Le cooperative sociali: modello da sviluppare e da esportare

A circa 15 anni dall'entrata in vigore della legge sulla cooperazione sociale, appare a tutti evidente l'enorme trasformazione verificatasi nel sistema di erogazione dei servizi alla persona.
Dal modello degli anni '70, fondato prevalentemente su agenzie pubbliche direttamente dispensatrici di prestazioni assistenziali, si è passati ad un sistema organizzativo in cui l'Ente pubblico mantiene la programmazione delle politiche sociali, ma affida l'esecuzione degli interventi a cooperative sociali qualificate.

Il caso dell'Ambito di Jesi è emblematico: a partire dalla metà degli anni '90, 18 Comuni della Vallesina hanno deciso di coordinarsi per la organizzazione della globalità dei servizi per l'handicap (Centri diurni, assistenza domiciliare, laboratori) decidendo di appaltare la gestione a cooperative sociali. Sotto altro profilo, il nuovo assetto organizzativo ha determinato lo sviluppo di concrete possibilità occupazionali all'interno delle cooperative, siano esse di tipo A (gestione dei servizi socio-sanitari ed educativi) ovvero di tipo B (svolgimento di attività agricole, industriali, commerciali o di servizi finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate).

E' possibile affermare che la cooperazione sociale ha assunto un ruolo di contrasto nei confronti di fenomeni di disoccupazione ed emarginazione. Nel solo anno 2003, il Comune di Jesi ha affidato commesse lavorative a Cooperative Sociali di tipo B) (in particolare, gestione del verde e servizi tipografici) per un importo superiore a 250 mila euro con impiego di circa 40 soggetti svantaggiati. In questo particolare momento storico, sorge l'esigenza di riflettere sulla condizione del modello marchigiano di cooperazione sociale: quali sono i punti di forza e di debolezza? Come innalzare la qualità e la competitività del sistema e dei suoi addetti? Come incrementare la nascita di nuove imprese sociali in una logica di rete? Come rispondere alla richiesta occupazionale delle fasce deboli?

E' evidente che la crescita del sistema cooperativo non può prescindere dal supporto del credito bancario. Alle iniziali diffidenze nei confronti dell'impresa sociale, si sta sostituendo una nuova consapevolezza dell'importanza del fenomeno in atto. Istituti di credito, quali Banca Etica (di cui il Comune di Jesi è socio sin dalla nascita), sono sorti con il preciso compito di sostenere iniziative non lucrative di utilità sociale.

Venerdì 24 settembre 2004 alle ore 18 presso la II Circoscrizione (S. Francesco d'Assisi) si terrà un incontro pubblico con Fabio Faina, dell'Ufficio Progetti della Banca Etica. Interverrà l'Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Jesi Paolo Cingolani.
L'iniziativa, organizzata a livello locale da Giuseppe Di Lucchio per conto della Cooperativa sociale "Il Tulipano", è inserita nel ciclo di incontri sul tema "Le opportunità di lavoro nel terzo settore e l'accesso al credito per le cooperative sociali - le Cooperative Sociali Marchigiane: modello da sviluppare e da esportare", promosso dalla Provincia di Ancona nel quadro del Progetto comunitario Equal.

Jesi, 21 settembre 2004

Paolo Cingolani
Assessore ai servizi sociali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le cooperative sociali: modello da sviluppare e da esportare

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