La Galleria degli Stucchi (Rococò)

La Galleria degli Stucchi, con i suoi 70 metri circa di lunghezza e la sala ottagonale che ne completa ed esalta l’illusionismo prospettico, rappresenta una delle maggiori attrattive di Palazzo Pianetti ed uno degli esempi più limpidi di rococò nell’Italia centrale tanto da prestarsi a confronti con le imprese del barocchetto mitteleuropeo.
Per ricostruire la storia architettonica della galleria bisogna partire dai dati che compaiono nell’archivio di famiglia: fare riferimento alla mano delle singole personalità artistiche che vi lavorarono, infatti, è spesso azzardato, data la contemporaneità dei lavori e soprattutto l’abitudine degli artisti alla collaborazione.
Il marchese Pianetti contattò per le decorazioni sin dal 1752 Giuseppe Torreggiani , che fu operativo dal 1757 assistito da Lorenzo Fenili; in quegli anni lavoravano alla galleria anche i terrazzieri veneziani Croatto, che eseguirono anche qualche decorazione pittorica.
I lavori di stucco – attribuibili a Giuseppe Tamanti, Giuseppe Simbeni e Andrea Mercoli – furono effettuati tra il 1766 e il 1770.
Nel 1771 si cominciò la decorazione anche delle porte, delle finestre, dei parapetti, degli scuri, nonché dell’arredo.
Quest’ultimo era costituito da mezzi tavolini, sofà, specchiere, sgabelli intagliati, cornici e tappezzerie; il tutto per lo più bianco con qualche concessione alle dorature ed alle tinte pastello.
Dal 1771 al 1779 l’aquilano Giuseppe Ciferri fu responsabile del settore pittorico.
Nei riquadri della volta sono raffigurati dei puttini che richiamano i segni dello zodiaco, mentre tutto il percorso della galleria è decorato con immagini di allegorie e scene lagunari.
Nell’ambiente ottagonale vi sono quattro paesaggi, mentre sulla volta compaiono le allegorie della Giustizia, Fortezza, Sapienza e Temperanza, arricchite da monocromi azzurri.
È chiara l’intenzione di creare un equilibrio tra gli elementi scultorei e quelli pittorici: stucchi e colori, bassorilievi e decorazioni varie risultano fusi armonicamente.
La galleria appare strutturata secondo moduli regolari. Attraverso una duplice simmetria – trasversale l’una, longitudinale l’altra – gli elementi sono disposti secondo rapporti di ordine ideologico e simbolico legato al nuovo pensiero illuministico. Le eccedenze e la teatralità del barocco vengono così controllate e mitigate dai nuovi dettami settecenteschi creando attraverso gli stucchi e le pitture a tempera un elegante percorso allegorico, perfettamente inserito nella filosofia che sottostà al progetto artistico, che nasconde tra i simboli il viaggio dell’uomo nel tempo e nello spazio verso la conoscenza. Sulle pareti e nella volta è raffigurato il tempo che scorre , le ore, i giorni, i mesi, le quattro stagioni; si allude invece allo spazio nel ciclo degli elementi primari della natura e dei continenti. Il viaggio dell’uomo ribadito anche dalle scene lagunari e marine si compie naturalmente è naturalmente sotto l’egida delle arti liberali, la pittura, la scultura, l’architettura e la musica realizzate in stucco.

Il restauro della Galleria degli Stucchi
Il restauro iniziato a gennaio 2004 termina nel mese di ottobre 2005 dopo circa due anni di accurati interventi..
L’operazione di restauro è stata condotta secondo una specifica metodica, che tenendo conto della complessità strutturale dell’ambiente, ha saputo ridare quell’unità d’insieme che il passaggio del tempo aveva cominciato a sfumare.
Il disequilibrio, cui era giunta negli anni la Galleria degli Stucchi, non consisteva, ovviamente, nel cambiamento di posizione di elementi architettonici o compositivi, ma di una perdita a livello cromatico dovuta all’appannarsi degli elementi di profondità e dei valori plastici.
Inoltre risultavano compromessi i rimandi formali non più correttamente percepibili a causa della polvere, delle scuciture delle volte, delle lesioni delle pareti e della diversa reazione alla luce delle superfici.
L’intervento ha così portato al recupero di tutti i finti marmi delle cornici delle porte e delle finestre e tolto il grigio topo, incongruente, del battiscopa.
Un’altra interessante scoperta è stata lo svelamento di ovali contrassegnati da eleganti lettere nelle pareti della galleria e dell’esedra, nascosti da diversi strati di tintura verde apportati dai restauri degli anni ’70.
L’attenta ripulitura degli stucchi, mai eseguita in precedenza, e delle pitture a tempera, ha riportato a vista l’assetto cromatico originario capace di creare la giusta atmosfera settecentesca, elegante ed intellettuale, in cui la nobile ed importante famiglia jesina viveva.
L’operazione si è rivelata indispensabile in particolar modo per le pitture eseguite a tempera (tecnica che prevede la stesura del colore non su di un intonaco fresco ma su di una superficie secca), che risultano più delicate e difficili da conservare, vista la loro tendenza a spolverare. Le pitture a tempera necessitano di una continua ed attenta manutenzione, e il restauro ha provveduto, senza essere invasivo, a restituire la giusta dignità ad ogni colore.
Vengono così recuperati gli originali valori percettivi e formali di questa meravigliosa opera d’arte, per permettere a chiunque si appresti ad intraprendere il virtuale viaggio nello spazio e nel tempo proposto dalla simbologia della Galleria, di navigare con l’attrezzatura capace di trasportarlo nella specifica epoca e cultura di cui questa opera vuole essere espressione.
L’intento di questo restauro è dunque offrire al visitatore la più intima e fedele comprensione della Galleria degli Stucchi, ridandole dopo lo studio attento dei materiali, le sue forme ed i suoi colori originali, che “rivelano il volto incipriato di quella lontana stagione rococò”.

 

Prospettive della Galleria Rococò di Palazzo Pianetti

 

 







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