di verifica deve riportare i
diametri medi effettivi.
   Su almeno un saggio per colata  o  lotto  di  fabbricazione  sara'
calcolato  il valore dell'indice di cui all'Allegato 6, limitatamente
alle barre ed ai fili trafilati ad aderenza migliorata.
1.3. CONTRASSEGNI DEGLI ACCIAI: PRELIEVI, MODALITA' DI PROVA.
   Gli acciai devono essere marchiati come indicato in  2.2.9.  Parte
I.
   I prelevamenti in stabilimento di cui ai punti 1.1. e 1.2. saranno
effettuati, ove possibile, dalla linea di produzione.
   Le  relative  prove sui saggi prelevati potranno essere effettuate
dai tecnici del Laboratorio Ufficiale anche presso  lo  stabilimento,
sempreche'  le  attrezzature  disponibili  siano  ritenute  idonee ad
esclusivo insindacabile giudizio del Laboratorio Ufficiale  medesimo,
e possibilmente in presenza di un rappresentante del produttore.
2. Controlli su singole colate o lotti di fabbricazione.
   I   produttori   potranno   richiedere,  di  loro  iniziativa,  di
sottoporsi a controlli su singole colate o  lotti  di  fabbricazione,
eseguiti  a  cura  di  un Laboratorio Ufficiale. Le colate o lotti di
fabbricazione sottoposti a controllo dovranno essere cronologicamente
ordinati  nel  quadro   della   produzione   globale.   I   controlli
consisteranno  nel prelievo, per ogni colata e lotto di fabbricazione
e per ciascun gruppo di diametri da essi ricavato, di un numero n  di
saggi,  non  inferiore  a  dieci, sui quali si effettueranno le prove
previste dal terzo comma del punto 1.1. Le  tensioni  caratteristiche
di snervamento e rottura verranno calcolate a mezzo delle espressioni
(A),  (B)  e (C) nelle quali n e' il numero dei saggi prelevati dalla
colata.
   Le colate o i lotti di fabbricazione ai quali, sulla base di  tale
controllo  specifico,  si  vogliano  attribuire proprieta' meccaniche
superiori  a  quelle  desunte   dal   controllo   sistematico   della
produzione,  dovranno  essere  contraddistinte  a  mezzo  di legatura
sigillata, munita di etichetta  metallica  sulla  quale  figurino  il
numero  della  colata  ed  il  valore  della  tensione  garantita dal
produttore ed accertato dal Laboratorio Ufficiale.
                                                           Allegato 5
             CONTROLLI DI RETI E TRALICCI ELETTROSALDATI
            CON FILI LISCI O NERVATI DI ACCIAIO TRAFILATO
                 DI DIAMETRO COMPRESO FRA 5 E 12 MM
   Per  i  controlli  in stabilimento si applicano le modalita' sotto
riportate.
Controlli sistematici.
1.1. PROVE DI QUALIFICAZIONE.
   La documentazione riguardante  le  prove  di  qualificazione  deve
essere  riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
   Prelievo senza preavviso, presso lo stabilimento di produzione, da
parte di un Laboratorio Ufficiale, in almeno quattro sopralluoghi  di
serie  di  80  saggi,  ricavati  da  40  diversi pannelli, 2 per ogni
elemento.
   Ogni saggio deve consentire due prove: quella di trazione  su  uno
spezzone  di  filo  comprendente  almeno  un nodo saldato e quella di
resistenza al distacco della saldatura.
   Su tali campioni  vengono  determinati,  a  cura  del  Laboratorio
Ufficiale,  i valori delle tensioni di snervamento e rottura f(0,2) e
ft l'allungamento  A10  ed  effettuata  la  prova  di  resistenza  al
distacco.
   Indicando con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 125
le medie dei valori delle tensioni di snervamento e rottura e con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 125
gli  scarti  quadratici  medi  corrispondenti,  si procede al calcolo
delle tensioni caratteristiche  di  snervamento  e  rottura  definite
dalle espressioni:
                    f(0,2)k = f(0,2)mn - K . S(0,2)n
                          ftk = ftmn - K . Stn                 (C)
dove n, numero dei saggi considerati, e' nel presente caso pari a 80,
ed il coefficiente k assume, in funzione di n, i valori riportati nel
Prospetto I dell'Allegato 8.
   Qualora  uno dei campioni sottoposti a prove di qualificazione non
soddisfi  i  requisiti  di  cui  al  Prospetto  4-I  della  Parte   I
relativamente  ai valori di allungamento o resistenza al distacco, il
prelievo relativo all'elemento di cui  trattasi  va  ripetuto  su  un
altro  elemento  della  stessa partita. Il nuovo prelievo sostituisce
quello  precedente  a  tutti  gli  effetti.  Un  ulteriore  risultato
negativo comporta la ripetizione delle prove di qualificazione.
1.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'.
   Effettuazioni  di  controlli  saltuari,  a  cura  del  Laboratorio
Ufficiale, ad intervalli non superiori ad un mese,  su  serie  di  20
saggi, ricavati da 10 diversi elementi, 2 per ogni elemento.
   Sulla  serie  il  laboratorio  effettua  la prova di trazione e di
distacco. I corrispondenti risultati vengono aggiunti  a  quelli  dei
precedenti  prelievi  dopo aver eliminato la prima serie in ordine di
tempo.
