L’Appartamento Ottocentesco al 2° piano

Al secondo piano di Palazzo Pianetti vi è un appartamento ottocentesco che, poco conosciuto in confronto al settecentesco piano nobile con la galleria degli stucchi e le stanze di Enea, costituisce un esempio della trasformazione degli ambienti “aperti” del palazzo nobiliare rinascimentale (che accoglieva ospiti e domestici) negli ambienti “chiusi”, tipici dell’intimità domestica propria della famiglia unicellulare ottocentesca.
In previsione del matrimonio tra Vincenzo Pianetti e la fiorentina Virginia Azzolino, avvenuto nel 1859, si decidono importanti lavori di ristrutturazione, affidati all’architetto Angelo Angelucci.
Vengono quindi affrescati i vari ambienti: le decorazioni che si affacciano sul giardino, vale a dire quelle del cafè house, un camerino, una stanza da letto, un gabinetto di toeletta, una stanza da bagno ed un guardaroba, sia per ragioni di ordine stilistico che per la scelta del soggetto – Venere e le sue diverse rappresentazioni allegoriche – sono ancora legate alle favole galanti rococò del secolo precedente e sono state realizzate negli anni 1858-’59. Siamo certi che in queste sale vi lavora il pittore anconetano Fortunato Morini in quanto la sua firma è stata recentemente rinvenuta sul soffitto di una stanza. Da studi di ordine stilistico ed iconografico appare però improbabile cha la mano che ha dipinto gli affreschi di queste sale sia la stessa di quella degli ambienti che si affacciano sulla strada, realizzate in epoca più tarda. Questa parte, infatti, con la sua insistente retorica risorgimentale, risale al 1877. Già lo storico jesino Cesare Annibaldi faceva riferimento ad Olimpio Bandinelli quale autore degli affreschi dell’appartamento del secondo piano; da quanto detto precedentemente diviene chiaro che a questo artista vanno riferite non le pitture risalenti al 1858-’59, ma quelle del 1877, due anni dopo la morte di Virginia Azzolino.
In tale data, infatti, la figlia Emilia Pianetti doveva averlo visto all’opera a Firenze, in casa Gabbianelli, in cui il gusto per la retorica risorgimentale era evidente. In Palazzo Pianetti questo tipo di retorica ritorna soprattutto nell’Allegoria dell’Italia, affrescata nell’anticamera e nei cammei dei “geni italici” Tiziano, Leonardo, Michelangelo e Raffaello della sala da pranzo.





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