Lorenzo Lotto - Madonna delle Rose (1526)

Un circuito di affetti avvolge l'opera e un moto vibrante, trasmesso per contatto, collega i personaggi colti in un momento di trapasso emotivo dalla serena compostezza degli affetti familiari alla prefigurazione del dramma che si prepara. Il passaggio psicologico fondamentale è espresso dalla Vergine che con la mano destra contiene a stento la vivacità del Bambino e con la sinistra allontana da sé le Sacre Scritture ove il destino di morte di Gesù definito.

All'interno di uno schema compositivo tradizionale, la forza delle innovazioni iconografiche è straordinariamente significativa, in particolare nella sostituzione di significato attribuito a ciascun elemento in una ricerca estrema di naturalezza. Giuseppe è l'espressione della fede del cuore cui fa da contraltare la fede teologica espressa dalla figura paludata di San Girolamo rappresentato qui nella versione iconografica del Padre della Chiesa, in veste di cardinale e con in mano la Vulgata, la traduzione latina delle Sacre Scritture a lui attribuita. Il nucleo concettuale del quadro sta proprio in questa contrapposizione dialettica tra due diversi modi di rapportarsi al dato religioso.

Due percorsi che non necessariamente si pongono come alternativi: a Giuseppe spetta l'abbraccio caldo del Figlio, a Girolamo l'interpretazione del Tempo che si è compiuto. Una dualità che è ribadita anche dal tema della lunetta in cui i 2 santi francescani, Francesco e Chiara, compaiono in posizione speculare e di confronto dialettico tra loro. Il santo è girato di spalle verso un paesaggio notturno rischiarato da una luce di metafisica consistenza dalla quale promana il miracolo delle stigmate.

Un rustico steccato di legno ed un masso di pietra lo separano da Chiara, rivolta verso il riguardante con in mano l'ostensorio, proposto come strumento di meditazione e di pietà. Il notturno, uno dei pochissimi della produzione lottesca, introduce una nota drammatica alla figurazione squarciata da improvvisi lampi di luce e dal chiarore che promana dal profilo delle colline così come dall'ostensorio, concepito anch'esso come fonte luminosa. Nella calma pastorale del paesaggio collinare si svolge un evento miracoloso che illumina la piatta opacità delle cose.

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Lorenzo Lotto - Madonna delle Rose (1526)

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