   Si  determineranno  cosi'  le   nuove   tensioni   caratteristiche
sostitutive delle precedenti sempre ponendo n=80.
Ove i valori caratteristici riscontrati risultino inferiori ai minimi
di  cui al Prospetto 4-I Parte I, il Laboratorio Ufficiale incaricato
del  controllo  sospendera'  le  verifiche  della  qualita'   dandone
comunicazione  al  Ministero  dei  lavori  pubblici, Servizio tecnico
centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il  produttore  avra'
ovviato   alle   cause   che   avevano   dato   luogo   al  risultato
insoddisfacente.
   Qualora uno dei  campioni  sottoposti  a  prove  di  verifica  non
soddisfi   i  requisiti  di  cui  al  Prospetto  4-I  della  Parte  I
relativamente ai valori di allungamento o resistenza al distacco,  il
prelievo  relativo  all'elemento  di  cui  trattasi va ripetuto su un
altro elemento della stessa partita. Il  nuovo  prelievo  sostituisce
quello precedente a tutti gli effetti. In caso di ulteriore risultato
negativo,   il   Laboratorio   Ufficiale   incaricato  del  controllo
sospendera' le verifiche  della  qualita'  dandone  comunicazione  al
Ministero  dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale e ripetera'
la qualificazione dopo che il produttore avra' ovviato alle cause che
avevano dato luogo al risultato insoddisfacente.
1.3. CONTRASSEGNI DELLE RETI E TRALICCI CONTROLLATI IN  STABILIMENTO:
PRELIEVI, MODALITA' DI PROVA.
   Le reti ed i tralicci saranno realizzati mediante fili controllati
in  stabilimento  contraddistinti  mediante marchio sul filo nervato,
come previsto al punto 2.2.9. della Parte 1a.
   Qualora il filo  venga  prodotto  nello  stesso  stabilimento,  il
controllo della rete o del traliccio comprende il controllo del filo.
   Il  marchio di identificazione della rete e del traliccio prodotti
con fili provenienti da altro stabilimento e' costituito da sigilli o
etichettature indelebili.
   I prelevamenti in stabilimento, di cui ai punti 1.1. e 2., saranno
effettuati, ove possibile, dalla linea di produzione.
   Le relative prove sui saggi prelevati potranno  essere  effettuate
dai  tecnici del Laboratorio Ufficiale, anche presso lo stabilimento,
sempreche' le  attrezzature  disponibili  siano  ritenute  idonee  ad
esclusivo  insindacabile giudizio del Laboratorio Ufficiale medesimo,
e possibilmente in presenza di un rappresentante del produttore.
2. Controlli sui singoli lotti di fabbricazione.
   Si  definiscono  lotti  di  fabbricazione  partite  ottenute   con
produzione continua comprese fra 30 e 100 tonnellate.
   Negli  stabilimenti  soggetti  ai controlli sistematici, di cui al
precedente punto 1., i produttori  potranno  sottoporre  a  controlli
singoli lotti di fabbricazione a cura di un Laboratorio Ufficiale.
   I controlli consisteranno nel prelievo per ogni lotto di un numero
n  di saggi, non inferiore a venti e ricavati da almeno dieci diversi
elementi, sui quali si effettueranno le prove  previste  dal  secondo
comma del punto 1.1.
   Le  tensioni  caratteristiche  di  snervamento  e rottura verranno
calcolate a mezzo delle espressioni (A), (B) e (C) nelle quali  n  e'
il numero dei saggi prelevati.
   I  singoli lotti ai quali, sulla base di tale controllo specifico,
si vogliano  attribuire  proprieta'  meccaniche  superiori  a  quelle
desunte  dal  controllo sistematico della produzione, dovranno essere
contraddistinti a mezzo di legatura sigillata,  munita  di  etichetta
metallica  sulla quale figurino gli estremi della partita e il valore
della tensione ammissibile garantito dal produttore ed accertato  dal
Laboratorio Ufficiale.
                                                           Allegato 6
                       CONTROLLI DELL'ADERENZA
   Le  barre  devono  superare  con  esito positivo prove di aderenza
secondo il  metodo  Beam-test  da  eseguirsi  presso  un  Laboratorio
Ufficiale  con  le modalita' specificate nella CNR-UNI 10020 (gennaio
1971). La tensione di aderenza  (tau)  valutata  secondo  la  CNR-UNI
10020  (gennaio  1971) verra' riferita ad una resistenza nominale del
conglomerato di 27 N/mm2, mediante l'applicazione della seguente for-
mula di correzione, valida nell'intervallo:
                         22 <= Rc <= 32 (N/mm2)
                 (tau)c = (tau)d - (Rc - 27) . 0,2 (N/mm2)
essendo:
(tau)c  la tensione di aderenza corretta;
(tau)d  la tensione di aderenza rilevata sperimentalmente;
Rc  la resistenza del conglomerato all'atto della prova.
   Nel   certificato   di   prova   devono   essere   descritte    le
caratteristiche geometriche della sezione e delle nervature. Le prove
devono essere estese ad almeno tre diametri scelti come segue:
   - uno nell'intervallo 5 <= * <= 10 mm;
   - uno nell'intervallo 12<= * <= 18 mm;
   - uno pari al diametro massimo.
