L'ironia sarcastica e irriverente, la comicità di Arturo Bandini si uniscono alla sua natura di sognatore sbandato, che ne fa il prototipo di tutti i sognatori sbandati che hanno popolato la letteratura dopo di lui.
Chiedi alla polvere è un libro straordinario, da leggere tutto d'un fiato e rileggere nella parte introduttiva per carpirne i tratti essenziali del suo autore John Fante, per poterne scrivere senza esserne fuorviati.
Come Alessandro Baricco sottolinea nella sua introduzione al libro, il protagonista è contemporaneamente scrittore, cattolico, italo-americano e soprattutto innamorato.
Innamorato del suo mestiere di scrittore, dell'uomo, degli animali, di una donna, Camilla, di origini messicane e dello stesso Cristo come “parafulmine” di questo Amore.
Bella la storia perché “vera”, anche se terribilmente cruda in qualche tratto per l'aridità della co-protagonista che sembra non contraccambiare l'immenso amore dello scrittore, ma forse (dipende dall'occhio e impressione del lettore) questa donna sarà la chiave del suo successo professionale.
I personaggi che si snodano nel racconto sono veramente caratterizzanti un' America che spazia dal Nord al Sud; forse un tentativo di John Fante di accomunare i suoi sentimenti per sonali all'amore universale dell'uomo, tipico del migrante o viandante o comunque di colui che si sente cittadino del mondo e non solo di un Paese o Nazione.
Trapela da questo libro un autore capace di grandi sentimenti, un libro che va letto fino in fondo nel tentativo di superare ogni preconcetto e di dividere gli umani in categorie o classi sociali.
Veramente bello.