Presentazione all città dell'opera restaurata di Mario Sasso.
Saluti
Luca Brecciaroli
Assessore alla Cultura
Simona Cardinali
Musei Civici
Interventi
Annalisa Filonzi
Curatrice e critica d'arte
Oriana Capitani
Restauratrice
Moderatore
Agostino Amedoro
Istituto Gramsci Marche
Icona 43 Le tute blu è un dipinto di Mario Sasso che l’Istituto Gramsci Marche, sez. Jesi e Vallesina, ha recentemente restaurato. Il quadro si trovava originariamente presso la sede del PCI di Jesi, in piazza Indipendenza, successivamente venne riposto presso la Casa del Popolo dove è stato rinvenuto in pessime condizioni: presentava tagli della tela, buchi e strappi. Il Gramsci di Jesi ha ritenuto doveroso nei confronti dell’artista, e per riconsegnare alla collettività un’opera meritoria, curare il restauro del dipinto. Il quadro è stato affidato all’Officina Capitani e la restauratrice Oriana Capitani lo ha riportato alla sua forma autentica. Al restauro ha contribuito anche la Fondazione Primo Maggio.
L’opera di Sasso si ispira agli scioperi avvenuti, prima a Torino, alla Fiat, poi a Milano, inizialmente alla Falck Concordia, nel marzo del 1943. Il regime fascista fin dal 1925 aveva proibito il diritto allo sciopero, abolito poi definitivamente dal Codice Rocco nel 1930. Le prime manifestazioni erano avvenute già nel maggio del 1942, prima a Carbonia, poi a Sesto San Giovanni. L’andamento negativo della guerra, la scarsità delle risorse alimentari, l’aumento del costo della vita, i licenziamenti nelle fabbriche milanesi erano le cause alla base degli scioperi. Nel 1944 si avranno manifestazioni ancora più importanti che interesseranno l’intero triangolo industriale italiano con una connotazione non solo economica, ma anche politica, ancor più evidente di quella del 1943. Dure furono le repressioni che costarono licenziamenti, carcere, deportazioni di più di mille operai nei lager in Germania.
Mario Sasso nasce a Staffolo nel 1934. La sua famiglia si trasferisce a Jesi e lui, giovanissimo, frequenta le botteghe di vari artisti jesini. A diciotto anni è a Torino per seguire i corsi di Armando Testa, disegnatore, cartonista, grafico e autore di testi pubblicitari. Trasferitosi a Roma nel 1958, inizia, nel 1959, a lavorare per la Rai avviando un percorso di ricerca che lo porta ad affiancare alla pittura la progettazione grafica e i nuovi linguaggi dell’elettronica; è sua, nel 1960 la sigla del programma, del maestro Manzi, Non è mai troppo tardi, a questa prima seguono, nel corso di una lunga collaborazione, numerose altre sigle di trasmissioni di grande importanza. Sasso è uno dei massimi esponenti in Italia della video arte attraverso la quale esprime uno dei suoi soggetti preferiti: quello dei paesaggi urbani. E’ proprio sullo spazio urbano che Sasso ha concentrato la sua attenzione, sul senso e sull’immagine della città autentico leit-motiv poetico sotteso a tutta la sua esperienza artistica. Espone nelle principali gallerie e partecipa a importanti mostre collettive sia nazionali che internazionali; vince, nel 1990, il Nika d’Oro al festival di Linz, nel 1995 vince il Premio Lombardia al Festival d’Arte Elettronica di Locarno e, nel 1998, il prestigioso Premio Guggenheim grazie alla Torre delle Trilogie, totem di sessanta monitor, con musiche di Nicola Sani, opera nella quale per la prima volta sperimenta uno sviluppo verticale del montaggio. E’ nella seconda metà degli anni Novanta che Mario Sasso concentra la propria attenzione sulle videoinstallazioni, genere nel quale riassume compiutamente la ricerca nel campo pittorico e la sperimentazione e ibridazione tecnica e linguistica sul versante multimediale. La sua attività artistica non lo distrae dall’impegno in campo politico e sociale, nella prima metà degli anni ‘80 è consigliere comunale a Jesi nelle file del PCI nella giunta Cascia. Oggi vive a Roma godendosi la sua età circondato dall’affetto della sua famiglia