   Non  e'  richiesta  la ripetizione delle prove di aderenza, per le
singole partite, quando se ne possa determinare  la  rispondenza  nei
riguardi  delle  caratteristiche  e  delle  misure  geometriche,  con
riferimento alla serie di barre che hanno superato  le  prove  stesse
con esito positivo.
   Le tensioni tangenziali di aderenza (tau)m e (tau)r, desunte dalla
prova,  come media dei risultati ottenuti sprimentando almeno quattro
travi per ogni diametro, devono soddisfare le condizioni seguenti:
                 (tau)m <= (tau)*m = 8 - 0,12    = 80 - 1,2
                 (tau)r <= (tau)*r = 13 - 0,19   =130 - 1,9
(tau)m, (tau)*m, (tau)r e T*r, sono espressi in N/mm2 e *  e'
espresso in mm.
   Per accertare la rispondenza delle singole  partite  nei  riguardi
delle   proprieta'   di   aderenza,   si  calcolera'  per  un  numero
significativo di barre il valore dell'indice di aderenza IR  definito
dall'espressione:
                       VEDI FORMULA A PAG. 128
confrontando quindi il valore medio di IR con il corrispondente IR(L)
valutato sulle barre provate in laboratorio.
  La partita e' ritenuta idonea se e' verificata almeno una delle due
seguenti ineguaglianze (A) e (B):
                       VEDI FORMULA A PAG. 128
   IR >= 0,048 per  <= 6 mm
   IR >= 0,055 per 6 mm <  <= 8 mm
   IR >= 0,060 per 8 mm <  <= 12 mm                              (B)
   IR >= 0,065 per  > 12 mm
essendo:
(tau)*m    = valore limite di (tau)m quale sopra definito per il diam
         considerato;
(tau)m,(tau)r  = valori desunti dalle prove di laboratorio;
n      = diametro nominale della barra;
c      = interasse delle nervature;
(alfa)m = altezza media delle nervature;
(beta) = inclinazione delle nervature sull'asse della barra espressa
         in gradi;
lR     = lunghezza delle nervature;
IR     = valore di IR determinato sulle barre della fornitura
         considerata;
IR(L)  = valore di IR determinato sulle barre provate in laboratorio.
   Qualora  il  profilo  comporti particolarita' di forma non contem-
plate nella definizione di IR (ad esempio  nocciolo  non  circolare),
l'ineguaglianza  (A)  dovra'  essere  verificata per i soli risalti o
nervatura.
                                                           Allegato 7
                       CONTROLLI SUI LATERIZI
a) Valutazione dei dati di prova.
   Tutte  le  caratteristiche  meccaniche  di   seguito   specificate
dovranno  essere  determinate  presso  un Laboratorio Ufficiale su un
insieme di un minimo di campioni a cui  possa  applicarsi  il  metodo
sotto riportato.
   Nel caso in cui venga effettuata la prova su almeno 30 campioni la
resistenza  caratteristica  viene  ricavata mediante la seguente for-
mula:
                           fk = fm - 1,64 S
nella quale e':
fm = la media aritmetica delle resistenze unitarie dei campioni;
S  = lo scarto quadratico medio.
   Nel caso in cui il numero n dei campioni sia compreso tra 10 e  29
il  coefficiente  moltiplicatore  di  s assumera' convenzionalmente i
valori k di cui alla seguente tabella.
___________________________________________________________________
|     n    |     10   |     12   |     16   |     20   |     25   |
|__________|__________|__________|__________|__________|__________|
|     k    |   2,13   |   2,06   |   1,98   |   1,93   |   1,88   |
|__________|__________|__________|__________|__________|__________|
   In  entrambi  i  casi  qualora  il  valore  s calcolato risultasse
inferiore a 0,08 fm si dovra' introdurre nella formula questo  ultimo
valore.
   Nel  caso  infine in cui la prova venga effettuata su un numero di
campioni compreso fra  6  e  9  la  resistenza  caratteristica  viene
assunta pari al minimo dei seguenti due valori:
   a) 0,7 fm - 2 (N/mm2);
   b)   il  valore  minimo  della  resistenza  unitaria  del  singolo
campione.
   Per  le  caratteristiche  fisiche  (coefficiente  di   dilatazione
termica  e  valore di dilatazione per umidita') si intende invece che
tutti i campioni provati debbano dare  valori  rispettanti  i  limiti
indicati nella normativa (punto 7.1.3.2. della Parte I).
b) Metodi di prova.
   1)  Le  resistenze  in direzione dei fori di cui al punto 7.1.3.2.
dovranno essere determinate mediante prove a compressione.
   Il carico dovra' agire nella direzione dei fori  e  la  dimensione
del  provino,  misurata  secondo  tale  direzione, dovra' essere pari
all'altezza (dimensione dell'elemento in direzione perpendicolare  al
piano della struttura) del blocco, o superarla al massimo del 60%. Se
necessario, si procedera' al taglio del blocco stesso.
   Qualora  si  operi  su  blocchi  la  cui larghezza ecceda i 40 cm,
ciascun elemento verra' suddiviso in due parti eguali  e  simmetriche
mediante  un taglio parallelo alla direzione dei fori; le porzioni in
aggetto dei setti dovranno essere eliminate. La resistenza del blocco
si otterra'  mediando  i  risultati  ottenuti  dalle  prove  sui  due
semiblocchi.
