P.g.t.u. - Introduzione

La collocazione orografica della citta', adagiata su un leggero poggio inclinato appena emergente sulla riva sinistra dell'Esino, unita alla articolata stratificazione storica, cosi' perfettamente leggibile, caratterizzano Jesi in modo singolare e, per molti versi, originale.

Rari sono i centri marchigiani di poggio che possono vantare un asse, pressoche' orizzontale, di cosi' elevata estensione, strutturato lungo Corso Matteotti, via Pergolesi, via delle Terme (decumano dell'antica Aesis), vero e proprio crinale di separazione tra il versante nord-ovest di relativa recente espansione (anni '50-'60) e di servizi, e il versante sud-est, di industrializzazione ottocentesca con l'occupazione di quartieri operai aggregati prima intorno al fiume e poi lungo il tracciato della ferrovia e della stazione.

Numerosi sono i paradigmi e gli spunti progettuali che la citta' di Jesi e la sua storia possono fornire in tema di mobilita' e accessibilita':

- la concentrazione medioevale intorno all'Arco del Magistrato, Porta Valle, Porta Bersaglieri e Porta Garibaldi, vissuta come difesa, ma anche come prossimita' pedonale e accessibilita' facilitata;

- la gerarchia veicolare e la riconoscibilita' degli spazi aperti e chiusi, ma soprattutto della rete viaria e pedonale cosi' fortemente connotata, unita' alla scenografica enfatizzazione dell'"ingresso in città" completamente persa nella Jesi moderna: l'Arco Clementino non si caratterizza infatti tanto per le sue valenze architettoniche, quanto come preciso "segno urbanistico" di ingresso in citta', di divisione tra interno ed esterno, momento di separazione tra due assi viari specializzati, il corso, "salotto buono" della citta' e la via Clementina, asse di collegamento extraurbano;

- la presenza di vie pedonali specializzate, le famose "coste" (Costa di Mezzalancia, di San Domenico, Baldassini, etc.), a testimonianza di una diversificazione funzionale tra vie carrabili e assi pedonali riservati, con pavimentazioni particolari in relazione all'uso;

- la generale ricchezza degli spazi pubblici e collettivi che rendono gradevole il camminare e aumentano le soglie di accettazione delle distanze da percorrere a piedi.

La Jesi moderna puo' essere definita una citta' in "equilibrio" tra citta' e campagna, tra centro e periferia, tra aree industrializzate e rurali, tra pianura e collina, tra singole zone, che vive, senza particolari criticita', l'avvento dell'automobile e il suo uso diffuso: come gran parte dei centri marchigiani e italiani, Jesi entra parzialmente in crisi negli anni '60-'70 con l'uso di massa dell'automobile e raggiunge livelli di attenzione negli anni '80 e '90, quando al concentramento si sostituisce il periodo di decentramento di residenze, attivita' e servizi con una molteplicita' di spostamenti su tragitti troppo lunghi per essere percorsi a piedi e, per la loro diffusione ed erraticita', non sempre servibili da mezzi pubblici a costi accettabili.

L'analisi e lo studio della realta' jesina, sviluppati all'interno del presente lavoro, nelle sue componenti di mobilita' e accessibilita', ci consentono di definire una griglia dei principali interventi da approfondire in sede di variante al Piano Regolatore Generale, attraverso un percorso interdisciplinare che coinvolga, oltre al pianificatore della mobilita', i differenti profili e discipline professionali, dall'urbanistica, ai lavori pubblici, dai beni culturali al verde urbano. 
 

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