I Musei Civici di Palazzo Pianetti presentano Interius Universi, personale dell’artista marchigiano Daniele Bordoni.
La mostra - inaugurata sabato scorso e aperta fino al 1 aprile 2026 - fa parte del progetto triennale “Ditco . Arte contemporanea in dialogo con il patrimonio culturale”, che, perseguendo la più ampia finalità di valorizzare i beni museali attraverso l’arte contemporanea, vedrà al suo interno sei mostre complessive ospitate nelle sale espositive Betto Tesei. Per ogni annualità, fino al 2027 saranno realizzate due esposizioni dedicate ad altrettanti artisti di generazioni diverse, individuati per il loro stretto legame con il territorio e il patrimonio che conserva.
Il percorso espositivo di Bordoni, curato dalla responsabile dei musei civici di Jesi Simona Cardinali, si articola in due nuclei tematici in dialogo con le architetture settecentesche del luogo#contenitore.
La galleria rococò di Palazzo Pianetti si rivela come quel piccolo universo osservabile di cui cogliere gli elementi strutturali per impostare una vera e propria teoria quantistica capace di far fronte a quesiti mai risolti.
Daniele Bordoni sente in questi spazi il peso della grande rivoluzione scientifica - inaugurata da Copernico, Galilei, Keplero - che, demolendo la cosmologia tradizionale, ha sfondato lo spazio visivo per aprirci al grande teatro del cosmo.
Non resiste poi l'artista al fascino dei raffinati decori rocaille, che ci introducono alla misterica simbologia della grotta con stalattiti e stalagmiti, e ci sprofonda dentro invitandoci a seguirlo.
Cambiano i toni e le tinte, che si scuriscono fino a raggiungere il nero assoluto. Il buio dell'interno dell'Universo, che si fa traccia, continua in tutto il percorso di mostra; un'elaborata riflessione su tutte le strutture della natura che reggono le dinamiche cosmiche riecheggia lievemente tra gli spazi scelti della settecentesca dimora dei Pianetti, che riafferma il suo microcosmo perfettamente inserito in un sistema complesso.
Tale retentissement ci coinvolge, così, nella sofisticata ricerca artistica e le macchie ematiche che appaiono sulla superficie di questi specchi dipinti richiamano alla corporeità e a conglomerati di memoria che confluiscono nella nostra identità, nei nostri piccoli e privati universi, che entrano in gioco in uno scenario cosmico.
Molti sono i livelli di comprensione e molti i media utilizzati: dalla fotografa, al suono, dal video, alla pittura. Tale complessità rivela come il processo artistico di Bordoni sia sempre legato a una profonda forma meditativa. Anche dietro i grumi e le colature si nascondono forze, convergenze, dinamiche elettromagnetiche che riportano a una ricerca protesa verso il limite.
Risvegliati da quel senso di vertigine da cui siamo partiti, prendiamo allora coscienza che le percezioni sensoriali, le manifestazioni atmosferiche e l'afflato spirituale vissuto sono “l’opera d’arte totale” che Daniele Bordoni ci propone per non essere inghiottito dall’infinito.
Comune di Jesi
Jesi, 15 dicembre 2025