   Le facce normali alla direzione del carico, se non preventivamente
spianate  con  una  smerigliatrice,  dovranno  essere corrette con un
foglio di piombo dello spessore di 1  mm  interposto  tra  il  piatto
della pressa e la faccia del blocco.
   2)  Per  la  verifica della resistenza in direzione trasversale ai
fori si procedera' mediante lo schiacciamento di campioni  costituiti
da  coppie  di  laterizi  associati sui lati da una malta di gesso di
spianatura (prova siamese) dello spessore massimo di 2 cm.
   Il carico agira' in direzione ortogonale ai fori  e  le  modalita'
della  campionatura  saranno simili a quelle riportate nel precedente
punto 1).
   3) La determinazione del valore del modulo elastico del  laterizio
avverra' nel corso delle prove di cui in b) 1. procedendo al carico e
scarico  successivo  del  sistema  passando  dal 20 al 40% del valore
minimo presuntivo di rottura,  leggendo  le  deformazioni  medie  del
sistema  (nella fase di scarico) tramite 4 flessimetri disposti sugli
spigoli della piastra di prova.
   4) La resistenza a trazione per flessione  verra'  determinata  su
campioni,   ricavati   dai  blocchi  mediante  opportuno  taglio,  di
dimensioni minime di 30 X 120 X spessore, in millimetri.
   5) Le prove di punzonamento di  cui  al  punto  7.1.3.2.  dovranno
avvenire secondo le seguenti modalita' di prova.
   Il  blocco  viene posato orizzontalmente su due appoggi costituiti
da due tondi in  acciaio,  del  diametro  di  20  mm,  con  modalita'
analoghe  a  quelle  che  si verificano nel corso della posa in opera
prima del getto del calcestruzzo.
   Il carico viene applicato interponendo una piastra di  legno  duro
avente le dimensioni di 5 X 5 cm in mezzeria.
   Il carico viene fatto crescere progressivamente fino a rottura.
   6)  Il  coefficiente di dilatazione lineare verra' determinato per
un salto termico tra 70 gradi C e 20 gradi C in ambiente con UR 25% a
70% gradi C su almeno 3 campioni di dimensioni minime come  descritto
nel  punto  4.  Si assumera' come valore di riferimento il minore dei
valori trovati.
   7) Il valore di dilatazione per umidita' verra' misurato su almeno
4 campioni di dimensioni minime come descritte nel punto 4. La misura
avverra' con le seguenti modalita'.
   Essiccare i provini per 24 ore a 70 gradi  C;  raffreddarli  a  20
gradi  C e 65% UR; eseguire due misure a distanza di 3 ore; immergere
i provini in acqua a 20 gradi C per 90 giorni; togliere, asciugare  e
condizionare  i provini a 20 gradi C e 65% UR per 3 ore; eseguire due
misure a distanza di 3 ore.
   L'inizio della prova dovra' avvenire di  regola  entro  30  giorni
dall'ultimazione del processo produttivo del laterizio.
   Il  valore  di  riferimento  si  ottiene come media dei tre valori
minori ottenuti avendo quindi escluso il valore massimo.
                                                           Allegato 8
                 CONTROLLI SU ACCIAIO DA COSTRUZIONE
1. Generalita'.
   Tutti  i  prodotti  debbono   essere   sottoposti   a   prove   di
qualificazione secondo le modalita' del successivo punto 2.
   La  qualificazione  deve  essere  riferita  separatamente  ad ogni
singolo stabilimento produttore dell'Azienda fornitrice.
   I prodotti assoggettabili al procedimento di qualificazione  sono,
suddivisi per gamma merceologica, i seguenti:
   -  laminati  mercantili, travi ad ali parallele del tipo IPE e HE,
travi a I e profilati a U;
   - lamiere e nastri, travi saldate e profilati aperti saldati;
   -  profilati  cavi  circolari,  quadrati  o   rettangolari   senza
saldature o saldati.
   L'impiego  di  acciai  diversi  dai tipi Fe 360, Fe 430 ed Fe 510,
quali ad esempio acciai  ad  alta  resistenza,  acciai  inossidabili,
microlegati,  speciali,  e'  ammesso  con  le  condizioni indicate al
secondo capoverso del punto 2.0 della Parte II.
   Gli adempimenti di cui al successivo punto 2 si applicano anche ai
prodotti provenienti dall'estero.
   Per  prodotti  provenienti  da  Paesi  della  Comunita'  economica
europea  nei  quali  sia  in  vigore  una certificazione di idoneita'
tecnica riconosciuta dalle rispettive Autorita' competenti, l'Azienda
produttiva potra', in alternativa a quanto previsto al  primo  comma,
inoltrare al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale
domanda  intesa  ad ottenere il riconoscimento dell'equivalenza della
procedura adottata nel Paese di origine, depositando  contestualmente
la   relativa  documentazione  per  i  prodotti  da  fornire  con  il
corrispondente marchio.
   L'equivalenza della  procedura  di  cui  al  comma  precedente  e'
sancita  con  decreto  del  Ministero  dei lavori pubblici sentito il
Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2. Modalita' di qualificazione.
