L'estraneo

Spettacolo teatrale tratto da "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello.
Adattamento teatrale e regia di Mario Giannelli

Uno, nessuno e centomila (1926) è una delle opere più famose e lette di Pirandello, il suo romanzo testamentario, il «più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita». 

Alcune storie hanno inizio per caso e quella mattina sarebbe trascorsa via nella più totale normalità se Vitangelo Moscarda, intento a specchiarsi per capire l’origine di un insolito fastidio alla narice, non avesse accusato la battuta distratta di sua moglie Dida a proposito del suo naso: «Credevo ti guardassi da che parte ti pende». Una frase come tante, pronunciata «placidamente» nella più totale innocenza, ma capace di sconvolgere l’equilibrio di un uomo che fino a quel momento aveva sempre creduto d’essere uno per sé e per tutti e si scopre invece «estraneo» a se stesso, una tra le centomila maschere costruite dagli altri a modo loro e per questo nessuno. 
Da un’immagine riflessa allo specchio ha dunque inizio il viaggio di Vitangelo Moscarda, in una progressiva scomposizione dell'Io per mettere a nudo le molteplici e differenti contraddizioni dell’esistenza: «sono proprio così, io, di fuori, quando non mi penso?». Non resta che tentare di spingersi ancora più in là per trovare una via d’uscita, chiedere aiuto alla follia, istantaneo e insperato coincidere di essere ed esistere, puro strumento di contestazione dalla prigione delle apparenti forme sociali, assunzione di una nuova forma di alienazione che è insieme pace interiore, libertà, immersione incosciente nella vita naturale, assenza di nomi, inanità. 

Riscatto o ravvedimento? Rassegnazione o abnegazione? Tutto, forse nulla, perché la vita proprio come ogni narrazione «non conclude», semplicemente è solo uno dei modi possibili di stare al mondo. Per questo, leggere o rileggere Pirandello non può offrirci alcuna soluzione diretta alle nostre domande, anzi è probabile ed a ragione che ne moltiplichi il numero, semplicemente perché l’idea che abbiamo di noi stessi, alla fine, non sarà mai quella che gli altri hanno di noi. Nessuno può illudersi del contrario. 

Mario Giannelli

L'estraneo

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