   I produttori per qualificare la loro produzione devono  sottoporsi
agli   adempimenti   qui   di  seguito  specificati,  e  produrre  la
documentazione relativa al Ministero dei  lavori  pubblici,  Servizio
tecnico centrale, che ne cura il deposito:
   - dimostrazione dell'idoneita' del processo produttivo;
   - controllo continuo interno di qualita' della produzione condotto
su basi probabilistiche;
   -  verifica  periodica  della  qualita'  da  parte  dei Laboratori
Ufficiali.
   Sono prodotti qualificabili sia quelli  raggruppabili  per  colata
che quelli per lotti di produzione (1).
   Ai fini delle prove di qualificazione e di controllo (vedere punto
2.2.),  i  prodotti nell'ambito di ciascuna gamma merceologica di cui
al punto 1., sono raggruppabili per  gamme  di  spessori  cosi'  come
definito nelle norme UNI EN 10025 (febbraio 1992), UNI 7806 (dicembre
1979) e UNI 7810 (dicembre 1979).
   Sempre  agli stessi fini, sono raggruppabili anche i diversi gradi
di acciai (B, C, D, DD; vedere Parte  II,  prospetti  1-II  e  2-II),
sempreche'  siano  garantite  per  tutti le caratteristiche del grado
superiore del raggruppamento.
   Tutte  le  forniture  debbono  essere  accompagnate  da   apposita
documentazione (vedere punto 2.5.).
2.1. DIMOSTRAZIONE DELL'INDONEITA' DEL PROCESSO PRODUTTIVO.
   Il  produttore, limitatamente alle gamme merceologiche indicate al
punto 1., e per ogni singolo stabilimento, dovra' presentare apposita
documentazione al Ministero dei  lavori  pubblici,  Servizio  tecnico
centrale,  che  notifica al produttore l'avvenuto deposito ed accerta
la validita' e  la  rispondenza  della  documentazione  stessa  anche
attraverso sopralluoghi, rilasciando apposito attestato, precisando:
   - il tipo di prodotti (dimensioni e qualita');
   -     le     condizioni    generali    della    fabbricazione    o
dell'approvvigionamento dell'acciaio o del prodotto intermedio;
   - la descrizione degli impianti di laminazione;
   - le modalita' di marchiatura che consentono l'individuazione  del
prodotto da effettuarsi secondo le procedure del punto 2.5.;
   - l'organizzazione del controllo interno di qualita';
   - i responsabili aziendali incaricati della firma dei certificati;
   - il Laboratorio Ufficiale responsabile delle prove di controllo;
   -  dichiarazione  che  il  servizio  di  controllo  interno  delle
qualita' sovraintende ai  controlli  di  produzione  e  che  esso  e'
indipendente dai servizi di produzione.
                             PROSPETTO 1
_______________________________        _____________________________
|      n       |      k       |        |       n      |      k      |
|______________|______________|        |______________|_____________|
|      10      |     2,91     |        |       40     |     2,13    |
|      11      |     2,82     |        |       45     |     2,09    |
|      12      |     2,74     |        |       50     |     2,07    |
|      13      |     2,67     |        |       60     |     2,02    |
|      14      |     2,61     |        |       70     |     1,99    |
|      15      |     2,57     |        |       80     |     1,97    |
|      16      |     2,52     |        |       90     |     1,94    |
|      17      |     2,49     |        |      100     |     1,93    |
|      18      |     2,45     |        |      150     |     1,87    |
|      19      |     2,42     |        |      200     |     1,84    |
|      20      |     2,40     |        |      250     |     1,81    |
|      22      |     2,35     |        |      300     |     1.80    |
|      24      |     2,31     |        |      400     |     1,78    |
|      25      |     2,29     |        |      500     |     1,76    |
|      30      |     2,22     |        |    1.000     |     1,73    |
|      35      |     2,17     |        | (infinito)   |     1,64    |
|______________|______________|        |______________|_____________|
________________________
   (1)  Un lotto di produzione e' costituito da un quantitativo di 40
t, o  frazione  residua,  per  ogni  profilo,  qualita'  e  gamma  di
spessore,   senza  alcun  riferimento  alle  colate  che  sono  state
utilizzate per la loro fabbricazione. Per quanto riguarda i profilati
cavi, il lotto di produzione corrisponde all'unita' di collaudo  come
definita  dalle  norme  UNI  7086  e  7810 (dicembre 1979) in base al
numero dei pezzi.
   Il produttore deve  inoltre  produrre  una  idonea  documentazione
sulle  caratteristiche  chimiche  e meccaniche riscontrate per quelle
qualita' e per quei prodotti che intende qualificare.
   La  documentazione  deve  essere  riferita   ad   una   produzione
consecutiva  relativa  ad un periodo di tempo di almeno sei mesi e ad
un quantitativo di prodotti tale da fornire un quadro statisticamente
significativo della produzione stessa e comunque o >= 2.000 t  oppure
ad un numero di colate o di lotti >= 25.
   Tale  documentazione  di  prova deve basarsi sui dati sperimentali
rilevati  dal  produttore,  integrati  dai  dati  di  certificati  di
Laboratori  Ufficiali, incaricati dal produttore stesso; le prove del
Laboratorio Ufficiale devono riferirsi a ciascun  tipo  di  prodotto,
inteso  individuato  da  gamma  merceologica,  classe  di  spessore e
qualita' di  acciaio,  ed  essere  relative  al  rilievo  dei  valori
caratteristici; per ciascun tipo verranno eseguite almeno 30 prove su
saggi appositamente prelevati.
   La documentazione del complesso delle prove meccaniche deve essere
elaborata  in  forma  statistica  calcolando, per lo snervamento e la
resistenza a rottura, il valore medio, lo scarto quadratico  medio  e
il  relativo valore caratteristico delle corrispondenti distribuzioni
di frequenza.
   Il valore caratteristico e'  il  frattile  di  ordine  0,05  della
rispettiva distribuzione statistica calcolato mediante l'espressione:
                          fk = fm - k . s
dove:
fm = media aritmetica degli n risultati sperimentali;
s  = scarto quadratico medio degli stessi;
k  = fattore funzione del numero di risultati sperimentali associato
     alla percentuale della popolazione pari al 95% e alla
     formulazione di rischio del tipo 1 - (alfa)
     con (alfa) = 5% con protezione
     unilaterale (prospetto I).
   I  singoli risultati sperimentali ed i valori caratteristici cosi'
calcolati devono  rispettare  le  limitazioni  riportate  nei  citati
prospetti  1-II  e  2-II  per le tensioni di snervamento e di rottura
mentre  per  l'allungamento  percentuale  e  la  resilienza  vale  il
criterio del minimo tabellare.
   Il Ministero, ricevuta la documentazione, dara' atto al produttore
dell'avvenuto deposito.
2.2. CONTROLLO CONTINUO DELLA QUALITA' DELLA PRODUZIONE.
   Il servizio di controllo interno della qualita' dello stabilimento
produttore  deve  predisporre  un'accurata procedura atta a mantenere
sotto controllo con continuita' tutto il ciclo produttivo.
   In particolare,  per  quanto  riguarda  i  prodotti  finiti,  deve
procedere  ad  un  rilevazione di tutte le caratteristiche chimiche e
meccaniche previste ai punti 2.1. e 2.3. della Parte Seconda.
   La  rilevazione  dei  dati  di  cui  sopra  deve  essere  ordinata
cronologicamente  su  appositi  registri  distinti  per qualita', per
prodotto (o gruppi di prodotti come sopra indicato) e  per  gamme  di
spessori, come specificato nella norma di prodotto.
   Per  ogni  colata, o per ogni lotto di produzione, contraddistinti
dal proprio numero  di  riferimento,  viene  prelevato  dal  prodotto
finito  un saggio per colata e comunque un saggio ogni 80 t oppure un
saggio per lotto e comunque un saggio  ogni  40  t  o  frazione;  per
quanto  riguarda i profilati cavi, il lotto di produzione e' definito
dalle relative norme UNI di prodotto, in base al numero dei pezzi.
   Dai saggi  di  cui  sopra  verranno  ricavati  i  provini  per  la
determinazione  delle  caratteristiche chimiche e meccaniche previste
dalle norme UNI EN 10025 (febbraio 1992), UNI 7806 (dicembre 1979)  e
UNI  7810 (dicembre 1979), rilevando il quantitativo in tonnellate di
prodotto finito cui la prova si riferisce.
   Per quanto concerne fy e ft, i dati  singoli  raccolti,  suddivisi
per  qualita'  e  prodotti  (secondo  le  gamme dimensionali) vengono
riportati  su   idonei   diagrammi   per   consentire   di   valutare
statisticamente  nel tempo i risultati della produzione rispetto alle
prescrizioni delle presenti norme tecniche.
   I  restanti  dati  relativi  alle  caratteristiche  chimiche,   di
resilienza   e   di   allungamento  vengono  raccolti  in  tabelle  e
conservati, dopo averne verificato la rispondenza alle norme EN 10025
(marzo 1990), 7806 (dicembre 1979) e UNI  7810  (dicembre  1979)  per
quanto  concerne  le  caratteristiche chimiche e alle prescrizioni di
cui ai prospetti 1-II  e  2-II,  per  quanto  concerne  resilienza  e
allungamento.
   E' cura e responsabilita' del produttore individuare, a livello di
colata  o di lotto di produzione, gli eventuali risultati anomali che
portano fuori limiti la produzione e di  provvedere  ad  ovviarne  le
cause. I diagrammi sopra indicati devono riportare gli eventuali dati
anomali.
   I  prodotti  non conformi devono essere deviati ad altri impieghi,
previa punzonatura di annullamento, e tenendone  esplicita  nota  nei
registri.
   La documentazione raccolta presso il controllo interno di qualita'
dello  stabilimento  produttore  deve  essere  conservata  a cura del
produttore.
   Lo stabilimento produttore  e'  autorizzato  alla  spedizione  del
prodotto   che  dovra'  essere  marchiato  in  conformita'  a  quanto
precisato nella documentazione di deposito al  Ministero  dei  lavori
pubblici,  Servizio tecnico centrale, accompagnato dal certificato di
collaudo interno (vedere punto 2.6.)  firmato  dal  responsabile  del
servizio  di  controllo  di  qualita'  riportante  gli  estremi della
certificazione di deposito rilasciata dal Ministero.
2.3.  VERIFICA  PERIODICA  DELLA  QUALITA'  DA  PARTE  DEI LABORATORI
UFFICIALI.
   Il  Laboratorio  Ufficiale,  incaricato  a  cio'  dal  produttore,
effettuera'  periodicamente  a sua discrezione, almeno ogni sei mesi,
una visita presso lo stabilimento produttore nel corso della quale su
tre tipi di prodotto, scelti  di  volta  in  volta  tra  qualita'  di
acciaio,  gamma  merceologica  e  classe di spessore, effettuera' per
ciascun tipo (o presso il laboratorio  del  produttore  o  presso  il
Laboratorio  Ufficiale  stesso)  non  meno  di 30 prove a trazione su
provette ricavate sia da saggi prelevati  direttamente  dai  prodotti
sia  da  saggi  appositamente accantonati dal produttore in numero di
almeno 2 per colata o lotto di produzione, relativa  alla  produzione
intercorsa dalla visita precedente.
   Inoltre   il  laboratorio  effettuera'  le  altre  prove  previste
(resilienza e analisi chimiche) sperimentando su provini ricavati  da
3 campioni per ciascun tipo sopraddetto.
   Il   Laboratorio   Ufficiale  elaborera'  in  forma  statistica  i
risultati delle prove  di  trazione  per  ciascuno  dei  tre  gruppi,
utilizzando  per il controllo di accettazione l'espressione fm - 1,25
s >= del corrispondente valore di cui al prospetto 1-II e 2-II  della
Parte  Seconda.  Inoltre  verra'  controllato che i singoli risultati
sperimentali per le tensioni di snervamento e di  rottura  rispettino
le   limitazioni  riportate  nei  prospetti  1-II  e  2-II  e  che  i
coefficienti di variazione percentuale  dello  snervamento  (rapporto
tra  scarto  quadratico medio e media aritmetica) risultino inferiori
rispettivamente al 9% per l'acciaio Fe 360, all'8% per  l'acciaio  Fe
430 e al 7% per l'acciaio Fe 510.
   Infine  si  controllera'  che  siano  rispettati  i  valori minimi
prescritti  per  la  resilienza  e  quelli  massimi  per  le  analisi
chimiche.
   Nel  caso  che  i  risultati  delle prove siano tali per cui viene
accertato che i  limiti  prescritti  non  siano  rispettati,  vengono
prelevati altri saggi (nello stesso numero) e ripetute le prove.
   Ove  i  risultati  delle  prove,  dopo ripetizione, fossero ancora
insoddisfacenti, il laboratorio ufficiale  incaricato  del  controllo
sospendera'  le  verifiche  della  qualita'  dandone comunicazione al
Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale e  ripetera'
la qualificazione dopo che il produttore avra' ovviato alle cause che
avevano dato luogo al risultato insoddisfacente.
   Per  quanto concerne le prove di verifica periodica della qualita'
per gli acciai di cui al punto  1.,  quarto  capoverso  del  presente
allegato,  con  snervamento o resistenza inferiori al tipo Fe 360, si
utilizza un coefficiente di variazione pari a 9%. Per gli acciai  con
caratteristiche  comprese  tra i tipi Fe 360 ed Fe 510 si utilizza un
coefficiente  di  variazione  pari  all'8%.  Per   gli   acciai   con
snervamento  o  rottura  superiore  al  tipo  Fe  510  si utilizza un
coefficiente di variazione pari al 6%.
   Per tali acciai la qualificazione e' ammessa  anche  nel  caso  di
produzione non continua nell'ultimo semestre ed anche nei casi in cui
i quantitativi minimi previsti non siano rispettati, permanendo tutte
le altre regole relative alla qualificazione.
   Una  volta  l'anno il produttore e' tenuto ad inviare al Ministero
dei  lavori  pubblici,  Servizio  tecnico   centrale,   la   seguente
documentazione:
   a)  una  dichiarazione  attestante  la permanenza delle condizioni
iniziali di idoneita' del processo produttivo  e  dell'organizzazione
del controllo interno di qualita', o le eventuali modifiche;
   b)  le  tabelle  contenenti  i  singoli  risultati  dei  controlli
eseguiti in merito alle caratteristiche meccaniche e chimiche;
   c)  l'elaborazione  statistica  dei  controlli  interni   eseguiti
nell'ultimo  anno,  per  ciascun  tipo di prodotto, da cui risulti il
quantitativo di produzione e il numero delle prove;
   d) i risultati dei controlli eseguiti  dal  Laboratorio  Ufficiale
(certificati e loro elaborazione) per le prove meccaniche e chimiche;
   e) la dichiarazione che attesta la conformita' statistica, secondo
una metodologia che deve essere dichiarata, delle verifiche di cui ai
punti  c)  e  d)  con le prescrizioni di cui ai prospetti 1-II e 2-II
della Parte Seconda e la dichiarazione di rispetto delle prescrizioni
relative alla resilienza, allungamento e analisi chimica.
   Il mancato rispetto delle  condizioni  sopra  indicate,  accertato
anche  attraverso  sopralluoghi,  puo'  comportare la decadenza della
qualificazione:
2.4. CONTROLLI SU SINGOLE COLATE.
   Negli stabilimenti soggetti a  controlli  sistematici  di  cui  al
precedente  punto  2.3.,  i  produttori  potranno  richiedere di loro
iniziativa  di  sottoporsi  a  controlli,  eseguiti  a  cura  di   un
Laboratorio  Ufficiale,  su  singole colate di quei prodotti che, per
ragioni produttive, non possono ancora rispettare le condizioni quan-
titative minime (vedere punto 2.1.) per qualificarsi.
   Le prove da effettuare sono quelle  relative  alle  UNI  EN  10025
(febbraio  1992), UNI 7810 (dicembre 1979) e UNI 7806 (dicembre 1979)
ed i valori da rispettare sono quelli di cui ai prospetti 1-II e 2-II
della Parte II.
2.5. MARCHIATURA PER IDENTIFICAZIONE.
   Il produttore deve  procedere  ad  una  marchiatura  del  prodotto
fornito  dalla  quale  risulti  in modo inequivocabile il riferimento
dell'azienda produttrice, allo stabilimento, al tipo di acciaio e  al
grado qualitativo.
   Considerata la diversa natura, forma e dimensione dei prodotti, le
caratteristiche  degli impianti per la loro fabbricazione, nonche' la
possibilita'  di  fornitura  sia  in  pezzi  singoli  sia  in  fasci,
differenti  potranno  essere i sistemi di marchiatura adottati, quali
ad esempio l'impressione sui cilindri di laminazione, la  punzonatura
a caldo e a freddo, la stampigliatura a vernice, la targhettatura, la
sigillatura dei fasci e altri.
   Tenendo  presente che l'elemento determinante della marchiatura e'
costituito dalla sua inalterabilita' nel tempo, dalla  impossibilita'
di  manomissione,  il  produttore  deve  rispettare  le  modalita' di
marchiatura  denunciate  nella  sua  documentazione   presentata   al
Ministero  dei  lavori  pubblici,  Servizio  tecnico  centrale,  come
precisato al punto 2.1. e deve comunicare  tempestivamente  eventuali
modifiche apportate.
   La  mancata  marchiatura  e  la  sua illeggibilita' anche parziale
rende il prodotto non impiegabile.
   Qualora, sia presso gli utilizzatori, sia presso  i  commercianti,
l'unita' marchiata (pezzo singolo o fascio) venga scorporata, per cui
una  parte,  o  il tutto, viene a perdere l'originale marchiatura del
produttore  e'  responsabilita'  sia  degli  utilizzatori   sia   dei
commercianti  documentare  la provenienza del materiale e gli estremi
del deposito del marchio presso il  Ministero  dei  lavori  pubblici,
Servizio tecnico centrale.
2.6. DOCUMENTAZIONE DI ACCOMPAGNAMENTO DELLE FORNITURE.
   Il produttore e' tenuto ad accompagnare ogni fornitura con:
   - certificato di collaudo secondo UNI EN 10204 (dicembre 1992);
   -  dichiarazione  che  il  prodotto  e' qualificato ai sensi delle
presenti norme tecniche, e di  aver  soddisfatto  tutte  le  relative
prescrizioni,  riportando  gli estremi del marchio e unendo copia del
relativo certificato del Laboratorio Ufficiale.
3. Controlli in officina o in cantiere.
   Il controllo in officina di  fabbricazione  o  in  cantiere  sara'
effettuato dal direttore dei lavori o, in sua mancanza all'atto delle
lavorazioni, dal tecnico responsabile della fabbricazione, che assume
a   tale  riguardo  le  responsabilita'  attribuite  dalla  legge  al
direttore  dei  lavori.  In   questo   secondo   caso   la   relativa
documentazione  sara'  trasmessa  al direttore dei lavori prima della
messa in opera. La frequenza dei prelievi e' stabilita dal  direttore
dei lavori o, in sua mancanza all'atto della lavorazione, dal tecnico
responsabile   della   fabbricazione,   in  relazione  all'importanza
dell'opera.
   I dati sperimentali ottenuti dovranno soddisfare  le  prescrizioni
di  cui  ai  prospetti 1-II e 2-II della parte 2a per quanto concerne
l'allungamento e la resilienza, nonche'  delle  norme  UNI  EN  10025
(febbraio  1992), UNI 7810 (dicembre 1979) e 7806 (dicembre 1979) per
le caratteristiche chimiche.
   Ogni singolo valore della tensione di snervamento e di rottura non
dovra' risultare inferiore ai  limiti  tabellari  (prospetti  1-II  e
2-II) per piu' di
____________________________________________________________________
|                             |         | Fe 360 | Fe 430 | Fe 510 |
|                             |         |________|________|________|
| Tensioni di rottura a       |         |        |        |        |
| trazione                    |  N/mm2  |   15   |   18   |   22   |
| Tensioni di snervamento     |  N/mm2  |   10   |   12   |   15   |
|_____________________________|_________|________|________|________|
   I certificati relativi alle prove (meccaniche) degli acciai devono
riportare   l'indicazione   del  marchio  identificativo  di  cui  al
precedente punto 2.5., rilevato a cura del Laboratorio incaricato dei
controlli, sui campioni da sottoporre a prove. Ove i campioni fossero
sprovvisti di tale marchio, oppure il marchio non  dovesse  rientrare
fra  quelli  depositati  presso  il  Ministero  dei  lavori pubblici,
Servizio  tecnico  centrale,  dovra'   essere   riportata   specifica
annotazione sul certificato di prova.